Fiera Letteraria - Anno VIII - n. 6 - 8 febbraio 1953

Dqmenica, 8 febbraio I953 L.-\ FIERA LETTERARI,, Pag. 3 La scoperta dell'America Poesie d Marino Piazzoll Il !e&no scenico i la racc:la rotonda del– la terra. Quando !I teatro sarà fatto, o deflnlt.t– ''llmente immaginato, a sfera, dn 0(l'nl do– ve raccogliendosi I cammini dl Lutti in quel suo vivo centro. scelto quel luoRo R dire li rapporto fra l'lnftnlto e il ftnlto ~un luogo geomet..lco a slgnlflcnre la ta– voli\ dell'uomo nel mondo>, J'lmmnglne sia di due sfere concentriche: ma 11 mea:llo sarà det.-to dA.1discendere dell'emisfero de. gli efìmerl verso li saliente emisfero delle cifre immortali. Se la traccia guld:i. alle co::e d'oggi, lo scenog-raro fabbrichi un pnlco gonfio, che vin vla P3ttorisce I luoghi deputati. uno pe.r clascuna dell'l.sole. Perchè risola ha w1 segno tondo: tondo si figura l'un!venio, n circolo disegna la gioia del tempo e Ja spirale conduce ln giro a.Un glo!n dell'at– timo 11vlngglo delle .<1t.clle. Nascnno dun– Que cerchi dal sasso delle pnrole veM le 1·ive del tempo. ~ 14 struttura drammatica è di cromÌ:ca corale: si racconta Infatti qualcosa. la \'lta di Cristoforo Colombo un pa.!JSO dop0 l'al– tro, e la si cristalllu.a, di pausa In pausa.· nelle certezze comprensibili dove l'lmmen– sltà si rJposa: cosl nella musica lt.allana torna In cerchio la melodia su se stessa, c nella commedia l'azione si chiude In dan– za: la gente, se vuole capire. sapplA. prima Quet che poi accade. VH-adel tempo rap– portata alla nostra lntcnf.lone terrestre. Il coro rtgura le occasioni: limitate, perehe trascelte secondo un numero preciso di glornl. dal nascere nl morire; e molteplici: perchè legge è che l'uno si rii.rovi attra– \'erso le molte cose. • (Parrà. a chi legge, se questò incontro non è Il prlmo con l'autore, che al coro si venga via vJa attribue-odo sostnnz.'\, e che la glovanUe Hducln della provvldenza storica che aduna. lnfallant.cment.e I molti In uno a un tempo dato .sia dimessa. Mll fot'6C vivere è dare SOiSkl.nza., sin pur greve la prima ,·est.e del disco~! delle certezze: le cose hanno un peso, dopo che ordine e iag:Jone, e più il prLc;madi cristallo che dà chiarezza e Il contorno dell'arcobR.leno al contorno esatto del nitore. Pnrleranno dunque nel coro !e cose. avranno vita le IM>le,presteranno la mc.schera di sé, terre e verzure. acque e vent.l, anche aUe perso– ne. Ognl nostra distinz.Jone fra quello che ognuno presume e resistenza delle sue me– m orie è provvtsorln, In vi.,1a di quello che cl a.se u no è d avvero>. . O l' incont.rl delle cose e delle persone nei a-ol!o del Coro stano pure capricci; ma quando gli agontstl met.teranno sulla pro– pria faccia volU diversi, è inteso che U se– gno """ a.ocolto con ogzd clrcos-pel.l.one. 11 pa6Sanlo dall'uno all'altro no e sullo stes– so attore de\'e essere una perentoria lndl– ca7Jone verso la dlalet.l.ica del dramma: quindi dl Cristoforo. la cui storla si celebra e 1·:mlma si cerca: di lui che non muta volto. SCIO Le /accia dd mondo s'illumina nel punto dcll'Uola -di Scio: come rattrappito U 11lo– bo per tutto il resto, e fl luooo ,t 11O11ffa e ,L co11forma. Quando è a meuo da Uola a paese, entrando con pa.sso marino, ma pr~};:,h~~I a!!.r°Fin~r# da le anchc. que&ta