Fine secolo - 11-12 gennaio 1986

FINE SECOLO* SABATO 11 / DOMENICA 12 GENNAIO 14 Coi sentimenti di mi-Indù medio ._ ___________________________ di Czeslav MILOSZ ____________________________ __, S ignore e Signorii · · · permettete che cominci con le parole del Mahatma Gan– dhi: "Se un governo commette una grave ingiustizia, la vittima di questa ingiustizia deve smettere, interamente _opar– zialmente, di cooperare - in misura tale, in ogni caso, che i go– vernanti rinuncino alle loro iniquità. In ognuno dei casi eh.e ho– immaginato, si ritrova un elemento di sofferenza morale e fisi– ca. Senza questa sofferenza, è impossibde arrivare alla libertà". Oggi, alla fine del secolo che ha visto il trionfo dell'azione di Gandhi nel suo paese, è legittimo chiedersi se le parole del pro– .feta della nonviolenza non siano un po' troppo idealistiche. Spesso si sente gire che essendo l'impero britannico rispettoso .della legge, la resistenza passiva aveva qualche possibilità" di successo, mentre lo stato totalitario e poliziesco moderno non conosce alcun ostacolo all'esercizio del suo potere. In queste condizioni, la nonviolenza ·come filosofia e tattica dell'indivi– duo è tuttavia possibile? In realtà, Gandhi stesso vedeva le diffi– coltà. Dice: "La pratica della nonviolenza esige un'intrepidezza e un coraggio infiniti. Ho dolorosamente coscienza dei miei in: successi". E tuttavia Gandhi non aveva come avversario uno stato che lancia dei carrarmati contro i propri sindacati operai. La nostra naturale tendenza a porre il possibile nel passato ci conduce talvolta a misconoscere gli atti dei nostri contempora– nei che sfidano la forza delle cose e compiono ciò che a prima vista è impossibile o improbabile. E se compare un personaggio che rappresenti oggi la filosofià della nonviolenza, costui merita di essere conosciuto e onorato. Potrei pronunciare qui i·nomi di Lech Walesa e di altri leaders di Solidarnosc in Polonia. Ma in questo momento al C\:ntro delle mie preoccupazioni sta un uomo che diffonde l'idea della nonviolenza con i suoi scritti e che in tal modo dà alla sua attività un fondamento teorico. Par– lo ·di Adam Michnik, che è un mio amico e il cui processo sta per rinnovarsi. Cercherò di presentarlo innanzi tutto come l'au– tore dei libri che ha scritto in libertà provvisoria o nei suoi anni di prigione. Adam Michnik, nato a Varsavia nel 1946, figlio di un militante comunista d'anteguerra e lui stesso fervente marxista da adole– scente, è passato attraverso un'evoluzione la cui descrizione, nei suoi saggi, offre una lettura affascinante. Parla dell'influenza esercitata su di lui dai libri, alcuni trovati nella casa paterna, al– tri avuti un po' illegalmente da bibli9teche pubbliche dove si trovavano collocati negli scaffali dei libri proibiti. Scoprì la di– stanza tra la storia reale del XX secolo e quella presentata nei manµali scolastici e nei libri ufficialmente· accessibili. Essendo questa distanza diventata il centro del]a sua riflessione, comin– ciò à meditare sul ruolo degli intellettuali quali servitori del par– tito e fornitori di fumo per camuffare la verità. Avendo deciso di diventare un intellettuale, ma di una specie di– versa, studia storia all'università, e al tempo stesso s'impegna in attività d'opposizione. A partire dal 1965 viene arrestato spes– so. Espulso dall'università, condannato nel 1968 a tre anni di carcere, in seguito lavora come operaio, mentre continua i suoi studi come esterrio. Il suo campo d'azione si precisa: I. chiama– re gli intellettuali a vincere la paura e a non mentire; 2. definire i loro rapporti con le due forze principali capaci di cambiare la Polonia: gli operai, la Chiesa. Il libro di Michnik La Chiesa, la sinistra, il dialogo, mandato clandestinamente in Occidente e poi pubblicato a Parigi-nel 1977, segna una svolta decisiva nel clima politico del suo paese. ·Le relazioni tra la maggioranza degli intellettuali polacchi c la chiesa cattolica non erano cordiali durante la prima metà del secolo, e questi due mondi sembravano addirittura ostili l'uno all;altro. Ma Ìa chiesa aveva subito delle profonde trasforma– zioni a partire dallà fine della guerra. Aveva smesso d'essere una chiesa di contadini, e attirava sempre più giovani di livello intellettuale superiore. Grazie alla sua difesa dell'individuo con– tro il potere dello stato, grazie