Fine secolo - 21-22 settembre 1985

D EDO IETTE ----------------------------di Adriano SOFRI------------------------------ H o letto un'intervista con un militante della FGCI. Uno di quelli che hanno organizzato un conve– . gno per ricordare Pasolini. Spiegava che, quando Pasolini è morto, aveva dieci anni. Quando Pasolini è morto, avevo già più di trent'anni. Un anno dopo passai bruscamente da un'esistenza militante a una impolitica, e venni ad abitare in una ospitale casa di campagna alla periferia di Firenze. Costretto a non sentirmi più convocato da tutti gli eventi della storia, riempivo il tempo con lunghe passeggiate per campi e bo– schi. Arrivavo senza fatica, a piedi, fino alla casa di San– t'Andrea in Percussina in cui Machiavelli aveva trascorso il suo esilio - non si andava lontano, negli esili di allora - scrivendo l'Arte della Guerra e ingaglioffendosi coi soci di tric trac all'osteria dabbasso. Un bel posto. La fucileria di domenica mattina Domenica scorsa era il 15 settembre. Purtroppo era una bella giornata. Chi abita in città non sa che inferno si sca– tena intorno alle case e nell'anima di chi abita in campa– gna quando si apre la caccia. La mia casa è a un tiro di schioppo (si dice così, infatti) da paese, strada statale, su– perstrada. Non è isolata, appena appartata. Nè la legge nè'il buonsenso autorizzerebbero a trattarla come territo– rio di caccia. Prima che faccia giorno, e fin oltre il tramonto, una spa– ratoria furiosa vi esplode attorno, con colpi ripetuti, cin– que, sei dello stesso fucile, e decine e decine di uomini in uniforme che perlustrano i sentieri, mandano i cani fin ai bordi dei pollai, battono con lunghi bastoni i più minu– scoli cespugli, perchè nessun animale scampi alla loro fu– cileria. Nessun animale, dico, perchè non so quanti fra loro saprebbero distinguere fra una preda ammessa e una vietata, non so quanti intenderebbero distinguere, e so di non aver mai visto persona incaricata di controllarne l'o– perato, Gatti, tortore domestiche, conigli, non di rado in– cappano in questa invasione. Di fronte a essa, si è furibondi. Udire con le proprie orec– chie quel fuoco di fila vuol dire figurarsi ogni volta di nuovo un volo trafitto - o tanti voli insieme, una "rosa" - una corsa spezzata. Si diventa furibondi, per desiderio di violenza e per frustrazione. Ecco un caso morale di legit– tima difesa vietata. Io non penso più che si possa essere pro o contro la cac– cia "con giudizio": penso che si può solo essere pro o contro. Che non si tratta di chi è cacciato, ma del caccia– tore. E' certo comunque che la legge, per restrittiva che sia (e non lo è)··consente un macello inaudito, e non si cura d'esser applicata. La legge si arroga il duplice arbi– trio di dichiarare gli altri animali proprietà dell'uomo (su cui l'uomo esercita l'unico diritto di vita e di morte) e di dichiarare che !'«uomo» è l'uomo cacciatore, a detrimen– to dei diritti e dei sentimenti di donne e uomini che cac– ciatori non sono. Le autorità che fanno le leggi e che le fanno rispettare sono, quanto alla caccia, prepotenti, vigliacche, o ipocri– te. Sono prepotenti quando sostengono la caccia per inti– mo consenso. Sono vigliacche quando non osano spiace– re alla enorme corporazione organizzata dei cacciatori. Sono ipocrite quando deliberano mezze misure di cui sanno che verranno attuate a metà. In tempi che hanno fatto del suffragio universale un elet– trodomestico, il referendum nazionale sulla caccia è stato interdetto. Dopo la grande paura del referendum, una variegata campagna ha messo in corso l'idea che sulla ' caccia bisogna riflettere e distinguere ed essere problema– tici e non dogmatici ... Si adoperano a tale ragionevole fine associazioni venatorie che si pretendono naturalisti– che, armieri che mostrano papà intenti a iniziare i loro bimbi all'amore per gli animali (che belli! uccidiamoli), ma anche umanisti laici e credenti devoti. Fatto sta che l'attuale legge prevede, secondo il facile calcolo già argo- __ mentato qui- dal nostro Franco Travaglini, che in un . giorno sia autorizzata l'uccisione di 15milioni di animali, e che questa plumbea stagione si protragga per sessanta ·orni di servizio effettivo: che cosa, se non pazzia, fero– cia, e viltà ottusa può motivare una simile.legge? Non c'è chi non sappi_ache, in materia venatoria e so- Bisognerebbe una buona volta .decidere che cos'è la caccia. La forma più eccellente di educazione virile, per esempio. Una