muffa. E fa Il gesto di 3pazzare dall'i.Jola la spe– cie umana. Ma dal coro scatta la ,:tonna dl Scio. e ripetendo il 11e1tolo conforma a (Jttello di uit taoole11gfante che all'osteria sbratta la tavola. SCIO - Eoco fatto e pulito. Siediti. Be\'I. GtuSTINlANI - Dicevo della gente. Spazzata dal temp0. Anche le tue torest.e: da l ve nto. E ti chiamavi, una VOita, l'iso– la d.el pini. SCI O - Ml credi lnve<:chlal.a? Ero brul– la anche una volta; ma la gente era più poetica. allot!l. e propiziava al dMlderl nomi belli. Te.le è Il tempo di Dio: la pa– rola çhtamar la cosa. OIUSTINIANI - Dlc! alla gente: se hai fede. 5&11 1 mlo monte Sant'Ella. La a:ente non ha più fede. Non sale al mont.c. Beve. SCIO - E lassù sono I più bel pln1 del• l'Afillpelago. 01USTINJANI - Approda al POrto che s'Insabbia. s·intana all'ombra delle case. D!stiRR la ragia del lentischi. Se non la ,•ende, mastica beve. SCIO - C'è ancora fuoco, dalle mie pie• tre al mio sole. OIUSTINIANI - T'innamori di ognuno che approda. Maledici ognuno che salpa. Ma ·,&et fedele a noi, I Olustlnlanl .Con la nottr& maona tl abbiamo rifatta ricca. SCIO - Ricca no: si vive. Ma voglio cosi: dunque,, spero. OIUSTllilANI - A chi pensi? C'è qual– cuno? $CIO - E' arrivata. la nave del Cen– turione. OIUSTINIANI - Nave? Una caravella. Imbarca m:istlce di Scio e allume di Focea. SCIO - c·e qualcuno. OIUSTINIANI - Si chiama? SCIO - Gli darò un nome. GIUSTrnIANI - Sei sterile. SCIO - Se non ha ilà Il suo destino. OIUSTINIANI - Non sa ancora quel che. vuote. Ma vuole. L'ho Incontrato. E' a. casa sua quel mandracchlo come sotto la LRnte1,na. Cammina ca.ulo, lento e lonta– no: ma parla ammirabilmente bene. E' li ftg11odi un lanaiolo di Quinto e di una Susanna del Blsagno. Ha fatto Il lanaiolo lui pure e U mcrcanwoclo, sino a Savona. Quando parla, guarda In O• .. per persua– derti met;tllo a seguirlo. Quando ti 5t1,Jarda, sei lontano. Poi ti rammenti, quando non 5e1 più tuo, che li ha parlai.O di C06e che tutti conoscono. anehe per dire cose che pessuno sa. SCIO - E si chiama? OIUSTINIANI - Cristoforo. SCIO - Ha già li suo nome. E' più tn qua degli lddil di Scio e più ln là del San– to del monte. OIUSTINIANI - Più In là della con– (1ulsta franca, plù In qua della conquist.a turca. SCIO - Io r~to libera, la mia trota, Scio. E' come una finestra aperta. Come nu~ tratta. Vengono da me a respirare Il mondo. s·anacclano. di qui. OlUSTINIANI - Dentro od alto? Crf1to/oro e11tra come dalla barca li ,ca- i·alca sulla sabbia. Rleccotl In patria, Genovese. CRISTOFORO - Già giunto? E allarga la ma,1O a palpare oualc 0 osa Che a bbia pe.10e forma, o subito la prenda 11.el IU O palmo. Dubita. SC IO - I Olustlnianl stanno qui In af– fitto. GIUSTINIANI - Fino Il quando diven– terà! la serva del Turco, donna di Scio. E prlma ci tr!ldlral al r.uovl padroni. SCIO - Un secolo non basta. ~ISTOFORO - Un secolo? Se ha da aocadere. è fato. OIUSTINIANI - Se vuol ancia.re avanti, un muro ti sbarra. Ma tornerai In dietro, coh la. masti~ e l'allume. CRlSTOFORO - Qu\, 3'ffogherel. * Sopravvivenz 1 1 Padre. di MARIO APOLLONIO non potrebbe mal se non all'aperto nel più lontano punto del mnre. E lo. la donna citdllsola, che potrebbe chlU<!ertl qui. ti la– scio andare. Porse rannicchiato nella mite