Fine secolo - 23-24 novembre 1985

conda considerazione è sommessa: la quasi ge– neralità delle lettere pubblicate erano di conte– nuto serio, «moderato» e• fortissimamente re– sponsabile: che forse i giovani '85, riconqui– stando la scrittura (sulla scia della conquista del discorso «parlato-forte» delle manifestazio– ni), vogliano anche reinventarne l'uso argo– mentativo (caro amico ti scrivo ...) alla faccia degli attuali e francamente insopportabili abu– si? Fuori dadove? Contro checosa?- Giorgio Lazzaroni, matematica, Istituto tecnico commerciale «Gramsci», Padova Mi accorgo che posso osservare il "movimento '85" solo per confronti con quello del '68, cioè con la mia esperienza di allora e degli anni se– guenti. Differenze. Avevamo la Cina e loro non ce l'hanno. Eravamo convinti che la vio– lenza fosse un passaggio inevitabile, e leggo un loro volantino che si conclude con «Alla vio– lenza... rispondiamo con armi diverse dalle loro». Avevamo la sicurezta dell'impiego o della professione, e loro non ée l'hanno. Para– dossale: ne traemmo la convinzione di un lavo– ro dequalificato per il quale non c'era bisogno di studiare. Analogie. Loro dicono che tra scuola e società c'è un abisso, come dicevamo noi Oa scuola deriatino); che nella società si di– battono temi neppure sfiorati a scuola. Loro hanno di fronte un corpo insegnante perfetta– mente analogo a quello che abbiamo avuto noi; perchè noi, che ora siamo il corpo inse– gnante, insegnamo al modo che ci fu insegna– to. Interrogativo: noi eravamo non fuori ma contro i partiti: così ce ne inventammo a deci- - ne di nuovi (congressi, tesi...). Il movimento dell'85 è fuori o contro? Tensione? Pensione? Renata Quartuccio, insegnante di italiano e sto– ria nel biennio D del/'J.T.J.S. ,rLeonardo da Vinci», Pisa Sono una ·professoressa .di italiano e storia. Difficile definirsi ulteriormente, ma il termine ha un'accezione così negativa eh,: mi viene vo– glia di arricchirlo. Per esempio c,Jn le simpati– che parole usate in un tema in cL1ssedai venti– sette miei alunni della prima D. Per loro ho la voce calma e serena ma sono un'accesa femmi– nista.· é grassa né magra, mi lamento spesso di avere una classe di soli maschi. Sono giova– ne e simpatica ma ho il doppio mento e il naso ricurvo. Per Luca poi soffro di allucinazioni perché lo accuso di fare confusione, mentre lui sostiene di essere sempre buono come un an– gioletto. Per tutti è importante che io sia di ruolo. Non sanno che non lo s,mo diventata con il concorso severo e serio, in cui si parla della stazza delle navi greche, ma con i corsi abilitanti, rinnegati ormai anche da chi li ave– va sostenuti politicamente, si di:-.cuteva di oc– cupazione, di selezione, di programmi, di nu– mero di alunni per classe. Tutti• problemi or– mai definitivamente risolti: dai 25 alunni per classe -ci avviamo, infatti, .ai 35. Ma Sergio, che sottolinea la mia esperienza, in quanto insegno dal 1971, forse mi continuerebtx· ad apprezza– re. Anche perché ha preso un ':>uon voto in quel tema. E comunque è vero: tra il riscatto degli anni universitari e la legge per le lavora– trici madri, potrei già andare in pensione. Non lo faccio per molti motivi certo, anche perché mi mancherebbero troppo i mc-menti magici che. come a teatro qualche volta, si stabilisco– no tra me e i ragazzi. a prescin,iere da tutto: dalle classi solo maschili, dai programmi, dai voti, dai colleghi dai quali spesso sono lontana anni luce, dalle angosce degli sc:rutini. E' per questa sensazione di scambio, di crescita, di curiosità reciproca intensa e tanribile, che non penso mai alla pensione. Per il resto, trovo che ìa scuola come istituzione sia irrimediabilmen– te compromessa e logora. Non è ·il caso di ad– dentrarci nei motivi. Li conosciamo. Soprat~ tutto conosciamo teoricamente quale volontà c'è, nel nostro paése, dietro Io sfascio della scuola. Uso il plurale perché mi riferisco ·a chi, come me, ha vissuto, nella scu,>la, altri mo– menti di analisi, di tensione, di lotta. Molti anni fa, in ben altro contesto sto1ico nazionale e internazionale. Nel '68, appunto, ~nto rievo– cato e tanto