Fine secolo - 15-16 febbraio 1986

FINE SECOLO* SABATO 15 / DOMENICA 16 FEBBRAIO 28 L'UOMO DE1 ,T,A SAGGEZZA S '--------------------------- di MicheleBATilNI ---------------------------' U na piccola casa editrice, la Nistri-Li– schi, di certa tradizione negli studi umanistici (ha pubblicato tra gli altri Eugenio Garin e Sebastiano Timpanaro), pre– senta una nuova collana inaugurata da una raccolta di saggi di Arnaldo Momigliano, col titolo Storia e Storicismo. La collana, Bibliote– ca di Scienze dell'Uomo, è diretta da Riccardo Di Donato, che di Momigliano è allievo. I con– tributi della parte centrale del volume sono de– dicati ai problemi di storia della proprietà agraria nel mondo antico, delle forme di reli– gione e di religiosità greca e romana, al rap– porto tra giudaismo ed ellenismo. I testi della prima e della terza sezione sono invece dedicati alla questione delle statuto degli studi storici .. li volume offre così un modello esemplare dèl– la produzione più matura di Momigliano. Giovanissimo,. Momigliano aveva esordito invece con forme tradizionali di monografia. la composizione della storia in Tucidide ( 1929), l'opera dell'Imperatore Claudio ( 1932), Filippo il Macedone. Saggio sulla sto– ria greca del IV secolo a.C. (1934), la Storia delle civiltà antiche, in due volumi, (ancora 1934). Dalla metà degli anni trenta ha invece frammentato la propria produzione, precisan– done insieme la fisionomia. Essa combina l'e– redità critica dello storicismo italiano con quella di studi storici influenzati dalla tradizio– ne filosofica tedesca, dal dialogo con Weber, e dall'approccio empirico prevalente nelle uni– versità britanniche. E in questi anni il lavoro di Momigliano ha rivelato, attraverso una ster– minata quantità di saggi, note, recensioni, un fascino reso più prezioso dalle qualità della scrittura. In questo mare di brevi contributi ri– corrono alcuni interessi nodali: la biografia e la storiografia greca ed ellenistica, le origini e la storia arcaica di Roma, l'impero e la religio– ne romana, il basso impero ed il cristianesimo. Questi ultimi interessi furono in parte orienta– ti, oltre che dal magistero di Droysen, come ri– corda uno dei saggi ripubblicati ora, anche dall'incontro con H.I. Marrou. E infine il dia– logo del mondo greco con le sagesses barbares dei Celti, dei ,Romani, degli Ebrei, degli Irania– ni che Momigliano ha studiato nell'età dell'el– lenismo (dal III secolo al 30 a.C.), dopo il co– siddetto "periodo assiale". L'Achsenzeit (sen– so lato dal IX e VIII secolo al IV secolo a.C.) di cui parlava Karl Jaspers fu l'epoca in cui tutte le grandi civiltà (Cina di Confucio e Lao– Tze, India di Buddha, Iran di Zoroastro, Pale– stina dei Profeti e Grecia dei Filosofi, dei tragi– ci e degli storici) avevano ormai raggiunto una completa conoscenza della scrittura, una com– plessa organizzazione politica, un'elaborata pianificazione urbanistica, una tecnologia ed una scienza sviluppate, diplomazie e traffici in– ternazionali. In tutte queste società si sarebbe verificata una tensione tra potere e movimenti intellettuali che presentò notevoli aspetti co– muni. Confucio, Buddha, Zorastro, Isaia, Eschilo fu– rono le figure storiche dei "sapienti" che, tra 700 e 300 a.C., proposero nuovi modelli di rea!tà, concepiti in chiave mistica; profetica o razionale. La loro religiosità si dispiegò così in funzione di un ideale di esistenza più spirituale e di un progetto di un ordine migliore, in defi– nitiva per una reinterpretazione del rapporto dio-uomo che contenesse una critica radicale dei valori tradizionali delle rispettive civiltà. I "Sapienti" si fecero quindi portatori in ciascun contesto, di nuovi messaggi religiosi in stretto nesso con nuovi messaggi sociali. Sulla base di questo saggio di K. Jaspers, Momigliano stu– diò lo scambio avvenuto nelle età successive tra alcuni di questi popoli: i romani, i celti, gli ebrei, gli iranici ed i greci (con l'esclusione di Persiani, Indiani e, a fortiori, dei Cinesi). In Alien Wisdom (Saggezza straniera, Einaudi 1980), Momigliano definì così una geografia storica di scambi di valori e l'emergere, in età