Fine secolo - 4-5 gennaio 1986

il suo tempo, in contraddizione con esso. Vas– salli non ba la pretesa e la presunzione di inter– pretare tutto e risolvere tutti i problemi di quello che forse troppo a lungo è stato visto come il caso, o il mistero, o il problema di Campana. Nel suo "romanzo-verità" non si può immediatamente trovare ciò che più inte– ressa al critico letterario (al lettonxritico che si esercita su Campana): una spiegazione, dei chiarimenti sull'opera di Dino Campana. Ep– pure il libro, nel fascino un po' romantico del– la sua anche appassionata scrittura (il gusto, anche, la sintonia, in certi momenti, del poeta riletto e indagato da un altro scrittore), vale anche e proprio ad un'interpretazione di Cam– pana, ad un 'idea di Campa,ra, probabilmente migliore di altre, certo meno ovvia. Il Campa– na 'originale' ma non folle (probabilmente af- - fetto da sifilide) è insieme il testimone attivo, in qualche modo il protagonista, di forme di vita ed elementi di cultura comunque d'avan– guardia: certo, non il pazzo la cui poesia (ri– flesso, per tanti-acuti?-lettori, della pazzia del– l'uomo) sarebbe essa stessa, nella sua comples– sità (a volte, oscurità), afasia e balbettio: indi– ce, comunque, di un'insania profonda. Scrive Vassalli nell'ultima pagina del suo libro: "Ten– go·a precisare che non mi sento.'biografo' (...) lo cercavo un personaggio con certi particolari. connotati. Il caso me l'ha fatto trovare nella realtà storica e da li l'ho tirato fuori: con acca– nimento, con scrupolo, con spirito di verità (...)Ma se anche Dino non fosse esistito io ugualmente avrei scritto questa storia e avrei inventato quest'uomo meraviglioso e "mo– struoso", ne sono assolutamente certo. L'avrei inventato così. Il reperimento storico e l'ipote– tica invenzione funzionano: soprattutto per chi tenga conto che l'opera in questione è, dichia– ratamente, il "romanzo del poeta": che, oltre al piacere in sè della lettura, può dare segnali di verità, indicazioni per raggiungerla: non ne– cessariamente, non doverosamente .una 'verità' totale e pienamente illuminata e illuminante. Certo, ba ragione Gianni Turchetta, autore del garbato e onesto Dino Campana, biografia di un poeta (Milano, Marcos y Marcos, 1985), a scrivere che "non staremmo ad occuparci del signor Dino Campana, se non ci fossero i Can– ti Orfrci qui a chiedercelo, e ad imporcelo qua• si come un dovere": del resto, la stessa osser– vazione potrebbe valere anche per il signor Dante Alighieri, per il signor Giacomo Leo– pardi, e così via. Ma gli elementi biografici, spesso davvero distortamente romanzati e mi– tizzati, banno sin qui talmente pesato e io fran– camente direi: in negativo sulla conOSCCD2'.a della poesia di Campana, soprattutto secondo l'equazione poesia-follia (e viceversa), che vi era forse il bisogno, anche l'urgenza, di una 'non biografia•, di un "romanro-verità" quale quello di Vassalii che valesse, per così dire, a muover le acque, indicare strade diverse (al li– mite: riaccendere polemiche)- ferma restando, s'intende, la centralità del testo letterario. Alla cui comprensione non poco banno contribuito in questi anni le ricerche e gli scritti di Gabriel Cacho Millet, di cui chi scrive ricorda un emo– zionante monologo teatrale, Quasi un uomo, testimoòianz.a di un amore per Campana in anni non sospetti di riti cinquantenari o cente– nari (il testo fu rappresentato per la prima vol– ta a Marradi da· Mario Maranzana il 31 luglio 1977 ed è stampato, sema indicazione di data, dalla Tipografia Colangelo di Roma). Cacho Millet già curò l'edizione di un'ampia raccolta di lettere campaniane nel 1978 (Le mie lettere sono fatte per essere bruciate, Milano,All'inse– gna del pesce