Nuova Repubblica - anno II - n. 11 - 5 giugno 1954

Alla vigilia del rcc<'nlissimo Congresso della S.F.1.0. che. com'è noto, si è cou– cluso con un'affcnuazione della corrente ccdista. diretta dal Segretario Generale Guy Mollcl. un gruppo di deputati e se– natori socialisti avcv.::.110 diffuso f1a i com– pagni un opuscolo dal ti10l0 « Contro il trattato at1ualc della C.E.D. ». Questo opuscolo contiene osservazioni e valutazioni che. pur t.·sscndo fotte da un punto di vista prevalentemente francese. ci sembrano assai degne di essere conosciute, anche perché la complessità dei problemi connessi con la questione della C.E.D. è c1uasi del tutto ignota ai militanti dei partili di sinistra italiani. Crediamo c1uindi di far cosa util<" ai nostl'i lc1tori I iproduccnclo in tradu– zione fedele cd integrale l'opuscolo in p:trola. ~A.SUITA. DELL'IDEA.· DEL RIA.RltlO TEDES()O Il problema del riarmo tedesco si è posto in primo piano, di fronte all'attenzione degli occidentali, al– l'indomani dello scoppio della guer– ra coreana. In precedenza, la resi– stenza alla politica espansionistica sovietica si era concretizzata nella conclusione del Patto di Bruxelles, poi del Patto Atlantico, che com– portavano rispettivamente l'alleanza di cinque e di quattordici potenze. Fino al 1949, tutti i dirigenti della politica francese, di qualsiasi par:-ito, istruiti dall'esperienza di tre inva– sioni in settantacinque anni. ave– vano dimostrato la loro profonda ostilità al riarmo tedesco. 1. Conseguenzedella guerra dì Corea. La guerra cli Corea ha avutb due conseguenze: 1) Si è temuta un'aggressione simile in Germania. In Corea e in Germania, situazioni analoghe: di– visione in due parti, l'una occupata o appoggiata dall'Unione Sovietica, l'altra occupata dalle for,e della coalizione atlantica. Si è temuto che le armate dell'Est potessero tentare di realizzare l'unità tedesca con la forza, come i Nord– Coreani tentavano di realizzare con la forza l'unità della Corea. 2) Il primo periodo della gucrr~ fu molto duro per l'esercito ameri– cano e si poté perfino temere, a un certo momento, l'espulsione delle forze americane dal territorio co– reano. Il governo americano si preparò a sostenere uno sfort:o militare con– siderevole. Forse si sarebbe trovato a dover addirittura difendere il Giappone, nell'eventualità di una conflagrazione estesa a questa parte dell'Asia. Due compiti gli si pre– sentavano: costituire nuove divisioni in territorio americano cd esaminare la possibilità di recuperare le truppe d'occupazione americane in Ger– mania. Essendo la Francia impegnata in Indocina e la Gran Bretagna inca– pace di sostenere uno sforzo sup– plementare sul Continucntc, soltan– to le truppe tedesche potevano col– mare il vuoto eventuale. Nell'agosto 1950 il Cancelliere Adenauer offri la partecipazione del suo paese alla difesa del mondo li– bero. Nel settembre la Francia si trovò di fronte ad una proposta americana per la ricostruzione dell'esercito te– desco. Nella sua opposizione, la Francia non· fu appoggiata da al– cuno dei paesi del Patto Atlantico. Fu allora che il Governo francese propose la creazione di un esercito europeo intco:rato - molto diffe– rente però da quello oggi propo– sto --, nel quale i soldati tedeschi avrebbero trovato il loro posto in piccole unità, senza che esistesse né un ministero della difesa né uno stato maggiore tedesco. Cosl. inizialmente, il riarmo te– desco fu concepito in un periodo di grande tensione internazionale, quan– do poteva temersi un conflitto con– temporaneo in Europa e in Asia e quando era manifestamente perico– losa la sproporzione esistente fra le forze del mondo libero e quelle del mondo sovietico, dato che lo sforzo mi litare americano era appena ini– zi: 1.to. N el 1954 la situazione non è p,u la medesima; il pericolo di guerra non è pili così minaccioso e si è J>;iàfortemente attenuato lo squili– brio militare. Persistono nuindi eJ>;ual– mente valide le ragioni strategiche o NUOVA REPUBBLICA 3 CRITICHE SOCIALISTE ALLA C.E. Perquanto grave siaper i rischi checomporta, qualunque siala soluzione adottata, il problema dellaC.E.D. non comporta nessun specifico aspetto socialista. Ciascuno devedunque potersi determinare inpiena libertà dicoscienza. che hanno posto il problema del riarmo tedesco? È lecito dubitarne. Infine, occorre esaminare ;e i vantaggi prevalgano sui rischi: pe– ricolo del militarismo tedesco, con– sacrazione della divisione della Ger– mania, e soprattutto corsa agli ar– mamenti, aumento della tensione in– ternazionale. Le conversazioni con l'Unione Sovietica sono appena ini– ziate. È opportuno comprometterle con una brusca decisione? 