Fine secolo - 16 marzo 1985

' FINE SECOLO* SABATO 16 MARZO .. :,27 BRUXELLES - L-'HORTA SCAMPATO AI PALAZZINARI Dopo le accanite distruzioni degli anni '60, vengono oggi recuperate ._________________ e rest'!urate le opere !',i Vic~orHorta, il padre. dell'Art Nouveau. ________________ _ · Merito del gusto de, tempi, e del vecchio amico Jean Delhaye. Anche se il re Leopoldo II lo aveva nomi– nato barone cinquant''anni fa per meriti resi al paese, pre~-nchè nessuno, in Belgio, dopo la guerra, prestava attenzione all'ar– chitetto Victor Horta: Paolo Portoghesi e Franco Borsi l'hanno un po' riscoperto, quando hanno dedicato nel 1970 una mo– nografia al padre dell'art nouveau, il ge– niale creatore della Maison du Peuple, che ha ispirato generazioni di architetti_ euro– pei del '900. Intant~ architetti t palazzina– ri continuavano impuniti a distruggere Bruxelles, e gli intellettuali belgi a consi– derare quel geniale architetto poco più di un folle costruttore di case e palazzi arzi- gogolati ed inabitabili. ' Oggi, la situazione si è completamente ro– vesciata: Bruxelles ammira ormai il genio dell'artnouveau e sta facendo di tutto per rimettere in sesto le opere di Horta che sono scampate allo scempio degli anni '60 e '70. Insomma, si tenta di salvare il salva– bile. Si è appena concluso a Bruxelles il restauro di Casa Tassel, considerata dagli specialisti la prima costruzione di stile art nouveau e da alcuni addirittura la prima casa moderna: l'edificio aveva molto sof– ferto nel corso degli anni -il continuum spaziale che la caratterizza era quasi inte– ramente scomparso da quando la casa era stata divisa in appartamentini- e il suo re– stauro sembrava impossibile. Casa Tassel fu costruita da Horta nel 1893, secondo teorie allora rivoluzionarie: la pianta è ra– zionale, per la prima volta le strutture me– talliche (tra cui una bellissima colonna floreale dipinta 'di verde, come per ricor– dare la sua origine vegetale) appaiono al– l'interno e fungono contemporaneamente da sostegno e decorazion~. . La parte più bella è senza alcun dubbio l'atrio - veranda del pianterreno moltipli– cato all'infinito da un abilissimo gioco di specchi, e la scali~ata monumentale che porta ai piani superiori, dietro alla quale vi è una splendida parete affrescata in co– lori autunnali: astratti arabeschi del più puro stile liberty. · Oggi queste meraviglie, finora in gran parte nascoste, sono di nuovo come le ha concepite Horta. Purtroppo, se si eccet– tuano alcune case ripristinate da privati, non tutte le costruzioni del maestro del- 1' art nouveau sono state altrettanto fortu– nate. La distruzione più clamorosa-è stata quella della Maisondu Peuple, sede e cen– tro di cultura del partito socialista belga, sempre a Bruxelles, che gli stessi respon– dabili del Psb hanno distrutto nel 1965, per sostituirlo con uno dei più orribili grattacieli mai costruiti. Un po' di speranza, però, era rimasta a lungo: grazie al discepolo di Horta, Jean Delhaye, oggi ultrasettantenne, architetto che è riuscito a salvare alcune delle opere più significative di Horta, le sale più im– portanti della Casa del Popolo, come la splendida sala. di spettacolo, tutta in me– tallo, e il delizioso bar, erano stat~ smon– tate in vista di un ipotetico restauro. Il co– mune di Torino, qualche anno fa, aveva proposto di riacquistare le strutture, che intendeva rimontare in un parco del cen– tro della città. Il governo belga aveva ri– fiutato con sdegno, la stampa era insorta, di Samuele PARDI In alto: Vktor Horta. Casa del Popolo a Bruxelles, 1895. La facciata. Al suo posto c'è oggiun'ottusa costruzione per uffici. In basso: La facciata dell'Hotel Tassel (1892) considerato il punto di partenza dell'Art Nouveau. Accanto, lo scalone interno. gridando al saccheggio del patrimonio na– zionale. E i pezzi della Maison du Peuple, smontati e numerati erano rimasti tra le erbacce di ~n terreno di periferia. Oggi, la speranza di veder rinascere parte della Maison du Peuple è del tutto scom– parsa: l'anno scorso, un imbroglione è riuscito a ve~dere ad un ferrivecchi il mo– numento smontato, semi-abbandonato sul terreno di proprietà del comune di Bruxelles e non sorvegliato. Il ferrivecchi, felice di trovare metallo a basso prezzo, lo ha mandato in fonderia, distruggendo così per sempre l'opera forse più grandio– sa dell'art nouveau. La più drammatica, però (e l'unica invo– lontaria), è stata la distruzione dei grandi magazzini L'/nnovation scomparsi nel 1969 in un incendio nel quale perirono ol– tre trecento persone. Ricostruirlo come prima era impossibile: le strutture metalli– che, numerose, erano completamente fuse o deformate. Altra scomparsa clamorosa, avvenuta negli stessi anni, è quella della Casa Aubecq, costruita da Horta per un industriale su una delle più prestigiose ar– terie di Bruxelles: colpa· di un ministro dell'epoca, deciso a far sparire dalla capi– tale tutti gli «orrori» di Horta. Per fortuna, la volontà di questo oscuro governante «hortaf obo» "non si è del tutto realizzata: alcune delle opere dell'arch:tet– to hanno subito una sorte migliore, spesso grazie all'azione del dinamico Jean Delha– ye che ha passato la vita ad acquistare, re– staurare e rivendere opere di Horta. La casa personale del maestro -in una via centrale ma modesta di Bruxelles- è oggi un museo che accoglie circa 20.000 perso– ne l'anno. Il favoloso e monumentale pa– lazzo Solvay, costruito da Horta per l'im– portante industriale socialista agli inizi del secolo, è attualmente proprietà di una ric– ca famiglia della capitale, ed ha ritrovato la sua originalità, così come altre cinque o sei dimore: alcune sono occupate da am– basciate, una ospita un'agenzia pubblici– .taria. Ormai tutti in Belgio sembrano riconosce– re il valore di Horta: anche governi e bu– rocrazia, ieri i più ostili nei suoi confr'onti assieme agli architetti (Horta, deluso da tale accoglienza, addirittura distrusse una parte dei suoi archivi personali nel 1945, due anni prima di morire, e in fin di car– riera cambiò completamente stile per ver– sare in un neoclassicismo abbastanza pe– sante), hanno seguito la corrente: l'anno scorso, l'amministrazione statale ha ac– quistat_o i grandi magazzini Waucquez, abbandonati da una decina di anni, per restaurarli completamente, e adibirli a museo - centro internazionaledel fùmetto, arte minore nella quale i belgi sono bra– v1ss1m1. Per ragioni politiche, tqttavia, ed in parti– colare per le ormai tradizionali dispute tra francofoni e fiamminghi -ognuna delle co– munità del paese vuole equivalenti investi– menti nella sua zona linguistica e Bruxel– les, considerata bilingue, pone spesso problemi- questo restauro sta aspettando, insieme coi finanziamenti, il via definitivo. E il vecchio Delhaye teme «un altro colpo di coda dei barbari».

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