Fine secolo - 25-26 maggio 1985

FINE SECOLO * SABATO 25 / DOMENICA 26 MAGGIO 26•·· si rivoltarono subito contro i genitori; la catastrofe at– terrì quelle anime vuote. Pochi giorni dopo i genitori ven– nero alla polizia per reclamare una catena d'oro, che la ragazza portava al collo, regalo del futuro suocero, un orologio d'argento e diverse altre piccole gioie: oggetti che ovviamente erano depositati nell'ufficio. Non mancai di rimproverare energicamente quella gente per la loro ottusità e barbarie. Il dire a questi pazzi che ne avrebbero dovuto render conto a Dio, avrebbe fatto su loro ben scarsa impressione, considerando i loro meschini pregiu– dizi e la tipica forma di religiosità che vige negli ambienti più bassi del piccolo commercio. L'avidità li spingeva nel mio ufficio, non il desiderio di possedere due o tre reliquie; credetti di poterli punire per mezzo di questa stessa loro avidità. Essi reclamavano le gioie della figlia; io le ricusai e trattenni i certificati che occorrevano loro per poter togliere questi ornamenti dal– la cassa, dove·come d'uso erano stati deposti. Finchè ri– masi in tale ufficio, i loro reclami restarono lettera morta e trovai un certo piacere nello sfidare le loro proteste. ( ... ) Del resto ben poche settimane trascorsero senza rivelar– mi casi dello stesso genere. Nel medesimo anno registrai relazioni amorose, che a causa del diniego dei genitori di concedere il loro benestare si conclusero con un doppio colpo di pistola. Presi nota altresì del suicidio di gentiluomini ridotti al– l'impotenza nel fiore dell'età, che l'abuso dei piaceri ave– va gettato in una invincibile malinconia. Molta gente inoltre finisce i propri. giorni ossessionata dal pensiero che la medicina, dopo lunghi ed inutili tor– menti di cure rovinose, è incapace a liberarla dai propri mali. Si potrebbe raccogliere una rara antologia di passi di au– tori illustri e di poesie scritte da persone disperate, che prepararono la propria morte con un certo apparato. Nel momento di meraviglioso sangue freddo, che segue alla decisione di morire, spira da queste anime una specie di entusiasmo contagioso, che si trasfonde negli scritti, an– che in seno alle classi prive di ogni istruzione. Nel racco– gliersi prima del sacrificio, di cui comprendono la pro– fondità, tutte le loro forze si uniscono per dissanguarsi in una espressione ardente e caratteristica. Alcune di queste poesie, sepolte negli archivi, sono capo– lavori. Un ottuso borghese, che pone l'anima nel proprio negozio e Dio nel commercio, può trovare tutto ciò mol– to romantico e condannare col suo sorriso di scherno do– lori che non comprende: il suo disprezzo non ci fa mera– viglia. Che altro aspettarsi da gente che ha per unico cre– do il tre per cento e non sa pensare ad altro se non a ucci– dere giorno per giorno, ora per ora e pezzo a pezzo se stesso, la propria natura umana? Ma che dire poi della brava gente, che si atteggia a devota, a benpensante, mentre ne ripete le sconcezze? Senza dubbio è molto im– portante che i poveri diavoli sopportino la vita, anche se ciò avviene solo nell'interesse delle classi privilegiate di questo mondo, che sarebbe rovinato da un generale suici– dio della plebaglia; ma non ci sarebbe alcun altro mezzo per rendere sopportabile l'esistenza a questa classe, oltre all'offesa, lo scherno e le belle parole? Dopo tutto biso– gna che in questo genere di miserabili esista una certa sorta di grandezza d'animo, dato che, decisi come sono alla morte, sopprimono se stessi, anzichè cercare la morte nella pratica del delitto. È vero che, quanto più procede la nostra èra affaristica, tanto più rari diventano questi nobili suicidi del misero, sostituiti