Fine secolo - 25-26 maggio 1985

FINE SECOLO * SABATO 25 / DOMENICA 26 MAGGIO L a Spada nella Roccia esiste per davve– ro, ma non fra le brume di Camaalot o di Glastombury come potrebbe pensare il grande pubblico che ha visto il film "Excali– bur" o chi conosce il vasto corpo di leggende arturiane contenute nell' "Historia Britan– niae" e nella "Vita Merlini" di Geoffroy of M~mmouth ed elaborato con mirabile sensibi– lità poetica da Chrétien de Troyes. Per trovar– la basta fare un viaggio sotto i cieli azzurri del– la Toscana, dirigendosi prima a Siena e da lì prendendo la strada statale 74 in direzione di Grosseto. Dopo una quindicina di chilometri la prima curiosità: in uno stretto vallone ap– paiono i resti di un arcuato ponticello che sca– valca il greto pietroso di un torrente. Secondo la tradizione lo attraversò Pia dei Tolomei quando suo marito Nello d'Inghiramo dei Pannocchieschi, mosso non sappiamo bene se da gelosia o dal desiderio di convolare a nuove nozze, la trascinò nel castello della Pietra in Maremma dove l'uccise, come lei stessa, o me– glio la sua anima penitente nell'Antipurgato– rio, ricorda a Dante con brevi e sommesse pa– role appena velate di malinconia. Proseguendo ci si inoltra nella Montagnola, una zona collinare e boscosa, costellata di torri medioevali e di antiche pievi, fino ad arrivare all'alta valle della Merse, un affiuente del fiu– me Ombrone. Qui, su un colle isolato, chiama– to Monte Siepi, sorge una chiesa romanica di forma circolare, al centro della quale, sotto la cupola semisferica, dalla sobria ma suggestiva decorazione a cerchi concentrici di pietra bian– ca e di laterizio, c'è una spada dall'elsa cruci– forme che spunta da un grosso masso. Il sogno di S.Galgano A conficcarcela fu Galgano Guidotti, nato nel 1148 da padre probabilmente nobile nel non lontano borgo di Chiusdino, allora sottoposto ali'autorità del potente vescovo di Volterra. Dopo aver trascorso una giovinezza dedita ai piaceri ed animata dal desiderio di divenire ca– valiere, intorno ai trent'anni fece un sogno che fu alla base della sua conversione. Gli apparve l'Arcangelo Michele che gli ordinò·di seguirlo. Insieme arrivarono ad un ponte difficoltòso da superare, sotto il quale c'erano un grande fiu– me ed un mulino. Passati al di là percorsero un prato fiorito, poi si addentrarono in una grotta profonda e, tornati alla luce del giorno, si tro– varono a Monte Siepi dove Galgano incontrò i dodici apostoli, ebbe la visione della Maestà Divina e ricevette l'ordine di edificare in quel luogo una "domum ad honorem Dei". Qualche tempo dopo, mentre si recava a Civi– tella dalla sua promessa sposa, arrivato ad un certo punto della strada, non riuscì a spingere oltre il cavallo nonostante che lo spronasse con forza. Pensando di trovarsi di fronte ad un prodigio, lasciate le briglie e pregato Dio di guidare l'animale, giunse sul colle che aveva sognato. Pensò allora di piantarvi una croce di legno. ma non riuscendo a costruirla infisse nel suolo la spada, la quale vi penetrò così profon– damente che non fu più possibile estrarla. Quindi delimitò lo spazio circostante con una capanna a pianta circoiare, in cui si ritirò a vi– vere da eremita, ed iniziò a compiere miracoli risanando molte persone colpite da febbri ma– lariche, da artriti e da paralisi e salvandone al– tre da pericoli di va.ria natura. Sei monofore sull'infinito Questa in sintesi la leggenda di S.Galgano come l'ha ricostruita Franco Cardini, che ne ha anche sottolineato l'impianto di viaggio nell'aldilà dai tratti inequivocabilmente inizia– tici (il ponte della conversione che supera il fiu– me delle cose mondane ed il mulino delle va– nità, il prato della vita pura-:la morte dclcor- · po nella caverna, l'anima che vede Dio) ed i le– gami sia con la "Chanson de Roland" che con la "matière de Bretagne". Non è forse Durin- :::::()rh:t; ~~~ji ·•::::;rt=··-• - COME'ERA VERIJE LA ABBAZIA L'abbazia è quella a