Iniziativa democratica - anno II - n. 3 - 3 febbraio 1952

F_e_b_b~rru_·_o_1_95 _2_ _ ______ ____________ IN~I~Z~IA~TIV~'...'.A~D~EM=OC~,:::RA:::TI.::C:::A::_ _____________________ ___ Pag.2_ RICERCA DELL'IDEALE UNITARIO * L'on. Consiglio, nell'esprimere l'aperto dissenso per il recente atteggiamento filomissino del PMI. ha posto come principale fra i motivi nella sua lettera di dimissioni, la grave responsabilità che si assumono i monarchici nei confronti dei giovani, assecondando la politica del Movimento Sociale Italiano tutta basata sulla retorica di una falsa interpretazione del 25 luglio e dell'8 settembre. Anche i monarchici - dissidenti o no - parlano quindi dei giovani e dicono di volersi occupare di loro. * Ma che cosa possono ofTrire ai giovani? Al mito dei giovani imperante sotto il fascismo, la democrazia ha sostituito la retorica dei giovani. Per i partiti antidemocratici di estrema destra i giovani rappresentano quello che per i partiti di estrema sinistra sono i lavoratori: una grande forza allo stato potenziale e mancante ancora di una propria direzione. che appare facile sfruttare. indirizzandola secondo il proprio tornaconto. In una società ordinata un problema dei giovani non esiste. Essi entrano in crisi non solo economica, ma anche e sopratutto spirituale, 11uando la società non è in grado di dare ciò che essi chiedono. In tal modo il cosi detto problema della gioventù si risolve e si allarga in una capacità della società a rispondere a certe esigenze dei giovani, e l'esistenza insanabile di esso è uno dei sintomi più sicuri della crisi di valori culturali e spirituali in cui si dibatte una società. Qual'è, in fondo, l'esigenza dei giovaai? Quella dei giovani è naturalmente l'età di trapasso dalla fanciullezza alla pie- .. a maturità. E' l'età nella quale si deve cradualmente formare la personRlità morale e spirituale del giovane. F.' quindi l'età nella quale deve farsi sentire l'infl\Ji!Oza formativa e pedagogica. Se la società non è in grado di soddisfare questa esigenza formativa significa che è ly,_...._;.,; • .,.-!; ,..,....,....... ~----3. s.... ~t"!' •~ anche i giovani. La nostra società non sa e non può insegnare ai giovani perché manca sle.,sa di un ideale unitario, rli un principio e di una serie di principi universalmente e spontaneamente accettati che creino un sistema di vita. Di una vera cultura che sia legata con la vita. * La democrazia non ha ancora trovato il motivo positivo per la costruzione dello Stato. Essa è rimasta un puro metodo e non ha trovato la sua cultura unitaria. Certo, per il suo regime il compito è senza dubbio più arduo che :10n per il regime totalitario perché la sua cultura si deve affermare ed imporre e creare l'unità non sulla base di una ideologia imposta ed astratta ma su una base di una accettazione spontanea. Ma una volta creata una cultura, cioè un ideale unitario esso trova i giovani subito pronti a raccoglierla. Perché nel progresso della società i =iovani hanno appunto la funzione di essere il punto di innesto, di trasmissio11e e cli attuazione dei nuovi ideali. La cultura di oggi assorbita dai giovani si traduce nella società di domani. E' questfJ il senso non demagogico, ma reale dell'avvenire in mano ai giovani. --- rJ (fOCJLV ti JC41.JU -crrrc~i---urrc:rltra espressione di Benedetto Croce che suscitò fra gh stessi giovani tanta avveri,ione quando disse che il compito dei ~ovani era quello di attendere di diventare maturi. Certo, il problema dei giovani sta tutto nel sapere attendere. maturandosi. Ma quando la società non ordinata secondo i suoi fini non riesce 3d educare i ciovani. e non rispetta e non potenzia la loro autonomia spirituale è logico che essi non vogliano prestarsi ad un inutile tirocinio nella vita senza una funzione loro propria. senza un ideale. senza una ,neta. esseri precocemente invecchiati e scettici. soggetti ad una demagogia cli •assa lega e ad essere sfruttati. * S,, questo è il problema dei giovani. •011 si vede come l'On. Consiglio con un ,aovimento, che