d'oro). Esce ora (a dire il vero, al momento in cui scrivo ho potuto vederne solo bozze parziali) una nuova raccolta, Souvenir d'un pendu. Carteggio 1910-1931, Napoli, Edi– zioni Scientifiche Italiane, con ampia prefazio– ne che bene illumina soprattutto i rapporti di Campana da un lato con alcune sue 'fonti', dall'altro con gli intellettuali del suo tempo, e reca elementi importanti per la datazione dello smarrimento del manoscritto de li più lungo giorno e <!,unquedei ~empi di sc~ttura degli Or- frci (a quanto pare, a partire dalla fine del 1913). Allo studioso argentino si deve anche un'ampia collazione e discussione di documen– ti, Dino Campana fuorilegge (Palermo, Nove– cento, 1985), ulteriore, prezioso contributo a trasferire da mito a realtà la biografia campa– niana. Rimane, assai al -di· là delle biografie, delle ricostruzioni anche puntigliose o di quelle fascinosamente 'romanzate', il testo: o meglio, i testi, se è vero, come io credo, che ll più lungo giorno, il manoscritto affidato a Papini e Soffi– ci, smarrito, e poi ritrovato tra le carte di Soffi– ci solo nel 1971 (la sua edizione è in due volu– mi, con prefazione di Enrico Falqui e testo cri– tico a cura di Domenico De Robertis, Roma– Firenze, Archivi di Arte e Cultura dell'età mo– derna-Vallecchi, 1973), è comunque cosa diversa dai Canti Orfici. La perdita del mano– scritto, il fatto che essa fosse .tanto drammati– camente avvertita da Campana (che ancora nel 1916 scriveva a Papini: "Se dentro una setti– mana non avrò ricevuto il manoscritto e le al– tre carte che vi consegnai tre anni sono verrò a Firenze con un buon coltello e mi farò giusti– zia dovunque vi troverò") ha indotto per lun– go tempo a pensare -quanto meno: a sospetta– re- che in esso si trovasse la poesia più alta del Marradese. Il ritrovamento fece sì che i termini venissero bruscamente invertiti: tanto che Neuro Bonifazi potè quasi valutare positiva– mente -lo smarrimento, perchè grazie ad esso Campana aveva dovuto procedere a quella rie– laborazione che sarebbe sfociata riel Canti Or– frci. Sarebbe ormai desiderabile, all'affievolirsi degli entusiasmi e delle polemiche anche un po' d'occasione, che una seria· edizione com~ pleta dell'opera di Dino Campana si ponesse anche il problema della collocazione de Il più lungo giorno e di un commento ad esso (anche e proprio come opera a sè e non solo in/unzio– ne di) puntuale e ben articolato quale quello che la Ceragioli ba saputo intessere intorno ai Canti Orfici. E' vero che Il più lungo giorno rappresenta comunque anche un anello di una catena che porta agli Orfici; e su questa linea essi fruiscono anche di testi ancora precedenti, sicuramente non destinati alla pubblicazione. Ma, appunto, li più lungo giorno era, nelle in– tenzioni dell'autore, testo sicuramente destina– to alla pubblicazione, e per ~ affidato a Pa– pini e Soffici. E documenta comunque una . fase che l'autore riteneva conclusa e che tale va considerata anche e proprio ove la si confronti con quella testimoniata dagli Orfici: così nèlla sua strutturazione diversa, nella sua più di– scorsiva riarratività, in una più diffusa tenden– za all'autobiografismo, al linguaggio più espii– .cito, meno denso e raggrumato. Certo, Il più lungo giorno può servire, almeno in qualche occasione, come traccia che valga anche·a di– stricare qualcuno degli intricati percorsi degli Orfici. Ma questi sono ancora un libro diverso: soprattutto, sono un libro, non una raccolta. E i due testi, la cui raffrontabilità è strumento le– cito, ma non davvero unico per una corretta indagine critica sull'opera di Campana, posso– no (a mio parere: debbono) vivere anche di -vita (di considerazione) reciprocamente auto– noma: a maggior