Fine secolo - 12-13 ottobre 1985

Genova, il giorno dopo la visita di Karol Wo– Jtyla. Lungo via XX Settembre rare vetrine ne espongono il ritratto, in una pasticceria c'è an– cora una torta che dà il« Benvenuto al Papa». A jìanco alla locandina che annuncia: «Centomila in piazza per il Papa», c'è l'altra, a caratteri cu– bitali, con scritto: «Tonfo di Sampdoria e Ge– noa». A casa di Gianni Baget Bozzo, sulla colli– na di Carignano, commento l'apparente freddez– za genovese. Il mio ospite sorride sprofondato .. nella sua poltrona: « E' una çittà. indifferente, piegata sui suoi problemi, che sono gravi». Ho con me le bozze dell'ultimo volume di Baget Bozzo: « E Dio creò Dio», che sta per uscire· presso Rizzo/i, il suo attuale editore. E' un libro . sulla religion,ee sulla teologia, e da qui inizia la nostra intervista. li segno· e il regno Che cosa era la chiesa dal punto di vista teologi– co quando ti seifatto prete, negli anni'60, e che cosa è oggi, nel momento in cui vieni sospeso dal ministero sacerdotale? Quando sono stato consacrato, avevo chiaro che la chiesa è segno del Regno di Dio, e non è la sua realizzazione: cosa che fu poi sancita nel Concilio Vaticano Il. Lo stacco tra la chiesa come segno e il Regno esisteva. già allora. f>er spiegarmi voglio citarti una frase di Simone Weil: la chiesa è una sorgente di luce; quando . rivolge la luce su se stessa resta accecata, quan– do la rivolge verso il mondo, lo illumina. Se– gno vuol dire essere immagine della vita divina del mondo. Quando mi feci prete la chiesa era sì segno, ma era talmente potente in se stessa da finire per sopprimere ogni altra realtà. Tu parli nel tuo libro di «fine del cristianesimo», che cosa signifìca questa espressione? Cristianesimo è una parola teorica, e rappre– senta il tentativo di sistemazione dottrinale dell'annuncio fondamentale della fede dei di– scepoli di Gesù: il Signore è risorto. Il cristia– nesimo è l'interpretazione di questo evento. Il termine cristianesimo non venne·usato dai di– scepoli, ma dai pagani di Antiochia, che senti– vano affermare dai discepoli stessi che Gesù era il Cristo. Il termine «cristianesimo» di– ventò nel monçlo pagano la definizione di un pensiero, non tant_oil contenuto di un annun– ci<'>, una teoria, non un evento. Quello che mi interessa in questo libro è che ogni parola sia un evento e che ogni verbo abbia il significato di indicare qualcosa di nuovo che accade. Il cristianesimo è spesso la formazione di una identità, cioè un sostantivo travestito. li titolo stesso, «E Dio creò Dio», è un racconto, non una proposizione teorica. Questa teoria, che ha nome cristianesimo, èfini- ta? · La realtà in cui viviamo è talmente ricca di eventi che nessuna teoria è in grado di conte– nerli. Nessuna teoria è in grado di interpretare il mondo. Se dovessimo usare l'evento della re– surrezione unicamente come una teoria, da cui dedurre la spiegazione del mondo, non avrem– mo nessuna spiegazione. Se la resurrezione non indica un processo in corso, qualcosa che è accaduto e accade, essa perde ogni capacità esplicativa. Se cristianesimo è un insieme di proposizioni entro cui il mondo è contenuto, esso cade. Ma questo non è sempre stato vero per la teolo– gia cristiana? La narrazione della resurrezione _diGesù non è stata forse il modo con cui il cri– stianesimo è sorto e si è diffuso? Certo, ma oggi questa necessità della narrazio– ne dell'evento è- salita ai livelli comuni della co– scienza. Per molto tempo è stato possibile pen– sare che la vita dell'uomo fosse una aggiunta al cosmo o una aggiunta a Dio. Oggi la vita del– l'umanità appare così carica di potenza e di azione, la sua drammaticità è così profonda- BAGETBOZZO E IL SUO DIO Gianni Baget Bozzo ha scritto un nuovo libro, diciamo così di narrativa · teologica, « E Dio creò Dio». Qui se ne parla con lui, come si può parlare di ciò