aspira senza ~!cuna esigenza di rinnovamento ad una pura relitaurazione di un istituto monarchico e al mantenimento della presente società con uno spirito strettamente conservatore pensi di polere in realtà contribuire aa offrire qualche cosa ai giovani. Glovennl Galloni GIOVANI DEI PARTITI N on può dirsi che il Raggruppamento. Gioventù Studenti e Lavoratori del M.S.I. abbia la minima originalità di impostazione nei rispetti degli anziani. Non fa che ripetere i termini assai generici della propaganda neo-fascista: patria, onore, corporativismo, noismo e simili, senza dare ad essi il minimo approfondimento culturale. I giovani impegnati politicamente militano nel M. S. I., nel P. C. I. e nella D. C. Solo i giovani democratico cristiani posseggono una vitale originalità, condizionata dalla appartenenza ad un partito di governo Parlano cli « crisi della democrazia materialista » ma quando devono proporre delle tesi nuove non riescono che a ripetere i vecchi slogans. Così Silvio Vitale, uno dei leaclers del movimento. in un articolo comparso sul n. 52 di • Asso di Bastoni » indica come unica soluz.ione di questi problemi d'ordine anche pratico il crescere della « Corrente Nazionale che capace di vedere nt di là di sistemi e dei metodi, te grandi idee de!!a Nazione e del Lavoro de!!a religiosità e della morale attivistica, è l'unica ad avere tma essenza eticn ». Chiaro esempio dell'incongruenza e della retoricità di questa forza politica. Tuttavia essa ottiene un discreto successo fra le gene,·az.ioni educate nel ventennio, fra quanti han militato nella formazione della così detta R.S.l. e. quel che è più grave, anche fra alcuni studenti medi. La spiegazione di questo ultimo fenomeno non può che cercarsi nelJa struttura della nostra società la quale spesso spinge i giovani ad essere contro l'ordine costituito senza rendersi esattamente conto di come vada superato: nella cultura antistorica c·1e dà la scuola; nell'educazione borghese delle famiglie: nell'influenza di una certa stampa che perpetua i pregiudizi di generazione: nella limitata efficienza del regime democratico; nell'esistenza di un estremismo comunista che spesso fa ritener necessario un'estremismo opposto per essere controbilanciato ... Tutti motivi. come si vede. che e3ulano dalla efficacia della linea politica del Raggruppamento Giovanile Studenti e Lavoratori, il quale è esso stesso frutto di tale realtà e nulla può fare, nonostante la verbosità rivoluzionaria e lo sbandieramento di programmi rinnovatori, per un suo superamento: prigionieri della realtà da cui sono prodotti. i giovani del M.S.I. non riusciranno a superare la loro posizione sostanzialmente reazionaria se non prenderanno coscienza della concretezza necessaria nelle postaz.ioni politiche perché veramente ci si muo-.~ per la via del meglio. Maggior agganciamento alla realtà si riscontra nella F.G.C.I., ricostituita da circa tre anni, dopo il fallimento del fronte della gioventù, nell'applicazione che essa fa delle direttive del Partito agli ambienti giovanili. Questi sono bimbi che applaudono alla consegna dif)erre a1 contadini. A questi bambini la de'Tlocrazia è apparsa c.on un volto concreto, con un ideale festoso in una bella domenica di dicembre. Ma a tutti gli altri? I problemi concreti della gioventù, disoccupazione, servizio militare, tasse universitarie, ecc. sono al centro della sua politica agitatoria e vengono abilmente sfruttati per la penetrazione nelle mani dei giovanissimi (la F.G.C.I. milita i suoi iscritti dal quattordicesimo anno). Inoltre questa politica agitatoria viene sostenuta da iniziative appariscenti: sarà, infatti, un parlamentare ad accompagnare una delegaz.ione di giovani senza lavoro dal Prefetto, un consigliere comunale comunista a proporre in Municipio la costruzione del campo da gioco richiesto dalla società aderente all'U.I.S.P. (Unione Italiana Sport Popolare. controllata e diretta dal P.C.I.) e così via. Non importa che tali iniziative debbano ~ssere efficaci, che possono risolvere