Fine secolo - 25-26 maggio 1985

sa il confine fra la dolce Toscana dell'appode– ramento mezzadrile, contraddistinta da una fitta rete di casol;ui sparsi e da un'antica atti– vità di sistemazione dei suoli e delle colture, e quella selvaggia delle terre maremmane con i loro grandi boschi che per secoli hanno ospita– to solo le capanne dei taglialegna e dei carbo– nai, e con i loro paesi arroccati in vetta alle al– ture per sfuggire l'aria malsana e carica di feb– bre della pianura. Ma è alcuni chilometri oltre i Canaloni, in una zona non lontana da lesa (frazione di Monti– ciano) e dal minuscolo borgo di Quarciglione, che si incontra l'habitat più ricco e sicuramen– te unico per le sue particolarità d'eccezione. Sul versante della valle esposto a sud cresce un bosco termofilo composto da Leccio, Corbez– zolo, Sughera, Eriche, Cisti, Lentisco, Calluna, con un sottobosco di Edera, Vitalba, Pungito– po. Sull'altro lato invece, la forte umidità ren– de dominanti piante più "fredde" come Carpi– no, Acero, Cerro, Rovarella, Sorbo, Agrifoglio ed anche Tasso e Faggio di alta quota, relitti di epoche glaciali. Fra gli animali si trovano numerosi mammiferi predatori (compresa la lontra), molte specie di uccelli (l'Upupa, la Ballerina gialla, la Ghian– daia, il Martin pescatore, il Gheppio, la Poia– na), diversi rettili ed alcuni anfibi di cui il più interessante è il Tritone apuano, anch'esso re– siduo di un passato antichissimo, che vive nel piccolo stagno della Troscia, situato vicino alla riva destra del torrente ad un livello superiore di una decina di metri. Una diga lunga oltre mezzo secolo Anche la valle della Farma è minacciata da un bacino artificiale che dovrebbe sorgere non lontano dai Canaloni ed essere collegato con una galleria a quello della Merse in modo da accrescerne la portata durante i periodi di ma– gra. Si produrrebbero così, indotti dalle varia– zioni nel deflusso delle acque, mutamenti della temperatura e del grado di umidità tali da pro– vocare danni irreparabili alla flora ed alla fau– na. Ma quando è nato il progetto di costruire le due dighe? E quali sono, con più precisione, le sue caratteristiche e le sue finalità? Anche lasciando perdere i ricordati anteceden– ti del cistercense Gnolo, ci troviamo di fronte ad una storia nient'affatto breve, che è possibi– le riassumere solo per sommi capi. Tutto cominciò nel 1931con un piano elabora– to dall'ingegnere Omodeo. Era il periodo. in cui il fascismo cercava di attuare la bonifica in– tegrale, e l'ipotesi di alcuni sbarramenti sugli affluenti dell'Ombrone che ne. regimassero•le piene e consentissero di portare acque irrigue nella pianura grossetana sembrava destinata ad un sicuro successo. Invece gli effetti della crisi del 1929 e le scelte economiche del regime che penalizzavano proprio quel settore agrico– lo che si diceva di voler potenziare al massimo, ne determinarono l'abbandono. Stessa sorte subì un altro progetto presentato nel 1936dal– la Selt-Valdarno. Finito il conflitto mondiale e riparati i danni più gravi da esso causati, ecco spuntare due nuovi disegni, uno del 1949e l'altro del 1954,il secondo dei quali corredato dalla prospettiva di produzione di energia elettrica. Correvano gli anni della riforma agraria gestita dalla DC, ma anche del Piano del Lavoro lanciato dalla grande CGIL di Di Vittorio e forse fu allora che sul Farma-Merse si verificò la prima con– vergenza di intenti fra le forze di governo e le sinistre che vi videro un importante fattore di incremento occupazionale. Seguì un'ulteriore lunga fase di intermezzo du– rante la quale cadde la prospettiva di sfrutta– mento idroelettrico, e soprattutto, in coinci– denza con il boom economico, si verificarono trasformazioni tali da cambiare il volto sia del– la provincia di Siena, sia di quella di Grosseto. it~~ff Nella pagina accanto: di~·nto tp Girolamo Del Pacchia 1477 - dopo 1SS3XPinacoteca di iena). Sotto: S.Gàlg~_, l'internoprima del restauro, 1BY3. In questapag~a, in alto: il torren– te Gonna, affluente della Merse. Anch'esso dovrebbeessere sbarra– to. La cartina 9ui accanto riproduce un tratto della Fuma. In bas.iO: una parte della pianura che dovrebbeessere ricopertadal– l'invasosulla Merse (le Toto sono di Marco Bruttini). .. ·.