Fine secolo - 15-16 febbraio 1986

FINE SECOLO* SABATO 15 / DOMENICA 16 FEBBRAIO 3 :· VittorioTamaro Il pensiero ridiventa semplice. Rondine e amico e gli spazi preserali del congedo. Dalla penombra vedo come la calma luce ottobrina da te rinasce e si profonde in - forma. Moto velato che pervasivo sorge e risalta - eloquente apparire, gesto, sostanza? Lembo a lembo accosti suono a suono, puri - l'avvolgente auspicio sprigiona nello spazio cose e strade, incontri, che nella casa dormono; incline rotondità del tuo pensiero aria e fili e forme perchè più memore e quieta sia la veglia comune.- Orme volatili su azzurra neve - andare è abitare, giri dimentichi e ritrovata ebbrezza dell'ala, ma più leggere ancora e irrintracciabili le nostre tacite peregrinazioni; sul terrazzo spira un nobile favore quando l'intima casa declina e si frange ai margini del non saputo - tra i rami della mente scintillante vuoto. Due poeti italiani Senza nomi è il nostro attento parlare - vagante, si smorza, se il dio nascosto lo vuoie - s'inarca, celeste fogliame che le fronti copre o selciato e stella da cui insieme la sera beviamo -, se da un angolo qualcosa invoca un fiotto è la risposta, zampillante mare che trasporta e placa - in mobili figure noi viviamo. GianniD'Elia TENNIS La battuta dal fondo, il bello stacco uscito all'improvviso, la risposta più obliqua al rimpallo insidioso, il rovescio, a volo, acquisito. E la baracca del tennis, in odore di petrolio e rossa terra .sotto l'acquazzone, tra gli abeti spinosi - e il guardiano, sul giuoco interrotto. Ed oltre la rete, sul campo,, già ardito e deserto, in quelle sue linee tracciate una volta col gesso, ancora ascoltando il gaio getto zittito dal tuono. · MUSA Chi connette dal cupo lo incanta la sua vicinanza lontana e non vede più una riva che impaura, ma il rosa di una lontananza strana, scura. E la mano che stringi scrivendo ha l'anello di una che si ama, e si toglie dagli occhi il lutto che tiene il mondo avvinto, e chiama. E la guerra per un poco è leggera; lentamente siede alla finestra di un crepuscolo di caligine è di rami; . anche senza compagni, sempre sola, la brami. NATALE La piazza - bagnata, calda, coperta di neve, dispacci del tempo dei pugni dei palchi, l'infanzia ed il riso ai colombi. La fiaccola al ponte, per il Vietnam, e l'asta ben stretta, gridi d'orgoglio e di lotta per la via delle compere e dei sazi. La danza e fraterna la marcia il discorso ed il canto e la stessa prima rabbia dolce, dispersa, arsa. GERLA Era la vecchia dal bosco sul ritorno incontrata, d'un goffo e concavo cesto carica, sutle terga, incurvata. Portava a sé un nome ignoto, peso di sterpi e fascina di rame da ceppi sbucata fuori, e pareva streghina. E il bambino riudendo dal padre il bel nome per la salita, a un tratto piano la nera in quel sole sagoma, svoltando, sparita. Foto Raffaele Venturini

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