La Difesa delle Lavoratrici - anno V - n. 16 - 10 settembre

LA DIFESA DELLE LAVORATRICI L'Internazionale avanza... lo credo con Pitagora che nell'economia dell'Universo ogni l'ibrazion e del l)ensiero s'eterni e influisca secondo le leggi positil'e che armonizzanOI la 1ita immensa del Co– smo. E posso ridere del perico lo d' esse r chiu&a per la rita in un carcere borghese , quando ho la certezza che i mu1·i non mi impediranno - se ho potei:za sentimental e e logica di dominar e - di far cli lù la mia pl'opaganda dì 2iustizia. sobillando, piac cia o no,1 piac cia agli u,urpat o1·i. i cerr elli e gli spiriti. :iè credo alla morte nel senso che essa ponga fine all'influenza ùi una esisten– za sulle forze ribranti e operanti nell' ete rna combina.zioce uni, ·er, a. neu· eterna lolla rnr– so la ,upr ema libertà degli esseri. Oacchè dura e s'accanisce la si.rage guer– re:,ca che sembra stroncare per sempre le 1ile che uccide, io ho la precisa se11sazior è di ricerere da ogni fronte lontanD, da ogni luogo straz iato dall'agonia e dal dolore una poderosa ricchezza d'energia del pensiero che mi ,iene per simpatia tesa rerso chi lancia nello spazio le più alte. estreme 1·i– bra zioni della 1·eggenza tragi ca di certi istan– ti supremi. E' uc priùl egio che i piccoli seminato1·i d"odio nazionale non hann o. E il loro ra1- cure contro la nostra sicurezza logica e sen– timentale che s· esprime nell· opera tenace d'oppo sizione alla guerra, -nella fraterna so– lidarietà socialista e proletaria può ben ac– can irsi senza danno. E' st:rano che gli uo– mini nel corso della loro storia non abbian o imparato quanto sia rnno oppo1·si con la persecuzione e la ,·iolenuL [:>eggiopoi con la forca e coi 1oghi. al pe11siero sob illator-e dei precurs o1i. Quale idea ern lutira. per se– guitata nelle persone de· ,uoi apostoli giac– que nella loro tomba" Quale non si irradiò fatalmente attrarerso a tutti gl i ostacoli ac– caniti dalle reazioni conserratrici? :ioi temiamo darnro di far irn·idia ai trion– fatori del prililegio borghese esprimendo tut– ta la nostra sicurezza. nell'efficacia positi– rnmente rimluzionaria della nostra propa– ganda contro le residue ingiustizie della so– cietà: der· essere umiliante attendersi la sconfitta certa di tutti i pretesi becchini del– l'idea che seminarono delle loro tombe ino– norate le l"ie sec-olari della storia. I ,·eri se– po!li. i ,·eri morti sono i becchini: l'idea ri,punta. s'offende. s·emlrn per adunazione di tutti gli atti egregi ciel pensiem degli elet– ti, dei mae--.tri delle generazioni . )lenire, con giustificanti rnrie e con truc– cature patriottiche. la classe dominante cer– ca con la guerra sparenlosa che si com– batte di allontanare la sua sconfitta. di pun– 'cllarsi nella superiorità schiacciant e del suo pri1ilegi o. essa col suo stesso sforzo con,e r– rntore, con lo sfruttamento economico e -con la tragedia militare. nutr e i fermenti della tra , formazione sociale che porterà a galla i proletariati e le plebi sul naufragio del pa– rassitism o di elas.