Nuova Repubblica - anno II - n. 17 - 10 settembre 1954

2 scontri tra alcuni rappresentanti della direzione e gruppi di dele– gati di sinistra; i primi hanno proposto una formula « libera con– conenza fin dove è possibile, pia– nificazione fin dove è necessario », che vuol rappresentare una spe– cie di conciliazione tra liberalismo economico e pianificazione. Il pun– to debole non è tanto la formula, quanto il fatto che non è stato detto fin dove si ritiene neces– saria la libera concorrenza; e que– ,ta voluta imprecisione ha provo– cato la reazione di molti .delegati di base, che hanno protestato con– tro la « zavorra liberale » che si sarebbe infiltrata nel partito. Alla fine la formula della direzione è stata approvata; ma anche qui lo schieramento della sinistra si è precisato: non si vuole realizzare da un giorno ali' altro un sistema universale di economia controllata, ma non si vuole nemmeno ri– nunziare al carattere socialista del partito ed alle sue tesi tradizio– nali di politica economica. ~ perfettamente comprensibile che molti pensino di poter otte– nere i voti che dovrebbero ser– vire a conquistare la maggioranza in Parlamento, ed a realizzare il programma di politica estera, con concessioni nel settore interno; per e~empio si è fatta sentire la ri– chiesta di fare del S.P.D. un « par– tito del popolo » cioè un partito interclassista. Questo però snatu– rerebbe tutto il carattere della lot– ta che è stata finora combattuta contro il governo Adenauer, e sposterebbe solo i problem~, sen– za risolverli. Una Germania nella quale il capitalismo <eontrolli an– cora un largo settore dell' econo– mia, e sia quindi in grado di influenzare la stampa, le organizza– zioni politiche, ecc. - questi fat– ti sono stati ripetutamente denun– ciati allo stesso congresso social– democratico - sarebbe sempre un elemento di instabilità in Europa. D'altro canto il relativo successo della politica economica « libera– le » di Adenauer pone un proble– ma nuovo al movimento sociali– sta: ormai il livello di vita dei lavoratori tedeschi è pari, e tal– volta superiore, a quello dei la– voratori degli altri paesi europei; si capisce che sia forte la tenta– zione di non proporre alcuna mo– dificazione ad un sistema che, al– meno esteriormente, ha dato così buoni risultati, e di cercare sol– tanto di « far meglio » sempre però nell'ambito del sistema stesso. Al congresso di Berlino si è posto anche il problema della de– finizione teorica degli obiettivi del socialismo nella società moderna; ed una commissione è stata inca– ricata di stendere un programma; si può temere che venga fuori un programma qualunque, che serva solo a guadagnare dei voti. Ora, è naturale che prendere il potere sia una condizione indispensabile per modificare l'attuale sistema eco– nomico e politico; ma l'esperien– za insegna che prendere il potere non è sempre sufficiente; è quin– di soddisfacente notare che, al– l'interno del S.P.D., una forte minoranza è decisa ad opporsi ad ogni deviazione dal programma so– cialista. CLAIJDIOCESA Con questo nume•o, , Nuova Repubblica• muta le date cli usci– ta: esse, d'ora in poi, saranno ri– spettivamente il 10 e il 25 di ogni mr..ae. NUOVA REPUBBLICA I I GIOVANI NELLA SOCIETA' I " TERZA GENERAZIONE" ALLO SPEC O RMAI diviene evidente an- che dei cattolici nel trasformismo che ai più distratti che un e nel riformismo borghesi e si processo di adeguazione cuh chiedeva come si potesse uscire dal– tur~~ premessa ad ad una revi- la legge dell'ideologia materiali– sione di obiettivi e di moduli po- ) sta che ormai permea in maniera litico-sociali, si viene svolgendo da evidente l'intera cultura contempo- alcuni anni in Italia fra i cattoli- ranea. Felice Balbo, a sua volta, ci, soprattutto fra i più giovani. voleva « partire da zero» per co- Ancorato alla salde premesse struire e presentava una critica dogmatiche e forte delle garanzie acuta e puntuale delle dirigenze teologiche, uno sperimentalismo antiche, invocando una nuova si- nuovo, non privo di interesse e stematica ideale non intesa come ricco di sviluppi possibili, si vie- metafisica della politica, ma come ne articolando con il gusto più « ipotesi di lavoro per capire dove spericolato di scoprire un nuovo siamo e di che cosa fondamental- mondo. mente abbiamo bisogno». Vari fattori confluiscono in que- Nel primo numero di « Terza sto movimento che è assai più G~nerazione » vennero prendendo complesso e. più ricco di motivi consistenza le due anime degli in- di quanto l'opinione pubblica non tellettuali cattolici : da una parte abbia fin qui avvertito. L'analisi una scaltrita e vigile coscienza dei dei coefficienti dell'attuale dina- limiti della cultura contemporanea, mica culturale delle forze cattoliche dall'altra un tentativo di ricostru- dell'ultima leva è tema del più alto zione ad imis, dal livello zero, interesse che qui possiamo solo. in- non già sul piano intellettuale, ma dicare e proporre ali' attenzione