Fine secolo - 25-26 maggio 1985

Dall'alto:la CeramicaSolimene, ~~~ta nel 1950 dall'arcb. Paol~ Edicolavotivadell'800. Cava di argilla a Ogliara(SA). I labirinti di Vincenzo Procida . Salvatore, Vincenzo e Giosuè Procida sono stati artigiani eccellenti. E' vivo ancora Giosuè che continua a lavorare nella sua bottega, oc– cupato quest'anno in pannelli ispirati alle vi-· cende <i:iCristoforo Colombo, mentre l'anno ~rso si ispirò a Marco Polo. Dei tre fratelli, Vmcenzo, morto l'anno scorso, è stato un vero poeta. · Lavorò alla 'Faenzerella' di Guido Gambone e con lui per qualche tempo si trasferì a Firenze. E' stato un grande modellatore e così dichiarò in un'intervista a Claudia Della Corte: «Il tor– nio gira gira fino a quando la forma non esce fuori da sè e solo allora si ferma». Sono celebri i suoi Presepi costruiti attorno a una forma con~ava o_convèssà çli vaso, a volte poggiato su di un piatto. ,1,percorso labirintico tipico:di ·ogni Presepe in qùelli di Vincenzo Procida è in forma di spirale, come a imitare il movimento del tornio; e come il movimento del tornio cui– .mina nella forma, così il viaggio spiraliforme dei suoi minuscoli pastori culmina in prossi- mità delle gigantesche figure della Sacra Fami– glia, perfezione della·forma umana; ma l'anda– mento a spirale accenna anche, oltre all'errare umano, al faticoso saliscendi degli abitanti del– la Costiera. Somigliano anche a mele bacate le forme concave; e gli erranti e i procedenti a teorie di bruchi e di vermi voraci di materiale e spirituale sostanza. Commestibili sono anche le au~eole di Giuseppe e Maria, simili a taralli dorati appena usciti dal forno. Dietro la Grot– ta - e pare ·che il sacro mistero abbia svuotato la materia ai se stessa - sorge sempre il Paese, e1;11blema delle opere umane, ordine nel caos, pieno eretto sul vuoto. _ Enzo Rispoli: un Italo Calvino della decorazione Don Matteo Rispoli è un anziano modellista e decoratore; è stato anche scultore e ha lavora– to alcu~. m~~icon Amerigo Toti a via Margùt– ta. Commcto a 13 anni e ha lavorato anche con Irene Kowaliska e Guido Gambone. E' fier~ di ~n su'? s!Il~lto segreto che rende i pro– d~tti r:sis~entlsslffil penetrando in profondità nei pon. S1commuove nel mostrarci una sua :'vlactonna col Bambino di creta grezza. Rim– piange. un~ vecchia legge che è stata abrogata: le Re_giomdavano_ alle botteghe artigiane un contn?uto ~he vemva diviso tra il giovane ap– prendts~ e ti maestro. Oggi invece prendere un apprendista costa troppo e i ragazzi che vengo– n~ dall'Istituto d'arte sanno poco. Quanto a lw a suo tempo ha rubato l'arte: Gambone era tanto geloso che lavorava il sabato e la dome– nica per non farsi vedere dagli operai. Per fortuna ha un figlio, Enzo, medico a Saler– no, che nelle ore libere viene ad aiutario in bot– tega. ~e cera~ch~ di Enzo Rispoli somigliano un po allo stile d1 Italo Calvino: formalmente ineccepibili, lontane da ogni eccesso, di un'a– stratta e raffinata eleganza; in esse il segno sembra provare nostalgia per la pagina bianca. Don Ca,:mine Carrera -nella sua bottega della forma Don Carmine Carrera, detto Nino è forse il più abile torniante di Vietri. Ha lav~rato alcu– ni anni con Melamerson, poi alle Ceramiche 'D'Amico' e 'Ernestine'. Da qualche anno si è ~esso in proprio, tomia per gli altri e vende d1rettamente. E' alto, ha capelli candidi, uno sguardo ora acuto ora rapito, mani affusolate dall~ 1:1occhie sottili, consumate e allungate dal ve~1ginoso ~ forte salire delle bottiglie e dei vasi sul tormo. Sono famosi i suoi