Fine secolo - 25-26 maggio 1985

Guido Gambone Guido Gambone, di origine irpi~te, era figlìq del direttore di una banda musicale di Salerno. Dopo avere frequentato il liceo ebbe dissapori con il padre che contrastava la s.ua vocazione · di pittore. Lasciò la famiglia e s'impiegò a Vie– tri presso la 'Ceramica Avallone'. Legò poco con i tedeschi, tranne che con .}a Kowaliska. Aveva una straordiqaria capacità di assorbire le varie esperienze culturali di avanguardia che seguiva facendosi invjare libri e riviste di arte. Quando Max Melamerson entrò in società con la fabbrica 'Cantagalli' di Firenze, Gambone vi si trasferì. Tornato a Vietri vi fondò fatico– samente. una fabbrichetta dopo lo sbarco degli alleati a Salerno. "La faenzerella" durò· fmo al 1950. Qui Gambone inventò un particolare. tipo di smalto screziato. ·«Questo smalto ebbe poi molto successo tantb che qualche tempo dopo co'minci~o a vederl~ riprodotto an-: che in altre fabbrichè. La macinazione di que– sto smalto la facevo di. domenica per timore che qÙalcuno dei tre ragazzi, che nerfrattempo ~vev~Ò ass~ti, potessero svelare la formula>> l f estimonianza di Andrea D' Arienzo, collabo– ratore di Guido ·Gambone e grànde maestro anche egli). Gambone, per anni scisso tra una segreta attività di pittore e il suo lavoro di arti– giano, trovò dopo iI periodo fiorentino la sua unità stilistica: le sue forme, i suoi decori, i suoi ~malti raggiungÒno un livello tale di pura astrazione che sembrano negare l'oggetto d'uso stesso e sopràttuttoJa materia di cui si compone. · Giovannino Carrano «La domenica del 9 febbraio 1913 alle ore 11 nacqui io, Giovannino. Mio padre faceva il · calzolaio, aveva una bottega a Marina. Ricor– do che già a due anni disegnavo e che verso i 6 anni formai il mio studio nella bottega di mio padre, che aveva la volta a botte e dava un aspetto suggestivo ai miei lavori ... La bottega del calzolaio era diventata una galleria d'arte dove veniva la gente di tutti i paesi vietresi e destava interesse anche tra artisti, pittori, atto– ri e altre personalità di passaggio ... Un giorno del 1922 entrarono nella bottega due tedeschi, Riccardo Dolker e Giinther Stiidemann. Dopo. aver osservato attentamente i miei disegni Ric– cardo si congratulò con me e comprò un qua– dretto in cornice che rappresentava una Ma– donna e me {o pagò 10 lire... Presi la licenza elementare con voti lodevoli e partecipai alla "Mostra del fanciullo" a Bologna. Fui uno dei migliori e mi premiaronò con il diploma di pri– mo gradd. Mio padre ormai vecchio aveva bi– sogno di me e con grande dispiacere doveva farmi lavorare. Così dovetti definitivamente abbandonare il ·mio sogno di Belle Arti che ri– mase così soltanto un sogno ... Nel 1927 andai a lavorare da Melamerson ... In una stanza la– voravo io e in un'altra Riccardo ... » (Testimo– nianza di G.Carrano). Negli ultimi anni G. Carrano ha lavorato alla Manifattura Pinto, una delle poche che riesca a mantenere ancora un buon livello qualitati– vo. I signori Pinto erano così gelosi di Giovan– nino che lo tenevano chiuso in una stanza, af– finchè nessuno rubasse il segreto. Dentro e fuori, la fabbrica Pinto è ornata di pannelli di Giovannino. Raffigurano processioni, ven– demmie, lavori agricoli, scene di pesca, monaci che insidiano contadine in colori variopinti; ma anche baccanti, satiri e altre figure mitolo– giche in nero che ora ricordano l'arte pompeia– na ora alcune pittui:.e primitive. Molte botte– ghe di Vietri sono ornate dalle sue opere, in cui spesso è presente la tecnica del 'racconto nel racconto': -cupole, banchi dei venditori, pavi– menti dei suoi pannelli riproducono le antiche riggiole vietresi. In alto da sinistraVincenzinoProcida con u_n SU!) _pr~pe. G1osueProcida. Sotto CarmineCarreradetto Nino e GiovanninoCarrano. Qui sopra"La processione" di RiccardoDolker, e, accanto,un vaso di GuidoGamboneal Museo della ceramica di Villa Guariglia. t .. •

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