Fine secolo - 25-26 maggio 1985

FINE SECOLO * SABATO 25 / DOMENICA 26 MAGGIO ~ • . - •. ~ • - • • - ~~;,:. .• ,.' l ~ • .::,, t/' < ' . • • ... • ., - :.. -·Un~~, ··c'è un nfpl,dp vero, e ùnn ,;,/,iolicato~ ancora~ vero. Per~farlo ~ bene;T/;i,,a Sllpère' i segreti dell'arte, e mesciJlare il v ce/io còl-nUovo. E il kicale cot ·• forestiero. Cos,~ a l'tlCCOlll!lre e~ degli artisti.che ci.sono passati e che ci stanno ancora, il mondosembra piccolo~ ~ Anche se f<<qipca tedèsw.~ è quella dell'oro, e adesso le «Quando arrivai a Marina di Vietri nel maggio 1931, non fu tanto la belleua architettonica dei luoghi, nè l'immensità del mare, che m'in– cantò, bensì l'inebriante profumo dei fiori di arancio e di limone, che con il vento di mae– strale entrava dalla finestra, sommergendo la stanza, e che mi accompagnava passo per pas– so» (Testimonianza di Marianne Amos). «Nelle storie di mia madre, Barbara Margheri– ta Thewalt-Hannasch chiamata Bab, Vietri as– sumeva l'aspetto di un paesaggio un po'surrea– le, bagnato da una luce celeste e soleggiato da un forte solleone.. Fragranza di fiori di mac– chia e giardini d'aranci e bouganville che pro– fumavano l'aria ... Nel 1926 venne a Vietri per la prima volta, in seguito all'invito di Mela– merson di entrare nella sua fabbrica ... » (Testi- · moniani.a di Monica Hannasch). Come i tedeschi.arrivarono a Vietri Nelle testimonia.me precedenti è racchiuso il segreto semplice di un nodo storico non anco– ra risolto: il perchè- della prescma- dei tedeschi a Vietri, che vi operarono dal '20 al '47 e che risollevarono l'arte ceramica dal ristagno eco– nomico e creativo successivo alla Prima Guer– ra Mondiale. Essi furono attratti dalle fabbriche e dalla bel– le2'28. del paesaggio mediterraneo, così caro ai nordici (e va aggiunto che in quegli anni Capri, distante una giornata di barca a motore, era un centro che attirava avanguardie politiche e artistiche e che già a Positano viveva un picco– lo nucleo di artisti stranieri). Fu un felice innesto di un nuovo stile su anti– che tradizioni. La maggior parte dell'attuale produzione vietrese risente di quell'influsso, soprattu~o nella decorazione. Il celebre asinel– lo di ceramica di Vietri, quasi un emblema del- . -_, cértìnd,e stanno perdimdo lo smalli,_ la Costiera, è opera per esempio di Riccardo Dolker che lo inventò e dei suoi collaboratori che lo riprodussero in infinite varianti. Quan– do Irene Kowaliska nel 1980 venne da Roma a Raito in occasione dell'inaugurazione del Mu– seo della Ceramica e le fu chiesto il perchè di quell'asinello, rispose: - E' che noi prima lo avevamo visto solo al giardino zoologico, a Vietri invece ce n'erano tanti!- . Ricostruite da Pietro Amos, figlio di Marianne Amos, le principali tappe dei tedeschi a Vietri sono state queste: verso il 1918-19 arrivò a Vie-.: tri un olandese per motivi di salute; rilevò umr; - fabbrica in crisi, quella degli Amabile e invitò a lavorarvi un certo Gunther Studemann, che' iniziò un nuovo tipo di prodùzione (le sue don.:.~ ne in costume e i suoi pesci erano motivi del tutto nuovi) e che in zona Fontana Limite fondò l'omonima fabbrichetta. Già nel 1925- 27 non ce n'era più traccia. Liverani, direttore del Museo della ceramica di Faenza, scopri e valorizzò le sue opere. Un giovane diplomato della Scuola di Arti e Mestieri di _Stoccarda, Riccardo Dòlker, dopo avere girato tutta l'Italia, dormendo nei con– venti, _arrivò a Vietri nel '22. «Fu allora che il proprietario lo invitò a visitare la sua fabbrica te, rimase incantato, si fece dare l'indirizzo di Riccardo e partì subito per Capri. Ma ad Ana– capri gli dissero che ·era di nuovo partito per Vietri, così to- incontrò nella '-'cucina ctei pe– sci". Gli raccomandò di ·dipingere tutto ·quello che voleva, perchè gli avrebbe acquistato tutto. Si era nell'anno 1923; così Riccardo si sistemò a Vietri» (Testimonianza di Elle Dolker). Infine, forse a conoscenza dell'esperienza