foa-lla che non tocca li vento, b.i contempli la lun& SCIO - Molti occhi tqndi di mare hrtn rtsole ERcc, molti golfi e .seni e cale." Chi resta con me lo cullo e lo trast.ullo. CRISTOFORO - E· Il Turco che fra noi e Il C:\!talo ha cretto una muraglia più graride? SCIO - Vedi che non puel andare plu In là, biondo? CRJSTOFORO - Ml spfnge Indietro: più lo::1tano che donde sono partito. GIUSTINJANI - Non ha torto la don– nl\. Sci ~C50 qua. hai scavalcai.O qua, hai calcato qua Il piede sulla sabbia: rata. dunque: cl farà Rnche la tua parte. CRISTOFORO - Ho let..tcre del Centiu– rlone. Tanto di guadagno. E a Oenovl\ forse ml a.spett-a un lr.gagglo per l'lngh!l– terra. OIUSTINJANI - Ma camminando In qua, In là guardavi. CRISTOFORO - Come che sia. se ml faccio un tratt.o Indietro ... Anche t'.raveno li passato ~I sbuca a rivedere le stelle. Questo significa che 11 t.emp0 vive nel– reterno. e noi pure. GIUSTINIANI - Tu leggi I libri an– tichi? CRISTOFORO - Intendi che dicono di domani:' riti\, anche voi non volct.e più che rimanga. SCIO-Acclama, applaudi, batti le mnnl. DI: Oh. Orione, Orione. Oh, Orione. Picchia. che Il nome ripetuto s·!mplanta: scricchla. si conficca. s·lnsedla: e col tempo rimedia che attecchisca. OIUSTINIANI - Tu l'hai vi.sto dal ma– re. E' uno SJ)eitro grande. Sale dalle ca– verne sai~. trabalza, s·avventa, alto cnde, batte e s'innalza. Abbassa la voce: la donna ha spazzato scarafaggi dagli antri di Scio: le favole della sera che fu, e I SOR'nl,stamani al– l'alba. A te, che cosa U dice il cacciatore del cielo? CRISTOFORO - Che ~I finisce male. E' la storia di tutti: 1n un pu,no di cercare. OIUSTINIANI - Ma tu ti sei messo In mare. CRISTOFORo - Guardi In cielo e met– ti le aie. Ma alla terra dcvi tornare. Anche un uccello sulla terra ha da morire. SCIO fco11 un urloJ - I.o capisci que– st'uomo? Batte in quel che pen~a un ca.x, d! $&SSO. CRISTOFORO - Io rono nato a Geno– va. SI abltava fuori m ano, un po' alto sul mare. L..'\ easn stret.la ed nit.a dallo !ro- CRISTOFORO - Ma lo dite voi. anda– re. Io sono venuto qul per restare una. misura precisa di t.em1>0. GTUSTINJANI - TI accorgi con noi che que!'to è un budello cieco. un vicolo- che finisce In un cui di sacco. CRISTOFORO - Mio padre. e dopo che a,•eva palpato Il muro tornava Indietro più grande. SCIO - Sei fort.una.to. Non chiedere che cosa e la fortuna.. Se n on senti lo spauo che lei t,·apre di là dal passo, non respi– rarlo. Il piede Incontra. sempre un lnc!am- 1>0:e lei :s°apre. CRISTOFORO - A tutto ciò non vo– glio tornare se non In punto di morte. SCIO - Tu te ne andral. Giustlntant. ma ritorni In corp0; e lo Incontrerai qua e là. sulle rive del mare. GTUSTINIANI - Me ml scosta e ml svuota. CRISTOFORO - Gesl1 mio misericor– dioso. Santa Maria della Guardia verso il par– i.Oml scorta. San Michele ,appari. guida l'anlma cri– diana alla sua patria In ciel. Ame. ANTILIA Crl.1to/oro Colombo e Pietro Gutterre: sul ca,tello df poppa. d ella sa ,ita .