Fiera Letteraria - Anno II - n. 47 -20 novembre 1947

FIERA LETTF.HAHIA 3 James Joyce • • ritratto dell'artista "Aveva una caruagioue St)essa e accesa, tra i 1rnlidella ba,rb:t dorata, e cigHa. lunghe e castane che sbattevano sn occhi color grigio fumo, uu pò a.ppau·1rnti. Potevn ves1we una, se~sa.ntirnt,di eh-ili, sottile co1n'era, e, in piedi aveva, press' n poco la mia, sta,tura., cioè circa, 11110 e setta11taci11c1ue.'l'eneva iu urn.1101111 rotolo ili rna.noscritti legato con un 1>ezzodi spago,,. E' piii che una biografia, 1>ii1che 1111 saggio critico: è la c1·01rnc11 cli una intimità. e EIU. una volta llll giovanot LO, se. duto accanto a ,me, sul Lram che gaJiva il leggero pendio di Piazza Rutland in direzione di Giasnevin. Gli ero stato presentato da qualcht amico sluclcntc, ma in modo talmen. te ~a:-malc che il parlarg-li di nuovo cqu1va!cva ad un'autoprcscntazion.e. Vedevo il suo profilo deciso, dal na– so diritto che f9r111:1va un ang-010 con la fronte torrc~~iantc. .\vcva una carnagione spesSà e w. :cesa Lra i pe– li della barba dorata, e ciglia lunghe e ca.swnc che sbaucvano su occhi color grigio fumo, un po' ~lppannati. Poteva pesare una sossantina cli chi. li, sottile com'era, e, in piedi aveva prss·a poco la mia statura, cioè cir– ca uno e scttantncinquc. Tenev;1 in mano un rçtolo cli mano5Critti legato con un pezzo di spago. - Lei è i 1 sig-nor Joyce? - az. zardai. Nessuna risposta. !\li sentii imba• razzato, ma poj m ·accorsi che il suo silenzio C?rn dovuto ad una ti1nidez. za simile all;1 clifliclcnza d'un laico in ·un monastero. lo ero del Trinity College che equivale all'Universitù di Dublino, Joyce invece seguiva i corsi tenuti dai Gesuiti nel g-randc edificio ove uo tempo abitò Buck \ 1 \'haley. uno di quegli spiriti nei quali l'ottcC'ent.o brillò e ~"i· spense. Come st·udentc uni,·ersitario io dovevo essere con. siclerato diren~ivamente, come uno che apparteneva alla Classe Domi– nan1e, e l'nueg-g-iame:nto clirensivo di Joyce nssumcv:i proporzioni fantasti• che. Feci un altro tentativo: - Fa la mia SLC.."'SS:1 stradt1? - A quanto pare. Non era molto prnmeltcnte ma il ghiaccio era rollo. . - lo sto vicino élll'Orto Botnni– co, e lei? - Cabra. - Immagino che IÌ avrà delle poe- sie, no? - dissi accennando al roto– lo cli pergamena. - Sì, ~ affermo con un:1 punta cli provocr1zione. Fu questo il nocciolo da cui nac~ que la nostra amicizia. Ricordo elle era primavera perchè, qualche settimana pii.1 tardi, passeg– giando insieme nel mio giardino. i meli erano in fiore, e c'era una fiori– tura nella prima lirica ch'egli, con riluttanza, mi mostrò. Il suo mm10. scritto consi~tc,·a in venti gn111di pa. ~ine, in mezzo ad ognuna clel!e qua– li v'era una piccola lirica che appa– ri,·a tanto più delicata per la belln c-allig-rafia con cui era iScritrn. Co-;e H1uisite, i.cnnysoninnc: L'amor mio ha una veste leggera In mezzo ai meli in .!iore Ove i giovani vel\ti desiano Di correre in compagnia. 