Fine secolo - 25-26 maggio 1985

IL DEl,I~'IN FINE SECOLO * SABATO 25 / DOMENICA 26 MAGGIO 27 o ATO ---------------------------- di Franco FORNARI Si è aperto a Venezia venerdì 24 maggio un con– vegno sulla "Qualità dell'uomo", promosso dal– la Società Italiana di Psicologia, dalla Società Filosofica Italiana e dal Dipartimento di Teoria· e Filosofia delle Scienze dell'Università di Vene– zia. Il convegno è stato preparato da un comita– to scientifico composto di tre filosofi, Emanuele Severino, Luigi Ruggiu e Carmelo Vigna, e tre psicologi, Giancarlo Trentini, Enzo Spaltro, e Franco Fornari. Fornari è morto alla vigilia del convegno, che gli ha reso omaggio nella sua giornata inaugurale, dando lettura della traccia dell'intervento che si riprometteva di svolgere, e che probabilmente è l'ultimo suo testo scritto. Per associarci a questo omaggio, e per l'interes– se del contenuto, riproduciamo qui la registra– zione dell'intervento, letto dal prof Trentini. La psicoanalisi nasce all'interno della tradizio– ne medica. Nello stesso tempo, proprio in quanto esplora l'inconscio, si pone / .../ a fian– co alla tradizione filosofica. Questa infatti, pur privilegiando la coscienza, aveva già da tempo contribuito a postulare l'inconscio. Pur nascendo all'interno della tradizione medi– ca, la psicoanalisi si é trovata a slittare verso la tradizione filosofica, in quanto il corpo della psicoanalisi· non era più il corpo anatomico, bensì il corpo del desiderio erotico. Qui la psi– coanalisi si incontrerà più con le riflessioni fi– losofiche del corpo "vissuto", ossia del corpo come "volontà", che non con le riflessioni me– diche, sul corpo anatomico. Con la tradizione filosofica nasceva però una particolare relazione di stridenza. Questa non solo perché Freud affermava che «esiste nel– l'uomo un sapere del.quale l'uomo non sa nulla», (che spettava solo alla psicoanalisi di svelare), ma anche perché questo sapere veniva ricavato dalle fallacie del discorso umano in generale (lapsus, illusioni, sintomo nevrotico, delirio, ecc.). Nella tradizione filosofica le fallacie della ragione avevano dato origine alla posizione scettica, che affermava la inattendibilità del progetto di costruire un sapere certo perché la ragione umana é inconsapevolmente fallace, cioé sbaglia senza sapere di farlo. La inconsa– pevolezza dell'errore rende, per gli scettici, l'er– rore ineliminabile. Dal canto suo la psicoanali– si scopriva invece una intenzionalità inconscia de/l'errore, per cui in qualche modo l'errore era abitato dal senso e quindi da una. possibile verità, che Freud postulò come filogenetica. La psicoanalisi si é quindi trovata di fronte al– l'incredibile sostenibilità della verità dell'erro– re, che poteva essere confusa con la verità del falso. La inconsapevolezza che conduceva, per ·•. i!li}I.t••::::• ··. ...... -:-:'.:-:- .. .j1;lll!l 11 \::;:. :_:::::::::: . . ...... . gli s1...:iu~i, alle fallacie non emendabili del sa– pere diventava nella psicoanalisi una inaudita forma inconscia originaria del sapere come vo– lontà di sapere precategoriale, naturale, che precede tutti gli "statuti" del sapere. In questa prospettiva la psicoanalisi poteva incontrarsi con la riflessione filosofica sul «mondo della vita», inteso come sapere categoriale; e nello stesso tempo si avviava a scoprire forme preca– tegoriali, sotto forma di idee primarie della vita. Ma che cosa può mai essere questa verità pre– categoriale? La sostenibilità della verità dell'er– rore implica un accomunamento tra verità ed errore, in quanto qualsiasi verità, per esistere, deve essere sostenuta da qualcuno. Sembra che non esistano verità che si sostengono da sole. Ma se la verità deve essere sostenuta vuol dire che essa non stj in piedi da sola. Si scopre così che la verità é come un bambino che non sa camminare, di cui qualcuno si deve prendere cura, sostenendolo, appunto, per portarlo ad un seno dal quale é nutrito. Può essere vista in