de- nella cultura sociale, nella cultura gli studiosi di storia del pensiero dei miti elementari delle nostre politico. popolazioni alle quali Cristo non Diremo solo ch'e si può rile- è giunto ancora. Ma i redattori vare, nel fermento di idee nuove, di « Terza Generazione» hanno il frutto postumo dell'antifascismo mostrato di ignorare un sano cri- dei gruppi di azione cat•olica, svol– tosi allora in funzione moderato– reazionaria e che ogg. assume svi– luppi di coraggioso radicalismo. Si può rilevare altresì l'eco del - la guerra partigiana, vissuta come esperienza sociale immediata nel suo perentorio messaggio umano. Si può rilevare un'apertura in– tellettuale moderna in cui si ma– nifesta un indiretto influsso dello storicismo e, più evidentemente, la mediazione dei testi degli auto– ri, soprattutto francesi, che hanno dato allo spiritualismo un accento di impegno esistenziale nella teo– ria del personalismo. Ispira questi giovani intellettuali cattolici una superba fiducia e una sprezzante svalutazione. Essi giudi– cano la civiltà laica e moderna, li– berale e borghese, dall' empasse in cui si è cacciata nel labirinto dei problemi economici che incidono sulle strutture sociali ed altresì sul– le strutture sociali ed altresì sulla fiducia morale nei destini umani. E perciò utilizzano le scoperte ed adoperano i rottami della ci– viltà umanistica in risolutiva con– correnza istituzionale da opporre al faticoso parto de!Ja nuova so– cietà e della nuova cultura prole– taria e socialista. U NO spiraglio prezioso per la rottura del conformismo so– ciale anche nell'ambiente cle– rico-moderato, in genere così lento e sordo, apre la rivista « Terza Ge– nerazione » che si pubblica da or– mai quasi un anno, a Torino, sot– to la direzione di Bartolo Ciccar– dini. Il numero di presentazione, ap– pàrso nell'estate del '53, promet– teva che la nuova rivista avrebbe svolto un ruolo di rieducazione politica dei giovani. Baldo Scassel– lati, rifiutando J.a dirigenza specia– lizzata ma limitata degli anziani, faceva appello ad una autonoma iniziativa giovanile capace di inse– rirsi senza scrupoli e senza miti nella storia reale del popolo ita– liano. Gianni Baget deprecava il naufragio delle ambizioni politi- di DOMENICO NOVACCO terio vichiano: farsi primitivi con i primitivi per intendere le sane e rudi pc;: ioni del mondo preisto– rico. Nella J,..-.,_jstoria della cultura non è che non ci sia nulla : solo non c'è quello che la boria dei dotti amerebbe trovarvi, mentre vi ristagnano poteniiali fermenti il cui svolgimento è la tematica se– colare della storia dei popoli. La vita della provincia va studiata con simpatia e senza presunzione: per– ché se il primitivo è disarmato di fronte alle formule del!' intellettua- le, costui a sua volta rischia di naufragare in un fastidio ingenuo e in una nausea antistorica di fron– te alla semplice grandezza della vita dei primitivi. Una testimonianza assai signi– ficativa dell'atteggiamento cattedra– tico-oracolare che è nello stile e nel!' impulso morale di taluni re– dattori della rivista, è l'articolo di A. Paci su « La generazione e la storia», in cui meraviglia il candido stupore che la storia fino ad oggi non abbia sufficientemente soddisfatto l'istanza sistematica e metodologica che è alla base del lavJro di « Terza Generazione». Renzo Caligara chiarisce invece la natura teorica dell'esperimento culturale-pratico della rivista indi– candolo come uno strumentalismo affine a quello del Dewey. II che aprirebbe una vasta rete di rappor– ti sperimentali e teorici se non na– scondesse l'equivoco della funzio– ne puramente ipotetica del meto– do e il parallelo equivoco del so– stegno teorico taciuto ma sottin– teso. Cercando la garanzia della legittimità della ricerca nei risul– tati di essa, « Terza Generazione » potrebbe guardare senza scetticismo e senza illusione il problema della crisi e della scelta. Lo dimostrano le pagine assai acute dei Baget (n. 8) sul recen– te libro di Jungk, in cui contrap– pone al pessimismo manicheo del profeta di sciagure una visione più cattolica, certo, ma anche, nel com– plesso, più storicamente consape– vole.e matura. Lo dimostrano altresì, nelle lo– ro parti ed aspetti felici, le ripe– tute ed illuminanti inchieste che hanno mostrato profili inediti della nostra vita sociale (n. l Siena; 3 Coreno Ausonio; 5 Civitella Tesi; 6-7-8 Molise). « Terza Generazione », rimett~ perciò in discussione, nel comples– so e nei suoi vari aspetti, la st~ttu– ra politico-sociale della vita italia– na. Essa invita i giovani cattolici alla coscienza della situazione obiet– tiva della cultura e della società nostra. ~ un appello rivolto alla ge– nerazione responsabile in vista della assunzione concreta dei compiti di « dirigenza politic~ ». I L difetto immanente alla moda– lità di lavoro di « Terza Gene– razione » è quello di autopro– porsi a canone di astratta metodolo– gia trascurando di volgersi con mo– destia