1-'asseg-g-iammo in quei g-iardino tante ,·olle, in ardenti coversazioni. J.farlavamo di poeti, Ycats, )[angan, Ferguson e Gcorgc Russe!. Pei- Joyce soltanto i morli erano degni d'am~ mirnzione. Un giorno m'interruppe nel bel mezzo d'una dissertazione: - :\1'im. prL"st il tuo fucile? - Rimasi alquanto sconcertat.o per– chè mj pareva di star dicendo cose piuttosto buone su quella poesia cli )lnng-an 1< ~on velare il 1uo specchio, dnke Amina ,1, .sulla quale g-li m·e– va mtiralo la mia attenzione qualche giorno prima, e che ammiravo al pari cli lui. E inoltre egli era tutt'al. tro che uno sportivo; comunque, pi~no cli curiosità. gl'imprcstai il 0110 22. X on molto tempo dopo venne da me 1·011 tutto l'entusiasmo di cui era ç;1p;11:e. Gli era venuta unn grande idc;1. \·oleva affittare la Torre ;\Jar– tello pre:::so Sandycovc.' lo l';n-rei am– mobili:1t:1, e ,saremmo andMi ad abi– lan·i in dispregio ciel mondo e !onta. n; dalle sue follie. La Tone 1\1artello era una delle t;1n1t· ror1ezze di pietra costruite eia! Gon:rno inglese ai tempi di :\'apo. leone. si inlende dopo che il peritolo dell'i11n1sione cm passato. Ne furo– no guarnite la costa meridionale dell'lng-hilterra e la costa 6t1cl•orien- 1:t!"-• dèll'lrlanda, e nove o dieci fur-o– nù me~sc a g-uardia della Baia di Du-:: blirw :anche nei punti in cui l 1 approdo c-ra impossibile. Quf'lla che prendemmo noi era co. str11ita in blocchi di granito, è il no– me di 11martello ,, pare derivasse dal. la sw1 forma a mazza di scultore. Dominava il Forty Foot, uno spec~ chio d'acqua circondato da scogli a circa sej o sette miglia a sud di Du. blino, e vi ,si entrava con una scala a piuoli per una porta a mezzo mu– ro dalla parte opposta al mare. Ci recam.,110 a vederla insieme. Joyce tirò fuori un'enorme chiave di rame lunga tre pollici. La g-randc porta metallica non era stata aperta eia anni ed avemmo qualche dil-lic..:ol. tà ad entrare, ma alla fine si apen,c. Scenden.11rn alcuni gr;1clini cd ~n· tranuno in una stanza circolare mel– tcndo in fug-a alcuni piccioni che ,·o– larono via dalle finestrelle. 11 tetto ern un r-0busto cilindro cli pietra. Attorno alla stanza correva un pro. fondo scaffale a portata cli braccio, e di fronte alla porta ,·'era un Célmino. Aprendo una porticina a ,sinistra sco• prinl_!nO una rnmpa di ~radini nelJo spessore del muro. Pieni d'un SCl150 d'avventura, salimmo. Che piacevole scoperta! c·era una piattaforma di granito circondata <la un parapetto, salendo sul quale si poteva guardare al cli ,sopra dei merli. La collina di Howlh che forma il braccio setten. trionale della Baia di Dublino s'er– geva purpurea nella luce. Dublino :-:i stendeva ad occidcnLe, uno scuro ru– bino sotto umi cappa cli fumo. Joyce era affascinato dal panornma. Per un pezzo rimase a fissare la sua città, 11 la Settima Città della Cristia– nità li, Io conlemplavo Killincy Hiil, il J:!'Uardiano meridionale della Baia. Quel verde mi rallcg-rnva, il verde intenso della collina con i pini che s'inerpicavano sulla ,scog-liCr{tcli gr.-i. nito. - Questa farà eia tavolo, - disse Joyce indicando la piazzuola del can• none. Potremo sederci e spostarci rnan mano che il $Ole g-ira. Potremo far b;)g-ni di sole find1è vogliamo, nessuno potrà vederci, quassl1. E noi pos~iamo veder t uu i se ci sporg-iamo dal parapetto. Era vero. Guardai oltre il parapct. IO. Si vedeva la g-cnte che faceva il bagno nel Forty Foot. \.idi il corpo abbronzato ciel ,·ccchìo Carson roto• larsj tra le onde cli ri lOrno dalla sua not;Ha di due rni~lia fino ai ~lug-Jins. Lvons e Jcm: i due