Fiera Letteraria - Anno I - n. 2 - 18 aprile 1946

FIERA LETTERARIA ARTI E SPETTACOLIII ti, con il fervore e l'onestà che gli conoscia– mo avrebbe potuto condurre il film sulla giusta linea, se avesse eS'Crcitato il suo ta– lento figurativo su una sceneggiatura meno lenta, m'Cno inerte, meno recitata; o. an– cora, se l'originalità drammatica dell·e situa. zioni rappresentale gli avesse consentito di concentrare i personaggi e le cose in con· torni più precisi e veri, magari con la ri• nuncia alte risorse di un montaggio del resto imperfetto. Ma il fatto è che la produzione cinematogmfica aedeva di aver scoperto un nuovo tipo di soggetto, susceuibile di largo sfruttamento. E lo ha scoperto in eaet• ti, anche se con poco sforzo inventivo: ha ritrovato il soggetto non commerciale. ma MUSICA Lauri Volpi La stagione lirit-a al Teatro H.ea! e del• l'Opera languiva, lDi quale stagione par• Jiamo'? Di quella in corso, naluralmeute, nu, Slroripata dai suoi argini normali. 11 suo inizio si J>crcl.!, ormai, nella none dei tempi, e fon;e continuerìa fino alla fine del mondo, ini111erro11amcntc, senza 60· 6le, -senza riposo, se non l'annuale villcg– gialuru csti\a, ;ili:, Tc.r111edi C:iracalfa. E' una stagione che, per darci troppa musi– co, sta con:.umunclo la musica, i canlanti, il pubblico; e, ciononostante, ('j Jascerà affamati di musica, di buona musica). La slagione languiva. J) n;pertorio più po1>0larc sfrutlalo fino aU'uhirua gocci.i; indi nuovmne1:te 1>rt'Scntn10, con lievi va• rianti 11ella 1:omp.igiue degli interpreti; e risprcmuto. Cli SJ>Cllacoli più interessanti, a1.nunciali da) cartellone, dimcnlicati ne.I novero 1lclle promcsfe non mantenute e uon mantenibili. Perrhè? Per la mancala venuta dei Jircuori e dei canl:mti scrit• turati per quegli S!:H!tlacoli; e simili im· pre\'isti. Crisi delle comunicazioni e crisi dei cantanti: dei tenori, soprattutto. Ma gli uomini acce11ano ciò che loro si offre, contentandos~nc.. E la Etagionc tira\'a in– nanzi, bordeggiando. Finchè, in piena quaresima, giunge dal– la Spagna il ,1uaresimalista principe del teatro musicale i1aliano, Giacomo Lauri Volpi. Gitinge preceduto dalla più vivil allesa o curiosità, dopo una lunga assen– za. Le sorti della stt1gione, che, con una prege\'olc edh;ionc della Valchiria, ha già cominciato Il rins:mguarsi, a riprender forze e calore, si sollevano. Fra poco si \'olerà addirillura, :ml canto ~lato del ce• lebre tenore. Abbiamo così un Guj!liclnw TeU e un Amlre1, C/iénier, qucst'u.lt.imo in commemorazione del ci1u1u,1ntesimo com- 11leanno dell"opera giordaniana. Erano parecchi anni che non ascoltava• mo l'illustre cantante. E di tenori comr lui, <lav\'cro 1:~ n'è uno solo. Di tenori ((eroici», vogliamo dire. Giacchè, come tutti sanno, tenore. eroico 1100 t.ignifìca le• nore che canti con eroismo (di costoro, in rcahà, ce n~ sono; c ... onore al meri• 1 to); sibbcne tenore fornito, fra l'altro, di particolari me~.zi vocali, in ispecie di suo– ni « spi11li », ncccsisari all'inltf)lrelazion,~ di determinali !>Cl·i.onaggi. Arnoldo (lel Guglie;mo Tel!: ecco un personaggio da lenore eroico. Lauri Volpi Jo raffigura con generoso im1>egno. Slancio, potenz 1. prepotenz:1 rnno nella sua voce, illumin:.– ta dalla luce :1bhagliante degli :1cuti, ,::hc ,,'acccndor10 e si spengono come fari, nelle 1cnebrc mis1erio~e che ;lV\'olgono. di ,1uan• du in qunndo, la musica di quest'opera. E' una voce 1•l1iar:1,irn·ish a. freuu:nie, ~quil- 1:mte: la voce ciel riLel!