in tutto. od in parte il problema (cfr. Enrico Berlinguer « La unità della gioventù nel fronte del lavoro e della pace», pag. 35). basta che smuovano l'opinione pubblica. La diffusione capillare e l'attivismo costituiscono due punti essenziali della sua azione. E' naturale che questa demagogia faccia presa. particolarmente, quando ha degli agganci con delle situazioni reali, sui giovani operai e contadini che non hanno modo, in fabbrica o nei campi, di ascoltare nessun'altra campana. Tuttavia anche la F.G.C.I. ha i suoi limiti: quelli organizzativi possono venir facilmente controllati da una lettura della stampa per i quadri in cui l'autocri: tica (per essere più esatti, la critica che il centro muove alla periferia) occupa abbastanza spazio: quelli politici sono gli stessi del P.C.I.: la natura dittatoriale, l'asservimento ad una potenza straniera, la demogagia delle sue posizioni. il carattere antireligioso ecc. N ei Gruppi Giovanili della D. C. prevale un indirizzo del tutto diverso da quelli esaminati: mentre il R. G. S. L. e la F. G. C. I. non fanno che ripetere i temi poli lici dei rispettivi partiti, i giovani democristiani ritengono non incompatibile con l'unità del partito l'individuazione di generazioni che, in base alle diverse esperienze, apportano qualcosa di diverso e di nuovo al comune patrimonio. E così i Gruppi Giovanili - come appare dalle tesi annunciate nella loro rivista - « Per L'Azione» - si ritengono la terza generazione della D.C. - la generaz.ione nata dalla Resistenza, vale a dire dal secondo Risorgimento e dal primo moto veramente popolare della storia d'Italia. Il suo compito, pertanto, è quello di superare il dualismo masse popolari-Stato ereditato dal primo Risorgimento e di fondare, perciò, lo Stato moderno anticapitalista popolare democratico. IL DOPOGUERRA HA NEGATO UN MONDO NUOVO AI GIOVANI \on è vero t:hc la presente situazione anti• I Di (atto il compito della giovane genera• democratica della gioventù sia stata causata zione fallì. Esoa ebbe due colpi mortali: il dal fasci!'mo. La c·omocla &oluzione di chi- de- primo fu il rivelarsi, in ,egoito agli eventi po• scrive questa generazione· imbevuta di educa• litici internazionali e nazionali. del comunizione fascista e quindi incapace di compren• smo f'Ome forza antidemocratica, fuor delle dere la demorrazio è falsa. E" quindi inade· nebbie e delle speranze di tipo rooseveltiano: guata ogni politica che voglia affidare a re- il secondo fu il rivelarsi di un abhieso eaigime democratico il rompilo di un istitu10 di stcnte fra le gioYoni ~enerezioni e qnelle rhe rieducazione politire. {'hc le avevano pret·ednte. Questa generazione fu sirn·eramentc antifu• sciata, salvo crrezioni. perfino l'adesione tlei giovani che optarono alla Repubblica di Salò. i quali credettero ad un fascismo iOcialc e nuovo che era la negazione del conformjlffllO, aelJJmborghestmento. della corruzione. del 1erarchismo. del v("ntennio. oHia del l'ero fa&riemo. Nel 1945 l"instaura,iooe del regime aotifa• sciita creò una minoranza di isolati. gli ex aderenli alla Repubblica di Salò, offesi e •offerenti, ma facilmente- riaSBorhibile. Balvo aituazioni particolarmente pieto&e di corattece familiare e penonaJe. cloYUte a1tli errori inevitabili della guerra c.·ivile. GaranziA di quc&lo riaeeorbimento era la t'i• t·o~rinnione dell'unità cli tutta la generazione allorno a delle t·hiart e preciBe mete di rinnoTamento della sodeti1 italiana. Che queeto f~ssc ,1ero. lo dimostrò il fatto rhc questo riaesorbimento a-rvenne. in parte ad oper• di due partiti ehe più degli altri ,i presenLaTano con un programma. una ideo• logia. ed un entusiaemo riTino•atori: il PCI e la OC. Il nucleo untrale degli isolati che non fu• rono riassorbiti per ,H eTiluppi della 1itnazione. o che non sarebhero 8lati in neftsnn c-aeo riassorbiti rimou come base di partenza. per le eventuali involuzioni o per l'eTen· tuale hllimenlo delJ'ahima 1enerazione. Qoe- !'i!O ay·-yenne nel 1948. ma fino allort( rimaae,-o udl"ombra. Quando il partito comunistu ai ri•elò con il suo vero volto, egli aveva già catturato •n clii;rrcto settore della gio•ane generazione •n· tHasciMa e detnoC'ratica. 