2. Il Trattato della C.E.D. Il trattato della Comunità europea cli difesa è stato firmato il 27 mag– gio 1952 dai ministri degli affari esteri della Germania Occidentale, del Belgio, della Francia, dell'Italia, del Lussemburgo e dei Paesi Bassi. Esso risponde ad una triplice prcocupazionc: I) Rafforzare la capacità mili– tare dell'Europa Occidentale e della coalizione atlantica mediante la crea– zione di alcuni contingenti militari tedeschi fissati allora a: - 12 divisioni per l'esercito terrestre, - circa 1.600 aeroplani per l'aviazione, - alcune forze navali. 2) Evitare la ricostruzione di un esercito tedesco autonomo che potrebbe essere pericoloso sia per la pace - a causa delle rivendica– zioni territoriali della Gcrm~nia {Germania Orientale, territori cx– tedeschi al di là della frontiera Oder-Neissc) - sia per la demo– crazia tedesca ancora molto fragile. 3) Rendere impossibile ogni con– Ritto franco-tedesco, fondendo gli stati maggiori e i servizi della Ger– mania e della Francia; contribuire all'edificazione dell'Europa metten– do in comune tutti gli eserciti nazio– nali; infine, controllare la Germania nei suoi soldati e nella sua industria di armamento, impedendole cosl per sempre di conc1udere con la Russia un nuovo patto germano-sovietico. Un esame del Trattato della Co– munità europea deve dunque prima di tutto rispondere ad una triplice serie di interrogativi: I) In quale misura si è rag– giunta l'efficacia militare? In quale misura l'organizzazione proposta è vitale? 2) In quale misura si ~ evitata la ricostruzione di un esercito auto– nomo tedesco? 3) In quale misura l'edificio è duraturo e contribuisce all'organiz– zazione europea? Secondariamente, la S.F.I.O. ha posto alla ratifica del Trattato le tre condizioni seguenti : 1) Garanzie americane, 2) Stretta associazione britan– nica, 3) Autorità politica. Fino a qual punto queste condi– zioni sono soddisfatte? Infine, occorre esaminare quali sono le conseguenze che avrebbe il Trattato della Comunità europea sull'Unione francese, nel caso esso fosse ratificato, non avendo il Par– tito preso posizione a questo ri– guardo. Un'analisi completa di tutti i pro– blemi posti dal Trattato della O.E.O. rlovrebbe comportare anche uno stu– dio sulla costituzionalità di alcune sue clausole. sulle condizioni nelle quali verrebbero ad essere approvati i bilanci militari, e su molte altre questioni... Ma noi ci limiteremo qui ad un esame dei punti in pre– cedenza enumerati, che ci sembrano i più importanti. II L' ESERUITO EUROPEO È tJTILE ÈD EFFI()A.()E 1 Il Trattato prevede 64 casi nei quali il Consiglio dei Sei Ministri non può decidere se non all'unani– mità. Si tratta, ben inteso, delle ma– terie più importanti: nomina dei comandanti dei Corpi d'armata, de– cisioni circa il volume globale del bilancio e circa la contribuzione di ciascun Stato, modifica della durata minima di 18 mesi del servizio mi– litare, ecc ..., in altre parole, sessan– taquattro ipotesi nelle quali uno Stato può paralizzare o una parte del funzionamento della Comunità europea di difesa, o addirittura il suo insieme. Vi sono poi altri ventinove casi nei quali il Consiglio deve decidere a maggioranza di due terzi dei voti e delle contribuzioni finanziarie e degli effettivi militari. La eguaglianza di principio fra i varii membri è così costantemente bilanciata da una diffidenza impli– cita verso il militarismo tedesco, dal– la quale deriva la pesantezza del meccanismo e la sua inefficacia. Fino a qual punto dodici divisioni supplementari tedesche possono assi– curare un equilibrio reale fra le forze di difesa e quelle di aggressione? Nulla impedirà alla Russia sovie– tica di riarmar'!. complet1.mente la sua zona e di neutralizzare · l'ap– porto delle dodici divisioni della Germania occidentale con la costi– tuzione di un eguale esercito sul sud territorio. Sarà allora estremamente difficile, se non impossibile, opporsi all'au– mento del numero delle divisioni della Germania Federale. Si inizierà la corsa agli arma– menti. D'altra parte, le preoccupazioni americane non sono più tanto di ordine strategico quanto cli ordine politico. Il segretario _di Stato, Foster Dulles, lo ha rivelato molto chiara– mente nella dichiarazione fatta du– rante una conferenza stamoa tenuta a Parigi il 15 dicembre 1953: « La principale ragione dell'interesse che gli Stati Uniti rivolgono alla O.E.O. - egli ha detto - non è di otte– nere un certo numero di divisioni tedesche. Per il momento, ciò che ci interessa è di creare una situa– zione tale per cui le potenze occi– dentali non possano suicidarsi ». Del resto, se dal 1947 la Russia non. ha attaccato l'Occidente, il mo– tivo principale deve ricercarsi nella superiorità aerea ed atomica degli Stati Uniti. Foster Dulles lo ricordava il 2 dicembre: « Oggi, l'Unione Sovie– tica, con la sua ootenza atomica crescente, ~ impedita a provocare una guerra dalla considerazione che noi possi"amo replicare con un coloo devastatore dei centri vitali della Russia>. Per suo conto, il generale ameri– cano Grunthcr comandante in capo della N.A.T.O. dichiarava il 6 mar– zo: « La potenza militare della N.A.T.O. è triplicatn dal 1951 >. Nessuno pensa che ~ia avvenuta la medesima cosa del blocco sovietico. Lo stesso Grunther aggiuno:eva il 10 marzo: « L'Europa occidentale può resistere ad una aggressione so– vietica>. Lo squilibrio di forze s'è dunqu• attenuato, anche ove si trascuri di tener conto che la dispersione delle forze russe dalla Germania alla Si– beria diminuisce la loro capacità offensiva. III SI i: EVITA.TA LA W()OSTITIJZIO~E DI IJ~ ESERUITO TEDESOO 1 « La costituzione di divisioni te– desche, e quella di un ministero te– desco della difesa, condurrebbe fatal– mente, p·rima o poi, alla ricostitu– zione di un esercito nazionale e da questo alla resurrezione del milita– rismo tedesc >. (R. Pleuen, ali'As– semblea Nazionale, 24 ottobre 1950). Ora, il Trattato della C. E. D. prevede la creazione di divisioni di nazionalità omogena, di circa 13.000 uomini ciascuna, ossia gli effettivi di una divisione classica, priva sol– tanto dei due servizi secondari facil– mente mobilitabili in caso di seces– sione (Tesoro e Poste. _Trasporti). Gli appoggi tattici ed i servizi lo– gistici sono « integrati > (cioè com– posti mediante l'amalgama di trup– pe di differenti ori~ini nazionali) al livello dei Corpi d'armata; ma è da temere che, per ragioni prati che evidenti (fra cui la comunanza di lingua), i loro elementi nazionali siano aggregati alla divisione della stessa nazionalità facente parte del Corpo d'armata. Queste unità di sostegno (reggimenti o battaJ>;lioni) sono omo1wncc. ovvf'ro costituite di uomini dell:l medesima nazionalità. Una unità di sostegno tedesca sarà logicamente. aggregata ad una divi– sione tedesca, una unità italiana ad una divisione italiana e cosl di se– guito. Se anche è orcvisto che divisioni della stessa nazionaJità non possa:10 essere rat;?~ruopate in un C orno d'ar– mata omottcneo senza l' autori1.za– zione unanime del Consialio. tu tta– via potrebbe diventare difficile al ministro francese di rifiutare il suo consenso se il C:omandante della N.A.T.O. lo chiedesse per rao:ioni strategiche; oppure occorrerebbe ore– vedere che il numero di unità fran– cesi di stanza in Germania venR"a aumentato. orr permettere che ·vi sia una divisione francese in o_gni corno d'armata nel quale i tedeschi avrebbero una o due divisioni; op– pure ancora O<'<'Orrebbe prC'vedere che oualcuna delle dodici divisioni tedesche ven<ta inviata in territorio francese, bcl~a, olandese, lussrmbur– ghesc o italiano, anche se ciò non corrisnondessc a necessità stratc~i– che. Ouesta prosoettiva è tanto più inevitabile, poiché è previsto che le forze italiane rimangano ra~gruppate in corpi d'armata omogenei, cio~. in una paròla, che l'esercito italiano resti « omogeneo >. 