Fine secolo - 12-13 ottobre 1985

ca in larga misura studiare anche il rapporto tra Rz.iuia ed Europa... E• ero. E' importante arrivare a riflettere sul ra1 rto Russia-Europa (o meglio Russia– ~ndo ovvero Russia-non Russia), non ri– pn~o semplicemente il dibattito ~~': nale di tutta la cultura russa moderna (m cw il nqporto con rEuropà costituì sempre il pro– blema centrale). ma arricchendolo sulla base deJ grande esperienz.a post-rivoluzionaria o so,ietica,. Ma a me preme partire da una con– sta·azione e da una riflessione semplici e quasi elementari; la difficoltà estrema e quasi unica di intenderci quando diciamo «URSS». Lr, strano nome Ire~ senso? Voglio dire che per ruRSS-Russia esiste un pn~ di identità. aggravato oggi dalla crisi etic politica del comunismo. Prendiamo la ste denominazione URSS: vi sono compresi q11 ttro concetti (quello di «unione», quello di 4<REblica». quello di «socialismo», quello di «s. · t») che costituiscono un'autodefinizione · po "tico-ideologica. il ch~_.è già un fenomeno smgolare nelle denominazioni di uno Stato. Ccnsideriamo il terzo concetto, quello di «so– aa o»: rURSS è dunque uno Stato «socia– lis1ait e come tale è considerata dall'opinione comune anche in Occidente. Per molti però, e llCl tutti i dissidenti e gli oppositori (persegui- · tatj o esiliati) nati e cresciuti nell'URSS, n è un paese totalitario o semplicemente un paese comunista. nel senso che vi domina inl ntrastato un partito unico, quello comuni– stt appunto. Anche l'aggettivo «sovietico» è . tmt'altro che privo di problemi e di ambiguità, po_ichè i soviet. come cellula di una nuova de– mocrazia. sono stati schiacciati dal dominio del monopartito comunista fm dal tempo del colpo di stato bolscevico nel 1917. Questo per quanto riguarda l'URSS. E la Rus– sia? A'ppunto. A questa prima ambiguità (e, io di- 3 ~ falsificazione) si aggiunge l'equivoco della 1ppia denominazione di «URSS» e di «Rus- 1». corrente nella terminologia. da noi come altrove, per cui si parla indifferentemente di · e di «sòvietici». Si tratta di un equivoco non nasce soltanto da confusione o da ig ram.a. ma dal fatto stesso che la Russia (e la sua lingua) ha una funzione centrale all'in– te o dell.URSS. Accenno poi soltanto a quel– lo che l'ideologia ufficiale.chiama «internazio– milismo» e che altri definisce «imperialismo» (e «egemonismo» come fanno i cinesi). per cui si parla correntemente di «impero russo» o «i!IIJ)Cfo sovietico>~-E• lecito allora domandar– si che cosa sia questa entità russo-sovietico-so– ciF.1a-comunista-totalitario-intemazionali- - stl-imperialista. L'unica cosa certa e indiscus- sa è che si tratta di una grande potenz.a, che domina su mezza Europa, spazia negli altri continenti, controlla un movimento comunista e possiede un armamento nucleare, oltre a un apparato militare convenzionale di prima for– za. Come superare questa crisi di identità? L'URSS-Russia ha bisogno da un lato di con– servare intatta la sua potenza e dall'altro di . trovare. una identità nuova, superando il vuoto ideale in cui tale crisi l'ha inevitabilmente por– tata. L'analisi di questa situazione sarebbe troppo lunga e complessa. Mi liinito solo al punto principale: da questa crisi nasce con:cre– scente attualità il problema del rapporto con la Russia (prerivoluzionaria) e l'URSS, problema tanto più grave ed urgente in quanto per più di mezzo secolo, cioè dall'ottobre del 1917, tutta rideologia dominante dell'URSS, col suo po– tere totalitario. ha impedito di affrontarlo libe– ramente. soffocandolo o offrendo ad esso una soluzione utile al potere nei vari momenti del suo sviluppò. Qui l'Occidente si .