allo studio della società ita– liana. Il pericolo è il fascino della funzione paradigmatica, il narcisi– smo della « rivista intelligente » che riduce la propria impostazione al rango di vuoto modello, di esemplare disponibile, pretenden– do altresl che esso abbia valore e carattere di soluzione oltreché di problema. Un compiacimento ora larvato ora palese pervade le pagine della rivista traducendone l'impegno e le parole in un di– scorso allusivo, reticente ed ellit– tico, discorso rivolto alla cerchia breve degli iniziati. Difetta invece un discorso asso– lutamente aperto per impegnare la generazione ad un esame concreto, non già prevenuto e pregiudiziale, della situazione e delle soluzioni. Non basta la coscienza di costi– tuire « generazione » per qualifi– carsi : occorre qualificarsi non tan– to anagraficamente o storicamente quanto politicamente. L'idolatria del metodo rischia di compromet– tere la problematicità delle inda– gini: aprire un'inchiesta non ba– sta se non è preventivamente chia– ra, e chiarita ai lettori, la nozione degli ideali e la visione dei fini. L'illusione metodologica compro– mette la traduzione dei problemi dal momento formale alla solu– zione concreta: soluzione che non è già scientifica ed obiettiva, ma tecnica e contingente; cioè, sem– pre, soluzione di parte. Certo la condizione prima per-· ché una nuova coscienza politico– sociale si sviluppi tra i cattolici italiani è la liberazione dal me– todo interlocutorio ereditato dai liberali : ma, raggiunto un accor– do su tale esigenza, non si apre subito il discorso sulle « riforme » marginali o strutturali, bensì sµi nostri ideali intorno ali' optimum di struttura sociale. Non è lecito ali' integralista cat– tolico pretendere di mascherarsi dietro la pura « tecnica formale » del!' esame e del processo per cui egli perviene a determinate con– clusioni, e di importare di contrab– bando una merce partigiana ossia la visione dell'uomo e della real– tà che lo guida e lo sorregge in guella ricerca e in quella direzio- ne : poiché l'effetto sarebbe un nuovo e forse più deleterio tra– sformismo. « Terza Generazione» è stru– mento utile proprio in quanto apre ai giovani cattolici occhi per guar– dare, orecchi per sentire e muove, soprattutto, mani per operare, per fare. Ma il fare non è un ovvio corollario della visione sistemati– ca e delle soluzioni prefabbricate. Sarebbe troppo facile e troppo comodo. Tra la coscienza della situazio– ne e la deliberazione operativa di un rinnovamento deve inse– rirsi uRa fase di riflessione orien– tativa, per una sussunzione della realtà politico-sociale entro il rag– gio di una concezione dell'uomo, di una valutazione dei valori uma– ni in rapporto al mondo ·della natura e della storia. Il rigido consequenziarismo dei dottrinari tende a surrogare sem– pre l'efficacia terapeutica preven– tivamente affermata e promessa al– la chiarezza della diagnosi, tende a sostituire il culto dei procedi– menti puri alle azioni « concre– te » da compiere in vista di fini « concreti » da perseguire. Pericolo grave ove si rifletta che esso espone alla delusione e al fallimento un gruppo di giovani che merita invece di essere inco– raggiato e sostenuto in uno sfor– zo originale nella presente con– giuntura. ERTAMENTE un esame dei O singoli articoli e dei vari nu– meri della rivista ci riserbe– rebbe sorprese e delusioni : come accade in genere nelle cose di que– sto mondo. Ma noi non vogliamo sottolineare le delusioni che deriva– no dal difetto indicato (il dottri– narismo da una parte e l'incrocio tra tesi sociologiche e tesi stori– cistiche dall'altra, incrocio venato in parte di una certa coloritura romantica ed esistenzialistica). Vogliamo indicare invece la gra– devole sorpresa che suscita la sco– perta di un gruppo di giovani cattolici che si agita per uscire dai tentacoli del tradizionalismo più statico in vista di un incontro reale con i problemi umani sulla strada della società e della cul– tura moderna. Essi vogliono col– mare le lacune della cultura lai– cista da Cartesio in poi : e se hanno da indicarci criteri nuovi di ricerca e di valutazione, mezzi nuovi per l'indagine più organica e profonda del mondo umano, ben venga la loro fatica ad affian– carsi, in umiltà di intenti, al no– stro sforzo di migliorare l' ambien– te e la vita dell'uomo, a prepara– re alle generazioni avvenire quella serenità e qu.ella fiducia delle qua• li noi non abbiamo goduto. La recente rivoluzione di pa– lazzo in seno alle alte gerarchie democristiane accresce, relativamen– te, il peso specifico delle mino– ranze culturalmente agguerrite ed aggressive ed è perciò che l'opi– nione pubblica dovrà attendersi una ulteriore evoluzione della cor– rente cattolica dalle posizioni re– trive verso lidi di cui oggi, assai . difficilmente, si potrebbe profetare il carattere di riformismo paterna– listico o di socialismo cristiano.

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