pescatori, erano seduti sotto il muro clellr1 Batteria. Dalla nostra altezza di ,·enti metri dominavamo su tutto. Tornando nella g-randc stanza, al buio, la porta ci sfuggì, e scen'dem. mo fino ;u.l una cantina semicircolare in cui era un deposito per le polveri foderato di rame cd una cisterna per raccogliere l'acqua del teLLo. - l~otremmo rcsi~tcre ad un asse– clio1 qui; ~ O$SCrvò Joyce. - E' un huon ritiro per chi ama li signor '-lurrny, proprietario del– la 1.avern,1 [oc;ile era un ometto da. g-li occhi -•:isposi. con unH gran fron– te sporgen1e e un g-rosso naso. La sua casa era ,·ici na al ponte ferro. viario, cosicchè, quando sen·iva i clienti poteva dire veridicamente: - Questa è J;, ,ni~liore pint(1 da qui al1'1(Arco», - ch'eni 1111:1 notissima taverna a sette miglia cli distanza. Quando mori su,r moglie, una para• rrasi di Lycida.~: 1, Ella non g-ailcggc– rà non pianta ~ulla sua birra annac-. quata 11 1 suscitò un lie,·e sorriso sul– le labbra di Joyce. ------------------------------ari tirarsi. Il problem~1 di \'ivere :,enza dover andare og-ni giorno in città Joyce lo risolse assumendo un posto di mae– stro in una scuola clellc vicinanze. Al principio ave,·a pensato cli costituir. si in .società anoninrn i c-ui azionisti avrebbero percepito i proventi del1e sue future opere. r..·iclea era nuo,·a. Gli azionisti avrebbero dO\·uto man• tenerlo e assecondare i suoi capricci. Già mi paren1 cii ,·edcrli dinnanzi ad un b!lancio in passi ,·o. 11 Governo ing-lcsc ::wrcbbe poi ivest-ito in lui una elarg--izione reale di 500, dollari l'anno, e pili tardi, una certa sig-nora \Veaver mi,;e 100.000 dollari nell'af. rare. Vi sono '-latj inve5timenti peg– i.iori <lclla S.. .\. Joyce. POESIE INGLESI sulla guerra a cura cli ROMEO LUCCHESE Queste poesie sono slale scritte o duran– te Ja seconda guerra mondiale o ir, previ· s:one di es.sa o dopo eh· essa era avvenuta. Oggi che gli uomini e le cronache tornano lanto spei,so a parlare d'una possibile nuo· va guerra. vengono opportune le ammor,1- z.ioni • di Ccc.il Day Lcw•s. E I lamenti d"i Herhert Rt•ad e di Stephen Spender, e le visioni apocalittiche di Henry T ,eece ci ri· fanno ser,tirc l'angoscia di quegli anni e delle trace.e che. indele~ili, essi ci hanno lasciato nell'anima. pure cantavano allora, e cantano t'utlora, contro l' inu1il.tà della violenza. e invitano ind'rettamenle alla comprensione e aU-Amo· re. Nor, sono poeti che aizzano ili odi, ma p:>eti che doct.rr.entano il dolore che la for· za cieca e sfrcm,la può port»rc ha gli .10· mini Questi poeti inglesi sono stati anch ·essi soldati, hanr,o com9iuto il loro dovere, ep· Di~ettamente o indirettamente queste poe· sie sono rich·ami all'ordine. Dalla violenza non può nascere altra violenza, r.on possono nallcere che altri inauditi spargimenti di sangue. nitri "do!o,i. angoscie e d:slruzionl inenarrabih. La cmuera ~opra la piazza L,u. luce alla fines-Jra se.111brart1a, perenne dove t11, slavi nella. camera alta per me: essa. fioriva .w,pra gli cdberi, allraver~o le foglie, come la mia c<:rle~za. Lo luca è cflllul.a e t.ii sei w1scostu iielle abbngliantj penisole della spad,1. sccrpata, co111,e le foglie, afl.ra :verso l'E',uropa, i· fa pa<,·e c/1r fluh•a in me. Ora io, solo, 111 'arrc1111·pico alla ca1111'm