Fine secolo - 25-26 maggio 1985

FINE SECOLO * SABATO 25 I DOMENICA 26 MAGGIO Giovannq De S a~cÌi s~pittrice' e architetto, ci' di.ce: "Perchè non date la parola di.rettamente_ agli artisti?" Perchè no? - diciamo noi; E allorà lei... di Giovanna DE SANCTIS "Nell'arte, come nella vita, uno va e poi torna. Per afferrare un "non detto" che aveva lasciato indietro.. ~ Se resta lì è perduto -: Deve andare di" n"ovo. Nel '64 lavoravo alla torre di Montreàl per Paolo Portoghesi. Vennero fuori tre disegnetti assolutamente "diversi": un ricordo di futur– espressionismo, qualcosa tra Feininger e Taut. Ma era dovuto al disegno, al modo di disegna– re; in mente avevo altro. Non si seppe mai cosa perchè i tre disegni vennero rapidamente ac– cantonati e passai ad altro. Andavo verso Luca Pacioli e il "De Divina Proportione". Mi spiego: andavo alla contestazione accanita del– lo spazio centrifugo delle Avanguardie stori– che, all'utopia giacobina e cristallina dei secon– di anni '60, all'arroganza della rivoluzione eri- . progettazione totale, fuori. dalle demar:c,azioni · imposte dal movimento moderno, cdt1'un ir– rompere di tutte le forze stilistiche firlo'ad alìo– ra intoccabili e relegate nelle scatole-museali della "storia" e dell' "antico". Ma era qualcosa. di molto diverso . che sarebbe stato il neo-eclettismo· , gizzato ed estetizzante· degli anni '80~ " colan– te, sotto l'etichetta massmediologica e t"Post- - Moderno". Io ero·allora giacobina e·Ìièo-clas– sica. L'arroganza dèlle sacre certezze dell'uto– pia portava gli sguardi lontano: "oltre". Non guardavo mai vicino allora, non guardavo mai dove mettevo i piedi. In definitiva ero una neo– platonica, e la lettura dello spazio che si atta– gliava a dei neo-platonici era proprio quella fornita dal signor Luca Pacioli, nel 1498, nel "De Divina Proportione": geometria euclidea, sezione aurea, divini poliedri platonici ed ogni possibile relativa variazione; il tutto letto nella · implacabile, simbolica griglia dello spazio pro– spettico. In questa visione dello spazio, che era poi "visione del mondo", ho lavorato e vissuto per anni. Un lavoro diversificato che mi ha portato dalla architettura alla pittura, ma- che si intesseva sempre sullo spazio del "De Divina Proportione". Poi è venuto tutt'altro: ho smesso di guardare ··· I "oltre". Tutti alla fine degli anni '70 hanno ' smesso di. guardare "oltre", tranne pochi che credevano di guardare oltre e in realtà guarda– vano qualche vecchia cartolina sbiadita. Un ' giorno mi sono accorta di guardare "qui ed ora" ma un "qui ed ora" dove era inidato come lo spillo di un compasso che si allargava a mio piacere tracciando cerchi capaci di lega– re ogni sorta di passato ad ogni sorta di futuro immaginabile. E questo è stato lo "spirito del tempo" dei primi anni '80. Oggi è ancora di– verso. Cerco una nuova geometria: lavorando sull' "onda" uso quella post-euclidea del moto complesso, cerco la raffigurazione (se possibi– le) del punto di rottura del flusso energetico di– rezionato di cui l'onda è immagine. Nei disegni attuali scopro una assonan7.a capziosa con quei tre disegni tre del '64, o meglio, con quel– lo spazio buio della mia mente. Ma lo spazio del ~ne-millennio è uno spazio-tempo com– plesso -ed in continua mutazione. Di fronte ad esso non vale più riciclare la lettura delle avan– guardie storiche (cubismo, costruttivismo, neoplasticismo, ecc.) che è l'ultimo gioco sulla pelle di Euclide; la stessa intuizione, che ebbe il futurismo, di una geometria del movimento, appare elementare all'occhio di oggi addestra– to .all'uso corrente cinematografico ed elettro– nico di ogni sorta di rallentamento, accelera– zione, sovrapposizione, intercambiabilità del– l'immagine. Lo spazio contemporaneo appare come catastrofe, turbolenza e caos. Di fronte ad esso l'arte di oggi ri.nuncia alla lettura e re– gredisce: o .si rifugia nella riconoscibile leggibi– lità dello spazio classico: una regressione nell' "anacromsm_o"; o riscopre nella.., v.ersione sel– vaggio-metropolitana l'intuizione dell'occhio primitivo: una regressione nel pr.e-èuclideo. Ma "catastrofé" "turbolenza" e "caos" oggi non sono solo termini letterari: sono termini matematici. Certo lo spazio dell' oggi è di im– possibi!e lettura intuitiva, sfugge all'intuizione gestaltica già codificata, necessita dell'astrazio– ne matematica e di cognizione scientifica• che l'artista non ha, necessita di strumenti di lettu– ra e visuali77.3ziQneattraverso uri medium tec– nologico che rischia di divorare o dirottare l'e-. spressione del linguaggio specifico pittorico manuale. Il post-euclideo si annida in territori inesplora– ti e rarefatti detenuti da altre culture ed altri codici linguistici. Ma è anche in questo territo– no c e l'attedi domani dovrà avventurarsi. La _...n.,,-~.,..gresst~o11.-vJ.Ja...__ dei primi anni ottanta, che è servita a ridare ali' arte una identità e all'artista una operatività che sembravano smarrite, è una cometa di cui stiamo vivendo la coda. E' di nuovo necessario lasciare i luoghi del ritor– no ed andare. ·-.• ·:-: ·=:-:·?~-.-

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