Fine secolo - 15-16 febbraio 1986

Un gioco Incontri occasionali con una [Tagina,una metafora, un aggettivo. Questo è il gioco che qui vi è proposto, con precedenza, quando capiti, a testi meno noti o meno diffusi o dimenticati, come accade nella giornata di un editore. FINE SECOLO* SABATO 8 ÌDOMÈNJCA 9 FEBBRAIO GianniCelati COND•Z•ONI DI LUCE SULLA VIA ElVIlLIA A ppena fuori dalla casa dove Menini abitava ci · si trova davanti ad un cavalcavia, sul quale passa una linea ferroviaria; al di là del cavalca– via la strada prosegue tra due file di case basse, e più oltre lo spazio si apre verso quartieri d'alti palazzi tut– ti a spigoli contro il cielo. Quella strada periferica, sempre affollata al mattino di automezzi e gente che esce a far la spesa o va al lavoro, appariva spesso a Menini in controluce al dì là del cavalcavia soltanto come una nube piena di riflessi; e nel suo pensiero lui vedeva che le file d'automezzi sull'asfalto, assieme agli abitanti per strada, agli arbusti di robinia cresciuti a lato del marciapiede, alle foglie d'un grande platano accanto ad una stazione ·di servizio, partecipa vano tutti ad un vasto movimento di convezione e fluttua– zione dell'aria stagnante, percorso da onde o risucchi del traffico. Proseguendo al di là del cavalcavia, ogni mattina at– traversava il punto in cui la nube è più densa perchè la strada è più stretta, tra quelle case basse con piccoli negozi. Qui gli autobus che spesso occupavano tutto l'asfalto, e la gente in attesa dell'autobus, la gente che andava a far la spesa o entrava nei bar, tutti erano av– volti da un movimento di fluttuazione dell'aria con ·gorghi o risucchi più intensi. E in quella fluttuazione compressa nello spazio stretto, Menini per~piva un tremore nell'aria che rendeva ogni cosa instabile, va– cillante attorno a lui, e vacillante anche lui assieme agli altri. Poi nel tratto in cui la strada si allarga ed è incrociata da un viale periferico a doppia corsia, spesso Menini notava che l'aria è attraversata da un'onda percussiva come una camera a scoppio. Infatti nello spazio più largo si sfoga il tremore della fluttuazione compressa nel punto precedente, il traffico improvvisamente ac– celera, le macchina partono via scappando versò il se- maforo; e se un camion passa sollevando un pezzo di giornale sull'asfalto, subito ci si accorge che lì ogni forma di indugio è fuori posto. Più o meno all'altezza del bar dove Menini andava ogni giorno, la visuale si apre verso quartieri d'alti pa– lazzi su entrambi i lati della strada. E stando sulla porta del.bar, in qualsiasi stagione, lui vedeva in fon– do al!a strada tutta dritta una grande nebbia sopra un dosso, dove un imponente cedro del Libano domina il traffico. La sagoma del cedro sul dosso era sempre nera, mentrè le file d'automezzi fin laggiù e gli alberi oltre il dosso erano una massa di forme imprecise, con contorni luminosi. Una volta Menini aveva camminato fino al grande ce– dro e s'era accorto d'una. cosa. S'era accorto che lag– giù, voltandosi, non si riesce più a vedere la nube en– tro cui si svolge il traffico dalle sue parti, perchè non è più in controluce; ma anche guardando avanti in con– troluce nòn si riesce a vedere quella nebbia sulla stra– da, perchè oltre il dosso non ci sono più ostacoli sulla strada in prospettiva e niente scherma i raggi del sole nell'aperta campagna. Menini aveva pensato che quello fosse il motivo per cui la gente dalle sue parti non sembra preoccuparsi affatto della nube entro cui vive, una nube in cui si en– ~ra senza accorgersene e quando ci si è dentro è molto difficile osservarla e riconoscerla come qualcosa di in– solito. E una domenica mattina nel suo bar, tra uomi– ni che giocavano a carte e altri che commentavano no– tizie sportive, ci ha così spiegato questo suo pensiero: "Dentro questa nube siamo tutti legati uno all'altro dalla respirazione. Nessuno può respirare diversamen– te dagli altri e avere altri pensieri. E così siamo tutti come ubriachi che non sanno quello che fanno ma si tengono per mano. Ve lo dico io che non sono nessu– no, ma che abito qua da vent'anni". NOTA B10-BIBLIOGRAFICA '27 Gianni Celati è nato a Sondrio nel 1937, e insegna letteratura angloamericana all'Università di Bologna. Ha pubblicato: Comiche ( 1971). Le avventure di Guizzardi ( 1973), un libro di saggi Finzioni occidentali (1975), Lunario del paradiso ( 1978), Narratori delle pianure ( 1985). Inoltre ha tradotto libri di Swift, Céline e altri. Il brano che pubblichiamo in questa pagina fa parte del libro collettivo Esplorazioni sulla via Emilia (Feltrinelli, gennaio 1986), da cui è tratta anche lafoto di Klaus Kinold . • Chi era l'autore Il brano che abbiamo . pubblicato la.scorsa settimana era di Corrado Alvaro, tratto dà[ romanzo Gente d. Aspromonte del 1930. Tra le tante sue opere, ne ricordiamo alcune: L'amata alla finestra ( /929), L'uomo è forte ( 1938;, Belmoro (1957). •

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