n.'il·ura sospes(I sull(I, piu~z[/ dove sfr111110, fra, piet.re e radici, sere11i, gli aN.ri i111wmorafi. STEPHE:sJ Sl'E:sJDER Una legione del no1·cl Gli appelli dell,, tromba, serpegg-:a,ulu Lwngo la ·•.:alle [rocctos11. l,11,11 trO'i.1 (1.to ech,: nei grid; delle Mp1ile: 1111 u/1 ra[(gio è fa.W.o agi.i 11omi11ì i11w,goscia. ora ess 1: nrnoiono d'1111amorte pnvu ai gloria. Undici giorni q,cesl.a legione j(nzò ,: campi_scowvoUi. le dimore incendiate, le fortc~~e a.bbando1wte, gli [archi speccati ddi po11ti:portrrnd,o des0Pa,zio11e,un'6111bradinanz,: a sè, u11t1 pioggia eh cene-ri. Infinita la loro ansieiù in 11w•rcia. a.llra,verso 1rn buio nòrdic<>:accostando nn" slretla [[Ola.~ le acque ca.deva'11o,spaventose - nella coag11h111le -minaccia deWombre, <li tu.LU gli [ s f r11~nenti 11111/tipli d(! mo-rie in agguato co11tro d,i loro. l.'1r/limo deWa'l·m1.~11ar,lia s11011a la sun dolenl.e 110/{l.. Orr,. 1a ll'gio11e è ,Perduta. E ne,.tstm'?-11.rlll a. seguirà. HERBERT READ Il costruttore di dighe Nel seltir110 giomo la tc,npes;ta, giacque moria, .;/ dio eh-e gili cost·r11sse la diga, passeggiò per vedere 110111in1'. ciechi, finestre cieche, vedove e impazziti e il lij.!,_o spaccnto coperto di gabbi'ani. .. , Nel nono gio.,,110il -rosso tramonti() 1ion ve1111e a macchiare le IÌ./1/Ùle stoppie: mi •parvoueblu., armonia [bril/a11te di -oro e porpora. cinse il. cielo, e, morbide, mature co.,,-,e p·rugne, con gioia, da.,,za:rono svf:.lte [frmci11/le. 1\![anell'wulicesimo giorno i mo,rti guardarono dai lo-ro covi da p-rete, e v-idcro solo more; e le t·ane dei verdi pescecani, con ·rap,:de, crm:leli dita, t1pprestarot'/JOl'arricciarsi dell'oceano. HENRY TREECE - Possiamo prenderne possesso ~ubito .fino a che tu ci porti il mobi. lio. Puoi portarlo oggi? - Pensavo che l'averne la chia ·e fosse g-i à una pr:esa cl i possesso. Joyce aveva uno zio impiegato in un ufficio giuclizario e da lui m·tva ottenuto una dilazione per le formali. 1à di legge. - Bitmgna che ci lasciamo qual– cosa fino a che non ci t rnsreriamo qui. Quando r.isalimmo nella ;Ham;a cli sogg-iornc- Joyce (( pre~e possesso i► molto formalmente deponendo sullo scaffale il suo rotolo di poesie. Ero così felice d'aver scoperto una dimora che pote,,a esser c..:hiusa e la– sciata al sicuro magari per mezz'a.n– no, se necessario, che non persi tem. po, presi da casa mia letti, !avoli, se. dic, utensili, lavabi, pentole ed ogni altra cosa che mi venne in mente~ e il g-iorno dopo feci portare tutto lag. g-ilt. I pescatori furono incaricati di ri– pulire tutt·e le vestig-ia lasciate dai pil'cioni seivai ici e di mettere tutto in ordine. Il letto di Joyce era a dc. stra entr:mdo, il mio a sinistra. Met• tcmmo un tavolo proprio sollo una cle/le due finestre, dove cadeva la Ju. ce. Gli arnesi da cucin:i rurono am• mucchiat-i sull'ampio sc;ìffalc di de– stra. Joyce cbc una volta o due an•yn dello di ~offrire d'i1rnnizionc ora non aveva pili p1ura clell'in;mizionc. Dal ~ervizievo/e Lyons e dal bisbelico Jcm potèvamo ·comprare aragoste a èodici cenlcsimi l'un~t e sgombri a un.centesimo l'uno o due per un cen- 1esimo, Se 11011 eran grossi. Il latte, il burro e le uova crnno co~l a buon merc;1to che porcvnmo ri~parmi;'1re per quelle nutrienti bouig-lie <li birra fCnza le quali Dublino quasi mori. rcbbe di fame. Fi,rnlmente tutto fu pronto. I pe– scatori se ne erano andati, ed if lat– te ci ,·eni,·a portato a domicilio. ln dispensa avevamo uO<\·:i: e pancetta. Joyce !