Fine secolo - 23 marzo 1985

FINE SECOLO e SABATO 23 MARZO 14·. • • ILNOSTRO GENTE A C:11-INO di Maria Clara DONATO Agosto 1900, un contingente italiano viene associato ·alla spedizione delle Potenze incaricate di punire la rivolta dei Boxer in Cina. La solita storia: commiato solenne, organizzazione al risparmio, mal di mare disastroso, arrivo a cose fatte. Intanto, a Pechino, qualche decina di marinai italiani partecipa a/atti d'arme,fra motivato malcontento e estrosa improvvisazione. I Boxer urlano "scià scià", i nostri, napoletani in testa, gridano "Viva! Bravo! Fuori gli artisti!". Passano i "55 giorni di Pechino",fra macabri reportage di scontri veri e di massacri di bianchi mai avvenuti. Quando il grosso della nostra spedizione arriva, non gli resta che emulare i saccheggi degli alleati: ma "noi italiani siamo stati più . galantuomini". L'inviato speciale Barzini descrive confranchezza indignat(l le porcherie delle Potenze, e con divertimento gli "orientalisti" italiani, imbarcati come interpreti se1tza sapere il cinese. Nel 1901, tutti a casa. Tranne i morti, qualcuno di tifo, qualcuno in battaglia, quattro per suicidio,'~ qualcuno per "disgraziato accidente". Il 20 agosto 1900 Luigi Barzini,il ventisettenne ' inviato speciale in Cina del "Corriere della Sera", scriveva: ·"Quando, come in baleno, la notizia si .è sparsa a bordo che Pechino era presa, le note strofe di Offenbach mi sono tornate alla memona ...:_ 'Nous sommes les carabiniers La sécureté des foyers Mais, par un malheurèux hasard, Nous arrivons toujours ...trop tard!' " Solo allora, infatti, e quindi troppo tardi (Pechino era s~ata occupata,sei .giorni prima, dalle truppe internazio– nali), la flotta italiana cominciava ad apparire nel mare caffè-latte di Taku, dove erano ancora, in gran numero, le navi delle altre Nazioni. La Vettor Pisani (su cui era sa– lito a Hong Kong lo stesso Barzini) aveva gettato l'anco– ra, proprio il 20 agosto, a fianco della nave ammiraglia Fieramosca. Questa era giunta solo pochi giorni prima, con a bordo il contrammiraglio Candiani, comandante delle forze italiane in Cina, gran parte delle quali saréb– bero sbarcate a Taku,tra la fine di agosto e i primi di set– tembre, quando la fase decisiva delle operazioni militari si era già conclusa.'-Ma il lamentato ritard,o era solo uno degli impacci con cui l'Italia provava a reinserirsi nella corsa alJa prevista spartizione dell'impero cinese. Italiano brava gente, insomma. Era recente l' "umiliazione nazionale" subita ad opera Ma ciò che fu "nostrà ventura" per la ragion di stàto, as– del governo di Pechino che nella primavera del 1-899, per sunse contorni ben diversi per i residenti a Pechino e per i la prima volta nella storia degli_ultimi decenni, si era op- pochi marinai che si trovarono, loro malgrado, a rappre– posto alle richieste di una Potenza occidentale: l'Italia, sentare l'Italia quando si giunse alla guerra aperta t:3. )~ individuata come l'anello debole della catena imperiali- Cina e gli Stati che la occupavano. Voler giocare il ruolo sta, non aveva ottenuto la baia di San-mun, nè, tanto di grande potenza in Estremo Oriente imponeva all'Italia meno, l' "eventuale" e desiderata «più ampia sfera di in- la collaborazione_attiva con le altre Nazioni, maggior– fluenza» nel Chekiang. A solo U!l anno di distanza si ri- ' mente attrezzate a sostenere il peso di una guerra per l'e– tornava in Cina, al seguito. della spedizione internaziona- sistenza stessa di una fitta rete d1 interessi e possedim~nti le organizzata dalle Potenze, "non per · motivi di in Cina, nonchè di forze militari mobilitabili nelle colonie conquista -affermò Umberto I- rrÌa solo a difesa del sacro vicine. Far affluire, invece, navi e truppe dall'Italia in diritto delle genti e dell'umanità calpestata". tempo utile si rivelò assai difficoltoso. , Così, il prezzo dei "nuovi ricordi" e del "rispetto che ci "Vennero, per nostra ventura, i Boxers'' . Come è noto, l'opportunità pèr l'allestimento della spedi– zione internazionale fu offerta dalla rivolta antistraniera dei. Boxers che "vennero, per nostra ventura, -scrisse il ten. di vascello M.Valli, storico ufficiale dell'azione della R. Marina in Cina nel 1900- a darci occasione di disper– dere i ricordi più umili, e a crearne dei nuovi, per i quali, fra i Cinesi e le colonie europee di laggiù, tornò il rispetto che ci era dovuto". era dovuto" fu pagato, soprattutto, da piccoli contingen– ti di marinai coinvolti nei combattimenti senza essere mai partiti per una guerra e, successivamente, da quei soldati che giunsero in Cina quando ormai "mancava il nemico, . ma c'era la guerra". I marinai•-poco più di cento uomini– furon0- i soli italiani a partecipare (da giugno alla metà di agosto) ai pochi fatti d'arme significativi dell'intera cam– pagna: la presa dei forti di Taku, i combattimenti di Tien-tsin, la difesa delle Legazioni ·e del Petang, la spedi– zione di soccorso Seymour che, tuttavia, non riuscì.a rag– giungere Pechino e dovette rientrare a Tien-tsin dopo due settimane di marce e scontri con 1 Hoxers. Facevano par-

RkJQdWJsaXNoZXIy