è impaziente e t..: 111cr:1rio. Così 1..levc averla immnginata Rossini, ntl creare il canto di Arnoldo, d:1 contrapporsi al c:,1110, leggermente ornbr,110, 11JTct111oso.flessuoso e paterno del prolag:()nist:1; che, per giunla, è ben altrimcnli prcl►ontlcrante. Si 1>otrtbbe ,li– re. :mzi, che, ,1uel che alla p:1rte di Ar– noldo mnnca in <1uantit!1, Ross.ini lo ab– bia messo in quali1à, grazie alla sua fot1e curallcrb:zazione vocale. Due timbri. du~ ('olori (Oltre che due registri), usati dal eompo,.itorc a r:1gion vcdula; e da u11 1..·om1,osi1oreche. per essere :111cheun cc• ('Ct.ionale cono:citorc dc) bel canto. le sue oprre le orchestra\'a con le voci, prinrn oncorn che con gli slrumenti. Lauri Volp·i è d1111quc un 1\rnolflo tulio impelo e imperio: :1rro"enlato, (,>sahato. ele1trizznlo dalla ~11:1 stessa foga inltrprc• tat;\'a. Una corrclllc :id alt:i tcneion.: ~embrn perroricrc la liae:i dd c:mto. con u11 ,, sovr:u·1·arico >) di ~uono sorprendente. 111:i qu:mto ma, pericoloso. che d:1 un mo– mento all'altro 111i11uccia di far bruciare le ndvolc. Poichè è 1111a 1·orre11l.! :1hcrnilt:i e non continua qutl111 che pcr\':tde il c:anto Lii Lauri Volpi: disintegrato eia frequenti iucguaglianze e fra1111re. tla • improvvi,.i :ibbass.imenli e :mmcn1i d·i111cm.i1à, (l:1 im– t>re\'cdibili prc,·ipi1azio11i e eO:-pensioni d,J ritmo. d:t accentuazioni :.chiuccianli. Co•~ ('he si ('apiscc bene come Lauri Volpi \'ù· ~di:. imorimero il maf;gior ri:.alto dram• n1;1tico ,->os:aibile :1lla fra:c \'trbale, e d11Te– renziare :11 nwssimo una p;1rol:i dall'altra. talora un:i ~illabn d:1!1":1llra. secondo il senso e lo spirito delle parole i;li dcllano dentro. L:1 \'OcC nosSCJlle di Lauri Volpi ;;iuoca 11 suo pi:1ci;nen10 con la fr:i~e, la parola e la eillalu. i\fa runi1i'1. la co111i11ui1à, la con– sc,1ucnzi:ili1à Jcl discorM> r11u~ic:tle ne :..of. frono ,:,Crian1c111c.lntcrprelare il :-110110 non i· nneorn interpretare In mueica. E int,•r• 1,relarc l.1 parola non è ancora interpreta– r(' il :,.uono. L'i111cndi111cnto 11sicologico del ranlanlc è npprezz:1bi!e. 111;1 pcricoloi.o. E:i.orla\a Sci:1lj:1pi11: c:1111:11e. amici. ean• l:tle la muefrn, non il libre.Ilo .• 'folla 11111· fil'a, fC C Ver:i rnu~icn, oseill se è r.rtc. c~prei,i,ionc, vila, il libretin i:"è giù 111110 inlcro, in qu:111!() nblJi:i d'imporlantc, di c~~cm:ialc, di !-.ip1i(i1·a!i,•o. La musica se n'C :1p1lropriata, l ha fallo suo, carne dcllu i:ua carne, aninrn della sua anima, Quc61o diceva 11rc~s:1ppoco Scialjapi.n. Eppure Scialjapin era un grande interprete, non era sohanto un c:mtante. Ma cru, pt!r lo a~>punlo ,un i,; r.in< le interprete della mu– sica. Talvoha, 11el canto di Lauri Volpi, j fari abbagliami desii acuti non briUano come dovrebbero o non s'accendono af, f:tuo. Cosu è nvvenuto? Un corto circuito, st·mpliccmente, La tlisoo111iuuità <ldla teti• 6Ìonc ha bruciato le valvole. E si com• prende. Affrontati, è il caso di dire J>rr.