ellenista, degli ingredienti fondamentali della civiltà occidentale e cristiana, di quella antica cultura triangolare, composta di prodotti intel– lettuali ebraici, greci e latini che ancora costi- Artemisio. Fantino. Atene, Museo Nazionale. • tuisce l'architettura spirituale ·e mentale del– l'occidente moderno: Secondo Momigliano, l'esclusione, durata fino al secolo XVIII del– l'età moderna, dei saperi della civiltà persiana, mesopotamica, indiana (e cinese) dal nostro orizzonte fu inizialmente elevata dal lato greco del triangolo: fu l' "errore" dei greci. Con quell'opera:apparsa dieci anni fa, l'auto– re confermò non solamente le tesi della nascita ellenistica della nostra civiltà, attraverso gli scambi tra le culture mediterranee, (come l'ap– prendimento, da parte di Ebrei e Latini, della lingua greca e la contemporanea messa in di.: scussione da parte giudaica della sapienza gre– ca). Anche in saggi successivi Momigliano ha sottolineato soprattutto il carattere della sfida che il cristianesimo lanciò contro il mondo gre– co romano criticandone il sistema di vita sè– condò lo spirito del giudaismo. La sintesi delle diverse tradizioni dei tre popoli fu l'opera del cristianesimo, una forma di sapienza che costi– tuì l'identità culturale di lunga durata dell'oc– cidente e dell'Europa. Droysen, Usener, Alfaric, Boyer, Marrou, lo stesso Gilson: i contributi di generazioni di umanisti del secolo XIX e XX si intrecciano nella sintesi di Momigliano. L'intreccio di linee di ricerca che confluiscono nella sua opera è reso ancor più complesso e fitto dalla combinazione con la spiritualità di un intellettuale ebreo, per il quale l'origine del cristianesimo e la storia delle chiese cristiane hanno rappresentato problemi e interrogativi continui, assillanti, anche in rapporto con la vicenda personale e familiare. · Dalla seconda metà del secolo XIX Felice Mo– migliano, filosofo ebreo e mazziniamo, fu ini– ziatore di una linea di studio e di discussione del cristianesimo in cui si sarebbe impegnato Arnaldo Momigliano, e ·che è stata sempre praticata entro la sua famiglia in piena libertà di coscienza. In un senso analogo agì anche !'influenze di Arturo Carlo Jemolo, parente di Momigliano, e di Attilio Momigliano, inter– prete finissimo del cattolicesimo manzoniano. La formazione personale e familiare è a monte di Alien Wisdom, assieme allo storicismo ed alla critica delle innovazioni sopravvenute dopo la seconda guerra mondiale nelle scienze umane. Si tratta dell'originale percorso di un intellettuale emigrato durante il fascismo.:la ri– flessione alimentata da una spiritualità ebraica mai stanca di interrogarsi sulla propria posi– zione rispetto alla identità storica assunta in relazione al mondo cristiano e alle società eu– ropee. Tra storicismo e spiritualità ebraica Nell'opera della maturità di Momigliano si deve certo includere lo Sviluppo della biografia greca (1974) e la presentazione dedicata alvo– lume collettivo su Il conflitto tra paganesimo e cristianesimo nel secolo IV (Oxford 1963). Il re– sto della storiografia momiglianea costituisce il dedalo dei famosissimi sette Contributi alla sto– ria degli studi classici e del mondo antico, pub– blicati a Roma a partire dal 1955. L'autore ne ha offerto selezioni più agibili in Studies in Hi– storiography (London 1966), Essays in Ancient and Modern Historiography (Oxford 1977), La storiografia greca (Torino 1982), Sui fonda-. menti della storia antica (Torino 1985). Ora Storia e storicismo completa questa serie, il cui inizio si può datare con la cacciata di Momigliano, perchè ebreo,· dalle Università italiane nel 1938. Sino al 1937 Momigliano è stato un giovane accademico di formazione classica, sostanzialmente conformista, secondo una tradizione familiare che vantava da gene– razioni membri nell'amministrazione, nella magistratura e nell'esercito sabaudo. La diffe– renza era data piuttosto dall'ebraismo orto- .dosso e da una forma di religiosità che impo– neva di stabilire, innanzitutto nella propria co– scienza, una relazione tra le proprie responsa– bilità a differenti livelli: "le responsabilità di individuo, quelle