Fine secolo - 25-26 maggio 1985

FINE SECOLO * SABATO 25 I DOMENICA 26 MAGGIO . Poesie di Toti Scia~oja._ ~ -1.-:, . • ' Le grida delle figlie del cocchiere - di notte per la madre - le briglie appese a quella porta. E Teresa? Che lagrime le traversano il volto? La luna accende negri ragnateli nell'orto. Ma ora come è mutato . :'\ il tuo volto in questa smania di marzo - impallidito nell'ocra dell'acrimonia. Mai una bufera fu aperta con simjle noncuranza - un'altra vita non entra se avvista specchi a distanza. L'insonnia muove ruote · nella foschia e l'assillo della frusta e le vuote briglie tese sul nulla. Vanno in fumo i confini di una errata maremma - nel buio due amorini sorreggono uno stemma. "Eccoti Rodi! Salta!" sillabi sul disfatto lenzuolo - una tua calza penzola sotto il letto. Poi lacrime in silenzio ti invadono le orecchie - non a Rodi ma ad Azio saltai - da travi vecchie. In qualche punto dell'aria illividito dal tempo il filo della memoria volando ritorna in campo. Violando l'argentea legge mi ripropone un bersaglio - un ago che sa trafiggere le foglie molli del tiglio. È ingannevole il suono delle canne che si urtano una con ·r altra - attorno ogni altra nota è inerte salvo i tonfi furtivi dei topi - lungo rive fitte di fiori privi del nome anche più lieve. Per festeggiare i platani piumosi-di un antico percorso il tuo profilo è un alabastro d'angelo. Ti spalmi in volto un soldo ,,_ di cipria - dentro il cieco specchietto spira il caldo fiato: noli me tangere. Salgo verso chi canta rinchiuso chissà in quale sgabuzzino - s'è spenta la luce delle scale. Una palla rimbalza con tonfi sordi e sempre più grevi - la distanza cresce - tra voce ed ombra. Sul far del giorno rondini i vostri gridi orrendi _ per chi non trova sonno - stridii stridii di freni per rallentare treni deserti che traversano le regioni del Chianti - dei Pianti - dell'Apparsa tra miriadi di Santi. Davanti agli occhi ho sempre aperti altri occhi e il vergine nulla che vi risplende in forma di voragine. È una lucida infamia liquefatta lo sguardo assiduo che ha una mia morte nel suo traguardo.

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