vasi grezzi dal becco e dal profilo parlanti, le sue giare dai manici eleganti che sembrano sorgere diretta– mente dalla linea del vaso e mai sovrapporsi a essa, le s~e bottiglie dal collo di giraffa, le sue brocche irregolari ottenute scentrando a metà lavorazione l'oggetto sul tornio. La sua è una ~ottega della forma e mentre tomia pare ascol– ti col volto piegato di lato il vaso nascente che canta. Un wrightiano di Torino a Vietri L'architetto Paolo Soleri, un wrightiano di To– rino, arrivò a Vietri all'inizio degli anni '50 in un camper Fiat. Voleva fare ceramica e iniziò a lavorare nella fabbrica "Solimene" alla Ma- . rina. Propose poi a Solimene di progettargli ~a nuova fabbrica a. ridosso del paese. In un pnmo tempo la Sovrintendenza non approvò il progetto. La fabbrica, inaugurata nel '57, so– prattutto all'interno è bellissima. La facciata è costituita da numerosi coni rovesciati come a . . . , irmt~one delle antiche fornaci, ornati di vasi di ~otto grezzo o verde ramino; nella parte in– fenore sono incorporati nel cemento capi d'o– pera di vari maestri locali e stranieri che hanno lavorato da "Solimene": un vero e proprio museo. L'interno è un unico immenso locale con una ~ampa a spirale lungo la quale, dall'al– to verso Il basso, si susseguono le varie fasi del- 1~ lavor~one; a piano terra ci sono l'esposi-· 21_00,e il magazzmo. Soleri ha voluto ideare una fabbrica aperta dove tutto il lavoro fosse visibile contemporaneamente e dove gli ele– menti essenziali dell'arte, il forno e il tornio, fossero evocati dalla forma architettonica. I ceramisti, soprattutto i decoratori, abituati a lavorare in camerette separate, si trovarono male all'inizio; c'era meno concentrazione e non si poteva mantenere il segreto. Ma pochi sono ora i segreti da mantenere. «La fabbrica– zione è i~ serie ~ i padroni non tengono più al pezzo unico», d1ch1ara un anziano decoratore. Il Museo della Ceramica di Raito A Raito, un paesi~o a ridosso di Vietri, nella torr~ di yma Guariglia, è stato fondato cinque anm fa ti Museo della Ceramica, a opera so– prattutto di Venturino Panebianco, di Donàto Cufari, sindaco di Vietri e presidente della Co– munità Montana, di Pietro Amos. Il Museo raccoglie pezzi rari dal '600 a oggi è un mese fa ~ è s~ata ina~gurata la sezione dedicata al 'pe– ryodo tedesco e a Guido Gambone. E forse l'attuale decadenza dell'arte vietrese c~e ha spinto alla creazione del Museo. Il peg– gioramento della qualità è iniziato con il boom economico, sostiene Pietro Amos. «È il cattivo gusto dei turisti e dei compratori che ha peg– giorato la qualità. Quando un produttore vede che anche i pezzi peggio riusciti vanno a ruba t~ascura il lavoro. Si é arrivati così al giro vi: 21oso attuale". N_onsi riproducono più le abilità tecniche pro– pne delle vecchie maestranze; i processi mec– canici sostituiscono la lavorazione a mano· non si cura più il pezzo unico; la plastica e I~ destinazione a 'souvenir' hanno sottratto al– i' oggetto ceramico funzione sociale. E l'eccesso di prese~a. ?s~tto al valore d'uso designa sempre d1 pm 1appartenenza di fabbricanti e fruitori al grande circuito di massa del kitsch. Bibliografia consultata: 1) Il 'periodo tedesco' nella ceramica di Vietri Magazzino Cooperativa editrice, Salerno ' 2) ~aggi d_iGuido Donatone, Alberto Cuomo, ~mello T~auro,_ Filiberto Menna, Paolo Apo– hto, Massimo Bignardi contenuti nella rivista Campo, n.11, 1981 ·3) Pubblicazioni di Pietro Amos 4) Archivio Venturini, Salerno_

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