Fine secolo - 23-24 novembre 1985

CHESCARPEC Studenti dell'85e professori dell'83 Bruna Balestri, insegnante materie letterarie, li– ceo Fermi, Bologna Non avevano ancora concluso la prima mani– festazione a Milano e già nel linguaggio dei media erano «i giovani dell'85», etichetta ba– nale e riduttiva che tende a ricondurre all'entu– siasmo giovanile un atteggiamento molto re– sponsabile e deliberato di proteste e di richieste di studenti. Si sentono commenti televisivi sul– la loro età: così giovani già in piazza. Trovo molto triste éhe perché siano portati all'atten– zione della pubblica opinione i problemi della scuola italiana debbano scendere in piazza dei quattordicenni, dei quindièenni a decine di mi– gliaia. ·Pare che come primo risultato il governo alleg– gerirà alcuni punti della legge finanziaria (tasse scolastiche). Sia dunque impietoso nei con– fronti della sanità, visto che alla popolazione degli ospedali e agli anziani non è sèmpre dato di deambulare e di recarsi a manifestazioni di' questa entità. Gli studenti non vogliono bandiere, «padrini», partiti: non vogliono essere strumentalizzati. E quale partito si è mai occupato in questi anni dell'istruzione della scuola statale? (Di quella privata sì, alcuni partiti si sono occupati seria– mente). Gli studenti hanno ragione, non vo– gliono essere presi in giro. Spero che non sia facile incantarli con la solita retorica e fargli credere che i disagi di strutture, le classi so– vraffollate, le scale pericolanti, i doppi turni ecc., in mezzo ai quali si muovono siano dovu– ti al calo demografico. Condivido le loro pro– teste e le loro richieste: rivendicano condizioni di lavoro accettabili, norr condizioni migliori ma essenziali di studio. Non vorrei che questi giovani dell'85 fossero visti soprattutto come manifestazioni di folklo– re, perché le cose che denunciano sono vere. Se si effettuassero dei controlli sulle condizioni di sicurezza degli ambienti scolastici, quante scuole potrebbero aprire i battenti? Si aspetta _ evidentemente che succéda qualche disastro, solo dopo si procederà. La finanziaria non apporta sostanziale novità rispetto alle scelte politiche degli ultimi anni. Nell'83, contro il decreto legge sui tagli alla spesa pubblica (che riguardavano anche allora sanità e scuola) la reazione degli insegnanti fu accanita e duratui;a. In tante città d'Italia e senza l'appoggio sindacale si bloccarono gli scrutini, del primo e del secondo quadrimestre, l'adozione dei libri di testo, si tennero assem– blee con genitori e studenti, manifestazioni'. A Bologna consigli di classe e ricevimenti furono trasformati in momenti di discussione sugli ef- .fotti disastrosi che il decreto avrebbe avuto sul– la scuola pubblica, già malandata di suo. Ma su questa opposizione calò il black out dei me- I PROl'FSSORI? Che cosa pensano professoresse e professori del tn!J..Vimento dei loro studenti, della scuola, del proprio mestiere, e insomma di se stessi? E con che lingua parlano i professori? · . Ecco un saggio, che per fortuna non dice niente su una categoria, né sulle sue calzature; presenta invece opinioni e sentimenti di alcune persone, di sesso ed età e città e competenze diverse, che . spendono nella scuola buona parte della propria vita - e la parte huona, spesso. _ ( FINE SECOLO* SABATO 23 / DOMENICA 24 NOVEMBRE 15 <iia.Una cosa mi conforta: gli studenti hanno individuato la controparte; il che significa che la sistemati::a campagna denigratoria dei me– dia contro gli insegnanti, volta ad incolparli di tutto e a far dimenticare i veri problemi della scuola, non «ha attaccato» almeno tra la po– polazione scolastica che è quella con cui gli in– segnanti hanno a che fare. Speriamo che i gio– vani dell'85 ottengano quello che gli insegnanti nell'83 non hanno ottenuto: Sento in me unagelosia \ Vincenzo Bugliani, insegnante di latino, italiano e storia, Liceo scientifico «L. da Vinci», Firenze Del tutto casualmente, estraggo un paio di fra– si dalle. risposte pi un genitore in una intervista sul "Sabato": «Se non ci fosse la giopvinezza sare!1}mO costretti ad inventarla per impedirci di addormentarci nel consenso che ci creiamo vicendevolmente» - «Perché una specie di '68 ·perenne ci sarà sempre, e se le opposizioni non esistessero dovremmo. pagare per farle nasce– re». Saprei indicare una serie di punti in cui vorrei vedere riformata la scuola media superiore (punti che non -coincidono con quelli che_le cronache attribuiscono al "movimento"), ma é pur vero che intanto metto tutto il mio impe– gno nell'insegnare in questa scuola e .non nel cercare di çambiarla. «Voi dite bene» rispondeva Candide, «ma noi bisogna che lavoriamo il nostro orto». E' l'at– teggiamento di chi ha rinunciato a interpretare il mondo, la storia e si isola·nel mondo, nella storia, una certezza e una fattibilità immediate, figlie in realtà di un'altra certezza,- implicita per lo più (e cioé un adagiarsi nell'essere, che non è solo fatalismo, rinuncia); di chi anche ha ridotto la propria dilatazione individuale; ma anche di chi ha saldissime certezze-metafisiche. Insomma, un atteggiamento da adulto. Credo che sia, mediamente, degli adulti gestire, e quindi in fin dei conti giustificare (proprio nel senso scritturale di rendere giusto), il mondo così com'è, ordinandolo nei confini del proprio orto; come è proprio degli adoloscenti faticare a trovarsi in esso, e aspirare a cambiarlo coi propri cambiamenti, a dilatarsi in esso, a con– testarlo, nei modi più imprevedibili e già previ– sti, a volte coagulandosi attorno a occasio\}ie parole d'ordine che sono, nel senso migliore della parola, pretestuose. Non nego il veleno filisteo che c'é in questa in– terpretazione transgenerazionale, il paternali– smo, ma non mi riesce di prendere sul serio le parole d'ordine, i programmi, i contenuti defle "lotte". Anche se poi a quei contenuti bisogna rispondere. Mi dice, invece, molto il fatto che i ragazzi si esprimano in quanto tali, collettiva- I

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