\farlo. CRISTOFORO - La noi.te sul dodici ot. tobre, l'anno d~I Signore mille quattrocen– to novantadue E' un lume. Il primo ,;egno t.a uomo a uomo. dopo le Canarie. Guarda, Pietro Outlerrcz. GOTIERREZ - Io non ho vista acuta. AmmiraJllo. per le cose lontane. Decora– tore. io, appar:itore. Vedo valuto Intendo da vicino. D cambu.slere del regno. Guar– da. pure: qui. vedo. CRISTOFORO - La notte porta le cose vicino. Vlagiilano In sl lenz.io. Il vento del rumore non fa. lntopp0. Vla41:glano in sogno. GtrnERREZ - E' un lume? Se quella !urne è vera. là è la terra. CRISTOFORO - E' la nuova terra. GUTIERREZ - Slamo giunti. Abbiamo tra versato 1·0ceano. Rltorr.eremo In trionfo CRISTOFORO - Guarda tienilo guarda. GUTIE8REZ - Or non è più, or è an– co.-a. CRISTOFORO - Quel lume or sl or no e Il velo tra la veglia e 11 sonno. Cl ave– remo a sve-gllare. GUTIERREZ - Buio, è spento. Non si vi.!denient.e. CRISTOFORO - Se è spento, prlma lu– ceva. OUTIERREZ - Per me, se è spento, un lume non c'è. Forse, la lume. cosi colmo di cenere: e del a:alll odi l'eco not.t.u.rna giungere alla tua pietra. Forse lassù. nell'orbita dell'orsa, alla perpetua luce. ll millenario sc!olllersl dtl mondi tu cont.....npll: e ti addolora. la muta lontananu: l'arco deu·orlzzont.e, limpido sulla frasche degli uUvt. Eppure è il vento a darmi voce umana, pensar!.! fermo nell:\ linfa. amara d'un tronco o nell'ingenuo crescere del fori. Lo sol Non tornerai. TI Immagino vnare 11.d un altezza gellda. essere un ombra in pena. dove la luna è più deserta e bianche alte colonne accoliono !ant.a..sml non più bui di terra. LI non fa reco Il passo tuo innocente e ana memoria la tua morte ~ sorno. Esilio E come paua l'ora sul mio capo se-nto la dls~ru.a In ogni et.à: e m·accora Il pa.ssato, Il volto antico che ml fece rancluUo, e li cielo fermo: ove passa eterna anche la luce. O qua!! stanco cado su me stesso per li tonro del cuore In altre st.anu. svanite ormai negli echi e In me la noi& Irrompe e ml cong-lunn all'lnfln1to. Sento pietà peJ mio terreno vivere. è l'lntemo e Il Paradl!o, U canto della ResurrezJ.orre ln Purgatorio. OUTIERREZ - Poi Il dubbio della. bo– uaccl!l, che non sL cono.sces.sepiù 11vento del ritorno, e 11 dubbio della t.empesLa, e ramaro, In bocca, della rivolta su quei mare lnflnto che abbiamo lasciato Indie– tro. Vivevamo nell'Incubo di averti dato la vita. CRISTOFORO - Io con loro. Ma ram– mentando vi faret.e schl .a.vl: uomo, hai p.'lu– ra. dello spazio e del tem po, daecM E-Ci fuggito dal cielo. GUTIERREZ - Vi.va l'Ammiraglio. CRISTOFORO - Sino alla morte In peccato: perchè avet.e: addoesato I vostri peccati al miei. OUTIERREZ - L'incubo è rotto. E' giorno. CRISTOFORO - Il sogno. Pietro, ~i gener<>GO come Il tuo Santo. ttammentalo come un canto eg'\lal~. Il viaggio. n serto dell'eglantlna. F.d OJgl e SCC!S. la corona.. Arnaldo Balllstonl: lnclslone CRISTOFORO - Come non fosse mt11 stato? Ritorni\ dunque Indietro ne) vta,– glo, da questa, che è la prima soglla della Scoperta. OUTIERREZ - TI dlQ)lace esser Jlun to? D po:s.sesso ti è noia? Io. tappeztlere del Re. aclorlnet-ò l'apparato della tua fe– &ta. Navla:ammo come In una nube cava e &e-nz'aria. Or ora tocchere mo la w tar,:la. Fatti un volto bello per la nost.ra vitt oria. GIUSTINIANI - E. sempre quel guar– dare avanti! SCIO - I...Mcla a me Il pianto del morti. CRISTOFORO - Io ero nato quando I Turchi hanno pre-so Costantinopoli. SCIO - Glustlnià.no Il Longo è partito di qui. per andare a morir di l;clmltarra n fianco delrlmpcr!ltore Costantino rutti– mo. Tu