Nuova Repubblica - anno II - n. 17 - 10 settembre 1954

U NA valutazione critica della odierna struttura politica del Sud non può slegarsi, scon– tate le tradizionali forme di ine– duc.izione civile e lo stato ende– mico di miseria, da due carenze strutturali : la mancata partecipa– zione alla resistenza e il difetto totale di una stampa di saldo orientamento democratico. L'esperienza post-fascista come continuazione giuridica - ed an– che morale e civile - del regime fascista ha avuto nel Mezzogiorno un concreto e puntuale significato. ,Neppure nella violenza degli av– venimenti fu possibile rinvenire le ragioni di una frattura fra lo stanco, corrotto mondo dei fasci– sti e la nuova esperienza, che esplodeva dalla necessità di recu– perare venti anni perduti nella degradazionç della personalità umana. I pochi di noi, che oggi posseg– gono una coscienza della Resi– stenza, intesa come ritrov.llljlento della dignità umana e come ane– lito al rinnovamento politico, l'han– no formata con 5-10 anni di ri– tardo, quando si fu sorpresi dal reimporsi, entro gli argini del con– formismo e dell'infantilismo me– ridionali, di buona parte delle malformazioni civili e politiche del ventennio. Mentre in Italia ed in Europa si maturò la generazione dei re– sistenti, nelle regioni comprese fra la linea Benevento-Foggia e la Sicilia, si scatenò una degenera– zione sociale e morale, che eviden– temente non aveva cessato di fer– mentare nella coscienza meridiona– le da decenni. La blanda e fatua delinquenza locale affiliò, in quegli anni, le– gioni di nuovi iniziati che si adat– tarono con comodo ai nuovi uffi– ci. Fascisti, degradati, professioni– sti affamati, ufficiali autocongeda– tisi, reduci da saccheggi sardo-al– banesi e greci, ragazzi di buona famiglia impastati di esigenze ca– morristiche. In Puglia, in Lucania, in Calabria, in Campania, si vis– se l'epopea del contrabbando, del– la prostituzione con supervisioni materne, del lenocinio, della truf– fa organizzata, dell'omicidio a prezzi minimi. Puntualizzavano qhesta esaspera– zione di rapporti umani l'inerzia dello Stato, l'assenza del carabi– niere e l'impotenza dell'agente del– le tasse. Come sempre tra i popoli im– maturi, un periodo di transizione si mutò in una sagra di anarchi– smo e di immoralità. La corruzione del Nord negli anni del dopoguerra fu un fatto conseguente e subìto, quella del Sud rappresentò l'affermazione di una esigenza sopita e riaffiorata per l'occasione propizia. LIBRIH RI\TISTE Notiziario Biblio1rofico Mensile. Sot• lo gli auspici dei Serui:i Spellacolo Informazioni , Proprietà Intellettuale della Presidenza del Consiglio dei Mi– nistri, t la più completa e aggiornata Ri– vista bibliografica italiana. Si pubblica ogni mese e contiene un sunto breve e obiettivo di tutte le riviste culturali e di tutti i più importanti studi politici pubblicati in Italia, nonché: un l1tdic, Bibliografico completo di tutti i libri che si stampano ogni mese, redatto in base alle « copie d'obbligo • consegna– te per Legge alla Presidenza del Con• siglio. Direzione: Casella Postale 247 • Ro• ma. Abbonamento annuo: L. 1.500. NUOVA REPUBBLICA I FINF.STRA SULMEZZOGIORNO I GLI ANNI FACILI A giadizio ponderato, negliannidal '43 al '46 i partiti avrebbero dovuto collocare l retidi no' aspraselezioae dei qnadri politicimeridionali ; vice– versacollocarono filari di premi di traguardo, per popolare di inettie di corrotti la nuova strnttnra amministrativa e politica del Sud. In questa atmosfera, in cui so– pra il crollo delle istituzioni e dell'autorità dello Stato, si stabi– lizzavano l'improvvisazione · e la megalomania proprie del vecchio regime, si definirono le prime espe– rienze politiche post-fasciste. Le forze politiche nel do– poguerra La forma più debole ideologi– camente ma meglio articolata, fu, in un primo momento, quella de– mocristiana. Aprì le braccia con carità gene– rosa ai reprobi ed ai fascisti, ai mazzieri ed ai militi. Negli anni dal '45 al '46 la D.C. ha ripu– lito nel Sud la fedina politica di legioni di squadristi, di manganel– latori, di ex podestà, e di ex con– soli. L'inquinamento morale della nuova vita politica meridionale si . iniziò con quella amnistia unila– terale concessa irresponsabilmente dal clero, in combutta con i vec– chi « popolari ». I democristiani collaborazionisti e fiacchi, forti soprattutto in Si– cilia, protetti dal conservatorismo degli Alleati, rappresentarono il nucleo di inciampo per un mini– mo di volontà e di attività rinno– vatrice. Il teppismo dei grandi comuni meridionali ebbe, invece, il pas– saporto politico dal P.C.I. · Una forza amorfa e non invadente, ma guidata da gente esperta e capace, preparata con sollecitudine tem– pestiva nelle scuole dell'Unione