~i di pcllo in tal modo, .;euza lit indispcnEa• bile prcp:irazic,nc dinamica, che a sua vol– ta i11111lica l"act;orla gr:.duazione e dos.ilu• r:a dei fì.11i, gli acuii non « riSJJondono », o rispondono male. t:.rlo, talvolta a <lifel- 1:lre di continui1i:1 nella linea melod.ica ò gii, la compoi.izionc musicale. Allora, ..:f. fcuivmucnle, la bravura non basta più, e il cantante deve tramutarsi in acrobata. Tuuaviu non Ì! a Rossini, eccellente pel' ((uanto esigente, maestro di ·canto, che ri– tcninnto si possa muovere un simili} ap• punto. Valga l'insegnamento della 1>ur ar– dua e spc.ricolata tessitura vocale della Scmirom:dc, sospesa nel più alto dei cie• li come una miracolosa costellazione, ca• nora. Altri tempi, altre ,·oci ... Ma non è Lauri Volpi una reincarnazione- di quelle voci? Cosi almeno si dice, così sostengono gli C-"perti. li tenore eroico è proprio di quei tempi. Questi d'oggi sono soltanto tempi eroici senza tenori. LUTGI COLACICCHI MASCHEREDEL TEMPO Dina G a 11 i Dina Galli, enfant prodige a •etlant'an· ni, dioerle e commuooe il pubblico d'ogni qùalità, ma riempie di tenerezza noi ,teui, che abln'amo il cuore di ma. scherpone foderato di pietra pomice. Com'è oii>a, oi1pa, apontanea, oera: in– somma quanto è bravai UJ aua intelligenza, nell'crfe del dire comico, non ha zone ◊-Ctlre, non ha dub– ti. Con lei non ai tratta dJ fare le ormai occchio disquisizioni sul recitar all'antic4 e sul dire alla moderna (riprc■e dai 11io– oani regiati) perchè la ammirel)Ole Dina è 0 cltrice di tutti i tempi, esaendo un' arliala grande. Si recita bene in un modo .alo, e lei recita magnificamente il genere dal quale a1' è destinala. Su quealo piano ui– seroe di chicchera e piattino: come di_ relfore non aoete che a indicare liei>e– menle. Essa è la signora dell'e~prenione comica, burlesca, ironica, somiond, sen· timenla/e comica. drammafica farae.sca, · umoristica o tiro indircllo, brilfante fin de siècle, faceta, clauica, dignilo,d, candi– da, asl.uta, e di allre cento /orme. Ella conosce i giochi di Arlecchino, di Brighella, di Pulcinella e del Dottore, mentre sa o menadito quelli di tutte le Seri.lette dell'Arte, usandoli, oolfa a ool la, come richiede il ~. Nonostante quc. sia sap,ien:a, eh' è frutto di pratica - cioè ''d'arte" meglio che di sloria -. la Signora Gal/i ci ricorda quel che det• tò il suo grande maCsJro Ferraoilla: ''So no conoinfo clic lulla la I.lei-arecita:io– ne non l1a nulla a oedcre con un re110. lare corso letterario od accademico, con una siatematica preparazione negli stu– di Si recita improouisando e si reclla p~rcl1è si è osacrt.lClori: IN. guarda la oita in:orno e si acquistano incon-,cientcmen• te la ooce, la parola, le moocn:::e, il mo– do di vestire adatti alle persone o ~Ile s:ntesi di persone rappresentate'•. La Dina capisce a volo. Molti anni fa, avendo l'onore di dirigere una comme. dia recitata da lei, io ù1dica1Jo all'amico Bcso:::;::iun cerio gioco, ma il burlone fingei.la di non intenderlo, p.!r /armi ostruzionismo. lo ins.is! eoo, a spiegare in m.:ooi modi e a indicare la forma oolu– la ma il bel giooane, e ricco signore, fa~coc il finto tonto. {Pre/erisco supporlo in mala fede, meglio che ritenerlo ottuso). La Calli, veccl1ia comica esperta degli ••scioperi t ianchi'' cari agli attori, ai al– :ò, per mostrare come fosse comprensi• bile ciò ch'io diiedevo, e disse: "Braga~ glia cliiede che tu faccia così''; e la bal– lut:i da mascliio galante venne mirabil– mente pronunciala. Se la sua giovinc;::;::a spirifuale le al• leggerisce il peso degli anni, l'arte suo che lw compiu!a Julfo la porabola, è lor• na!a alla giovine;:::a. Ecco percliè la l.lC• neronda attrice, .:.ampillante, garrula per– sin nella riu.ista, essendo andala tanto aoonli nell'arte, è tornala indietro nel– l'età, cd oggj è un enfant prodige. A. G. B. B bi oteca Gino Bianco C I TEMA Dell'invenzione Non si Cllpirà mai nulla del cinema ita• liano - e direi del cinema in genere: ma non ho abbastanza esperienza