di ebreo, quelle di italiano". In tali scelte furono determinanti, secondo lo stesso Momigliano, le influenze del padre e del nonno paterno, ai quali quasi esclusivamente era stata affidata la sua educazione giovanile. Momigliano non ha frequentato infatti scuole regolari sino all'entrata in università, a dicias– sette anni. Nel 1925-26 avviene il secondo incontro decisi– vo, all'Università di Torino, con i giovani in– tellettuali crociani e antifascisti: Paolo e Piero Treves, Aldo Garosci, Leone Ginzburg, Dan– te-Livio Bianco, Duccio Galimberti, Norberto Bobbio e Carlo Dionisotti: quest'ultimo, "un amico di tutta la mia vita", come ha scritto Momigliano in una memoria autobiografica. Allievo di Gaetano De Sanctis negli studi sto– rici del mondo antico, Momigliano si fece in quegli anni discepolo di Benedetto Croce. Ini– zia con questo rapporto intellettuale un lavoro di critica delle categorie storiografiche e delle regole della ricerca storica entro l'ambito dello storicismo crociano. Dal 1931 al 1936 Momi– gliano fu professore di greco a Roma e nel 1936 succedette a De Sanctis nella cattedra di storia antica dell'Università di Torino. Sul piano ideale, oltre che dallo storicismo ita– liano, l'orizzonte di questi anni venne segnato dal dialogo con la tradizione della filologia classica tedesca .. Il quadro mutò radicalmente con l'inizio dell'esilio e con la scelta, dopo la guerra mondiale, di rimanere in Inghilterra (Oxford, Bristol. Londra) dal 1945 al 1975, e, dal 1975 a Chicago. Agli anni sessanta risale inoltre la ripresa del dialogo con l'Italia "e soprattutto con la Scuo– la Normale Superiore di Pisa, ove faccio rego– larmente seminari sulla storia della storiogra– fia. A Pisa, voi lo sapete, l'atmosfera intellet– tuale della Scuola Normale ha una qualità par– ticolare ...". (Così scrive Moùigliano nella sua memoria.) Un'opera per frammenti Dopo oltre mezzo secolo di studi, in_ Storia e Storicismo Momigliano riprende a fare i conti con la tradizione storicistica italiana (Entro lo storicismo; La storia tra Medicina e retorica; La Storia in una età di ideologie; Sulla inesi– stenza di unfilone romantico nellafilologia clas– sica italiana del secolo XIX). Secondo l'insegnamento crociano, Momiglia– no si ripromette, attraverso la storia della sto– riografia moderna sul mondo antico di "defi– nire il valqre, l'importanza e il contenuto di ve– rità, delle singole opere storiografiche", allo .scopo di comprendere la genesi di problemi storici, ad esempio la civiltà ellenistica, o il ca– rattere di alcune opere modello quali i testi di Mommsen, di Wilamowitz, di Weber, di Use– ner, e infme il significato di alcune correnti di ricerca, come lo storicismo stesso, o le correnti storiografiche francesi influenzate dalla scuola sociologica e geografica, la stessa influenza we– beriana, le tendenze culturali del mondo an– glosassone. Momigliano rivendica che proprio la storia della storiografia, secondo l'insegnamento di Benedetto Croce, sia il mezzo migliore per de– finire, e iniziare a risolvere indirettamente, i singoli problemi storici. Essa ne assicura la fal- sificabilità. · Credo che in tale ricorrente interrogarsi sui modi in cui "custodire la memoria" (secondo l'espressione di Gombrich) stia appunto la continuità del lavoro, altrimenti in apparenza morcelé, di Momigliano. La continuità appare affidata al bisogno costante di sapere come e quando un problema storico sia nato e come sia stato affrontato e risolto, se è stato risolto, dai nostri predecessori; di sapere perchè esso si riproponga, oppure ceda a nuove domande. La "frammentazione" del lavoro storiografico è, probabilmente, il costo pagato a questa scel– ta, ed anche la forma necessaria di un sapere persuaso di non poter fornire risposte definiti– ve. Il discorso storico per frammenti è forse anche una forma di quella che, nella tradizione ebraica, era chiamata la seconda lettura del te– sto; la sola che, seppur con fatica, riesca ad an– dare oltre la superficie. Così ogni meta diviene provvisoria ed ogni conclusione si costituisce come un nuovo ini-

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