Fine secolo - 12-13 ottobre 1985

FINE SECOLO* SABATO 12 / DOMENICA 13 OTTOBRE 24Alis1;+r~~:··-~---··;_<:.··:@:~~~-·F··1·5<"'·>·····x .. ;- ~/:~:·:·_·: ... : ....... 1J ... \ . . fa::- . . . e i,iquantaseienne, - milanese, Vittorio_ Strada si misura da circa un trentennio col mondo russo, dai più diversi punti di vista, e. con una passione e una tenacia che gli hanno -causato guai con le autorità moscovite e lo hanno ·messo al centro di numerose polemich~ anche in Occidente. Militante comunista fino a qualche anno fa, ha senz'altro contribuito con i suoi sagg{ e i suoi articoli a spingere il PCI den– tro quel guado, da cui sembra non riuscire più a venirfuori. Poi è venuto un tempo in cui la scrit– tura di Strada non trovava ospitalità sulla stam- . pa di partito. Dopo un lungo periodo di lavoro alla Einaudi, Strada è andato a Venezia, dove insegna Lingua e letteratura russa a Ca' Foscari e abita e studia in un invidiabile attico sulle Zattere, nel quale è disposta in assoluto ordine una enorme quantità di volumi. fl che testimonia che non è stato con– tagiatQ dal disordine intellettuale-materiale pro– prio d tanti russi da lui frequentati. • Tra le pile delle novità campeggia ora il suo ulti– mo libro, URSS-Russia ( Rizzo/i, pp. 453, lire 30.000), in cui sono raccolti saggi e articoli ap– parsi dal 1974 ad oggi. Chi avesse seguito con · interesse l'attività giornalistica di Strada sulle paginè del Corriere della sera, ha qui l'occasio– ne di rileggere gli articoli messi insieme non in ordine.cronologico di pubblicazione, ma in ordi– ne di progressione tematica._ Si va dallo stupore europeo per la «scoperta»· della Russia alla nar– rqtiva di Trifonov, passarµio per i principali nodi storici e letterari del.mondo russo e sovietico. Di queste e di .altre cose abbiamo parlato con l'au– tore. Questo suo ultimo libro, come già Tradizione e rivoluzione· nella letteratura russa, è una rac– colta di saggi e articoli apparsi negli ultimi anni, che toccano argomenti di letteratura, di storia e di filosofia riferiti alla cultura russa e sovietica: Perchè chi si occupa del «problema Russia», lo vive in maniera così totalizzante, tanto più, che con altre culture e altri Paes_i,dove la divisione disciplinare è più rigida? Personalmente non credo che sia un caso ano-· malo della Russia: dovrebbe essere così per ogni civiltà. Anche chi studia letteratura russa a volte pecca di una mancanza di visione glo– bale. Ma quello che lei dice ha uno sfondo di verità: lo studio della cultura russa ha una sua specificità. E questo è dovuto alla diversità del– la storia russa rispetto all'Europa. Ad un certo momento c'è stata una irruzione della Russia· al centro della storia mondiale, che ha sconvol– to un assetto culturale organico europeo. Vi · sono precise testimonianze sulla sorpresa della coscienza europea ottocentesca e novecentesca difronte a questa presenza ingente, massiccia e all'inizio misteriosa della Russia. Fatte le do– vute differenze, qualcosa di analogo era suc– cesso con le scoperte geografiche: allora arrivò in Europa qualcosa di radicalmente altro, il selvaggio, il mondo nuovo. La scoperta, non geografica ma culturale, della Russia è qualco– sa di simile, a cui va aggiunto in un secondo ~ tempo lo sconvolgimento della rivoluzione del '17 e il mito della Russia rivoluzionaria. Di fronte a questo mondo della Russia passata e presente se si ritaglia soltanto una fetta, qua– lunque essa sia, si finisce con il costringersi in una situazione ancor più limitata e povera di quanto non accada in altre civiltà. Lei tra l'altro ha una formazione filosofica ed è arrivato alla letteratura in un secondo momen– ·to... Sì, mi sono laureato con Antonio Banfi e subi– to dopo la laurea per interessamento suo e del partito comunista sono riuscito ad andare a Mosca per un lungo periodo di studi. L'aria mista _deldisgelo - Erano gli anni del «disgelo». Certo. Era il periodo del «disgelo», un periodo VITTORIO ST . A E·LA.SCO TA· ·nEa,T-~A RUSSIA- Qualcuno dicè-Russia, qualcuno URSS. · Ma chi dice Russia o URSS, in Italia dice Strada. Lui ha appena pubblicato ~n · nuovo libro, "URSS-Russia". Uomo ·abbastanza segreto, "che vivéfra " la carta stampata", non si sporge volentieri fuori dalle sue pagine. Così quello che qui racconta di sé non è moltissimo, ma è f!ià abbastanza. Colloquio a cura di Mauro MARTINI che io ho vissuto direttamente con un'esperien– za unica per uno straniero, non solo perchè tra il 1957 ed il 1961 vissi (e studiai) a Mosca, e poi tornai spesso in quella città, ma soprattut– to perchè mi trovai dentro l'ambiente del «di– sgelo» letterario e culturale. La cosa più singo– lare fu che, come studioso della letteratura rus– sa moderna, mi formai proprio come «sosteni- · tore» di_questo primo rinnovamento successi– vo al periodo staliniano, guadagnandomi l'amicizia dei «rinnovatori» e l'odio dei «con– servatori» (il maggiore tra essi, Kocetov, mi at– taccò viòlentemente in un suo romanzaccio in– titolato Ma insomma cne cosa vuoi?; che fece scandalo nell'URSS e nel mondo). Lei tuttavia fu tra i primi critici dei limiti del «disgelo». Qual era il clima di quegli anni? E' vero, vidi i limiti del «disgelo», ma ad esso aderii con passione, convinto, come tanti allo– .ra, che questo confuso movimento avrebbe fa– vorito un rinnovamento della societa-sovietica ·dal cui seno nasceva. Mi rendevo conto forse più di tanti. altri delle opposizioni potenti éhe anche quel timido «disgelo» suscitava all'inter– no del partito comunista, che vedeva minaccia– to il suo potere, ma, come altri, animato anche da quel più forte «disgelo» che fu la <<primave– ra di Praga», respiravo quella aria libera (an– che se mista ad aria ancora stagnante) e, pur temendo la catastrofe che si profilava, speravo che non tutto sarebbe stato travolto. In effetti, nonostante la repressione, non tutto finì, perchè dal «disgelo» nacque H «dissenso» come sua fase successiva e più matura. Mentre il «Novyj mir», il mensile letterario che fu l'araldo del «disgelo», compie in sordina i ses– sant'anni, in URSS si celebra il settantacinque– simo anniversario della nascita di Tvardovskij, omettendo il suo periodo di direzione della rivi– sta. Come mai? Nell'URSS il «Novyj mir» e Tvardovskij non possono essere ricordati con spirito libero per ovvie ragioni. Secondo un collaudato sistema di falsificazione, Tvardovskij vi~ne imbalsama– to come poeta di regime e «realista socialista» e tutto il dramma dell'ultimo periodo della sua vita viene ignorato. Sotto silenzio si passa il periodo in cui, dal 1958 al 1970, diresse il «Novyj mirn, facendolo diventare l'organo del rinnovamento letterario russo sovietico e il centro del «disgelo». Le pagine più vere e più belle su Tvardovskij le ha scritte Solzenicyn nel suo libro di memorie La quercia e il vitello (e in - un capitolo successivo a questo libro che non è entrato nella edizione italiana), anche se qual.: che volta l'impeto polemico (è un difetto di cui · soffre anche Solz.enicyn) prende la mano al– l'autore. Tvardovskij può essere considerato un dissiden– te? No, Tvardovskij non fu un «dissidente>>,ma è giusto considerarlo come un progenitore de1 dissenso: egli, che era stato un sincero «creden- · te» del culto di Stalin, si era poi così profonda– mente convertito alla graride religione della ri– cerca della verità da non poter più respirare al– l'interno del mondo oppressivo sovietico. Lottò disperatamente fino all'ultimo, fino a quando il partito gli tolse la direzione del «Novyj mir» e lo lasciò morire nel ghetto dora– to di quell'alto dignitario che egli ufficialmente era. Tvardovskij era l'onestà intellettuale in persona, una qualità sempre rara che diventa eroica in un regime totalitario. Egli era un rus– so della razza dei Sacharov e dei Solzeoicyn. anche se non arrivò (e forse non sarebbe arri– vato) alla rottura aperta con il regime. La nostalgia Pe_run intellettuale occidentale, testimone par– tecipe e attento ma pur sempre estrane(J, esiste una qualcheforma di nostalgia per il mondo rus– so? Lei la prova? Senz'altro, io l'ho provata a lungo. Ho passato a Mosca anni straordinari, complessi, movi– mentati, con lati negativi, ma ne -conservo wi grande ricordo. Provo nostalgia per la lingua innanzitutto: qui con mia moglie, che è russa, parlo in russo, ma non è la stessa cosa.