<e. Alla cens ura . a i tribu– nali. alla condanna repre ssi1·a della nostra propaga nda noi possiamo <;empre risponde– re tri onfalmente: censurateci il funziona – mento del cervello, se potete , per la rostra egoi<:+ica pace; distrugge te le 1·ibrazioni che gii, agiscono nell'unirnr'i-0 del pensiero di ehi è mori,:, socialista! J() spero che l'intuizione di questa forza im·incibile della ro lontà pre cisa. anche <;<> resta pensiero . monito, im·ocazioo e tra il sil<·nzio degli uomini , abbia irradiata l'ago– nia di mr,lti nostri r,,mpa.,,<YJ1 i sacrifirati rlalla i;uerra. L' lnt;rnaziona le pr(Jletaria J)l'r 11n ~r-anrle aranza mento ci,-ile futur o e non lontan o si prepara anch e così: nella gigantesca so.lida– rietà dei morent i! Dinanzi a quest.a guena )lax :'iordau potrebbe ri;c ri, ·ere, supe1·are il suo capo larnro: « Battaglia di parassit i "· :Ila esit o dol"l'ebbe 1·imandarlo molto mollo più in là della pace ufficiale tra i bel– ligeranti. Bisognerà att enderlo da lla reazio– ne dei polpoli alla gue11·a in un',altra g;rancle pag ina de lla stor ia . Qnella pagina la scri- 1·erà l'Inter naz iona le eh.e come altr e noYa– zioni civili del passato, ma più grande, ma egregia sopra tutte nei fini. sta decretando. nella persecuzion e, la fine inonora ta de' suoi pret esi becchini. Noi possiamo a tlenclerc la grande banca: rotta del para itismo camuffat o cli recc hie idealità sorpassate con la tranquilla fede dei precursori. La retorica che ci dà nausea in questi retrofronti dove si scorda la trage– dia. doYe noi siamo costretti a rivere im– bavagliati, natura lmente 11011 turba. se non per accrescer la. la no,tra fede socia le, non fa che orientarci sempr e meglio. sulle basi d'una critica dottrina le che non è smen t.ita . ,·erso l' azione politica e cli classe a cui ci -=iamo vota ti. Quando tutto intorn o a noi la. reaz ione aresse faltD il silenz io più profondo in fatto rl'informazion i. noi sent iremmo ancor più chiara e più dinami ca la solidari età inter– naziona le e sa lire grandiosa sopra tulle le menzogne dei ((sacri egostici u sopra l' ipo– cr isia religio,sa rii tutti i coronati pi agnu– rolanti affetto svisceralo pei loro popoli. so– prfl tutte le minac cie dello stato cli guerra. Per chè noi ,iam o liber i. liher i. liheri e il rlomani è no:--tro! Abiqoi/le Zimella. Il vescovo dice la messa. - Vedete , Matilde f - ognuno di quei ge– sti. iJ. moio di stendere le br.accia. te mani giun– te, le genuflessioni. le abluzioni . il dir itt o al– l'incenw , il calice . i paramen ti sacri, la mi – tr ia. la frangia della stola. tutto è d 'origine egi– zUuUJ.. Sono le reliq uie d'un sacerdoz io dell a cui meravigliosa esistenza neanche i più anti chi do-– cumenti ci sanno di re gran cose, del sacerdoz io più antico che sia mai stato, che scoprì la pri– ma saggezza, inven tò i pr imi dei e fissò i primi simbo li . E per esso l 'umanitrl .. fu ingannata la prima volta - irit er– riippe Mat ilde sarcas tièamen te. - DÌ ·queTCà pr ima età, non c'è restato niente altr o che qual– che formula d'un gergo f urb esco, il quale ha purtroppo ancora l.a sua efficac ia. Eccol i lì in ginocchio. gua rdate gli imbec illi che subisco no l'in canto di quelle formule! Che facce ebeti , che bocche stupidamente spalancate, che aspet– to desola to di creti ni! - Per l'amor di Dio , non vi agitate così. Milady! Che vi fa, a voi, se queste facce siano o non siano illuminate del raggio dell a ragione :~ che v'impo rta.? o non vedete tu tti i giorni dei buoi. delle pecore, dei cani, degli asini . altre t– tan to bestiali , senza che il loro aspetto vi turbi affatt o la serenitd dello spirito e sen:a che vi sommuova la bile ? - Ohimè. è tutt 'alt ra cosa! quei bravi ani– maU che voi dit e portano almeno una coda di dietro. Ed è appunto ciò che mi fa inquieta re : è esasperante vedere questi sciocchi - le cento volte più bestialmen te best iali di tutte quan te le bestie - che non portano nemmeno uno stra ccio di coda di dietro. - Ah, questo sì! E' vero, è tutt'altra cosa. da He1,e. APPENDICE LA GUERRA ROl!A~ZO DI VS E VOLOD GA RTS C HIN Vi so!t0 