'loi abbiamo vissuto t pouiamo oaunere il eambiamento che avvenne in quei gioTani: da giovani aperti. comprenEivi, e entusiasti del lavoro comune divennero dei piccoli faziosi, rhe accomunavano al fascismo tolti coloro che noo la pensnono come loro. La politica cli unione della gioventù (ricordiamo il Fronte della Gioventù) divenne ben presto uno olr\l• mento di ipot·rita politica di proecliti,mo ai fini de] uuovo indirizzo com11oista ( •ecchio per la •erità ma nuo•o alle eeperieme aio••· nili). Questo periodo critico a•rebbe potato e.Me· re supcruto ee non facilmente, per lo meno reHremente, se non si fo&u resa e-ridente a.na rrattorn fra le giovani e le Tecchic generazioni. ~ella vita politica italiana coesistono tre generazioni: quello <:he ~iunee a maturità primo del foscismo e che ro mee.. in disparte dal fascismo; quello che, edocata parte in pe· riodo foscista. parte del fasciamo, o &olo dal Fascismo. gionee a metorazione sotto il lasci• smo; la terza, infine. sulla quale il faeciomo potè inridere eolo dorante l'infanzia e "be iniziò la sue matnra2ione dopo il faaciBmo. U. primo generazione. dopo il •entennio riprese il potere, come se nulla fosae accad•· to, ignorando il formidabile erogiuolo di eaer· Ile ohe boUiu ...,Jlla .,.,.. ~- !,;a ad eumpio per tutti quello che avvenne 1>er la instaurazione della Repubblica. La primo generazione affrontò quel problema come un fatto amminiBtrativo (chi non ricorda l'•pologo dei due cappelli che si pote• vano scegliere indifferentemente. mentre l'importante era la testa) mentre per i giovani, ancora uniti 8U quel problema, anche se già la politica comunista aveva creato nelle zone di contrasto, la ballaglia repubblicana significaya la prima ,·osa nuova. del mondo nuovo 1a creare. Sarebbe etato necessario che la seconda gè· aerazione aYesse mediato fra le abitudini della prima e le esigenze della terza. Ma proprio lì il Tentennio aveva più duramente (·olpito. Gli uomini dai trcnla a quarantacinque anni non esistevano: anche se nella clandestinità a•evaoo studiato e si erano preparati. ooo aveTano alcona •oce in capitolo, perehè erano pochi, ancora non qualificati, ~onosciuti nei temperamenti e nelle idee, senza sufficiente tirocinio. Praticamente avevano la &tessa anzianità politica della terza ~enerazionc e l'unica quolificazion1> possibile. per lo lotta partigia• na, ave•• l-unzionato per entrambe e poteva nascondere molte sorprese. In Yerità, una ~enerazione bruciata. La differenza che esiste neceti&ariamentc fra padri e tigli nel noBtro caso di<renta on abisso. ( :io-.ani democraùci furono lasçiati soli 1 eomb■ttere « per iJ mondo nuo•o •· Le loro idealità furono chia1nate impazien· za, turbolenza, •i parlò a lungo di foga gio•a· nile che doTeva eesere temprata dall'esperienza ( quale. se il fascismo era passato per tut• ti, nati e no?). Il loro entusiaamo fu utilizzato atliYieticamente. Qo;uido questi fatti dettero i loro frulli del· torali. ti 1j, accorse che la gioventù era in peri .. l.. T •· pro/e,sori ·• oomlociarono a parLa proposizione della terza generazione apparirebbe superba ed astratta se, accanto all'individuazione del proprio compito. i GG.GG., che di quella generaz.ione sono l'espressione politica non avessero coscienza dei loro stessi limiti culturali e politici. Da questo deriva l'impostazione affermativa che rappresenta il risultato principale di cinque anni di attività: solo creando i quadri preparati, che abbiano coscienza storica della realtà in cui si trovano ad operare e chiarezza di ideali, la terza generazione può assolvere il suo compito. Tale coscienza storica, per altro, porta alla conclusione che il « sistema » non può venir superato con un salto rivoluzionario: il rapporto di forze esistente della società italiana, l'arretratezza della nostra struttura sociale, i limiti internazionali ad ogni mutamento della