Fine secolo - 23 marzo 1985

' ... Nella pagina accant:Q, foto di · · bordocon cannone. Qui a fiancò, il comandante . - del forte di Taku . . (dall'Illustrazioneftaliana). ,•'Sotto, il molo di Ningpo (foto Underwood,1900). te degli equipaggi dell'Elba, un piccolo incrociatore pre– sente nella acque cinesi dai tempi di San-mun, e della R.N. Calabria (della Divisione _navale d'America) che si trovava a Y okohama quando fu improvvisamente richia– mata in Cina. ''Pochissimo abituati alle, priv_azioni" \ Senza poter prevedere gli eventi, non adeguatamente equipaggiati e armati, i marinai furono costretti a passa– re, da un giorno all'altro, dalla normale vita =dibordo a quella delle operazioni militari. Le difficoltà di adatta– mento psicologico e fisico alle n:uove condizioni di vita furono notevoli e., per di più, aggravate dalla "deficienza di uomini e di mezzi" come, a denti stretti, fn in seguito ufficialmente riconosciuto. In una situazione paragonabile a una sorta di parata in– ternazionale di eserciti bene-organizzati e armati, essi d.o– vettero fare i conti non solo con fatiche e privazioni per così dire oggettive, ma anche con i disagi supplementari dovuti alle molte carenze organizzative. Dai rapporti di alcuni ufficiali sappiamo, ad esempio, che i marinai era- ,, no quasi completamente impreparati all'uso delle armi, · alle marce a terra, agli esercizi militari, alla vita di cam– po, ai turni di guardia troppo lunghi data l'esiguità del numero. Tali compiti, ovviamente, diventarono realtà quotidiana per quegli uomini che "pochissimo abituati alle privazioni", a fatica e di malanimo si rassegnarono a · sopportarli. Dopo il sabotaggio delle linee ferroviarie da parte dei Bo– xers, gli_spostamenti si effetttJavano a piedi, nel caldo soffocante e su terreni accidentati; in alcuni casi, poi, i miraggi, impedendo il calcolo delle distanze, rendevano le marce ancora più estenuanti. Il cibo poteva essere ab-· bondante o scarsissimo, a seconda dei giorni e delle situa- . zioni: non sempre si aveva la possibilità di razziare polli e ma_iali,e quando (come a Tien-tsin a fine giugno), i viveri terminavano, non restavano che pocò riso e polenta, in attesa che giungess\!ro dalle navi quei rifornimenti che tutti gli altri distaccamenti avevano ricevuto in grande quantità. Si beveva acqua bollita, prelevata dal Pei-ho che trascinava verso il mare i cadaveri, senza che si aves- - se sempre la disponibilità di tè per renderne sopportabile il sapore. La volontà dei marinai dovette· supplire alla "poca.pratica del fucile" nella difesa dei quartieri europei di Tien-tsin, sostenuta da 5.000 uomini (russi, giappone– si, inglesi, francesi, tedeschi e americani) c~ntro le truppe del gen. Sung Ching, riconosciute come le meglio armate e addestrate del sia pure inefficiente ~serèito cinese. La nostra carabina fermà l'uomo Le armi in dotazione (ad eccezione delle rivoltelle) fun– zionarono bene e, se non erano in grado di reggere la concorrenza della moderna fucileria e dell'ottima artiglie– ria di cui erano provvisti i soldati del gen. Sung, si rivela– rono più che adeguate nei combattimenti con i Boxers i quali, rifiutando per principio l'uso delle armi ocçidenta– li, adoperavano esclusivamente anni bianche o, al massi– mo vecchi fuciloni cinesi. Ad esempio, "la nostra carabi– n.:i modello 1870 - spiega il ten. di vascello Sirianni - sebbene inferiore a tutti i nuovi fucili a piccolo calibro, è più adatta in questi combattimenti con gente che non ha armi da fuoco, perchè il suo proiettile ferma l'uomo col– pito, mentre ho visto dei Boxers èolpiti da uno ed anche da più proiettili di piccolo calibro, contim1are ad avan- . zarsi". Scarpe rotte, come _ sempre, e tocca andar I disagi che gravavano sui marinai furono inoltre aumen– tati, e non poco, dall'inadeguatezza dell'equipaggiamen– to. Le uose di tela (che nei giorni di pioggia "servivano solo a mantenere i piedi umidi") erano· confezionate in modo tale da richiedere molto tempo per essere indossa– te, mentre bastavano pochi cespugli a strapparne i botto– ni: I cuoiami. si rivelarono "un vero disastro", sia per la scarsa resistenza, sia per l'inadeguatezza (le cinghie dei reggizaini "solcavano le carni", i sopraspalle per regg~re le giberne scaricavano il peso sul collo, costringendo gli uomini a camminare curvi, e così via). Quanto agli zaini, quelli "buoni e pratici" erano troppo pesanti e dovevano essere abbandonati nei lunghi percorsi, gli altri presenta– vano piçcoli inconvenienti (cuciture, fibbie, cuoiami poco _solidi)che_sommati "erano di grave incaglio nelle opera– zioni della compagnia da sbarco". Inutile dire che l'insie– me costituiva fonte di stress e di esasperazione proprio quàndo "l'individuo non avrebbe dovuto