Sovietica. Ed indubbiamente quello comu– nista fu il gruppo più realizza– tore nella fase di decantazione, '43-'48. La sua azione di propa– ganda e di penetrazione soprat– tutto riei sindacati, fu vigorosa e spregiudicata. Il P.R.I. e la Democrazia del Lavoro ebbero un sorgere, un vi– vacchiare ed un morire giustifica– ti dal!' assenza assoluta di tradi– zioni e di uomini. Il primo non riuscì neppure a recuperare le vecchie clientele locali dei molti deputati giolittiani, che in vari collegi pugliesi, nell'età prefasci– sta, si servirono con una irrelati– vità assoluta della qualifica repub– blicana. Il secondo, meno che a Lecce ed a Salerno, si contentò di essere ignorato. Il P.L.I. sorse dalla fusione di due gruppi ben distinti : il De– mocratico Liberale raccolto da De Caro, Perrone-Capano, e dall'ex ~eputato di Altamura, Caso, ed 1! gruppo liberale, propriamente detto, che a Napoli si raccolse in– torno a Croce, Morelli, Parente, ed a Bari intorno all'editore La– terza. Solo il secondo gruppo giustifi– cava la sua costituzione con una preparazione dottrinaria e con la esigenza di un severo rinnovamen– to del costume mussoliniano, an- · che se nella sua base vi furono infiltrazioni di elementi dubbi, rea– zionari e fascisti. I democratici li– berali, specie nel foggiano, nel ba– rese e nel beneventano avevano semplicemente ricomposto i mo– saici delle vecchie clentele agrarie e provinciali, naturalmente assotti– gliate, ma ancora in grado di ren– dere buoni servigi elettorali. Essi furono esclusi dal governo Bado– glio per merito dell'intransigenza azionista. Ed i due volti del P.LI . si conservarono di poi, nel tem_eo, sopravvivendo persino alle. succes– sive falle qualunquiste e monar- chiche. · Il P.S.I. fondò il suo risorgere in radici generose ed oneste. L'uni– ca tradizione, infatti, politicamen– te viva in queste regioni, durante il regime, era stata la tradizione socialista. Rifugiatasi nelle botte– ghe degli artigiani e negli uffici di vecchi impiegati comunali, essa si era conservata dignitosa e ri– gidamente popolare. I suoi espo– nenti si incontrarono, dopo il crol– lo del fascismo, e riaprirono le sedi. Molti elementi, e non sem– pre mediocri. Lo riprova la im– popolarità del patto Nenni; e se non ci furono manifestazioni di rivolta, questo fu dovuto alle con– dizioni generali di stanchezza, in cui furono sorpresi i socialisti dal precìpitare degli eventi. Se infatti il socialismo locale, rinato, non fosse stato affidato ad uomini or– mai stanchi ed invecchiati, molto probabilmente non sarebbero mai stati posti sul tappeto i problemi, che determinarono la crisi di quel– la forza. Il_fuoruscitismo, per tan– te ragioni decisamente meritevole, e la nuova leva dei socialisti im– provvisati, per lo più ex-gufini ed ex-littori, corruppero la tradizione socialista meridionale, validamente migliorata - meno retorica e me– no massimalismo - dalla segrega– zione e dalla repressione dell'età fascista. Una forza politica nuova, ge– nerata direttamente dall'esperien– za fascista, fu quella azionista. Si era formata nel Sud, per propa– gazione, sotto lo stimolo morale dei maggiori Centri universitari dell'Italia Centrale, ai margini de– gli atenei, negli ultimi corsi delle scuole medie. In Puglia si era confusa nel Partito d'Azione una certa tradizione salveminiana. Dopo 1'8 settembre una efficace apertura di queste forze si era avuta verso settori popolari, pre– valentemente artigiani, verso la borghesia impiegatizia. E questo allargamento, particolarmente note– vole in Puglia e in Calabria, della base di penetrazione del P.D.A., con una pressione specificatamente democratica, antifascista, _moraliz– zatrice, positivista, fu un dato rin– novatore in un ambiente, che ave– va conservato intatte, nelle vicissi– tudini di due decenni, le inclina– zioni trasformiste ed accomodanti del!' età giolittiana. Purtroppo la limitata capacità espansiva (a Napoli ed in Sicilia non ci fu alcun mordente organiz– zativo) e l'atonia e la stanchezza delle masse, impedirono l'azione violenta, necessaria e postulata, strumento unico per lo smantel– lamento della reazione meridio– nale. Il fallimento inoltre dell'azione epurativa', affidata all'Omodeo, e l'inefficacia, contro ogni proposito, della partecipazione al governo Badoglio, non rafforzarono certo il prestigio del partito. Il P.D.A. ed il P.S.I., comun– que, rappresentarono le sole forze politiche che tentarono ostinata– mente di arginare il recupero fa. scista e la stratificazione clienteli– stica, che già allora minacciavano di corrodere le fondamenta della nuova situazione. fornitati di liberazione : nulla di nuovo A giudizio ponderato, negli an– ni che vanno dal '4 3 al '46, con l'atmosfera quietista e carnevale– sca