è dimostrato incapace di comprendere questa nuova situa– zione, come quando, per esempio, ha parlato di «nazionalismo russo» del periodo tardo-sta– liniano. scàmJ>iando per «nazionalismo russo» un abile impasto di nazionalismo ideologico sovietico (marxista-leninista) e di alcuni bran– delli di storia russa. Eppure di fronte a questa crisi il nazionalismo è rinato, Certo, ma si tratta di autentico nazionalismo ru'sso, che, nato all'interno del «dissenso», tro– va il suo maggior rappresentante proprio in Solz.enicyn. Il problema sta semmai nel capire le ragioni per cui non solo in Russia (ma in modi div.ersi anche in Polonia o in Cina) il co– munismo generi ideologie nazionaliste o come antidoto a un dominio comunista interno (il caso della Polonia) o come reazione ali' «ege– monismo» di una potenz.a comunista esterna (il caso della Cina nei riguardi dell'URSS) o come reazione globale al comunismo. Addio giovinezze Torniamo a lei. Lei ha avuto una vita intellet– tuale abbastanza privilegiata dalla sorte e ricca di opportunità. Dopo Mosca negli a,,ni migliori del dopoguerra... Diciamo pure gli anni migliori di tutta l'espe– rienza sovietica. Dopo Mosca, lei ha lavQrato per anni alla Ei– naudi, in un momento in cui era un po' più che una casa editrice. Sono stati anni ricchi di pole– miche e di battaglie. Da qualche tempo invece lei sembra un po' defilato. Come mai? Vede, non si ·può continuare· tutta la vita a fare. le stesse cose, semplicemente perchè le cose si NeUafoto, VittorioStrada e FedorDostoevskij(la fot~afia è di Graziano Arici). I volumideUoscaffale mediano,a sinistra,sonodi Dostoevskij;neUoscaffale soprastanteTolstoi. esauriscono. Esaurita la fase moscovita per il deterioramento della situazione. Esaurita an– cheTesperienza alla Einaudi per me, ma anche per la casa editrice stessa, vista la crisi in cui è caduta (si tratta di una quindicina d'anni che comunque rimpiango e di cui resta traccia in tutta la parte russa e nelle scelte evidenti del catalogo Einaudi). Esaurita anche l'esperienza politica: non· ho avuto ·crisi ideologichç, ho parlato di post-marxismo, ma il marxismo è stato per me una esperienza intellettuale seria · che non butto alle ortiche, solo che passando attraverso il marxismo si va -avanti a meno che uno non vesta la divisa ufficiale di marxista. Esaurito tutto questo, mi si è offerta quasi per. caso la possibilità di venire ad insegnare all'u– niversità. Tenga conto che ho partecipato al concorso quasi senza sapere di parteciparvi, essendo convinto di avere mandato le pubbli– cazioni in ritardo. E invece l'ho vinto. Provenendo dal mondo editoriale e pubblicistico; è soddisfatto de/l'insegnamento universitario? Sì, anche se è una specie di gabbia. Però in pri– mo luogo mi ha permesso di lavorare di più, di concentrarmi su alcuni temi. E poi, non per fare la solita riverenz.a agli studenti, ma questo contatto con i giovani è indubbiamente inte– ressante per chi come me vive in mezzo alla carta stampata e frequenta altre persone che a loro volta vivono tra la carta stampata. Il con– tatto con questa piccola fetta della realtà quo– tidiana del paese ha la stessa importanza che ebbe a suo tempo la mia militanz.a nel partito comunista. Nessun rimpianto per i decenni passati? Sa, uno invecchia, la situazione muta e si resta, per così dire, intrappolati. Intrappolati in un clichè, in un modo d'essere, ili un'immagine che si crea, in una serie di possibilità che si spengono e si esauriscono; SeJ avessi potuto continuare a viaggiare liberamente in URSS, vedere gli amici come facevo nel periodo chru– sceviano... Ma quella fase è passata e non perchè sia finita soltanto la mia giovinezza, è passata anche la giovinezza ·delj'esperienza so– vietica. E adesso sono un uomo di un'altra fase. Resta questa mia attività/ di studio, che però non disgiungo dalla mia volontà di parte– cipare alla vita culturale, di capire, al di là del– la Russia, il mondo. Non credo che diventerò un accademico. Socialista~ ieri e aggi · Parliamo di questa .sua presenzJ, di questa sua partecipazione. Lei ha aderito a/l'Assemblea na– zionale del partito socialista. Come si trova in questo ambiente così eterogeneo, dove sono rap– presentate le più_svariate categorie e le più di– , verse provenienze politiche? Io non sono iscritto al partito socialista, anche perchè dopo quasi trent'anni di militanza nel PCI uno non si iscrive più a nessun partito. In– tendiamoci: militanza che ricordo con piacere per le lotte fatte, non ho nessuna lagna, figu– rarsi, sarebbe ridicolo. Ho accet~to però sen– za riserve l'invito a far parte come indipenden– te di questa assemblea nazionale perchè sono socialista, come lo ero prima, quando militavo nel partito comunista. Le idealltà socialiste per me. sono un motivo di vita e anche· alimento della mia critica, della mia posizione. Penso che, al di là di quello che il partito socialista può essere con