al suo coraggio durante il terrore stalinista, la Chiesa era diventata il naturale alleato di tutti co~ loro che cercavano di introdurre la libertà nella vita pubblica. L'evoluzione degli intellettuali li portava nella stessa direzione. Il dialogo proposto da Michnik non· aveva niente in comune con i famosi dialoghi tra marxisti e cristiani, che finivano sem– pre con l'arruolare questi ultimi al servizio della rivoluzione. Si trattava piuttosto di unire due forze chiamate a lavorare con mezzi non violenti alla trasformazione della società. Questa tra– sformazione dovrebbe cominciare, secondo Michnik nel mo– mento in cui la società imparasse a guardare se stessa come 'soggetto' e non come oggetto manipolato da coloro che gover– nano. Dopo le manifestazioni spontanee degli operai di Radom nel 1976, ferocemente soffocate dalla polizia, Michnik diventò uno dei fondatori del KOR, il comitato per la difesa degli operai, e si dedicò alla realizzazione del suo scopo:· l'alleanza tra intellet– tuali e operai. Tenuto sempre sotto tiro dalla polizia, che arre– sta e tenta d'intimidire i suoi membri, il comitatò resta fedele al principio dell'azione legale, aperta e non violenta. Lo sciopero di Danzica del 1980, che portò alla creazione di Solidarnosc. realizzò nella pratica ciò che Michnik intravvedeva in teoria: l'alleanza degli intellettuali, degli operai, della Chiesa e, nello stesso tempo, la legalità, la non violenza: E se Solidarnosc con– serva, cosa rara in casi simili, il sùo carattere non violento, il merito ne va alle basi poste da Michnik e dai suoi compagni. Lui stesso ha dimostrato la sua fedeltà ai principi in occasione di una sommossa popolare vicino a Varsavia, quando ra folla assediava un posto di polizia. Michnik intervenne per protegge– re i poliziotti minacciati e per calmare la folla. MICHNIK IJBERO, PER FAVORE Adam Michnik fu arrestato, per un'ennesima volta, . nel febbraio scorso, un anno fa dunque. Nel giugno fu processato dal tribunale di Danzica, insieme a Bo– gdan Lise Wladislaw Frassyniuk, e condannato a tre anni e mezzo. La durezza "esemplare" della condan– na suscitò dolore e proteste. Alla vigilia di un proces– so precedente, nel 1984, Craxi aveva scritto a/l'am– basciata polacca ribadendo, sulla base dell'amicizia personale con Michnik, e della conoscenza delle sue posizioni non violente, l'impossibiliià di credere alle imputa;:ioni che gli venivano mosse. Fra pochi giorni, il 14 gennaio, avrebbe dovuto esse– re celebrato presso la Corte Suprema, a Varsavia, il processo .d'appello contro Michnik e i suoi coimputa– ti; ma alla vigilia è stato comunicato un rinvio sine · die. Qualunque intenzione l'abbia mosso, Michnik, Lis, Frassyniuk restano in galera, e questo è molto ingiusto e triste. Non solo per noi. Sappiamo che il governo itaJiano conta molto sullafinè di questa de– ten::::ione. A.bhiamo curato questo inserto perchè cre– scano il numero e le ragioni delle persone che si au– gurano e chiedono la liberazione di Adam Michnik. Nel prossimo febbraio, usè-iràpresso SugarCo una nuora raccolta di sàitti di-Michnik, col titolo "Etica della resisten::::a ". Internato con altre migliaia di persone dopo la proclamazione dello Stato di guerra il 13 dicembre 1981, Michnik passò éirca tre anni in prigione. Quando gli fu offerta la libertà, a condizio– ne che lasciasse la Polonia, rifiutò. La sua non comune discipli– na di lavoro gli permise di scrivere in cella (dove del resto non era solo) due libri di saggi che lo rivelano come critico letterario di prim'ordine e come uno st.orico che ha uno stile assai più vi– vace di quello dei professori universitari. A un certo momento della sua carriera Michnik era un comuni– sta revisionista. Anche.oggi è re_visionista,ma in un altro senso . Quale' titolo per autore di sinistra (e Michnik non rinuncia all'i– deale socialistanuello del suo libro pubblicato a Parigi nel 1985: Breve storia dell'onore in Polonia! Ecco che nozioni di– menticgtte o abbandonate -il vero e il falso, il bene e il male-si rivelano d'importanza decisiva, e la ~toria della Polonia degli ultimi quarant'anni testimoni;i. per una netta distinzione tra l'o– nore e il disonore nel comportamento della gente nei confronti del potere. E, cosa forse sorprendente in un uomo votato ai do– veri civili, Michnik è un attento lettore della poesia polacca contemporanea, e