--. ... .. ·· Jf .A. -~·:.\r-~-~--~-- :···:f =··f i'. ·.. :.:..-.;;, .. FINE SECOLO * SABATO 25 I DOMENICA 26 MAGGIO Ma come se niente fosse accaduto, nel 1967, il progetto resuscitava, questa volta sotto il pa– trocinio dell'Ente Maremma. In tempi più re– centi, veniva caldeggiato all'unanimità dal Consiglio Regionale Toscano e, approvato dal Ministero Agricoltura e Foreste, era appaltato all'Ente Toscano per lo Sviluppo Agricolo e Forestale (ETSAF) che ne è oggi uno dei più accesi sostenitori. I suoi scopi sarebbero quelli di raccogliere 145 milioni di metri cubi di acqua per irrigare 37.000 ettari di terreno e risolvere alcuni gravi problemi della pianura grossetana fra cui l'al– larmante abbassamento della falda freatica, con una spesa, calcolata nel 1984, di 320 mi– liardi. La provincia piu' bella d'Italia Il rapporto fra costi-rischi e benefici non sem– bra però essere a favore di questi ultimi se si ragiona considerando le risorse, il territorio e l'ambiente come beni tanto più preziosi in quanto non illimitati e si rifiuta di concepire lo . sviluppo come qualcosa di sempre e comunque positivo. Infatti, alle gravissime conseguenze già sottolineate, sono da aggiungersi dubbi sul– la tenuta delle sponde dell'invaso sulla Merse, timori per l'alta sismicità della zona, perples– sità derivanti dal non conoscere di quanta ac– qua abbisognano realmente le aziende agricole della Maremma, dalla mancanza di un piano di utilizzazione dell'acqua stessa, dal non aver studiato soluzioni alternative come quella di creare numerosi piccoli bacini subito a ridosso dei luoghi che ne dovrebbero beneficiare. Questi argomenti sono stati e continuano ad essere il cavallo di battaglia delle associazioni ambientaliste (WWF in testa che per la Farma ha proposto l'istituzione di una Riserva natu– rale), ed hanno trovato largo credito nell'opi– nione pubblica. Invece fra i partiti la situazione si presenta in– certa e contraddittoria. Favorevoli ai due inva– si risultano, sul piano nazionale la compagine governativa, su quello regionale alcuni espo– nenti del PCI all'interno dell'Assessorato al– l'Agricoltura e dell'ETSAF, e a livello locale tutte le forze .politiche del grossetano. Nel se– nese si sono dichiarati contrari, oltre ai demo– proletari, i repubblicani, seguiti dai socialisti e dai democristiani, mentre i comunisti caldeg– giano la proposta di Giuliano Cannata, mem– bro della Segreteria nazionale dell'Arei-Am– biente, che esclude qualsiasi intervento sulla Farma e subordina la realizzazione di un lago di dimensioni più ridotte sulla Merse all'elabo– razione di un piano di bacino dell'Ombrol)e. Il successo dei verdi nelle recenti elezioni (3% dei voti nel comune di Siena) e il fatto che i la– vori sono momentaneamente bloccati dal de– creto Galasso concernente le opere che inve– stono territori di particolare rilevanza artistico ambientale, potrebbero indurre dei ripensa– menti in una parte dei favorevoli. La provincia più bella d'ltaJia, come l'ha defi– nita recentemente la rivista "Airone" è tale per motivi, diciamo così, casuali, cioè perchè alla crisi della mezzadria ed allo spopolamento del– le campagne avvenuti tre decenni fa non ha fatto seguito uno sviluppo industriale di rilie– vo; ma anche perchè i partiti di sinistra (e in particolare il PCI con il suo 56,5% dei suffra– gi), che pure fino ad un passato recente non avrebbero probabilmente esitato ad accettare, che so, un complesso petrolchimico nel bel mezzo delle Crete se qualcuno si fosse fatto avanti per impiantarcelo, sono tuttavia riusciti ad evitare numerosi scempi paesaggistici. Non hanno dunque tutti i meriti, ma non si può neppure disconoscere che in questo caso "più bello" si coniuga, almeno in una certa mi– sura, con "più rosso". Sarebbe forse bene che, per non vedere separa– to questo binomio, il progetto Farma-Merse venisse per sempre abbandonato.

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