a sproposito in questi giorni. Non so come si possa fare, infatti, un confronto tra quella lotta e quello che oggi con un bisogno forsennato di datare viene definito il movimen– to dell'85. Confronto dal quale .. ovviamente, Luca, Sergio e i miei altri 25 alunni escono per– denti. Loro che mi vogliono di ruolo, prepara– ta e PY.ntuale. Che tollerano i miei pantaloni _poco alla moda, ma non che assegni una sola pagina senza averla spiegata. Che sanno an– che, però, ·essere così scanzonati cd ironici. L'i– ronia: ecco una qualità forse mancata a noi del '68, -posso aggiungere soprattutto a voi, ma– schi e professori?- tanto per rimanere nell'am– bito di un confronto. Ed è for:-.esoprattutto l'assenza di autoironia che oggi propuce il bi– sogno di un passato mitico: per accettare e per riscattare sistemazioni, accomodamenti pÙb- ·· blici e privati di cui non si è cert:imente soddi– sfatti. Sabato scorso, a Roma, guardando que– sti ragazzini bagnati ed entusiasti, avevo tante senzazioni prevalentemente positive, ma non solo: ad esempio,~vo anche molta irritazio– ne per certi slogan volgari e pesanti. Tuttavia provavo, e sono sicura, non ero sola in questo, molto rispetto e nessuna voglia d· mettere voti. ~namongolfiera Marcello Tartaglia, insegnate di italiano e lati– no, Liceo Ginnasio «Galvani», Bologna. Il mio é un osservatorio particolarmente con– dizionato: un liceo classico molto "perbene" e tradizionale, scelto dalle famiglie proprio per queste caratteristiche che gli hanno consentito di resistere imperterrito a ben altri scossoni. Eppure anche qui qualche cosa si muove: as– semblee più affollate, discussioni più animate, partecipazione agli scioperi; ma mi pare quasi per un fenomeno di riverbero (di eventi che si verificano altrove) più che per accensione au– tonoma. E' la mia perplessità di f<;>ndo: ho l'impressio– ne, in altre parole, che ci sia, se non proprio una colossale montatura da parte dei mass me– dia, quanto meno una sorta di perverso gioco di specchi, fatto di influenze e suggestioni reci– proche, fra mass media e "ragazzi dell'85": i ragazzi fanno la manifestazione manifestazio– ne, la televisione li riprende, i ragazzi si com– piacciono di vedersi, manifestano ancora e così FINE SECOLO * SABATO 23 / DOMENÌCA 24 NOVEMBRE via. Non che non esistano i motivi di disagio, e il brusco aumento delle tasse può essere visto come la classica goccia che fa traboccare il vaso; ma i motivi sono atavici, non certo nuo– vi, e l'aumento delle tasse, per quanto percen– tualmente rilevante, non mi pare così clamoro– so da' giustificare l'esplosione. Ha bu<,n gioco il mio preside quando dice: se avete i soldi, e tanti, per comprarvi i capi d'abbigliamento fir– mati, ne avete anche per sovvenzionare la scuola di stato: i servizi si pagano. E per quan– to si debba convenire con l'obiezione dei ra– gazzi ("il· servizio è pessimo") restano i dubbi sulla effettiva consistenza delle motivazioni immediate della protesta. Insomma, io dico che il "pallone" si può sgonfiare da un mo- · mento all'altro. Ma, certo, ha ragione anche -chi paragona questa scuola, non riformata, ad un terreno carsico dove il "movimento" é come un fiume che scorre sempre sottoterra e ogni tanto emerge in superficie: non si sa se ci resterà o se sprofonderà di nuovo. Due aspetti mi sembrano nuovi e interessanti .. Il primo riguarda i termini di straordinaria concretezza in cui si esprime la protesta: si chiedono aule, laboratori, insegnanti fissi, ri– duzione delle tasse (non é un caso, direi, che trainanti siano scuole come gli istituti d'arte dove certe disfunzioni sono sempre state più marcate).