dalla cosciente ostilità, e il misero affronta disperato la sorte del furto e dell'omi– cidio. È più facile ottenere la pena di morte, che ottenere lavoro. Frugando negli archivi della polizia ho trovato un unico caso evidente di vigliaccheria nella lista dei suicidi. Si trattava di un giovane americano, Wilfrid Ramsay, che si uccise per non dover affrontare un duello. La classificazione delle diverse cause di suicidio sarebbe la classificazione dei mali stessi della nostra società. Qualcuno si è ucciso per essere stato derubato da avven– turieri di un'invenzione, per la quale l'inventore non era in grado di comprare un brevetto, perchè ridotto alla più tremenda miseria dalle lunghe ricerche scientifiche che aveva dovuto affrontare. Qualcun altro si è ucciso per sfuggire alle enormi spese e all'avvilente persecuzione che subisce chi si trova in imbarazzi finanziari, i quali del re– sto sono così frequenti, che gli uomini incaricati di curare gli interessi generali non se ne preoccupano minimamen– te. Qualcuno ancora si è ucciso perchè non riusciva a procurarsi lavoro, dopo aver gemuto a lungo sotto le of– fese e la grettezza di coloro che costituiscono fra noi gli incontrollati distributori del lavoro. Un medico mi consultò un giorno a proposito di un caso di morte, di cui si accusava d'esser stato la causa. Una sera, nel ritornare verso Belleville, dove abitava, mentre passava per una stretta via in fondo alla quale si trovava la sua porta, venne fermato da una donna velata, che lo pregò con voce tremante di ascoltarla. A una certa distanza un'altra persona, di cui egli non poteva distin– guere i lineamenti, passeggiava su e giù. Essa era sorve– gliata da un uomo. - Signore, - ella disse, - io sono incinta e, se questo si scopre, sono disonorata. La mia famiglia, l'opinione del mondo, la gente onorata non mi perdone– ranno. La signora di cui ho tradito la fiducia diventereb– be pazza e sicuramente si dividerebbe dal marito. Non cerco di scusarmi: mi trovo in mezzo a uno scandalo che soltanto la mia morte potrebbe evitare. Volevo uccider– mi; si vuole che io viva. Mi si è detto che voi siete pietoso e questo mi ha dato la convinzione che non vorrete farvi complice dell'uccisione di un bambino, se anche questo bambino non è ancora al mondo. Vedete: si tratta di pro– vocare un aborto. Non mi abbasserò a pregarvi, a scusa– re quanto mi appare come il più detestabile delitto. Nel presentarmi a voi ho soltanto seguito il desiderio di altri, poichè io saprò ben morire. Invoco la morte, e per questo non ho bisogno di nessuno. Si fa mostra di provar diletto ad innaffiare il giardino: si calzano perciò gli zoccoli, si TAVOLA DEI SUICIDI AVVENUTI A PARIGI DURANTE L'ANNO 1824 Primo semestre Secondo semestre Totale Di cui: Sopravvissuti al tentativo di suicidio Non sopravvissuti Di sesso maschile Di sesso femminile Non sposati Sposati Genere di morte: Grave caduta volontaria Strangolamento Per strumenti da taglio Per armi da fuoco Per avvelenamento Per asfissia di gas di carbone Per annegamento volontario Motivo 198 173 371 125 246 239 132 207 164 47 38 40 42 28 61 115 Pene d'amore, dissidi e dolori familiari 71 . Malattie, disgusto della vita, spirito depresso 128 Cattiva condotta, giuoco d'azzardo, lotto, timore di rimproveri e punizioni 53 Miseria, bisogno, perdita di impiego, licenziamento 59 Motivi sconosciuti 60 ! sceglie un punto sdrucciolevole, dove si va ogni giorno ad attingere acqua, e si fa in modo di scomparire nella va– sca; e la gente dirà che fu una «disgrazia». Ho previsto tutto, signore. Volevo farlo ieri mattina, l'avrei fatto di tutto cuore. Tutto è pronto perchè avvenga così. Mi han– no detto di dirvelo, e io ve lo