per dirlo - S'C si trascurano certi aspetti misteriosi ed elementari della sua storia. Circostanze, che restano precluse o velate allo spettatore co– mune, appai~no determinanti a chi abbia una minima familiarità con quell'olimpo di S"Cmidei,di fotbgrafi, di giornalisti e di fre. netici organizzatori. Non alludo alla conver– genza degli istinti erotici nella formazione dei progetti o addiriltura nella cO'Stituzione delle imprese: un fatto, che eccita tanto la curiosità -e il pettegolezzo nei circoli ·degli am..'ltori, ma che è molto meno importante che di solito non si creda. A volte si traila di fortunate confu"Sioni di sentimenti che portano da ultimo alla scoperta di un 1 attrice; nei· casi peggiori, tutto si esaurisce nel ten– tativo ridicolo e infelice di sccondare ram– bizione sbagliata di una ragazza discreta• mente inutile. Ma il cinema è il regno ddle amb'.zioni sbagliate; gl'i errori del gusto, del_ l'int~lligenza - e persino di lecnica - vi prendono un posto così giande che qu'elli del cuore assomigliano a un fregio strava• gante e leggero in una pagina stampata con caratteri di ~ce. Il primo errore del cinema è di simulare una natura diversa dalla 'Sua propria. Anche quando si esila 'a pronunciare la parola patriottico. A-rnuo R1cc10 Bernard Berenson alla Villa dei Tatti Nell'cstak del 1943 mi capitò di abi• lare, presso Settignaqo, una vecchia villa lravestita da castellaccio turrito a sdm– mia di Vincigliata, e di i.entirmene feu– datorio come 6UJlpergiù J)Oteva sentirsi ca– stello cotesta 6cenografia; un complicato, insomma, e ridevole 6Cherzo della vita. Ma se dall'ampia terrazza affacciata suHa conca fiorentina guardavo, verso destra, .'.t un. tiro di schioppo, subito mi soccorreva in conforto la certcuu di un imparagona• bile 6Crigno, dico Ja villa di Berenson, le ricchezze del cui parco architellato sull'as– se di un gran viale fiancheggiato di ciprei;-– si, eppoi variato di scalee, ripiani, aiuoJe • opera d'arte •, che sembra sproporzionata, !ji sottintende che la creazione di un film abbia ubbidito a l-eggi estetiche e morali. Invece il cinema è dominato in tutto e per lutto da leggi economiche. Il marchio di fabbrica è un po' l'impronta del peccato ori. ginale, che non si riesce a cancellare dai suoi · prod~tti. Non aarebb"C tuttavia nè strano nè &e:onve· nienle che g!i industriali del cinema faces– sero il loro mesliere; e urebbe una fortuna se sapeesero farlo con rigore e competenza, La stranezza e la sconvenienza cominciano quando gli industriali pretendono di presen. tarsi_ nella veste di artisti e di educalori. E la vera sfortuna è che, preoccupati di soste• nere questa loro assurda pretesa, i cosiddetti. produttori si dimenticano di impaiare il me– stiere più semplice e profittevole dell'indu• striale. Voi vi chiederete perchè mai dei simpatici affaristi si lasciano guidare nella Lo– ro condotta da suggestioni così immate– riali. La risposta esigerebbe forse uno spa– zio che qui non è disponibile. Ma, in una parola, occorre considerare che la cinema– tografia, come ci è stato effusam.cnte dimo– sh'ato dalla propaganda politica di vario CO• !ore, deQe assumere il grado e la dignità di un 'arie educativa: soltanto a quesla condi. zione può esigere la protezione e l'aiuto fi. nanzinrio diretlo dello Stato. La trasfigura• zione delrimpre'aario che, animato da un sa· ero amore del guadagno, si volge al meno remunerativo degli esercizi - all'atte, r- ri– sponde dunque. anch •essa, non tanto a una velleità intellettuale, ma un principio che potremmo chial'l'\arc di morfologia econo– mie./\, Una condizione sfavorevole, dalla quale i fnbbricanti di pellicole sanno trarre tullo il partito possibile, è certamente l'abbassa. mento del gusto medio del pubblico. Questo dopoguerra, con l'inflazione e la rapida, au. tomatica redislribuzione dei redditi, ha crea. to una nuova classe di consumatori anolu– tamentc ineducata a!la scelta dei beni d'or• dine estcticç. Se gli editori vedono con giu• sto 1imore contrarsi ogni giorno la vendila dei _buoni libri, i nostri produuo,i osservano con g:ubilo che i pezzi peggiori del loro re• perlorio si smerciano con insperata velocità. Fare un brullo film diventa, almeno in !aie congiuntura, un'ottima speculazione. Così ac. cade che gli educatori siano premiati dallo Stato pc, favorire le inclinazioni meno le• citc degli educandi. Quel che sorprende in quest.t categoria di piccoli intraprenditori cinematografici è pre– cisamenlc il difello d'intraprendenza, d'ini. ziativa Una deplorevo\~ mancanza di fan· tasia. di gusto, di cornggio! Tutta la loro attività sembra determinata dalla coazione a ripetere. I film si propagano su una scala decrescente di originalità. l'ul!imo essendo una imitazione sbiadita del penultimo e così sempre alrindìetro. T,a un anno. se non interviene una crisi salutare, vedremo sugli Khermi le ombre di quei personaggi che oggi sono la replica noiosa dei personaggi che già erano vecchi l'anno !!Corso. Per giustificare la loro povertà d'ingegno i produttori Jrnnno inv<:ntato la distinzione tra soggetti commerciali e soggetti non-com– merciali. Una distinzione comoda. ma falsa: in realtà esistono soltanto soggetti eh-e non raccontano nulla. Se si ripensa ai film ila• liani presentati negli uhimi mesi, "Si ha in genernle l'impressione che fosserp poco in– tèlligenti e che raccontassero cose risapute a sufficienza. Non mi soaermo. beninteso, su. una o due eccezioni. Ma ecco un csem. pio, che può -essere utile. • Città aperta • è S'enza dubbio il segno di una contingenza quasi miracolosa: il cinema hu per un mo. mento abbandonato la via delle convenzio– ni per mirare all'autenticità. aiulato dalla sc;:irsezza casuale dei mezzi tecnici. Ebbene, i produttori hanno voluto compensare il sue• cesso di quel film fissandolo \n un • gene· re• riproducibile all'infinito. Non è questo un pretesto per dire semplicemente che il successo di e Un giorno nella vita• mi pare sopratturto un fenomeno di mercato. Blaset- BEHNA.RD BERENSON e coltivi in armonioso eonlrapl)unto di na. tura o d'arte, di fiore e di frutto, vera– mente ha valore di interno, d'lwrtus con. chuw, percbè lo nasconde alla visla degli esterni l'alto muro che lungo un erto cammino accompogna, dalla villa, all'in• gresso più propriamente casaJfogo. Lo oonoscevo Uenmson già da molti an– ni, in cotesta estate del '43. Una simpa– tica e un po' balzana signora 1,vedcse che aUora aveva lo studio arrllmpicato in ci– ma ad una torre dello. via dei Bardi, mi aveva introdotto, e rammento çhe un (u]. mineo viaggio in macchina mi dette una eensa:z:ioqe cli doinginnUone llt't teleferi– ca fra l:1 torre e la ,,iJla illu.stri: n.un la stradu era esistita ~otlo le ruote, ma_ piut• tosto uno spazio fra due punii cl1e vor– rei dire tiloricamentc consanguinei ,e per cui mi senti.i, nello scrigno de (( 1 Tatti .,, come vi Joss.i !,Punto U:1d.ipentlen1emt>nte daUe leggi del tempo, per una specie