questa prospettiva la nascita stessa ( / .../ miticamente) della filosofia come «amore per la verità». La verità non può esi– stere se non trova qualcuno che la ama e la vuol far vivere, proprio in quanto la ama. La verità nasce e può vivere dunque ad opera di un volontà di amore per la verità: come tutte le altre cose che nascono e muoiono. La propo– sta di una visione mitica della nascita della fi- Venerdì 24, in apertura di un convegno veneziano tra psicologi e filosofi sulla "Qualità . dell'uomo", Giancarlo Trentini ha letto la traccia dell'intervento che Fornari,fra i promotori dell'incontro, aveva preparato. Forse, il suo ultimo testo. losofia si impone all'interno dell'orizzonte psi– coanalitico, proprio perché, andando alla ri– cerca della verità dell'errore, la psicoanalisi si é trovata a dare uno statuto di verità al mito, cioé alle verità che avevano preceduto la nasci– ta della filosofia e dalla quale la filosofia ha di– menticato di essere nata. L'ambiguità della psicoanalisi consiste dunque nel fatto di costituirsi come "tecnica" scientifi– ca di esplorazione della verità dell'errore, che é contenuta nel mito. Partita come cura di anime folli, vittime della fallacia delle nevrosi e delle psicosi, la psicoanalisi si é trovata a legittimar– la per pietas terapeutica. In quanto però dietro la verità dell'errore fu scoperta la verità del mito la psicoanalisi fu ridotta a valorizzare la verità del mito che la filosofia, e ancor più la scienza, avevano occultata. La psicoanalisi si trova quindi di fronte ad una specie di disastro ecologico della verità, del quale il mito é stato vittima/ .../. In questa prospettiva la psicoanali– si nasce dalla elaborazione di un lutto antichis– simo: il lutto del mito. Nella elaborazione di tale lutto essa scorge nel mito la espressione della verità più debole e quindi più bisognosa di essere sostenuta. D'al– tra parte si sente spinta a sostenerla, perché (diversamente da quello che é successo per la filosofia) essa sa che, senza la verità del mito, non potrebbe esistere. Nel "sostenere" la ve– rità più debole di tutte, quella del mito, tutta– via, la psicoanalisi si trova confortata dal fatto che essa, pur essendo debole, é imperitura, perché continuamente rinasce in ogni uomo nel sogno. Cacciati dalla porta, dal pensiero scientifico e dal pensiero filosofico, i miti ritor– nano, dalla finestra, nel pensiero filosofico e nel pensiero scientifico. Nella definizione dello statuto della propria verità, la psicoanalisi quindi si trova più a di– pendere dalla verità del mito, che non da quel– la della filosofia e della scienza: ma per farla accettare in era scientifica, la deve vestire di scienza. Mossa più dal progetto di una pietas, rivolta alla "cura d'anime", che non dall'amo– re per la verità, la psicoanalisi si é trovata a doversi prendere carico della verità dell'anima folle. Poiché non poteva far uso di farmaci, non ha potuto far altro che "sostenere" la fol– lia, legittimandola, cioé dandole uno statuto di verità, che la filosofia non le permetteva di isti– tuire. In questo inaudito progetto si é trovata a fianco della filosofia, quando ha dovuto capire il nonsenso di ciò che appare attraverso il sen– so di ciò che non appare. In questa ardua fati– ca, la psicoanalisi é stata in definitiva sostenu– ta più dal sapere della tradizione medica che non dalla tradizione filosofica, in quanto la fi– losofia non poteva sostenerla nella legittima– zione della verità dell'errore. Il fatto di aver scoperto il senso del nonsenso ha messo co– munque la psicoanalisi nella condizione di ca– pire (meglio della filosofia e della scienza) i nu– merosi "nonsensi" dell'epoca in cui viviamo. Per dare uno statuto alla verità dell'errore é stato necessario costruire una metapsicologia, che in qualche modo si accosta ad una metafi– sica, ma in senso inverso. La metapsicologia sfocia infatti nella "bioticità" di una trascen– denza del sapere, che di fatto