di 'Fontana Limite', un ebreo di Amburgo, Max Melamerson nel 1927 venne a Vietri ·e rilevò l'azienda Della Monica alla Marina. Attraver– so annunci chiamò artisti austriaci e tedeschi e assunse .le migliori maestranze locali, come Giovannino Carrano. Anche· Riccardo D5iker lav~rò per qualche tempo nella sua fabbrica. Le leggi razziali e la guerra dispersero la picco– la comunità tedesca. Max Melamerson fu espropriato della fabbrica e internato nel cam– po di concentramento di Viterbo; Riccardo Dolker tornò in Germania; Irene Kowaliska si trasferì a Positano e poi a Roma. Il peri(Jdo tedesco (1920-47) · di ceramica (Avallone). Tre o quattro giovani Gli artisti stranieri che hanno lasciato un'im– erano seduti dipingendo rose su grandi piatti. pronta profonda nella ceramica vietrese sono Quando Riccardo disse che anch'egli era UI\. Riccardo Dolker, Irene Kowaliska e Bah Tue– pittore gli chiesero se sarebbe stato capace di walt-Hannasch. Essi hanno introdotto molte dipingere quei piatti. Riccardo rispose di sì, ed innovazioni, tanto nella modellatura e nella allora lo invitarono a sedersi e a provare. Così decorazione che nella tecnica esecutiva. Inne– Riccardo dipinse piatti per· tutta la giornata;_ .,_standosiperò ~nza rottura nella tradizione lo– poi ritornò a Capri, la sua residenza di allora. . éa.lesono riuséiti_da Ùn lato a collaborare ·&.tret– Dopo q~diçi giorni essen_d~·moltocurioso di-,_:-~ente eòh gJi artigiani locali, -dall'altro ~i'for- _saperecome·i suoi piatti ~rano riusciti, ritornò ' piare i giovani. .· · ·_ \· a Vietri. I,, piatti erano tiellissimi; e lui :ti . Riccardo Dolker aveva un-gusto Iieo-romanti– 'comprò. L(fece imballa~-è-'Ìnandare con.,un -\.oo.e amavaJspirarsi a un romantico-medieval- veliero a Palermo ad un amico tedesco, Behle, popolare; opere e feste della Costiera assume– che aveva ·una libreria. Mentre questi apriva il :t··vano sotto -Ia sua mano·un tono ·biblico e so– pacco, entrò Daneu, un famòsò mercante d'at .. · ':tenne, com~ Lpo~t~ri d'uva del p~nnello "Jo~ sua Caleb", le scene marine di "Giosuè nel ventre della balena", il popolo che segue la sua celebre processione. Irene Kowaliska -ebrea di origine polacca cre– sciuta a Vienna- introdusse l'iconografia del– l'Europa orientale - ed è sorprendente l'innesto tra la tradizionale e locale iconografia benedet– tino-basiliana e quella ortodossa o ebreo– orientale; Costantinopoli insomma, irradiatasi in tante opposte ,tirezioni, si riunificava a Vie– tri. I piatti soprattutto della Kowaliska sono straordinari: la colorazione del bordo - seguita a volte da motivi di girotondo - dà l'impressio– ne che il piatto stia ·ancora vorticosamente ruotando stil tornio; il colore e la decorazione quindi sposano l'arte del torniante. E' per la sua arte - e per quella grafico-fotografica di Pietro Amos e Raffaele Venturini - che un suo celebre piatto raffigurato su di un manifesto ha vinto il primo premio internazionale del Manifesto Turistico a Milano nel 1981. Ancora quindi una riflessione sui mandala: in quelli di Irene Kowaliska si medita sul princi– pio che tutto è trasformazione; e spesso al cen– tro è~raffigurata la..ruota-deldestino, o la barca ' . del passaggio, o la Maria con il Bambino Divi– no. Bab Hannasch preferiva motivi decorativi flo– reali o animali stilizzati in colori vivaci, fra cui dominava ir giallo;. e come elemento decorati– vo usava spesso le fiamme. La misteriosa e vo– race allegria di alcune sue galline ancora si ri– trova oggi riprodotta in serie, e male, in tanta produzione vietrese. Fu uil periodo felice della ceramica a Vietri; e sembrò in quegli anni risolta la contraddizione contenuta nel programma del Bauhaus: riusci– re a '.conciliarel'arte e la manualità con la ripe– tibilità tecnica (a -opera dèi Tedeschi infatti la ceramica di Vietri fu·èonosciuta e esportata in tutto il mondo). ·· ·., :.., · · · ,,

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