Fine secolo - 3-4 agosto 1985

FINE SECOLO* SABATO 3 / DOMENICA 4 AGOSTO 10 ILDO'ITOR JOHNSON, UN·BRA VJSSIMO ODIATORE Un popolo di prefatori A tale mancanza, è nell'uso nostro cercare di sopperire con ponderosi scritti in prosa accademica, o quasi, pre– messi al libro, che hanno spesso l'effetto - si spera, non cercato - 'di tediare il lettore sino a scoraggiarlo da un · confronto diretto con l'opera stessa. Effetto secondario, ma di gravi conseguenze, è la produzione di una cultura vicaria e derivativa, tutta costruita di introduzioni e pre– fazioni che si rinviano l'una all'altra. Fossì d'animo catti– vo, potrei far menzione di precoci, ma più-spesso tardive, vocazionì alle_lettere straniere, e non solo,. ma.turate $U quarte di copertina e fascette: Ia via più breve per acqui- sire un sapere mirandolesco. · Quanto premesso nasce da timore che la presenza nelle nostre vetrine di libraio di un grasso tomo o due recante il titolo "Vita di Johnson", su 'grandi numeri del nostro esiguo strato di lettori, non possa far a meno di produrre l'effetto Carneade. Non so bene quanti e quali siano le opere di Johnson oggi· accessibili in italiano. Ricordo però che cinque anni fa, quando partii, la sola rintraccia– bile era La storia di Rasse/as, principe d'Abissinia, un po' poco per un uomo la cui opera è così ricca e variata. Ma anche se meglio conosciuto, credo di poter ravvisare in anticipo un fraintendimento di cui Johnson sarebbe subi– to vittima. Curiosamente, in ùna cultura come la nostra, dove la tradizione narrativa è così scarsa e - nessuno se n'abbia a male - così poco significativa, un mai superato crocianesimo liceale ci fa assegnare con grande facilità la dignit~ di "scrittori" a produttori di romanzi estivi o ver– sificatori ametrici, ma ci rende restii ad attribuirla ad al– tri. Altri che; come abbiamo imparato al liceo, sono da - ricercarsi in antolqgie marginali sotto la voce "moralisti, memorialisti, polemisti, poligrafi". La sfortuna del Dr. Johnsòn in Italia inizierebbe ·appunto con un fulmineo · compendio da Bignami: poligrafo inglese del -'700. · - L 'essay, il common reader, il wit Per potergli trovare un posto, per affinità o analogia, nel– la nostra cultura, manca a noi, quasi del tutto la _tradizio– ne del saggio, dell'essay, Della parola stessa.facciamo co– munemente uso improprio. La attribuiamo a voluminosi tomi, scritti in prosa assertiva, autoritariamente apoditti– ca - mai una concessiva, una dubitativa - in sintassi post– ciceroniana, e oggi post-grammaticale spesso, gravati di note e decorati di citazion_iin lingue mal conosciute -o, com'è la moda più recente, mai bazzicate. E' mancato so– prattutto nella nostra storia quell'ampio strato di lettori che del saggio nel XVIII secolo furono consumatori e prodotto. Quel "common reader" - così battezzato da Jo– hnson stesso - cui il saggio periodico (non dimentichiamo che di giornalismo si trattava) si rivolgeva in una litigùa posseduta in comune con l'autore. Era questo l'ideale della literàcy nell'età ~ugustea: un sistema aperto di ~fe– rimenti e nozioni che includevano le culture classiche, la storia, la politica, l'informazione scientifica, la musica, letture generali e principi cri_tici.Parola parlata e parola scritta vivevano di flusso e sca·mbio continuo. Il saggio periodico, portato la mattina in salotto o al Club sul vas– soio della colazione, non giungeva a interrompere una · conversazione, ma a fornirvi un nuovo pretesto. Dryden riteneva lo stile dell'età ~iella Restaurazione superiore a quello dell'epoca elisabettiana perchè appunto "l'ultimo e maggior vantaggio dei nostri scritti è clie procedono dalla conversazione". L'ideale stilistico, o meglio, l'etica dello stile come me– dium per trasmettere conoscenza o suscitare pensiero nel lettore, o nell'ascoltatore, si condensava poi nel èoncetto. di wit, parola che a seguire nella sua genealogia indo-eu– ropea ci condurrebbe fino a Veda sanscrito, e che se do– vessimo spiegare altro non potremmo fare che copiare l'intera colonna che l'Oxford English Dictionary le dedi– ca. Più facile è delimitarne il-senso nell'età augustea in Inghilterra. Per Dryden, wit è "pensieri profondi in lin– guaggio comune". Per Johnson, nel suo Dizionario è:" ... ciò che è c;liprimo acchitto naturale e nuovo; ciò che, pur se non ovvio, è riconosciuto come giusto al suo primo apparire ... ciò che mai si è scoperto ma che ci fa meravi- scrittore che era". Ciò è dovuto - continua Donald Gree– glia ci sia potuto sfuggire". , ne nell'introduzione a un'ampia e ottima antologia di çommon reader, literacy, wit: ideali oggi imperseguibili, scritti da poco uscita nella serie The Oxford Authors mi si dirà; soprattutto in una società che stampa a mala- (Oxford University Press, f. 6.95), miglior tributo resogli pena 5.000.000 di copie di giornali, che sembra pregiare nell'anno celebrativo, e da avere presente come modello per connaturato vizio lo stile pomposo e pretenzioso e in- -di un'eventuale séelta italiana - "alla difficoltà d'accesso cui, da quanto leggo nella stampa, l'uso del congiuntivo al vasto e variato canone dei suoi scritti", la cui edizione sembra ormai divenuto un'abilità rara e d'élite quanto la critica è in lento corso. _ composizione di UQafuga. Vi è poi una seconda difficoltà che si incontra ad avvici– Le sorti del Dr. John·son appaiono certo migliori in Gran nare Johnson - che si incontra qui, s'intenda. Delle c;lue· Bretagna, dove si è celebrato l'anno scorso il bicentena- anime che sottendono la storia della cultura inglese di rio della morte con una bella mostra alla British Library, questi ultimi tre secoli, quella radicale-cristiana prima e di manoscritti, prime edizioni e oggetti personali - l'enor- radical-socialista oggi, e quella conservatrice, a quale ap– me teiera, tra gli altri, grossa come una caldaia, da cui partiene, di chi è antenato? Lui che così tanto ha contri– Johnson, soggetto a gravi crisi di abulia melanconica, buito a forgiare la lingua dei ceti dominanti inglesi per i traev3:il_g~usto tono ne:;oso per scri~ere. Eppllfe,_.persi- due seco~ a ve~ire, è.p~~p~o si~uro ~he:ne c_ondivides~ no q:tusi riconosce che Il "grande lessicografo" 1 pm una anche le idee, di quelli d11en e di quelli d1òggi? E' forse Il presenza, più noto come "personalità che per · I grande pittoresco reazionario, neo-feudale, nostalgico degli

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