preoccuparsi che di tenér pronta la propria arma". Si era inoltre sprovvisti di tutti gli attrezzi necessari in guerra (dalle ba– relle ·per traspor-tare i feriti, alle gavette e ai recipienti per far bollire l'acqua) che bisognava chiedere in prestito agli altri contingenti, di soli'to inglesi è tedeschi, ben organiz– zati e attrezzati. Alle condizioni di vita appena delineate, non tutti reagi– rono con la sopportazione: molti furono anzi coloro che s.i opposero alle privazioni eccessive. In_particolare nel primo periodo, va!e a dire fino a quando non "capirono FINE SECOLO e SABATO 23 MARZO ·=i: \:: 15 che non vi era altra speranza che adattarsi alla nuova vita", i marinai seguirono un c.omportamento che oscilla– va tra la protesta collettiva e la soluzione individuale di "schivare qualsiasi fatica" e di evadere i compiti loro as– segnati. Colpa, quest'ultima, di cui si resero responsabili · anche i sottufficiali che "in generale -i scrive il ten. di va– SGelloTanca :- non hanno quell'autorità che il grado con– cede loro e spesso essi per primi tràsgrediscono quegli or– dini che vorrebbero fare eseguire". · L'avanguardia di scarto Senza volerli drammatizzare (sembra che non sia venuta meno- la disciplina in senso proprio), tuttavia i motivi di tensione furono più che consistenti se si rese necessaria, con forze così esigue, la formazione di un ''plotone di scarti" i cui componenti - si legge in un altro rapporto - "sapevano che se dovevamo batterci sarebbero stati i pri– mi ad andare avanti". Una soluzione eh~ fu adottata per correggere comportamenti indicativi - ~econdo l'interpre– tazione degli ufficiali - di una scarsa coscienza di patriot– tismo e di senso dello Stato, dovuta all'ignoranza diffusa tra la b~ssa forza. · Riuscire· a sopravvivere, reagire a condizioni di vita dure, barcamenarsi in -una realtà quotidiana non prevista e non voluta erano,_ di fatto, le preoccupazioni principali dei marinai che, .invece, mostrarono scarso _interesse (come fu lamentato) per le motivazioni ideologiche e i richiami patriottici. Gli _appelli all'eroismo e al senso del dovere militare, in quella situazione, non potevano risultare che poco credibili e, comunque, insufficienti a giustificare i risvolti concreti di una politica espansionistica, dettata unicamente da motivi di prestigio nazionale. Ma, è pro-" prio il caso di dirlo, "a la guerre comme a la guerre". Così non pochi marinai mostrarono, all'occasione~ senso di responsabilità, sangue freddo e soprattutto notevoli doti di improvvisazio1c1ee di fantasia. Trombettiere Curcio, il solito lavatj1,o· Gli episodi in questo senso più significativi sono legati al comportamento e all'iniziativa di un gruppo di marinai (28 sui 40 impegnati nella famosa difesa delle Legazioni) che furono assegnati, insieme ad un drappello giappone– se, al Su..nang-fu, il "palazzo del principe Su''. Era que– sto il punto strategico di tutta la difesa del quartiere asse– diato; e lo era, in particolare, il vasto giardino (noto come il Fu), occupando il quale i Cinesi avrebbero potu– to bombardare facilmente la Legazione inglese posta di fronte, a circa cento metri di distanza. E, proprio nella · Legazione inglese, la più ampia e la meglio difendibile, erano stati dislocati i bambini, le donne, i non combat– tenti (414 persone in totale), l'infermeria e la maggior parte dei viveri. La vita al Fu, dove vennero a concentrarsi i maggiori at– tacchi dei Cinesi, diventò più dura che in qualunque altro pun.to del quartiere. Come altrove, anche al Fu la caren– za di cibo e di munizioni restavano i nemici principali; ma a questi si aggiungevano, qui, il logoramento e la ten– •sione nervosa a cui i marinai erano sottopostì dai sistemi di combattimento usati dai Cifiesi. I' mezzi $rano i più di– versi: dalle fittissime sassaiole ali' ossessionante 'scià-scià' ('ammazza-arhtnazza') urlato dai Boxers; dalle sciabole ai razzi i'ncendiari; dalle mine alle armi moderne (soprattut– to Mauser e Krupp) in dotazione alle truppe del gen. Jung Lu. Inizialmente la situazione di pericolo unita al disorientamento prodotto dalla incousu~ta tattica milita– re cinese (ad esempio i tiri di fucilerfa, imprecisi ma inten– si, erano intervallati da pause lunghe e inspiegabili) mise– ro a du~a prova la resistenza psicologica. dei marinai. Tuttavia il ten. Paolini, nel suo rapporto al contrammira– glio Candiani, denuncia due soli casi di crisi di nervi: • "Non propongo (per uno speciale elogio) il trombettiere · Curcio - egli scrive - perché, quantunque-meritevole per alcuni suoi atti di coraggio, gridò in uno dei giorni di più vivo fuoco che avrebbe abbandonato il suo posto di guardia se il nemico continuava a bersagliare le nostre

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