1. Il trattato fornisce alla Germania gli elementidl un esercito nazionale L'articolo 8 del protocollo mili– tare prevede la creazione. in Ger– mania, di un ministero « incaricato degli affari europei di difesa >. Esso è responsabile dei residui compiti nazionali o delle questioni europee di difesa. I residui compiti nazionali sono. provvisoriamente. il censimento cd il reclutamento dei rontingenti ed inoltre la direzione delle forze di polizia e di o:enda.rmcria (art. I I) esclusivamente incaricatr ciel mante– nimento dell'ordine pubhlico e dcli" personale protezione dei capi di Stato. Niente limita in pratica la por– tata e la natura di queste forze. Il ministro dispone di un delegato dello stato maglliore centrale - in effetti un capo di stato mag~iorc ge– nerale - e di una sezione dello stato maggiore centrale integrata confor– memente alle necessità del comando, della istruzione e dei collegamenti. (Il piano di dislocamento delle unità è già stabilito e comporta una lista degli elementi dei corpi d'armata). Così, nel quadro e sotto l'insegna dell'esercito europeo, la Germania può legalmente ricuperare tutti gli elementi di un esercito nazio~alc. Per svincolarsi dagli ostacoli teo– rici che persistono tuttora, le baste– rebbe o ricuperare la sua unità o ces– sare di tener conto di certi articoli del Trattato, anche senza arrivare a denunciare il complesso dei suoi impegni. È falso affermare che l'esercito europeo evita l'esercito tedesco. Esso vi conduce. In realtà ci si vuol porre davanti ad una faua scelta. 2. La Germania può ritirarsi dalla C.E.D. con le sue divisioni Il Trattato contiene un germe di disintegrazione. Esso trac origine in effetti dall'art. 7 del Trattato di Bonn, e ciò è confermato dalle co– stanti dichiarazioni del governo bri– tannico e dalla dichiarazione di Bi– dault alla Conferenza di Berlino, se– condo la quale la Germania riuni– ficata sarà libera di confermare o di rinunciare alla sua integrazione. Ora, è soltanto la Russia sovietica che può permettere l'unità tedesca negoziando, sia con gli alleati, sia di– rettamente col governo di Bonn, le condizioni alle quali essa potrebbe esscrr disposta ad evacuare la Ger– mania orientale. Il rischio di un nuovo patto germano-sovietico non è dunque per nulla diminuito a se– guito del Trattato, e le <'onseguertze sarebbero un'alleanza nella quale la Germania si troverebbe nel fronte sovietico, e non già una Germania disarmata, ma una Germania in pre– cedenza riarmata dalle nostre cure. Senza giungere fino a concepire questa ipotesi, tuttavia gli stessi par– tigiani del Trattato prevedono il oaso che la Germania desideri uscire dalla Comunità europea di difesa, e non vedono altra soluzione se non di le– galizzare tale possibilità di uscita. Guérin de Bcaumont. difensore del– la O.E.O., scrive ne Il mondo (nel febbraio 1954): e Se fra qualche anno la Germania vorrà abbandonare la O.E.O. essa l'abbandonerà vi sia o non vi sia una clausola che lo con– senta. Chi glielo impedirà? Gli Stati Uniti faranno forse la guerra alla Germania in caso di secessione? o la Gran Bretagna? o la Francia? l'ipotesi è assurda. Non si mantiene con la forza un grande paese nel qua– dro di un'organizzazione internazio– nali. Una clausola di uscita. pruden– temente redatta, non obbligherebbe la Germania ad andarsene, più di quanto l'assenza di tale clausola possa obbligarla a restare >. Ci si può dunque legittimament~ domnndare se la Comunità europea di difesa non sia, in realtà, un ca. muffamento destinato a fare accet– tare alle opinioni pubbliche demo– cratiche il riarmo tedesco. Non vi sarà p~i un medesimo ca• muffamento per ciò che concerne l'ingresso della Germania nella N.A.T.O.? Teoricamente. essa non aderisce al Trattato dell'Atlantico del Nord; praticamente essa siede al Consiglio della N.A.T.O. I redatori del Trat– tato si sono trovati in una falsa si– tuazione, perché essi avevano pre– supposto inizialmente l'eguaglianza dei diritti. In nome di che potranno opporsi ad una domanda tedesr~? Od occorrerà che la Francia ceda. oppure che la Francia stessa si ritiri e che sia la Comunità europea di di– fesa a rappresentare alla N.A.T.O. i sei paesi della C.Ep. (CONinua.).·

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