non snl, ma è tornato. Credevnte, voialtri Giustlnlanl, <il overlo Imbalsama– to nel contratto 11compagno? uno dei du– cati d'oro ciel tributo. Ma cammina tutte ie .sere sul sentiero di cresta. parla alla fontana, sosta nel porto e dorme sotto una chiglia In secco. E Orione ... GIUSTINIANI e CRISTOFORO - Orione ... Guardano i11 alto .. Jl cielo è stellato. - SCIO - Prima.sera d'Inverno, Il vento lo rincorterà In cielo. Ma è autunno, è not.t.e atta, è sorto. • Gl'lddl Inseguili ver'!O Occidente, se vuol raggiungerli. Qui da me nel mio grembo. come I moru nel temPo, mandan l'ombre a dormire. GIUSTINIANI - BeUe stelle In cielo. Quando navigherlli verso Settentrione ... Sei mal uscilo dal Mediterraneo? CRISTOFORO - Mal, ancora. SCIO - Ho sentito la parola? Mal. .. Ancora ... GIUSTINIANI - Splende più tardi e più solo. Più vince. Le favole dicono che è venuto qul a morire. morso da un gran., chlollno. n figlio di un o.sie: am.i, di un pensiero divino. Il l,igllo di Bacco e d! Arluma della dormiente e del dio che è approdato qui dall'Indle. SCIO - O dormi con me, o lo rlnc?rrl lontano. CRISTOFORO - Perehè ml he1 detto: quando navigherai verso Settentrione? GIUSTINIANI - Nemmeno lo lo so. Te l'ho d~to. CRISTOFORO - Quando vedete la ve- gllo dà sun·orto. Ro~a la cas.a ed azzurro Il mare. Dà nel grigio il verde. dà nel tur– chino 11sasso. Poi alle città s'andava un dopo l'altro per lscrivercl nell'Art.e. L'arte della lnna è lunga, è di pA.z.leOUllenta. Cantano In casa ed In nave. Prlm.,_ J 61- len:r.1della pastura, la penB della tonsura. Poi la lavatura, la fllatura e la tintura. Poi d'un tratto lo scroscio Il crocc hio 11 franto lo sconQuas~o e l'orla m es.sa a. SOQ– QUadro. Voglio rovesciare l'art.e: un grido e ter– m > che vale un terremoto. Zitto; ma per questo ml dimentico di raccontarvi che la foglia è stretta e la via largP.. Mio padre condusse mia madre a Quln- ~~:r~:;/r~o~ :r~t!~!1:v:8~1 ~~ :~ non perche gli dispiacesse: non era nè povero nè rloco: era di là. Andava a Quin– to. diceva, per veder Genova, e poi a Sa– vona, diceva. per vedere oltremare. Pren– dere ca~e e vendere. E le doti. 14 dote di Susanna. La dote di Blanchlnetta: di ma– dre In figlia. Mia sorella, sai. che ha spo- 6&to Il Bavarello del formaggi. Cl sono molte brighe In Liguria. per causa di Do– menico Colombo, ma senu. chiasso. o:co che lltl1Ja nel vento, è vivo e forte come un mulino. 11 vento del Glovl non lo stan– ca, n vento lo rinfranca. Me. Il mare. GIUSTINIANI - Fa I conti. D I pas so !n passo si restringe. tuo padre. Ul ca.sa In borgo Santo Stefano, Il vino. Il for m aggio. m carcere, e assolto dopo set gloml. Il set.– timo non rlJX)Sa. CRISTOFORO - Cerca. OIUSTINIANI - TI sei Indebitato del– la SUA. voglia, SCIO - Non posso fare a meno di dire: ma ogni mia parola è fatale, ti porta lontano. GIUSTINIANI - Atcolta, che parla la pitonessa. SCIO - Sei fortunato. Uno del capi della maona ti riconosce suo eguale, che GUTIERREZ - Se là c'è terra e finisce 11m!lre, tutto è chiaro. CRISTOFORO - Non vorrai lasciar perdere questi momenti. GUTIERREZ - Come ml chiamo Pie– tro 'Gutierrez, li ricorderò un pezzo. E Il vlaggfo d1vPn~rà un•avvent.ura allegra. se finisce bene: quando cl smemon\mmo ne.I– la paura e la rlbelllone come in sonno era muta. Perchè le co~e che finl.scono male " si affondano nel silenzio, nel buolo, non se ne parla più, M>nouna macchia. 