di ~Jtit'o abbri\'io nel cuore di un' Atlnn- Sia dello ed inteso coq semplicità: Be– rc.nson è un ospite incantevole. E, nel– l'ambito dello spirito, un cccellenli, ope• rntorc chirurgico. E' forse, fra quanle \)Cr• sone abbia mai conosciuto, <!ui>Hache sen– za parere sa meglio inlerrogare, conlem• perando affelto e distanza. N,i ql111ran1acinque giorni, avevamo rivisto il Maestro, la sua casa. i suoi fn. milfori, la cara e imUmen1ic:1bile comJlll· gna della sua vitn purtropJ>O dcelinala a so– pravvl\'ere di poco ai giorni della libera– zione, e l'infoticabile collaborntrice Ni– cky Mariano ,e un3 strelln cerchia del mondo, a quei giorni, soprallullo politico e diplomatico, trammezzo a cui Berenson illuminava gli av,·enirnentì con l'abituale ,b1:u11-.1di un saggio affocala da momenti e interiezioni di fen•idissima passione. Poi do\'clle abbandonare f< I Tntti », e una malli.na , fattomi sulla porta che dava in terrazza, ebbi la non lieta 1,orpre..a di ,edere mia moglie alJe, prese con due mi. litari · 1edeschi. Chiedevano di quella villa, e df'lla strada che vi comluce\•a. e lei a riepondere che non ,1e Sa!lC\'a nulla. I 1edesehi non erano co1h•i111i.Arcigni e cocciuti insislevano in mollo da rr~;;re, da p:irlc noslra, un contrappeso ,li allrettanra ,liffidcnle ostinazione. Poi UIH'I lrasse ,la una gran busla un c:1rtello di fotta 1·oi ri• tw1li <1 vi-rl,oten » per le 1•:i~c.11011 requisi– bili, e allora, rome per miracolo, Gioia l!d io ci <<ricordammo»: « Ma sì, eccolo lì, l'orologio dei Tatti, e la villa. e la slra- 1l:1»· La placca rit-0rnò ne.Ila husta; i mi• litari volsero i l:lccbi. All'and;ila, sull'am– matton:rlo della terrazza, una punta dei lo– ro scarponi ave,•a fatto voli•rc un sasso. Con un i::esto di 1cutonica impazienza che non si nccorgeva di l}Olere c~~cre ironira– mcnle \'oliata in cortesi:1, la ~tes~n punta ralcia1rice lo fece rivolare vi:, verso ia zo. na inghiaiata. Berenson è il ramJlollo d'una famiglia Jitu:rn:i che lui ancora infante ~i lrasferÌ in Amcric:i, a Boslon. Ma falli µ.li st.udi alla Università di 1-Jan•anl ,•enne pre:,.to iJ1 Eu– ropa, poco Ilii1 che ,•c111ennc, e .incora, trn i suoi.ricordi parigini, c'è l'im111:1gine vi\'a di quel MnllarmC di rui noi i1:1liani più giO\'an.i impar.nmuo ad amare la po•'~ia a• 7 vendo prescnlc un ritratto a +Jrnamento del ,,uale, una grande sciaqJa Ùi sela, ci diventava introduzione elementare :11 de– mone dell'analogia: trasceso punto di ré– pere a giuochi di rime senza tlOssibil.ità di materiali consonanze. Allora, e genericamente, Beren.son si ri– prometteva di finire scrittore. Ma in petto gli batteva un cuore vogHoso d'espre:o.!'ioni anche umanamente significative e piene, e perciò indugiavo dal mani(eslarsi. Sentiva, da quanto posso capirne, il pe. ricolo di compromeltere in renodca una maturazione naturalmente regolata da un giusto destino di lentezza, e forse .Jvrcbhe potuto condursi, lungo la via del sogno letterario, alla tarda e piena &tagione di un ProU6t, quando lo colse il mondo dello forme colorate, o per meglio dire delle forme che sono colore e dei colori concre· scenli in forma nei processi analo~ki• ed opposti d'uno stN&O miracolo; in <1uanto analoghi capaci di creare in lui fondamm– to convinto, e in quanto opposti su.scita• tori di congrue esercitazioni distinguitrici. Accadde allora il suo incontro col metodo della indagine artistica morelliana, di quel Giovann.i Morelli cioè, vanto della scuola attribuzionistica