scuola di amòre per la natura, magari. Uno sport, certo. Cortese. Popolare. O forse una vera vergogna? Una vera vergogna. Ma non sarà che ci si oppone alla caccia in odio all'umanità? Non sarà che il rispetto per gli altri animali è un'insidiosa congiura contro la speciale qualità divina dell'uomo, e la combattività specifica de/1.'uomooccidentale? prattutto per gli uccelli, l'Italia rifiuta tenacemente di ap– plicare la normativa della CEE. Non tutti sanno che già un secolo fa si conducevano nei paesi dell'Europa del nord campagne di denuncia dell'indiscriminata caccia italiana, e si promuovevano boicottaggi del turismo e dei commerci con l'Italia. Chi ripropone a ogni stagione una comprensione antropologica della cultura del cacciatore potrebbe fare miglior conto della longevità della sua de– plorazione. Oltre che dell'esuberante brutalità urbana e neofita della maggior parte del nostro odierno esercito di cacciatori. Le. megattere di domenica sera Domenica sera, quando alla fine le tenebre erano discese su questo sparare a distesa, anzi "in seconda serata", la televisione ha trasmesso un bellissimo documentario in– glese sulle balenottere "cantanti", le megattere, riprodu– cendone i suoni d'organo, e mostrandone i giochi lenti e delicati. La rubrica si intitolava "Grandi animali da sal– vare". In Moby Dick si spiegava che le balene, per quan– to si dia loro la caccia, non si estingueranno mai. Non er;:ivero. Si sono estinte. Quanto all'indomita, sacra, poe– tica furia di Achab, come rileggerla oggi di fronte a quel– le immagini di megattere che trattengono la loro gran coda di sirena per non urtare l'uomo che le riprende e gioca con loro? "Capire" le bande federate della caccia in nome di una sensibilità etnologica è come giustificare le flotte giappo– nesi e russe che continuano a sterminare balene coi loro cannoncini elettronici a dispetto delle norme internazio– nali, in nome della magnanima mania di Achab. li migliore Ci sono in giro due versioni del primato dell'uomo. Una è, diciamo così, laica e di sinistra. L'erede dell'uomo cac– ciatore. Frescamente fiero di essere il re della foresta, come se ne fosse uscito, grondante di sangue e di gloria, cinque minuti fa. Un'altra è religiosa, cristiana. L'uomo come capolavoro della creazione. In ambedue i casi, per confermarsi nel proprio 9rgoglio l'uomo continua a farsi fotografare col piede sulla testa della selvaggina. E' sor– prendente come convergano in questa dubbia specie umanistica la tradizione di sinistra (la linea garibaldino– partigiano-Arcivenatoria) e quella, rinverdita, cattolica. Ho scoperto di recente quanto gli esponenti di Comunio– ne e Liberazione siano preoccupati che il buon cuore ver– so gli animali copra nefandezze abortiste, e che la sensibi– lità ecologica attenti volentieri alla speciale dignità del– l'uomo. (Quel Parsifal wagneriano era "il Mistero della religione della Compassione" verso gli animali, e loro non lo sanno ...). Il cacciatore laico sembra soprattutto l'erede, caparbio ma assai spiantato, del vecchio maschio guerriero. L'at– taccamento cattolico al primato dell'uomo (ancora pochi giorni fa rivendicato dal papa proprio a Vaduz, Liechten– stein) non è il semplice retaggio del rapporto biblico fra uomo e natura. C'è una nuova riscossa contro quella che viene ritenuta una eccessiva svalutazione dell'uomo nei confronti deJla natura e degli altri animali. Non alludo alla corrente creazionista, ma a una più varia e proble– matica opposizione alle riduzioni sociobiologiche, e ri– vendicazione di un'autonomia della mente nei confronti dei processi cerebrali; questa posizione teme che lo scien– tismo e la tecnologia perdano l'anima del mondo; ma è persuasa che per salvare l'anima dell'uomo occorra far garrire la bandiera della sua superiorità e della sua sovra– nità assoluta sul resto del mondo vivente; teme che il ri– spetto e l'amore per gli altri animali diventino una quinta colonna dell'autodenigrazione e dell'autodistruzioone del genere umano. Teme che il capolavoro della creazione, o dell'evoluzione, abbassi la guardia. Forse per questo san Francesco non sembra offrire, alla chiesa di Wojtyla e ai seguaci di CL, lo straordinario mo– dello che potrebbe, e pur nominato patrono dell'ecologia viene lasciato a un deprimente cabotaggio diplomatico di messaggi fra Assisi e il Cremlino. · In realtà, sulla caccia si può misurare in carne e ossa la

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