situazione, fanno sì che qualsiasi tentativo di rottura con il «sistema», senza prima aver creato le premesse per un superamento, costituirebbe un vano sforzo massimalista. Se i GG.GG. non sono riusciti sino ad oggi ad assumere quella .funz.ione di guida politica della gioventù italiana che essi vogliono raggiungere, ciò non è tanto per difetto di impostazione politica, _$1U~to per i limiti che derivano loro dall'essei· la D. C. un partito di Governo sul quale essi non possono far valere le loro esigenze per una penetrazione nel mondo giovanile, per una mancanza di stampa specializzata alla quale i GG.GG. non possono sopperire con i loro limitatissimi mezzi e « last but not least », la sostanziale mancanza di una politica giovanile del partito che conduce da un lato a periodiche crisi di sfiducia nei riguardi dei GG.GG. e dall'altro ad incapacità sostanziale di impostare nei termini politici generali i problemi più assillanti del mondo giovanile. A I di fuori di queste organizzaz.ioni di partito, però, la maggio"r parte rimane assente, sfiduciata, lontana dalla vita politica del Paese. Si torna così all'ormai ultradibattuto problema dei giovani: di quali siano )e. loro esigenze, le aspirazioni, i propos1t1. di quali siano le reali •differenze che han dato i GG.GG.: ogni generazione deve portare quel qualcosa di suo che ili deriva dalla sua particolare esperienza storica. Le aberrazioni dei giovani comunisti e fascisti, del resto, che credono di creare un mondo nuovo, mostrano chiaramente che solo un movimento il quale sappia indicare alcuni principi ed alcune linee di azione capaci di essere il fondamento di un nuovo edificio sociale, può raccogliere i giovani del nostro Paese e fare delle loro energie una forza politica che si innesti nella società italiana. franco Groa■lnl lare ai giovani in termini di p8icologia e ti dettero u ricercare i miti per riconquistare la gioventù. I più superficiali cominciarono a (art" la concorrenza alle forze di destru sai pia• no del nazionalismo: e questo aumento i danni perchè creò una atmosfera di f"i. ,alutazione del oazionali•mo. Infatti on tale piano non potremo mai battere i fasci1ui, a me• no che non si diventi fascisti anche noi. _I piÌI accorti addosoarono la colpa sulla tersa gene· ruzione, definendola incapace. Si è rimasti 10• stanzialmente su) piano delle re('riminazioni. La .,oluzione invece è un'altra. Primo. Bisogna dare alita politic11. democr-atica, alcuni punti concreti che aiano iote-,i dai 1;iovani come loro specifico impegno per la costruzione di « un mondo nuoYo -.. Queste ideale è ancora operante 1e viene tradotto i■ fatti concreti. Ne e una pro•a l'impegno. il sacrificio, il lavoro dei gioTani dimo11r1Ki •~i f:{iorni più duri deU'aJluTione. Que~ti punti politici de•ono euere ao1N■• zialmente antif11:1ci.atie ant.iborgheei. 'le <" una pro•a il fatto che la rif o,.. agr•• rit1 e i pt'imi PflHÌ della comoniti e•opea hanno ridei,talo Tasti tettori della gio•cn&à, ao· no,taotc che niente (011c 11•to fette per pr•• hCntar(" que.,ti due fatti .11lla mentalità ed al :,Cnti1ncnto dei 1io•ani con 1tru.meoti ade,-.ti. Questo significa anche ehe è neceeearia ana politica attivw. di mar-eia e non paHÌTa di tlileM. f ciovani lo nano per cotlra ire IMMItle•o. erazia, non lottano per difenderla. Secondo. Bisogna rid11re 6duci1 ai sio•••i democratici, alla terza ceoeraaionc. Si perla. per c■empio., nella democra11ia crie&.iaaa, di scioglimento del mo<rimento sionuile. S.,e\,. bc un grosso er-rore. Non N ,:indichino i 1ie• vani con 101peno o con poca cordìalilà: no■ si l>roceda CODlt'O di Mri C'OD m,ellH tlllqaisitori. .\nrhe certi latri, ebe faroao eapiti co•e fe• nomeni di tendenE■• erano in realtà fenomeni ~io•anili cbe bisogna comprendere e 111pet".-e. "ion bisogna ripetere gli errori p""aari: 101• così 1i salTa quello ltrumeoto per r~zione N"a i giovani, che di•e.-rà •alido. qundo verrà pe• sta in atto nno polit~ olie aea qllQlco■a ai giovani. Marte S.nH

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