Fine secolo - 15-16 febbraio 1986

FINE SECOLO* SABATO!15 /DOMENICA 16 FEBBRAI 26.l!ll!llllllllllllll!!!llll!l!l!!!ll!!!!!!!!!!!llllllll!l!!!!!!!ll!!!llliiiiiiiillllllllllllillllilllllllliiiiillllllllllllli E poi come vuoi che funzioni a Napoli dove la gente porta i rifiuti in strada a ogni ora del giorno senza rispettare gli orari, appena l'hai ritirata in un posto, dopo mezz'ora si è rifor– mato il mucchio, dove i posti di raccolta e i contenitori sono accerchiati dalle macchine in sosta vietata, in alcune zone soltanto ci sono i contenitori, ma non vengono mai lavati e quando li apri ci vorrebbe la maschera antigas. Nelle nostre sezioni, di cui ti ho già parlato, viene sempre l'Ufficio d'lgiene,'prende appunti e non risolve mai. Non pensi per esempio che ci dovrebbero dare il latte, come lo danno ai fognatori? Cosa pensi della questione dei camion, che spa– rivano o che venivano rotti apposta? Cosa vuoi che pensi? So quello che hanno det– to i giornali e quello che ho visto con i miei oc– chi: che non sono mai sufficienti. Come sono organizzate le categorie salariali? All'interno ci vorrebbero categorie differenzia– te, per esempio secondo me quelli che fanno il lavoro più sporco e pericoloso dovrebbero es– sere pagati di più: chi va dietro al camion do– vrebbe prendere di più di chi scopa le strade. L'indennità di lavoro notturno,è ridicola, solo seimila lire a notte, e fanno le notti soprattutto quelli che hanno famiglie numerose e che di giorno devono fare un altro lavoro e che quin– di non dormono quasi mai. E poi voglio ag– giungere questo. Immagina già in una città af– follata e disordinata come Napoli quanta im– mondezza si produce e quanto lavoro c'è da fare normalmente. Ma ci sono giorni in cui devi lavorare molto di più, sempre le stesse persone, per esempio dopo le partite di pallo– ne, dopo i festival, dopo le feste dei patroni e ogni lunedì a Via Caracciolo quando bisogna raccattare migliaia di' lattine, di coppette di ge– lati, di gusci di vongole, di pannolini dei bam– bini, di cicche di sigarette ...quasi tutto a·terra, naturalmente. Ci sono forme di lotta? Quali sono le vostre strutture di solidarietà? Beh, già quel fatto che ti ho raccontato di Vac– carella è una forma di lotta, gli spazzini non volevano che il cane del circolo e i suoi figli fossero trattati come l'immondezza. O per esempio ultimamente, dopo un anno che non arrivavano più saponette, l'amministrazione ce ne ha mandate cento. Ma nel nostro circolo siano duecento. Che bisognava fare? Il capo sezione ha proposto di tagliarle a metà, ma ognuno si è rifiutato di accettare la proposta dicendo: con tanti soldi che si buttano in que– sto paese è possibile che noi spazzini non ab– biamo una saponetta per uno? Allora le abbia– mo rimandate tutte all'amministrazione. Que– sta piccola protesta è servita, perchè poco dopo sono arrivate altre saponette. Abbiamo fatto una cassa mutua interna alla sezione con i nostri soldi che serve per varie cose: per esempio se muore un parente stretto si dà una certa somma per i funerali; se invece, ringraziando Dio, non muore nessuno, a Pa– squa e Natale si comprano panettoni e colom– be per le famiglie; o si fa una festa in onore di chi va in pensione. Quando sei stato assunto con la 285 avresti pre– ferito un altro settore di lavoro? Si, perchè come ti ho detto i lavoratori della N.U. sono trattati come se fossero l'immon– dezza dei lavoratori, mentre dovrebbe essere un mestiere come gli altri, anzi, proprio a cau– sa del mestiere che fanno, dovrebbero essere trattati meglio, e non parlo solo di paga, ma di condizioni di vita e di lavoro quotidiane. Io avrei voluto occuparmi dt;ll'assistenza ai vec– chi, perchè non mi piace che i vecchi siano trattati come l'immondezza degli uomini(3). Dopo l'intervista Gennarino e io andiamo a farci una pizza. Prima dell'intervista Gennari– no aveva comprato un paio di scarpe nuove e quando usciamo di casa ha depositato sul mucchio . dell'immondezza all'angolo della Dall'alto: la sezione N.U. "SteDa", Rione,Sanità. Spazzmidel circolo N.U. dei mercatigenerali con, sullo sfondo, il nuovocentro diffzionale, e unautomezwdeDa stessa sezione. Nella foto in bas.w: la Cooperama "Il sole", della sezione N.U. di "Chiaia", durante la pulizia delle spiagge. strada, la scatola di cartone contenente le scar– pe vecchie. Al ritorno, dopo un'ora e mezza, osserviamo il mucchio dell'immondezza. Man– ca la sca1ola con le scarpe vecchie e i sacchetti della spazzatura sono aperti, slegati e non sventrati. Un primo turno N.U. nei quartieri poveri di Napoli, come a New York, provvede a una conferma del detto: "Monnezza è ric– chezza". Torno alla memoria nella mia infan– zia, quando, anche in città vivevano in terraz– ze, giardini e balconi, galline, conigli e persino maiali e pecore; e veniva su per la scala di ser– vizio -quella attraverso la quale nei palazzi si- . gnorili, nera e maleodorante come i circoli N.U. descritti da Gennarino, salivano gli spaz– zini comunali per raccogliere l'immondezza a ogni porta, che veniva versata in un sacco- una certa Gelsomina, per la quale si mettevano da parte scorze di mellone e di cavolo, bucce di frutta, scarti di lattuga e di broccoli, per i suoi animali. E torno a tempi più recenti, al mio viaggio in Cina nel'75, quando nelle strade di Pechino e di Shanghai vidi che accanto a ogni chiosco di cocomeri c'erano dei vecchi, i quali raccoglievano in secchi separati le scorze e i semi, che poi sarebbero stati utilmente riciclati. Torno ancora ai miei recentissimi viaggi in Germania, dove nelle città che ho visto, ci sono vari tipi di contenitori per le immondez– ze: per i giornali, per le bottiglie, per i residui organici. E torno ancora al viaggio in Cina: non so ora, ma allora non c'era viaggiatore che non raccontasse il seguente fatto capitatogli: che il vecchio paio di scarpe, la vecchia borsa, la maglietta troppo ingiallita dal sudore alle ascelle, lasciata nella camera d'albergo, veniva recapitata all'esterefatto dopo centinaia e cen– tinaia di chilometri come 'oggetto dimentica– to'. E il sentimento che si provava dinanzi al gentile sorriso dell'interprete era vergogna. Note I) Chi voglia conoscere la puntata precedente delle esperienze di Gennarino Esposito le tro– verà in un libro oggi passato di moda: Fabrizia Ramondino, "Napoli: i Disoccupati Organiz– zati, i protagonisti raccontano", Feltrinelli, 1977. 2) Come si sà a Napoli non c'è verde, nè pub– blico nè privato. Già prima del periodo aureo della speculazione edilizia, quello delle ammi– nistrazioni laurine, la parola 'parco' designava un quartiere residenziale, fitto di case e privo di alberi, sorto in un antico vero parco, più spesso campagna. Sarà forse perchè i napoleta– ni sono bisognosi di case quasi quanto gli uc– celli lo sono di parchi, che il termine a Napoli ha acquisito questo significato. Che sarà stato certo rinforzato nell'uso dalla contaminazione con la parola 'parcheggio' (di automobili) e dalla grande somiglianza tra il parcheggio di case e quello di macchine. Ma perchè meravi- . gliarsi? Non era l'antico parco, quello vero, un lager (nella versione di 'giardino all'italiana', poi alla 'francese', con i bossi squadrati, i fiori che raffiguravano numeri o numerati, i percor– si che imitavano il labirinto della ragione) o un museo (come nella versione di "giardino ingle– se", di "orto botanico" e oggi di "parco nazio– nale") del mondo vegetale? 3) Ho dimenticato di citare nell'intervista una frase importante di Gennarino Esposito: "Vi– vere tra spazzini è solo vivere tra uomini, come in una caserma". E' certo singolare pensare che all'interno delle case, dell'immondezza, fin quando non arriva fuori la porta, si occupano le donne; mentre appena esce di casa se ne oc– cupano gli uomini, e organizzati per così dire militarmente. E' con distacco, a volte anche con schifo, che la donna in casa separa il mon– do dell'immondo, l'utile dall'inutile, il super– fluo dal necessario, il malato dal sano. Ma an– che con amore: la merda del figlio spesso le ri– pugna, ma lo ama. E per Gennarino Esposito, che voleva occuparsi dei vecchi, certo la loro merda sarebbe stata ripugnante, ma li avrebbe anche amati. Però penso che le donne e i Gen– narino Esposito dovrebbero occuparsi dell'am– ministrazione della N.U. a Napoli.

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