italiana meglio e più ap• propriat.amente che della storiografia rela• tiva, di cui (u detto che fidandosi lroppo esclu.sivameqte alle classificazioni dei par• ticolari figuralivi per la ricostruzione dello personalità pittoriche, rillchiava di estro– mettere dal proprio acume i doni eventua– li, e d'altronde necC861ll'i,dell'istinto e del– la senaihilità, quasi che la sua earrier:i eri. tica non avease tratto origine dalla fonte di un romanticismo tanto avveduto e sen– sibile quanto chiaramente confe6sato. Nt. !iii sub sole novi, rispondeva Ivan Lenno– lieff, olio, Giovanni Morelli, a qu~Ui che appellandosi ai precedenti dell'abate UUl– zi e dei Goncourt gli opponevano non et.· sere, il suo metodo, che relativamente nuo– vo. E difatti non c'è attività creatrice che, in u.n ceno senso, poau dirsi nuova, ma nuova è, nella storia di ogni viag~io, la conquista di una tappa inedita, la quale muta di aspetto il pw1to medesimo della partenza; e, per Bemard Beremon, in quanto trasfiguratore t potenziatore di tut• to un metodo è, dal cuore della invesligala pittura fiorentina del Trecento, la defini– zione dei « valori tattili». * Berenson ba in odio la sterilirà, inlen• dendo per essa una deficienza del ,;enti– mento, o in altre sue parole un modo di situaf'6i nella vita che magari inconsal)(!• volmenle rifiuta di attuarvi quella forma più propria di collaboru:ione la quale con– siste nel mantenente attivi e fecondi i doni attraverso una ~cienza illuminala e con• tinua, e un altrettale consentimento, lad– dove cioè sensazione e spirito coqvengono ad intrinseca medesimeua. Conservazione di armonia, lii potrebbe dire. E siccome qon esiste creaz.ione aulen· tic,. ('be nella veriJà, e pertanto ricreabile quanto la 6Ì sia amarrita, egli repùgni: da quanto non sia auolutamente appurahile, nonchè dal condurre il suo metodo di do• minio di qualunque invenzione sia pas!!i• bile di men fantasia. Crede insomma nel dio termine come realizzalore di focali1à perfetta, noncbè della p'iù 1rande e positi• va liberlà. Nei confronti di certi criticf d'arte che. !)Ul'C da lui si derivarono Be– renson è ai romanzesco per la fiorpresa che ci viene dal suo modo di risolvere certi 11roblemi che davvero banno del maravi– glioso, ma in limiti storici, non mai favo• losi. Lo vedo nell'angolo del suo divano, nel suo 11lacido interrogare, ascohare, donare, col fiore all'occhiello, con una mano in• guantaia di bianco. Un'altra vita, d'ordin~ pratico, gli s'agila, necessaria, d'intorno, 11er esempio quella della biblioteca, arpPg– giata da mani amiche: la sua mente in at– tesa ed ascolto coglie e ferma la nolu ne– cessaria. E finalmente lui si alza. con l'o· spite di un'ora, per l'impromptu di una u galoppala » 11elparco, lungo la quale, ad ogni sosta gonfia e fiorisce una polla di considernzioni e. memorie: quadri, vòlti, paesaggi, commenti alla politica, ammoni• menti di vita. A malgrado degli ottant'anni, lo spirito ilcll'attesn berensoniana confortala da un infinito di (alti ricreabili perchè ripensa• bili, e che lo preservò dagli acerbi com– promessi d'ogni precocità, lo manlieue giovane, quale dev'essere d'altronde chiun: que, come lui, rimanga an1ato maestro d1 un'ahrimenti troppo indocile gioventù. RAFFAELLO FRANCHI PALMA ROMA Pfo::a Augusto I mperntorc n. 32 ARTE ANTICA E J\IODEHNA RESTAURO · RADIOGRAFIA F'.0.TOG-RAFIA Nelle edizioni d'Arte, imminente CORRADO CAGLI 30 disegni

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