che non si lascia dire facilmente, né 'disinvoltamente, né ironicamente. Il lettore comune che abbia la cura di procedere, alla fine ne avrà il premio: alcune cose avrà capito, molte ne avrà ascoltate. ._ _________ Intervista a cura di Marco BELPOLITI--------- La processionedi Sa"ii GiovanniBattistache si svolge a Genovail 24 giugno. mente vissuta che Dio e il mondo stesso impal– lidiscono di fronte alla gravità dell_a realtà umana. Villaggio· elettronico, ed eternità Scrivi nel tuo volume: «L'annuncio che Cristo è risorto diviene oggi carico di signifìcati; dice al– l'uomo che è possibile scendere nel Nulla, pene– trare nel grande caos della potenzialità, della al– terità radicale di Dio in Dio, toccare la radice della propria origine che è la via per trapassare verso il compimento». Che cosa signifìca «com– pimento»? Il compimento è quello che l'Apostolo chiama ' Dio-tutto-in-tutti. Nell'annuncio deila fede, che Dio è morto e risorto, esiste anche l'an– nuncio che l'uomo entra nella sfera propria del divino, che l'avventura divina, che consiste nel prodursi come uomo, ha come contropartita il sorgere dell'uomo e il precipitarsi di esso in Dio. Il compimento è quella realtà in cui l'av– ventura umana è conclusa, come conclusione di quella divina, in cui Dio è veramente Dio. Quello che il libro intende dire è che Dio divie– ne eternamente quello che diviene temporal– mente. Ciò che accade nella storia è il divenire di Dio nell'eternità. Dio e eternità sono due facce della stessa medaglia. Ma perchè ciò accade oggi e non due o tre secoli fa? Che cos'ha di diverso la nostra epoca? I tempi dell'umanità sono radicalmente cam– biati, perchè l'uomo vive un rapporto diverso con il tempo e con lo spazio. Tempo e spazio erano prima dati che preesistevano all'uomo, oggi diventano dimensioni interne all'avventu– ra umana, che può appunto circolare in essi, farsi coscienza del passatò e gettare ponti ver– so il futuro. Il fatto che vi sia un universo della comunicazione che unifica i tempi del mondo, rende possibile tutto ciò. Nei capitoli del volume torni spesso sul tema del Nulla. «Questo secolo, scrivi, è sotto il segno escatologico del compimento, della discesa del– l'uomo nel Nulla». O ancora: «L'uomo sorge nel Nulla, ma dal Nulla non viene e verso il Nulla non va». Il Nulla è anche un evento storico, e se sì, quale? Il Nulla è l'evento storico originario. E' il mo– mento in cui Dio decide di essere Dio e non– Dio. Il Nulla fondamentalmente è la storia come esiste in Dio. Ma nel XX secolo cosa è il Nulla? Ciò che è sempre stato, la drammatica espe– rienza che l'uomo fa di essere la congiunzione di infinito e di finito, di possibile e di reale, di attesa e di realizzazione. E' l'orizzonte in cui ci muoviamo, e al t_empostesso ciò che vogliamo superare. Anche Hegel e i filosofi romantici parlavano di questi temi, più di un secolo fa. Questo problema si è sempre posto all'uomo. Ma se vogliamo impostare in termini filosofici la questione possiamo credere che il finito sia illusione e che solo l'Essere esista, che il non– essere non esista, e pensare con questo una perfetta metafisica dell'Identico. Oppure che il divenire consista nell'essere ciò che si è, ma an– cora una volta abbiamo il divenire come appa– renza. Questa è la filosofia. La fede, invece, rende possibile l'affermazione contestuale di un doppio binario. Da un lato il divino come divino che si compie metatemporalmente, fuo– ri dal tempo, e dall'altro il suo contrario: si compie nel tempo. Ciò che va al di là della filo– sofia è pensare i due contrari come contestuali. La fede trascende la· filosofia. Ma che senso ha parlare di Dio in un mondo che non è più,cristiano, in una realtà che parla, come. tu stesso affermi, un linguaggio postcristiano? «Dio» è una parola così enigmatica, che pro-

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