'd'\n• chiostro nella memoria, Il sacchetto delln seppia sott'acqua. CRISTOFORO - ~lamo giunti, ripete– rai: più e più volte. E lustrerai del ricor– di I pili vlstO'II. OUTIERREZ - Ricordo, mfatll. Ricor– date ? Quando, salpati dalla barra di Sal– i.es. si ruppe Il timor.e della Pinta. C RISTOFORO - E' ancora avanti. la più veloce delle tre .sorelle. Prima dell'alba da quella chiameranno: t.crra! OUTIERREZ - E la stella che cadde nel mare. la nolte di mezzo settembre. CRISTOFORO - La stella del mare, U mese della Madonna. L'ago delta bussola piegava a nordovest, GUTrERREZ - E quel granchlollno nell'erba gallegQ:lantc? quel granchlol!no vivo: dunque. la terra è vlcma. CRISTOl-"'ORO - Mandava l suol mes– saggi sulla fa ccia del mare. E I mostri dor. mlvano negli abl.s.il. GUTJERREZ - Pa..."S6un pellicano SI avvistò una balena. Si levò il vento di po– nente e cadde. CRISTOFORO - TI dirò le date, per– chè t olga Il lustro: il diciassette. Il ventu– no.li ventitré di settembre. GU TIERkEZ - E la sera che Mari.In Aloruo Pinzbn gridò: terra, terra! E ln– tona-rono Il Gloria dalla Nina. E la Santa Maria rispose. CRISTOFORO - li canto della Nativi– tà. E In un libro ~cano di canti, dove CRISTOFORO - Sarei alunto alla t.cr– ra. se non ave.~I creduto che il m on do è finito nell'lnflnlto? Non Mrel clunto. E sarei ap1,rodato all'In.dle per non tocc:Ar~ l'Isola del Purgatorio , do ve &&tà sah·11. l'anima mia? Questo r .on vorllo. Dunque, dnl finito all'infinito è . ,~mpre la stessa distanza: U prima e poi, e DI.sognache nel irtro tondo del mio viaggio trovi la peni• tenia. GUTIERREZ - Quuanta gl9rni di viaHIO, una quaresima, dalle Caru.rle alla terra: ed è flnlta. CRISTOFORO - Tre vtallle ebbe 11 mattutino. OUTIERREZ - Que$ta è l'ora di Laudi. CORO Stcttimo aranl ,nilla.nta nell'ombra ,e,t:a la glorfa dfvhta omb,a e not!urna: 1e11:a,nente Il tempo e Il luogo ,cnza mem9rfa. Lei eh.eccinta nell'aura d'abl..tso e voce manda all'aura Madre! nè sa né aè a,colta. Faccia del mare è nell'ala– cava del nibbio bianco a ,colto. .sul ciglio del ciel phi alto. Sonno del oionio ,enz•ombrd. Chiamò chfamò dal cavo ,peeo Jra,ue. U crl..ttallo dell'eco ,pru.u6 1anoue nl varco. Nell'att" che la goccia rossa cadde fn mare a u,t tratto perdemmo le cose. de.l mare della terra del cielo. Addio: erano a flore del veto. Snarucr~: e. lntc.,:f che il 1ile11:lo è voce.. O 11forr10 della pianta hai ,eme. Jiai schianto dal J1ùmine allegro. Sul filo canoro del volo. Elegia della nostra sorte Pullula Invano la sera di dolente verde e di tardi monti. la tua terra si vela di amori profond. ftuml e vallate divengono memoria; sta la mia sorte con te. con la tua che RIAdi grigie note punge I capelli stanchi e fervono I pianeti dal calore d'al'Rnclo oltre m07.ze rovine pel cieli Invernali, crudo celebra Il vuoto del cortili scoperti le nrdue nozu delle colonne e dei colli. Questo è Il talamo tuo che precorre la seh 1 a quello e Il \'lt.reo giaciglio della brina, e Vespe°ro. natura umana, e una stelln di pace e di volontà buona soggiace a.I timore del monti alla fosca vigilia che In se già cl dl.st: r- Tu stai, nè più