- Per il contatto fisico con la gente: non voglio fare la retorica dell'incontro con la gente, ma questa fisicità conta. E poi per il paesaggio, per l'ar– chitettura, per l'arte ... Ma quando sono torna– to a Mosca negli ultimi anni ho provato anche una certa angoscia, perchè ormai mancàno quella vitalità, quella relativa libertà e anche quella carica di speranza, che invece c'erano negli anni del mio soggiorno .. Oggi si ha di fronte una Russia più .grigia culturalmente e anche politicamente più controllata. Il mio le– g;lffle intellettuale ed affettivo con la Russi~ si è rafforzato: è la situazione interna del Paese che è diventata squallida e sconsolante. Tra l'altro è paradossalmente più facile conoscere la vita culturale russa stando a debita distanza. che non trascorrendo l~ quindici giorni. _ Lei non salva nulla della cultura sovietica? La cultura russa odierna (mi riferisco a quella sovietica, non a quella in esilio) è un fenomeno piuttosto complesso. Il sistema di orgaoiZ7.a– zione culturale è sempre quello totalitario (e qui non si prevede alcun cambiamento), cioè una censura totale che fa capo al partito comu– nista (e in casi estremi al KGB) e un dominio totale dell'ideologia marxista-leninista. Ma dentro a quest9 sistema avve,1gono dei muta– menti parziali che il regime non tanto tollera. quanto controlla, perchè soltanto questi muta– menti limitati possono garantire un minimo di vitalità culturale. Il regime ha concesso un cer- to spazio alla ricerca accademica se_questa si svolge in campi che non mettono in questione i dogmi ideologici del potere (si pensi al gruppo di storici che fa capo a Jurij Lotman), mentre conserva tutto il suo controllo oppressivo nei settori più caldi, dalla letteratura alla saggisti– ca, cioè nella sfera dell'attualità. E' vero che anche in letteratura qualche raro barlume di autenticità c'è (si veda ad esempio Valentin Rasputin), ma, se si pone mente a quello che è sempre stata la letteratura russa, alla sua illi– mitata forza di analisi e di invenzione, ci si ac– corge che questi spiragli sono davvero poca cosa. La Russia sognata dagli esuli E la letteratura russa in esilio? E' proprio sullo sfondo della letteratura dell'e– silio che la letteratura russa sovietica appare ancor più asservita, castrata, immiserita, anche se dispone di mezzi finanziari che solo un regi– me come- quello comunista può elargire ai «suoi» ,scrittori. I «dissidenti» in esilio potreb– bero fare da tramite tra la _cultura russa seque– strata e dominata nell'URSS e la cultura occi– dentale, ma purtroppo il loro contributo è an– cora scarso perchè, per lo più. essi stessi non stabiliscono un contatto vivo col mondo occi– dentale e vivono chiusi nel mondo di una loro Russia sognata e immaginanà. Mi sembra che proprio su questo rapporto con la cultura occidentale, ed europea particolar– mente, il dissenso abbia maturato al suo interno fratture evidenziate dalla polemica tra Solze– nicyn e Sinjavskij. Qualcosa di analogo alla divi– sione tra occidentalisti e slavof di nel secolo .scor– so. Io penso invece che tutto il «dissenso» porti ad una apertura verso la cultura europea. Divide– re i «dissidenti» in «slavofili» ed «occidentali– sti» mi sembra approssimativo, tanto più che dalla vecchia polemica ottocentesca tra queste due tendenze troppe cose sono cambiate sia in Occidente sia in Russia e in tutto il mondo. Pur considerando e vivendo l' esperienz.a etico– intellettuale_ russa sovietica d'oggi (in primo luogo quindi il «dissenso») dall'interno, e non come distaccato spettatore, non mi «iscrivo» a nessuno dei «partiti» in cui il «dissenso» è divi– so e ritengo che tutti rappresentino tendenze reali della società russa attuale. Non ritengo che Solzeoicyn sia un nemico della cultura eu– ropea, come talora dice, ma penso che egli rap– presenti una tendenza della cultura russa e quindi éhe anche le sue posizioni facciano par– te della cultura europea: anche' la Russia di Solzenicyn ~ Europa. Su questo argomento arri•iamo al suo libro. Studiare il rapporto tra URSS e Russia signifi-

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