ragione ove si consideri che entrambi, in momenti diversi, erano intesi come pronti alla stampa; e che non vi sono più motivi per credere a un altro dei molti miti campaniani, la riscrittura a memoria degli Or-. .fici. Che rimangono, certo, l'opera di Campa– na, il volume complesso e definitivo, al di là dell~ ipotesi, della critica delle intenzioni che spesso ancora segnala la possibilità di ulteriori giunte e correzioni ('se Campana non fosse en– trato in manicomio' ...), con ciò stesso infician– do la compiutezza dell'esistenza. "Per i vichi marini nell'ambigua/ Sera cacciava il vento tra i fanali/ Preludii dal groviglio delle navi:/ I pa– lazzi marini avevan bianchi/ Arabeschi nel– l'ombra illanguidita/ Ed andavamo io e la sera ambigua": sopo i versi d'attacco della quarta strofa di Genova, l'ultimo dei Canti Orfici, il brano forse più violentemente ~qrmentato (dalla critica, soprattutto!) dell'intera poesia campaniànà. _"Ambigua" :.vi ricorre due volte; ~anni. Un su Campana di Carlo DEGLI ESPOSTI Fra i Campana del centenario, c'è stato anche il film "Inganni", che ha appena raggiunto le sale delle maggiori città. Fortemente segnato dallo stile del regista, Luigi Faccini, sostanzial– mente disinteressato alla ricostruzione biogra– fica, e più intenzionato a scoprire un uso e un ritmo "campaniano" della macchina da presa, il film è un ambizioso tentativo di compiere a ritroso il percorso di una poesia cinematografi– ca. E' questo, anche, il riconoscimento miglio– re che Faccini (nel suo curriculum film più noti come "Il garofano rosso", o "Nella città per– duta di Sarzana", o meno noti e molto belli come "Sassalbo: dieci anni dopo", o alcune monografie per "Storie allo specchio", e "Un autore una città;') ha ottenuto da recensori come Argentieri o Moravia. Quest'ultimo scri– ve: "Quelle figure femminili dei flash-back, 'quei cieli visti tra i rami spogli degli alberi, quelle repentine risse dei matti, quei primi pia– ni ambigui del volto del poeta, evocano Cam– pana meglio della tenue vicenda, perchè ne rie- cheggiano la poesia". • · La "tenue vicenda" consiste del ricovero di Campana in ·manicomio, e del suo rapporto sempre in sede finale di verso: quasi spia, an– cor più che d'una situazione esistenziale, di una sostanza della poesia, che certo trascende l'occasione, la vicenda autobiografica, il po– tenziale realismo dell'immagine. E che in quanto tale forse, nella sua densità, ben al di là di facili etichette ~sia di un folle, di un vi~ sionario, di un maudit italiano, e via definen– do), vuole essere compresa e interpretata. PER CONo·scERE DINO CAMPANA BmLIOGRAFIA ESSENZIALE Opere di Dino Campana Opere e contributi, a cura di Enrico Falqui, prefazione di Mario Luzi, note di Domenico De Robertis e Silvio Ramat, carteggio a cura di Niccolò Gallo, Firenze, Vallecchi, 1973, 2 voli. Il più lungo giorno, Roma, Archivi di Arte e Cultura dell'età moderna; Firenze, Vallecchi, 1973, 2.voli. Voi. I: riproduzione anastatica del manoscritto ritrovato dei Canti Orfici; voi. Il: prefazione di Enrico Falqui, testo critico· a cura di Domenico De Robertis. Le mie lettere ·sono fatte per essere bruciate ,a· cura di Gabriel Cacho Millet, Milano, all'inse- gna del pesce d'oro 1978. · Canti. Orfici, con il commento di Fiorenza Ce– ragioli, Firenze, Vallecchi 1985. Souvenir d'un pendu. Carteggio /910-1931, a cura di Gabriel Cacho Millet, Napoli Edizioni Scientifiche Italiane (in corso di stampa). Scritti S1' Dino Campana· con lo psichiatra Pariani. Un rapporto senza storia, per così dire, e riassunto dall'immagine finale: a Pariani, ansioso di indagare sulla fon– te della poesia nel corpo vivo del poeta-pazien~ te, Campana fa l'estremo dono di un suo qua– derno