é costituita dalle «idee primarie della vita». Su questa opzione filogenetica della fondazio– ne del sapere la psicoanalisi approda ad una ontologia ermeneutica, che di fatto é una bio– ria. Sostituendo al "theos" di "theoria" il "bios", la psicoanalisi diventa una "procedu– ra" alla visione delle idee primarie della vita. Pertanto essa non può costruire una propria teoria, ma si deve limitare a proporre una pro– cedura, un metodo, capace di scoprire le verità comuni ad ogni uomo. Essa quindi si costitui– sce come anthropina techne, il cui scopo é quel– lo di aprire la strada alla visione della theia te– chne con la quale il Demiurgo ha messo in atto, nella physis umana, la costituzione del– l'uomo in quanto uomo; l'uomo cioè, come animale simbolico capace di sopravvivere me– glio degli altri animali, proprio in quanto per lui é stata programmata la consapevolezza del rischio della fallibilità nella costituzione sim– bolica della verità, e quindi la possibilità della riparazione dell'errore. Su questo sfondo di problemi acquista partico– lare rilievo il fatto che Freud ha postulato come filogenetici quattro eventi fondamentali: 1) gli affetti; 2) il simbolico onirico; 3) l'ideale dell'Io; 4) i fantasmi originari. E' su 'questi eventi che la psicoanalisi si fonda come ontolo– gia ermeneutica, ad opera della quale tutte le verità categoriali e storiche costituite dell'uo– mo vengono ridotte a verità precategoriali e in– consapevoli. La loro istituzione é mossa da scopi di pietas e di approvazione. Di quest'ulti– ma la coscienza é lo strumento più prestigioso e quindi più rischioso. I collaboratori d questonumero di Finesecolo ~ Per le pagine dei vocabolari, le interviste con M.Dogliotti, O.Dossena, . O.Manganelli, sono state curate da A.Sofri, responsabile dunque degli eventuali errori e dei probabili impoverimenti. Gli articoli su Zingarelli e Wittgenstein sono stati compilati da V.Bugliani, che ha anche collaborato alla cura dell'insieme. Nel prpssimo numero pubblicheremo fra l'altro un'intervista sul patriarca dei vocabolari italiani, quello della Crusca. Carla MARELLO è ricercatrice di linguistica all'Università di Torino. Ha in preparazione un libro sui Dizionari bilingui italiani, per l'editrice Zanichelli. Un suo saggio di lessicografia comparirà sul prossimo numero della rivista "Prometeo". Giov~nna DE SANCTIS fornisce affidabili notizie di sè nell'articolo qui compiegato. Karl MARX è nato a Treviri nel 1818. E' morto a Londra sul fosco fine del secolo scorso. Con questa settimana inaugura una regolare collaborazione, che non mancherà di lasciare il segno sul nostro supplemento. --- Fabrizia RAMONDINO, scrittrice, e Raffaele VENTURINI, fotografo, si sono già presentati al pubblico di Fine secolo, che ne avrà serbato memoria, con il saggio "Addo' sta Zazà". I Toti SCIALOJA è nato a Roma nel 1914. E' pittore, scenografo e poeta. Ha vissuto a New York e Parigi. E' direttore della romana Accademia di Belle Arti. Titoli di suoi libri di poesie, dedicate all'infanzia o no (perchè no?) sono: "Amato topino caro", 1971; "Una vespa! che spavento", 1975; "La stanza la stizza l'astuzia", 1976; "Scarse serpi", 1983; "La mela di Amleto", 1984. Anche Sandro ORLANDINI, insegnante senese, studioso di storia locale, e smisurato contradaiolo dell'Aquila, ha già collaborato a Fine secolo, sul cavallo di Guidoriccio. Renato Calligaro, Vincino e 01 '79 disegnano stabilmente per Fine secolo. Hanno variamente contribuito a questo numero Ginevra Bompiani, Marco Bruttini, Settimio Conti, Lucio Cortella, Mario Fortunato, Laura Lisci, Marco Melillo, Stefano Montesi, Adriana Polveroni, Carlo Ferdinando Russo, Leonardo Tirabassi, la sede romana della Einaudi, la Biblioteca del Gabinetto Vieusseux di Firenze, l'Agenzia fotografica Contrasto. La cura di Fine secolo è di Nora Barbieri, Paolo Bernacca, che si occupa della veste grafica, Marino Sinibaldi, Adriano Sofri, Franco Travaglini.

RkJQdWJsaXNoZXIy