-C~pirò di ~ollievo. - Ed ora che foremo? - mi do– fT'.indò. - Per nrima cosa mi libererai del– b tua barha, - dissi io. - C'è una bj,!Jlissima acqua nel serbatoio e dob– bi;1mo usarla, anche se per bere è troppo .stantia. Dm·rest·i sacrificare i tuoi fn\'oriti alle ~luse. Lo convinsi focilmcnlc pcrchè fl fotto d'usare l'acqua deJ nostro ser– bato:o ru per lui cli g-rande attnt– zionc. Cosi feci la barba a Joyce per la prima volta in vita sua, quando, co– me dice Omero, u la g-ioventù del– l'uomo è al suo vertice )). Egli non lo scordò mai, e quando volle farmi un compii.mento, nel solo modo in cuj .sapeva rarne, e che consisteva nel n~minare una persona nei suoi ~crilti, mi descrisse mentre mi rade• vo in cima alla torre. Sono io, in– raui, il solo pcrsonag-g-io in tutte le !=ue 1 cpcre, che si l,m·a, $i fa la barba e nuola. ~rohi amici venivano a passare da noi la fine cli settimana, e ci re– C"avnno doni. Da parte nostra. noi aye,·amo molto da offrire, poichè era– ,·amo i proprietari dell'aria più fre– sca nel luog-o (:,iù v-icino alla città. Potcv.:11110dar reste sulla terrazza. usando per tavolo, come ave\'a pro– posto Joyce, la piazzuola del canno-– ne. Il cannone con tutti i 6uoi ser- Notizfario cinematografico Enlrule 11ellacasa del sogno, fratelli e sorelle, e la.sciate la storia e i debiti vostri a.ddormentaJ,i alla porta: questa è la. casa degli erci. e t111iest'amore1.1ole osc11riUi potete acquistarvi col'ne mu, pelliccia. I pesci nel loro acquario ,'icaldafo a elellr-icitlL fiùtauo se11~ltinvidia. la chius{l! di. cristallo: per essi i111picgato, spia., ù1,fermiera, ,om.icida, principe, ll gra11dc e /O sconfitto girovagano ù1. ·1m 1n11losogno ad occl}i aperti. I111mcrsi i11 q11esla comune sorgente, voi guardnJe, a bocca aperta, ciò che le vostre ore (tltive ha.rHtcì voluto - s_o1111a.11b11le, su. <1uel!n cinlci d'argento, le friri<Osc U!ulifjere11ti J1g,11remaiale e le pre.gnan.t,: fanta\Sie del voslro mondo. Ecco il, sùulaco che ,i11a11g11ra l stagione delle ostriclre: 1111 rito 1111:;ialc del gmn 1111r1Hln: supe·rbi capp~ll.i cl'aulmwo: 111i /lran.co di ra111mol/ilì e 11n -politictrnle in s.livaLoni da pescci a di111ostrt1reche t11Uova. per .;I meglio. Oh, r11ardcite gli aerei da guerra.! 1t·rlanti, -is<tericisoprani, si tu[Ja.no, e come gc1,bbit111i ,piombano, in. lunghe, possenti picchiale. Ma pcrchè mai do'ltrebbero turba.re , queste a.rgent~e appariziOni, pertu-rba-re il voslro àcqueo, -vagi11alfondo [s-011110? C:11t1rdatei grmuU c"'moni, alzant.isi, brancolanti, eretti per piantare la morte 11eftènero ù.lero del vostro ·mondo. Ger111ogl; di fuoco, fior·i di fum.o, grani di ferro proiettati - Forse che non sono esotici? E cresce·r(ln11Ovic,:ni alla ca~,i: Crescono più vicini nl!a. casa, - e ù1cia111.pandofuori dalla, dùnora dal [sogno. 11,w 11ol•te,i!i mi'a·ria soffocante, e mentre vole.,,anno in brandelli i bimbi e il. \l.11,0110 cl-iplelYosi niagara rehnberà, voi saprete d'avere, troppo ai lungo, dormito. CE.Cli, DAY LEWIS

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