vi trova la voce più sicura della libertà. In ciò è davvero figlio di un paese.che sotto un aspetto almeno merita l'invidia degli scrittori occidentali: la poesia vi è considerata da parte di tutti una cosa seria. E ciò che assicura a Michnik la su– periorità sui professionisti della critica letteraria, tutti presi dal– le ultime mode, è il suo semplice criterio dell'onore e della co– scienza. Tuttavia il suo atteggiamento non è quello di un mora– lista ferito. Di fronte al ritorno, fra gli attivisti libertari polac– chi, della purezza moralista, egli rivolge al loro 'angelismo' un avvertimento che tmggo da un saggio del 1979:- "Qualunque cosa succeda domani, già oggi mi sento in obbligo di far notare che un angelo che esige eroismo non solo da se stesso, ma anche dagli altri, che nega totalmente il valore dei compromessi e per– cepisce il mondo con semplicità manìchea, che disprezza le per– sone che concepiscono in maniera diversa i loro doveri nei con-· fronti dei propri compatrioti -un tale angelo, anche se adora il cielo, si è già inoltrato nel cammino che conduce all'inferno. Poca importa che egli.giustifichi le sue azioni con Ja fraseologia dell'indipendenza nazionale, o con l'utopia socialista universa– le- sta seminando il seme dell'odio futuro". Michnik rappresenta la miglior tradizione dell'intelligenza po– lacca, la tradizione del liberalismo e della tolleranza. Si è assi– duamente impegnato a combattere le tentazioni dell'odio in se - stesso e nei suoi compatrioti. Il suo programma di fratellanza internazionale abbraccia non soltanto i popoli direttamente confinanti con la Polonia -i Cechi, gli Slovacchi, i Lituani, gli Ucraini, i Tedeschi, ma.anche la nazione russa. Alle recrimina– zioni così spesso espresse dai Polacchi, di essere stati abbando– nati dall'Occidente, Michnik .oppone parole di gratitudine verso gli Europei occidentali per l'interesse manifestato verso la causa rappresentata dapprima dal KOR, poi da Solidarnosc. Come storico Michnik studia nei suoi"scritti la lotta per l'indi– pendenza del suo paese, che occupa tutto il XIX secolo e si con– clude nel 1918 con la creazione di una Polonia libera, ma desti– nata a scomparire cçn la seconda guèrra mondiale e le sue con– seguenze. Riappare dunque il vecchio dilemma, quello della scelta tra collaborazione e resistenza. Lungi dall'essere un nac zionalista, Michnik è legato alla sua idea di popolo ·come sog– getto della propria storia e non come oggetto-cosa impossibile dove la classe dirigente del paese non è eletta in maniera demo– cratica,' ma al contrario, imposta dall'esterno. Cita Engels quando dice che:"11 movimento proletario internazionale è pos– sibile soltanto nelle nazioni indipendenti". . Che cosa può significare una tale nozione in un'Europa che pretende di esistere mentre non è che un'ombra, divisa in segui- . to a Yalta? Scegliendo _laresistenza non violenta Michnik non spera di cambiare la carta dell'Europa. Ripone la sua speranza nella pressione costante esercitata dai cittadini consapevoli dei loro diritti sùlla classe dirigente. Questa non è mai incline a ce– dere di fronte alle richieste della 'plebaglia', se non vi è costret– ta. E' vero che la Polonia fa parte dell'area di sicurezza sovieti– ca. Ma la Repubblica Popolare Polacca ha finnato nel 1977 l'Atto di Helsinki, la Convenzione dei diritti civili e politici, e così pure la Convenzione N.87 dell'International Labor Orga– nisation sulla libertà di associazione, e la Convenzione N.98 sui diritti degli operai a organizzarsi e a contrattare. Tutto ciò è sufficiente per defi;nire tutte le azioni progettate e iniziate da Michnik come assolutamente legali, mentre i mezzi impiegati dall'apparato poliziesco e giudiziario violano in maniera fla- • grante gli accordi internazionali. · In linea generale il programma di Michnik assomiglia a quello di Lech Walesa. Ed è proprio a causa di una riunione convoca– ta da Walesa a Danzica che Michnik è di nuovo in prigione dopo sei mesi di libet:!_à. Il suo reato consiste nell'aver discusso coi suoi compagni Bogdan Lise Wladyslaw Frasyniuk, la possi– bilità di proclamare uno sciopero generale di protesta di 15 mi– nuti. Lo sciopero non ha mai avuto luogo, ma il fatto stesso di averlo prospettato è stato sufficiente per bollarli come crimina– li.

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