cielo aperto di San Galgano, col suo nuracoloso pavimento d'erba, e lì accanto, l'inestricabile spada nella roccia. Salvo che arrivi, un giorno, uno stuolo di, allagatori e faccia fuori abbazia, spada e valle del Farma-Merse. di Sandro ORLANDINI ., darda, la spada di Rolando con il pomo pieno di preziose reliquie, un oggetto sacro? E il nome di Galgano non assomiglia in modo im– pressionante a quello di Galvano, nipote di re Artù e personaggio centrale in romanzi come "Ivano" e "Lancillotto"? .L'ipotesi di Cardini è suffragata dal fatto che dopo la morte del santo il suo culto fu custodi– to e diffuso da un gruppo di monaci cistercen– si, appartenenti cioè ad un ordine che aveva strettissimi rapporti con la cultura francese. Costoro verso il 1185, anno in cui il papa Lu– cio III canonizzò Galgano, si stabilirono su Monte Siepi e, crescendo di numero, si sposta– rono nella vicina pianura dove, a partire dal 1224, crearono un ampio complesso abbaziale e costruirono una grande chiesa dalle severe forme gotiche, il cui attuale stato di rovina, in– vece di essere elemento di diminuita bellezza, finisce per accrescerne il fascino. Se infatti il gotico si prefiggeva di dilatare lo spazio archi– tettonico in altezza ed in profondità, uno dei risultati più straordinari ed originali l'ha rag– giunto proprio in questa costruzione che ha il cielo come soffitto (quello vero crollò dopo che, verso il 1550, l'abate Girolamo Vitelli ven– dette il piombo con cui era ricoperto) e le sei vuote monofore dell'abside affacciate sull'infi– nito. Uno sbarramento voluto dal destino In breve tempo i monaci di S.Galgano diven– nero una potenza economica: misero a coltura nuove terre, si occuparono.degli scavi minerari nelle vicine Colline Metallifere ed uno di loro, di nome Gnolo, dopo che Siena estese la sua egemonia politica e militare sulla zona, studiò il sistema di sbarrare l'acqua della Merse e di portarla fino alla città. Gli ostacoli di carattere geologico e le forti dif– ficoltà tecniche impedirono la realizzazione dell'opera, ma l'idea n_ontramontò mai del tut– to, quasi che la costruzione di una diga facesse parte del destino del fiume. Un destino che oggi sembra giunto sul punto di compiere il suo corso. Nel prossimo futuro infatti dovrebbe essere costruito un bacino ar– tificiale (già sono stati effettuati alcuni lavori di sbancamento ed è stata edificata la casa dei guardiani), allo scopo di portare acqua, non più a Siena, ma nella vicina piana di Rosia e, ·attraverso un canale sotterraneo, in Marem- ma. L'abbazia di S.Galgano finirebbe così per tro– varsi in riva ad un lago, anzi peggio, come per uno scherzo della storia contro i cistercensi in– defessi bonificatori di terre malsane, ai margini di una palude, poichè l'escursione stagionale dell'invaso, secondo le previsioni della Dagh Watson, una ditta specializzata che ne ha stu– diato l'impatto ambientale, sarebbe di circa sei chilometri. Conseguenze inevitabili, una pro– fonda trasformazione del paesaggio, un muta– mento del microclima, una minaccia alla stabi– lità dell'intero complesso abbaziale. Relitti dell'epoca glaciale A n~n molta distanza dall'alta Merse scorre la Farma, un altro affluente dell'Ombrone, la cui valle costituisce una delle aree naturalistiche ed ambientali più interessanti ed importanti dell'Italia Centrale. Per arrivarci da S.Galgano bisogna dirigersi a Monticiano e fermarsi al ponte di Tornielfa da dove conviene proseguire a piedi, lungo la sponda sinistra del torrente, prima percorren– do una strada sterrata e poi un sentiero appe– na tracciato. Dopo circa un'ora e mezza di marcia si giunge ai Canaloni, una gola in cui l'acqua forma alcune cascatelle incuneandosi fra grandi massi. Da ogni lato incombono le pendici scoscese di colline ricoperte da una fol– tissima vegetazione e scarsi appaiono i segni di insediamenti umani, a dimostrare che qui pas-

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