creata dalla corruzione e dal regno del Sud nelle nosl:re regio– ni, i Partiti avrebbero dovuto col– locare le reti di un'aspra selezione dei quadri politici meridionali; vi– ceversa collocarono filari di pre– mi di traguardo, per popolare di inetti e di corrotti la nuova strut– tura amministrativa e politica del Sud. La sigla di moda fu la « lotta ali' assenteismo ». Gli assenti erano solo numeri da riportare nelle ru– briche delle Sezioni. Non analfa– beti politici - e non solo politi– ci - da educare e aggressori del ventennio da eliminare, per poter avviare vecchie e nuove generazio– ni nei solidi scanni della demo– crazia. Il difetto di una esperien– za attiva e di una riconquista san– guinosa - quale fu la Resisten– za - creò quella condizione di immobilismo, assurda in un mo– mento in cui era sconvolto e ve– niva ridimensionato l'intero appa– rato dello Stato. Fu una occasione perduta quel– la del crollo del fascismo; in quel frangente si sarebbe potuto inizia– re un'opera seria di rinnovamento del costume e delle strutture eco– nomiche meridionali. Si aggiunse a corrompere e di– sorganizzare ogni cosa, la farsa dei Comitati di Liberazione. Il significato rivoluzionario e risa– natore, che i Comitati avevano as– sunto nel Nord, fu umiliato e mortificato nel Sud. I Comitati di Liberazione periferici - nei capo– luoghi s'avvertiva la presenza equi– libratrice di qualche antico e pro– bo antifascista - furono il pun– to di raccolta delle ambizioni sba– gliate, delle cariatidi pre-fasciste, sopravvissute agli ozi del regime. Il livore delle carriere sospese - in molti casi per matta bestialità non per la conservata fede demo– cratica -, la perçeiione equivoca 3 di essersi ritrovati «Autorità», la tolleranza degli abusi, il nuovo nepotismo, l'assoluto difetto di una qualsiasi esperienza amministrati– va conciliarono atteggiamenti, vol– ta a volta, odiosi irresponsabili sopraffattori. I Comitati del Sud rinunciaro– no a liberare l'ambiente dalle so– vrastrutture, dagli impacci di de– cenni di malgoverno. Si limitarono a distribuire uffici, a consentire che si sperperassero miliardi, a liqui– dare gli avversari personali dei propri componenti, a svolgere ope– ra paternalistica di protezione di figuri e di interessi, perfino fa. scisti. In quest'opera poco onesta di redistribuzione di un mondo di privilegi e di uffici non furono assenti neppure gli azionisti ed i socialisti, anche se si trattò, m genere, di episodi isolati. I liberali beneficiarono, con lo strumento dei C.L.N., dell'acca– parramento di privilegi soprattutto in alcune zone della Campania, della Puglia e della Sicilia. I clericali assorbirono alcuni capoluoghi e molti grossi centri di quasi tutte le provincie meri– dionali. Semina e raccolta dei co– munisti meridionali Ma il beneficio massimo da que– sta generale condizione di confu– sione fu tratto dai comunisti. Di colpo essi si trovarono immessi in posti di responsabilità e di con– trollo persino in regioni in cui, mancando una tradizione di resi– stenza e di lotta comunista, di-. fettando il Partito di uomini pre– parati, di quadri, di attivisti ed anche, in un primo momento, di mezzi, molto probabilmente essi sarebbero rimasti per anni ed anni ai margini della vita pubblica. Tedeschi - Pesenti . Molinelli - Di Donato . Togliatti furono guide eccellenti, sicuri amministratori de– gli interessi meridionali dei co– munisti. Essi rinunciarono accortamente ad ogni iniziativa moralizzatrice e ri– fiutarono il ruolo di avanguardia di una nuova realtà politica. La unica possibilità di inserimento me– ridionale era legata ad un atteg– giamento conformista e rinuncia– tario, alla creazione di nuove clien– tele, al recupero delle vecchie - nel caso specifico prevalentemente fasciste - all'abbandono di quasi tutte le posizioni ideologiche; i comunisti accettarono questa neces– sità. Non ebbero esitazioni né si posero preoccupazioni dottrinarie. La nuova esperienza politica rico– minciava dal Sud. Bisognava quin– di riprendere non controcorrente, ma favorendo la decomposizione totale del vecchio mondo. La ca– duta del fascismo era una tappa, non un punto di arrivo. I comu– nisti accettarono la necessità di conservare la puntuale continua– zione non solo giuridica, ma an– che economica e sociale, del vec– chio regime, nel periodo immedia– tamente post-fascista. Episodi notevoli e, per certo verso, coraggiosi, del programma d'azione comunista furono la man– cata opposizione alla monarchia ed il tono superficiale degli inter– venti dell'estrema sinistra nel Con– gresso di Bari 2 • Negli anni tra il '44 ed il '46 i comunisti precostituirono le basi della loro attuale fortuna meridio– (,.g11e a pag. 4)

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