cura. hai dell'umile palpito ovino che ha la tua strada se da notte a. not.te la guardi lana:ut la tua nuca non cura me e l'oriente ove vibra l'Illusorio ,,1riore del !fllmento; le tue spalle cui preme robllo la tua mente che lnfranae altra leaae. già da tanto giacquero, e tre.ma e s'abba~..1 *' di ANDREA ZANZOTTO l'oro natalizio della $tella di Vespero t.ra. I capelli tuoi che nota furtiva la morte. Non puoi pili dirmi la fulgida ploga:ta che di sè cl stordiva e che Improvvisi spazi e primavere cl rovesciò vive negli occhi, non puoi dirmi la grandine fresca che In fuRa \'Olò dalla nube a pettinare paesi fret.tolosl. nè l alardinl dell'erba nè oaosto che tra \'Olse le cinte ed 1 1>0ml, nulla puoi $11rmlnulla .so nulla vedo: ma di quel cibo ora Il seme perduto lungo cieche ansie notturne ricerco nel campo dissestato e le. ore vanno e nera .sarà più l'alba che I grumi del monti, l'alba nera con acide palgebre cl secernerà dentro Il mondo .sbarrato. E da ghiacci orgogliosi a iride levando spoglierà l'ultimo , 1 ento le nari le viscere stent.e. la tosse. e tra poco lo stretto petroso focolare che Ignora la namma rabbrividirà di lumache e di crete cerule all'orlo della solltudlne, gemerà di sta.ncheua la campana che offe.sa i.rapela dal cielo. l'Iride irrisa tremerà tremerà nell'Inverno su chine e chine avide di paesi. Ho coinvolto sole e luna nella mia sort.e, ho seguito le calde promesse del ftorl e la stagione che tutto presume, la bocca rossa. gli occhi e Il proftlo che .stimola e schiara Il mutevole margine delle radufe ed Il pesco boschivo, ho seguito la tua piccola ce.sa dall'ombra riconosciuta famlllare anche t.ra I denti raggianti lmpetuo.sl delle estati che saranno, tra t pensieri tmplacatl tra le moltitudini e I giorni. Là forse nl gradini confuso a quel dolce fango confuso, chiederò te e me stesso. Il tuo cuore col mio disperato: domani, ora. che tocca è la tempia dall'ombra e dal sonno cl esclude per sempre. 'A!"l'DREA ZA?l.'ZOTTO ,_ iblioteca Gino Bia rJ qul dove In solitudine le cose fanno corona alla mia sorte umana e rabisso !'IOttUr tll)ml EOVT&Sta nel 8Uo perpet.uo Inverno. 01 vivo ho questo sangue ancora caldo e Il mio cuore 1n e3Ulo accanto a Dio. che ml chlasc nel tempo a med!tare S\ll mio dest.ino d'uomo. Intanto gU anni ml coprono di un·ombra e l a. sper anza. è nota mesta ln fondo alla m.la voce. Favola Passerà l'e6tat.e e I fiori non vedranno più le mani f1-r calde le corolle. Cosi tu vivi mdlt!erente tra I Dloblll ,e I r!trat.U e U sole che t'Incanta. Anche t.u non avrai le mani Intorno al volto e pas,I da una stanuL all'altra portandoti I glom! d'allora come una bella favola a1à da t.e scordata. La ferita Prenditi per un poco la mla voce e tl $la sollievo, madre, l'ultima parola. che m'ha fatto uomo. ora vlene quJ l'inverno ed e p:ù breve n giorno. Da me Il tempo. come una volt.3. tu lo conduci per mano. E' cosi che cammlnl con questo cuore vivo rlma&to In t.erra. unica tua feri1'l che non sana. '.