dalle pagine accuratamente bianche. Ri– spetto per la poesia e per il poeta, e orrore per la definizione e i luoghi della pazzia, sono l'i– spirazione essenziale del film - l'occasione stes– sa venne da un'esperienza di Faccini nell'ospe– dale psichia~rico di Arezzo. Questa assenza di storia, di costruzione dram– matica - interrotta da flash-back rilevanti, sui· genitori, e soprattutto .la premessa sul legame con Sibilla Aleramo (Olga Karlatos) - ha di volta in volta suscitato il disappunto o l'ap– prezzamento degli spettatori recensori. Ma si direbbe che Faccini abbia deliberatamente mi– rato a un personaggio che non si offrisse alla "conoscenza" o alla "comprensione", e che vi– ceversa affidasse alla descrizione, e anzi alle molteplici descrizioni - dei pazzi o della suòra innamorata o di una cartefla clinica o, soprat– tutto, dello psichiatra devoto - la poeticità del– la rappresentazione. Dichiarato magari troppo "freddo" nel disegno della regia, o troppo "caldo" nella caratterizzazione del protagoni– sta (Bruno Zanin), il film ha incontrato giudizi contrastanti, a partire dalla menzione speciale che lo accolse a Locarno. Menzioni unanima– mente elogiative per I' "illuminata" fotografia di Marcello Gatti, oltre che per gli attori (con Zaniò. e Karlatos, Mattia Sbragia è Pariani, e Daniela Morelli la suorina). E per la scelta co– raggiosa ("temeraria" ha scritto qualcuno) del– la distribuzione, la giovane società "Target". E, più ancora, per la scelta di girare nei veri lo– cali del Santa Maria della Pietà, a Roma, e con la partecipazione dei "veri pazzi": gli spettato-. ri più importanti, forse, di se stessi, e dell'ospi– te orfico, e delle proprie e sue chimere. 1-2 (poi con gli altri scritti di Solmi su Campa– na, in ID. Scrittori negli anni. Saggi e note.sul/a letteratura italiana de/'900, Milano, Il Saggia– tore, 1963.) Bo Carlo Dell'infrenabile notte, "Il Frontespi– zio", IX, 1937, 2 pp. 899-907 (poi in ID. Otto studi, Firenze Vallecchi, 1939)'. Contini Gianfranco, Dino Campana ("Lettera– tura" ,I, 1937, pp. 106-110 (poi in ID. Esercizi {iilettura sopra autori contemporanei con un'ap– pendice su testi non contemporanei, F:irenze Parenti,· 1939; successivamente ristampàto da Einaudi a Torino). Pariani Carlo, Vite non romanzate di Dino Campana scrittore e di Evaristo Boncinelli scul– tort:, Firenze Vallecchi, 1938 (poi come ID. Vita non romanzata di Dino Campana. Con un'appendice di lettere e testimonianze, a cura di Cosimo Ortesta, Milano, Guanda, 1978). Montale Eugenio, Sulla poesia di Campana, "L'Italia che scrive", XXV, 1942, 9-10, pp. -152-154 (poi in ID., Sulla poesia a cura di Giorgio Zampa, Milano,_Mondadori, 1976). Bonifazi Neuro, Dino Campana, Roma Edizio- · ni dell'Ateneo, 1964 (di cui si veda la 2a ed. ac– cresciuta, ivi, 1978). Dino Campana oggi. Atti del convegno Firenze 18-19 marzo 1973, Gabinetto scientifico lette– rario G.P. Vieusseux, Firenze, Vallecchi, 1973. Del Serra Maura, L'immagine aperta, Poetica e stilistica dei 'Canti Orfici', Firenze, la Nuova Italia, 1973. )acobbi Ruggero, Invito 'alla lettura di Dino Campana, Milano, Mursia, 1976. Bigongiari Piero, La poesia italiana del Nove– cento, Milano, il Saggiatore, 1978. Vassalli Sebastiano, La notte della cometa, To– rino, Einaudi, 1984. Millet Gabriel Cacho, Dino Campana fuorileg– ge, Palermo Novecento.1985. Turchetta Giovanni, DitJOCampana. Biografia di un poeta,_ Milano, M~rcos y Màrco~.)985. Corsaro Antooio-Verdenelli MarcellQ, Biblio– Solmi Sergio, i "Canti.Orfici" (il libro di cui si grafia campaniana ( 1914-1985), Ravenna, Lon-. parla). ''la Fiere! Iètterarja", IV, 1928, 3jj, pp. go editore, /985. . .. , _ . . . ,., , ., ' ..... . .. _,. -

RkJQdWJsaXNoZXIy