· Non circolano, insomma, quei di– scorsi molto ideologici che fino a poco tempo fa teorizzavano il rifiuto della "cultura borghe– se", della valutazione e della conseguente sele– zione: valutazione e selezione sono anzi richie– ste. La contestazione più "ideologica" (se così si può chiamare) è quella dei ragazzi del classi– co che, non avendo i doppi turni e nemmeno il carosello degli insegnanti, ripropongono vec– chi motivi di disagio culturale: programmi di letteratura, storia, filosofia, bloccati, quando va bene, ai primi decenni del _secolo. L'altro aspetto che mi colpisce è la presenza• contemporanea e non antagonista di gruppi che si richiamano alla destra e alla sinistra tra– dizionali: ho visto io stesso i ragazzi della FGCI e quelli del Fronte della Gioventù divi– dersi i compiti del servizio d'ordine alle assem– blee. Confesso di non riuscire a valutare 'a pie– no il significato di simili comportamenti, una volta scartata la tesi semplicistica e riduttiva secondo cui le organizzazioni giovanili dei par– titi, per quanto in concorrenza, sarebbero ac– -comu'nate dalle stesse intenzioni: dividersi la "mandria" e metterci il proprio marchio. E' una spia, invece, della aborrita omologazione di pasoliniana memoria, ora avvenuta sotto il segno delle Tirnberland e del Moncler? Oppure la dimostrazione di Ùn bisogno di partecipa– zione· e di politica che va al di là delle propo– ste, ideologicamente pregiudicate, che le orga– nizzazioni tradizionali sono in grado di offrire? Non azzardo risposte. Probabilmente ognuna delle interpretazione contiene un po' di verità. Quel che é certo é che loro, i "ragazzi dell'85", hanno una paura dannata di essere strumenta– lizzati e si guardano con diffidenza sia a destra che a sinistra. 17 Come unanebbia Magda Be/etti Insegno alle medie inferiori di Gardolo e quin– ·di ciò che dirò su questo movimento è frutto solo di riflessioni personali, del fatto che ho due figli, uno di quasi diciassette anni in terza Liceo Scientifico, e uno di tredici, e che ho fat– to il '68. La prima impressione è stata di fasti– dio: ma cosa chiedono se non sanno niente, non conoscono la storia? Seconda impressione: ma no, lo fanno per stare assieme,a divertirsi e f:•nno bene. cnme sono carini e felici. Noi no. Noi avevamo dentro un conflitto troppo acer– bo, la scuola feriva troppo là nostra dignità, l'autoritarismo voleva annullarci, la risposta J'ntev::i esq•rp snln 1::i rihellione. la rivolta. Ricordo che a Lettere a Bologna per sostenere i preesami che bisognava superare per essere ammessi all'esame di Letteratura italiana biso– gnava fare una domanda, crèdo in carta da bollo. Accadde che tutti quelli che avevano fat– to un pur minimo errore in quella domanda, per decisione del professore non furono am– messi ali' esame. In particolare in alcuni, io compresa, omettemmo la virgola nella da~a: bisognava scrivere "Bolo1m::ivirgola 6.11.68". Qualche· tempo dopo quello stesso professore mentre teneva una lezione affollatissima fu sbetfeggiato e messo in fuga da un'irruzione in aula dai più attivi del movimento sostenuti dalle urla esasperate di tanti altri studenti e mie. Difendevamo la nostra dignità personale..– C'era una specie di obbligo morale. Per cresce– re ed essere noi stessi dovevamo passare di lì; e ora penso che anche i giovani d'oggi stiano di– fendendo la loro dignità personale e che vo– gliano affermare se stessi come persone, ma, e qui è a mio giudizio la differenza, si stanno di– fendendo da una scuola inesistente, che non ha una realtà precisata. Non sono aggressivi: che cosa aggredirebbero? Chiedono una scuola, si trovano come di fronte a una nebbia. Non san– no cosa si vuole da loro, non sanno se servirà a loro studiare, se è utile studiare. Possono stu– diare, non studiare, credere nella cultura, non crederci. E dunque che fanno? Sono stufi di questa neb– bia indistinta, vògliono uscire, vogliono dire semplicemente che ci sono, e nel dire ciò creare se stessi, i propri valori, le proprie scelte, perché questa scuola a loro, a torto o a ragio– ne, valori di sicurezza non ne ha proposto nes– suno. Hanno bisogno di fare da soli, di cercare se stessi. Il nostro è stato µn patto violento, questo sembra essere un patto dolce. Per chi cerca ancora il brivido e vuo.l sentirsi eroe a tutti i costi, per espiare la colpa della crescita, ci sono gli stadi. Mio figlio maggiore era a Bruxelles in quella terribile giornata. E agli stadi continua ad andarci. Lo sciopero, dice, lo fa per·non andare a scuola e stare in giro con i compagni e le compagne.

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