\lARlNO PIAZZOLLA l'uccello 11uldd.alla ca,o. dell'alba. Visse a monte e la 10:bblo. falbo. da sola a solo. Orbe dllla luna IIUOVa .mlla 1&avtcelladlll'oro. Viaggio del ,ole notturno 11el coro irt sflerulo dttll'ore cui &veglia il giorno al con.ststoro. Fui certa dell'eterno 1U!l ballo dell'Orse al Polo, di un moscerino al diafano segno la ci/ra ebbi dd regno: carte del canto 1quarcfo. _.,, la penne rc»sa e imbratta. Adesso hai occhf: d1rnque guarda. Hai vo– ce: dunque parla. Sbatte da lido a lido la ciarla dove lo. risecca /ra,ue. Vedo omuncolo ,u ,uo g1L1clo J)4$SO prende .schiocca il 11"-'Clo al rotolare dell'onde vela sbatte vento ,pura 1tuvolo ha sue faccende. Ma 1U!lla notte illune. cui fu vìoilia oue: arido ebbe suo nido out'l caPo biondo ebbe auanciale la faccfa chiara ebbe l'occhio orl11fo alone che 1ulla ciurm.a a.ssopfta dal ca,tello al po11te nel tenebrore delle ore prone alUava via e vita. Appartenne lui pure a.Ile parvenze del lemuri. Anz.l ebbe Il scino dell'aureola. Anche lui mosse come la Madre nel pro– fondo della terra.. Anche lui come U tr1ilo dell'uccello nel cristallo Invalicabile del– l'aria lntomo al suo spazio. llole. 1..tole,u.scUe, viene ml vostro regno, J)O..!tremo nel mo,t-.1o(U1orto ha U volto fatuo dd morto, all'erta per la terra ce.rta. primo al via11afodi ,coperta, 1tri1ige il pugno: ho. peso, ritegno e mugugno. Vi chiama al tempo immlte · dell'etcr,w, l'uom che lega alla croce della coffa l'ombre. Quale vole(e? 1pro/O11de occhi 11olae orecchi nel aor11O. o dargli guerra, se ter..o. dolce abbla O11deamare e pianto dove fu Il muto canto della Madre. Stilla veleno dalle 11ie V(!nt U bllcio che 11nsola glf ,ch.lude. U sangue rotto goccla dal bene che oli ol/ersero le brune braccia delle terre ignude, pomi e spezie e ricche::e. Ti co,uuml la rts,a del sangue arso ai piaceri soverchi fatto scarso amaro a tutti e marcio. Gente che d'oro hai sete et ardi lo cerchi nell'1m11lila del prosslmano 1an11ut bevete, e ouar.:11 l'Òmicida mano: è tardi. Se costretto ha la terra marina Juor del sonno immengo che /asciava guerra e pace e senso, la prima tara che vi.sitiamo gorta dal ..1011no ,ilvano nello. bruma della ,era fUune i di pute fame e 11ucrra. A1idmmo Jncoratro af vecchf mondi, avveleniamo i do11l che ci strappa, corrotti f doni, la :appa 11e11liorti eaperkU ,cava teschi e vermi unmo11d1. Poi' pianto dalla proda di Rama. La lacrima dal ciglio del cacicco e. ,a.lsa come l'Orld.a amara, come fl pia1tto di mamma. Un 1olo ,a11vue corre. le vene delle carni o rosse o bionde, la terra è a tutti V(!,-,:U. fanciullo i l'occhio che vede U cielo a.uurro e U mare che u" colore c,r viva or perde. Almtra,ite ch'al::i la Croce ~t;lla 11uovaproda e hl col/a e 1ul vessmo dt CMtt11lla, portala dava11tl le Uole molte delle uridlclmlla vergh1t CJ..fsolte nel martirio; e di là dalla guerra dalla /rune ttalla peste dalla Scoperta cammina in proce.tsfo11e al Santo, apri il velo dell'eten10, dal mare al cielo 3pfe11a Il velo tlcn la rotta e al di nuovo ri..forge co11 te. la creatura per te corrotta, l'isola, la p1a11ta,la favella, tl cìrTo, l'acqua, lo. pietra, la bestia che ,erpe, la creatura sola che vo!a con t.e nel oiorno di Dto rmovo da·1velo della n,orte a vita fn cielo. Mimo della Scoperta. Cri.sto/oro si /a innanzi come chi ,c~rtde a terra e calca arave il .suolo. DoPO ..U lui Gutterre: ha al:ato il <1011/alonedei Re. In disparte la Domta, che ora e in Jfgura d'Isabella. 1'è Inginocchiata a pregare. MARIO APOLLONlO .

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