le sue tensioni interne, esso in– dichi indubbiamente una via di ·socialismo ri– formistico con tutto quello che la situazione italiana comporta, ovverossia la presenza di un partito comunista che non si evolve come do– vrebbe, che è chiuso, immobile, che non è in mezzo al guado, ma forse solo ad un terzo, ad un quarto soltanto. Non credo. quindi di far politica· all•intemo del PSI, la mia adesione è ideale. E• un orizzonte, una · tendenz.a, n~lla quale io mi riconosco e dove militano in modo del tutto libero persone che hanno la mia stima e la mia ammirazione intellettuale come Bob– bio. Per me Bobbio, il socialista Norberto Bobbio, è non dico un maestro, ma un punto - di riferimento: è il socialista che present<l;un modello di creatività politica ed intellettuale, · che ha pochi esempi negli ultimi decenni. Ecco quindi che all'interno dell'Assemblea naziona– le io mi trovo perfettamente a mio agio, perchè .non ho nessuna ambizione. Torniamo per .un momento al libro. Ancora una volta si tratta di una raccolta di saggi ed artico– li. Lei, se non sbaglio, non ha mai scritto una monografia organica.. Come mai? E' stata una scelta in parte casuale e in parte voluta. Il fatto è che il mio iter di studioso del– la letteratura russa è stato anomalo. Non ho fatto studi di russistica in Italia, il mio interes– se per la Russia si è consolidato, per così dire, sul campo ed è nato all'intérno 'di dibattiti e di polemiche. Nel mondo accademico, italiano soprattutto, sono una mosca bianca. Quando poi ho allargato il raggio dei miei interessi, c'è stata una volontà, per così dire uno smodato appetito di vedere tante cose. Ho invertito il procedimento solito, per cui si parte dalla mo– nografia e si arriva agli articoli. Io arrivo alla monografia adesso, perchè prima ho voluto chiarirmi le idee su tanti aspetti e tanti settori della vita culturale russa. Del resto però il mio saggio introduttivo al Che fare? di Lenin o quello premesso al libro di Herz.en A un vec– chio compagno, entrambi editi da Einaudi,, sono delle monografie molto concentrate. Tra non ·molto usciranno due monografie, una su Bachtin e una su Puskin, e poi, a più lunga sca– denza, se arriverò a scriverla - e dovrà essere la monografia - ho avviato una ricerca, a cui pen– so da tempo, sul romanzo russo sullo sfondo del. romanzo europeo. Non sarà ovviamente un lavoro storico, ma un lavoro teorico, visto che la storia del romanzo russo è stata scritta e riscritta. Un bilancio conclusi~o. Dopo anni di battaglie culturali e politiche sull'URSS, lèi crede che in Ìtalia siamo veramente usciti dalla scelta obbli– gata tra antisovietismo e filosovietismo? · E' paradossale: io direi che l'antisovietismo è finito, a meno che non si definisca antisovieti– co chiunque documenta~ oggettivamente la realtà sovietica. L'antisovietismo è finito perchè è quasi finito il mito sovietico, è finita la paura dell'Unione Sovietica, e poi non c'è più nessun centro politico che sia interessato a ricreare artificialmente questo antisovietismo. Gli.arricchiti del commercio con l'URSS sono ormai tanti, sono una grossa fetta della bor– ghesia italiana, anche di quella reazionaria, neJl'accezione classica del termine. Poi è muta– ta la lotta politica italiana, i rapporti -URSS– America sono anch'essi 1n via di mutamento. Esiste invece purtroppo non direi un filosovie– tismo, ma un qualcosa di gesuitico, fatto di si- . lenzio, di compromessi intellettuali, di auto– censura. interna, per cui si vuole ignorare quel– lo che sucéede in URSS. L'intellettuale medio di sinistra ci ha messo una croce sopra, questa grossa e determinante parte della realtà mon– diale per lui quasi non esiste, gli creerebbe im– barazzo. Vi ha creduto fintantochè si trattava . di un mito consolante, ora lascia che vada per i fatti suoi come il Terzo Mondo. Dalla fede si è passati al tornaconto. Se uno ha bisogno del– l'URSS, non si lascia turbare dal fatto che mezza letteratura russa è costretta a vivere in esilio. Certo che se si trattasse di mezza lettera– tura americana, le petizioni si sprecherebbero. Reagàn sarebbe il boia, mentre invece Gorba– ciov, e Andropov prima di lui, è I' «uomo del sorriso» e_quindi fa comodo andare a ballare con lui. Intervista a cura di Mauro MARTINI

RkJQdWJsaXNoZXIy