dico. Sta a voi decidere se debba aver luogo un delitto oppure due. Perchè si è strappato alla mia debolezza il giuramento che mi affi– derò senza riserve alla vostra decisione. Decidete! - Questa alternativa, - proseguì il medico, - mi fece inorri– dire. La voce di questa donna era pura e armoniosa; la mano che tenevo fra le mie fine e delicata; la sua aperta e ferma disperazione rivelava uno spirito superiore. Ma si trattava di un caso che mi faceva realmente tremare, seb– bene in mille altri casi, in parti difficili per esempio, quando si pone al chirurgo il problema se salvare la ma– dre o il figlio, la politica o l'umanità decida senza scrupo– li secondo il proprio talento. - Fuggite all'estero, - dissi. - Impossibile, - ella rispose: - non c'é ilemmeno da pensarci. - Prendete le precauzioni opportune! - Non posso; dormo nella stessa camera della signora di cui ho tradito l'amicizia. - E' vostra parente? - Non posso . più rispondervi. - Avrei dato il mio sangue, - proseguì il medico, - per sal– vare questa donna dal suicidio o dal delìtto, o per fare in modo che ella potesse risolvere questo conflitto senza ri– correre a me. Mi accusai di crudeltà, perché indietreggia– vo spaventato dal rendermi complice di un delitto. La lotta fu terribil~. Poi un demone mi suggerì, che non ci si uccide solo per il fatto che si vorrebbe morire; che si co– stringe la gente compromessa a rinunciare ai suoi vizi, to– gliendole la forza di fare del male. Credetti indovinare il lusso nei merletti con cui giocavano le sue dita e le risorse della ricchezza nell'elegante dizione del suo discorso. Si _credeche i ricchi meritino minor compassione; il mio sen- timento personale si ribellò al pensiero di una seduzione tacitata con l'oro, sebbene finora questo argomento non fosse stato toccato, il che era solo una delicatezza e la prova che si rispettava il mio carattere. Diedi una rispo– sta negativa; la signora si allontanò svelta; il rumore di una carrozza mi persuase che non potevo più ritornare sulla mia decisione. - (Juindici giorni più tardi i giornali mi offrirono la solu– zione del mistero. La giovane nipote di un banchiere pa– rigino, in età di diciotto anni, la pupilla adorata della zia, che non l'aveva più lasciata dalla morte di sua madre, era scivolata in un ruscello nella tenuta del tutore a Villemo– ble ed era annegata. Il tutore era inconsolabile; nella sua qualità di zio, poteva, il vile seduttore, abbandonarsi al proprio dolore di fronte alla gente. Si vede come, in mancanza di meglio, il suicidio costitui– sca l'estremo rifugio contro i mali della vita privata. Fra le cause di suicidio ho trovato molto spesso la rimo– zione dagli impieghi, il rifiuto di lavoro, l'improvvisa di– minuzione dei salari, motivi per i quali le famiglie non erano più in grado di provvedersi i mezzi di sussistenza, tanto più che la maggior parte di costoro vive del guada– gno giornaliero. ( ... ) Il mondo antico, il paganesimo, ha donato alla terra ope– re meravigliose; la libertà moderna sarà da meno del suo rivale? Chi riuscirà a saldare insieme questi due nobili ·elementi della potenza? Così Peuchet. Infine vogliamo riprodurre una delle sue tavole sui casi annuali di suicidio a Parigi. Da un'altra delle tavole riportate da Peuchet risulta che dal 1817 al 1824 compreso, ebbero luogo in Parigi 2.808 suicidi. Naturalmente il numero é in realtà assai più grande, in quanto degli ubriachi, i cui cadaveri vengono portati all'obitorio, solo in casi molto rari si riesce a sa– pere se si tratta di suicidi o no. (Il testo è tratto da Karl Marx, Scritti politici giovanili, a cura di Luigi Firpo, Einaudi 1950)

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