parecchie centinaia d'uomini, in pie•di, coricati o seduti in giro sull'1 paglia. Sono divi.si per regione: si direbbe una espo– sizione etnografica. Vi trovai dei conta/lini del mio distr~tt1J; i>overi zoticoni d'Ucrani&., i.n ca!tano nur;vo e b-erretto d'a,trakan, sdraiati in un gruf.1po sil1mzir1s,1. Eranr..1 un;.t dozzina aJ1 ·incirca. - Buon giorno, fratelli, ,jjs,-,i l11rn. - B;nn giorno. - E un pezzr., che a\·ete lasciatr., il pa~:,e? - s,--.,n0 ,!!ia quin,jici giorni - lf:l. voi, dii siH~ \"(1i? dr1rnanrJr'1uno. Di3s1 il rnifJ n•Jfflf_•, e qualcun,., lo ric,1r 1J:H 'J.. L'incontr~r.,i in un r?omr,a~,;.an<J. li anirn 1,, e Ji rece lvquaci. - Vi annoi1 :1.te? chiesi. - Come n,.,n annoiar;.;i" Ci .annoia.rrw anzi mol to. Si mangiasse almeno! m. a quel che ci danno non fa. un bl)(;Cone ! - E a.desso dove vi portano ? - Chi lo sa ! Dicono cr1ntro i turchi - Siet e contenti d'andare alla guerra'! - Cosa ci possiamù mai tare? Domand ai anche conto del J)aese e il ricor1l,1 della terra sciolse loro la lingua. Si pari,; dell'ultim o matrimonio pe l quale s'erano d'1- \'Uti vendne ùue buoi, e come, subito dop,,, h sposo fosse partito soldato. Si parlò dell'u-.de– :re - :zii pass.as~ ro in g,:,la centl) diavoli ..t cav,. dlr;. Si parlr1 della tP..rra cl11~diventa. ~cursa, e ~i quel che poteva essere di po.rec– ~t1i,! cfntihr:1ia <l'uomini eh~ q11e.;.L'-".nnr> era no Mnigrati ver-;0 l 'Amur (1). ,\'rm ...,;discormva che del pas ~11.to ;del fu– br11, rJ,-..JleS11fferenze, dei pericoli immi nenti ne-;..,on? faceva parola. Nes>uno si preoccu: p~n_.,di sapere r·hi ~rana questi turchi, e que– ~t, 1Julgari e perchP. si marciass,~ alla morte. t~n ,-r;J.dat.J"J di_gua.rnigio_ne, ubriaco, chr, pa.s. sava, ~1. fermrJ pressù 1I nostro gruppo e quw1 1 fo 10 rifJCSi a. dire della guerra, prr,é}a– mrJ i11 t,,rw as.-;<1lutr, Il t11r<:r1, bisogna s.tcrmin::irlo. - 8i'-4"Jgna! diiPSi sorridn1do mir1 m::il,,.rado r,,-..J s11r) accento di Mnvinzir..1ne. ,., Certo, f1ignr;rP, ~ in modo che non resti tra<:l;'ia di quello -,;r,hifoso. E per tulti i suoi ra~triri die nr1i dr,t;JJiamo :i.verr. tanti ra..tidi. Si tenr:sse almeno tranqui Uo! a. quest.'orrt ~a– rei rL cas;.i mia. pre1;so i miei, a tutto mio agio N"r;~-,.ign,Jri. Lui dr,ve f::ime cfolle sue ~ noi a.n: d~rnP,_di mezzo! Fidatevi <li me, è <'Ome \'e Ja dico io! ... Poi, repentinamente: Datemi ima. "!garetta, signore, <liSSP mr,ttendosi in p1>.C(i_ zwne e facendomi il saluto militare. Gli d..i&di la sigaretta, salub i i cornpa,e,;ani, l(fiume d~lh 5ib-er!a.J Per lil nostril intilnziil Il maresciallo Moltke , il vincitore di Sedan, di,.:hiarò che il mer ito delle vittorie germaniche del 1870 spettava ai maestri di scuola : e le pa– role del gran generale altro non attestano se non la straordinaria imporr.anza che l'educazione e– sercita su! fanciullo e conseguentemente sul– ! 'uomo di domani. I socialisti meditino questo pensiero e trove– ranno la chiav e per formare i militi tenaci e convinti che ..::iabb(sognano per preparare un avvenire più gi!.lsto. I borghesi instillano nei fanciulli l'amore alla patria, per preparare ad essa i suoi difensorì ed anche gli offensori di quella degli altri, noi invece educhiamoli dun– que ali 'amore del compagno di lavoro, alla so– lidarietà socia!..! per formare i proletari inter– nazionalisti. Il compire è oltre ogni dire .arduo. Per i de– tentori del potere, che hanno in loro mano I 'e– ducazione popolare è agevole il foggiare a pia– cere la menta!i1à dei nostri figliuoletti, che dob– biamo lasciare in loro balia; ma a noi, esigua av.anguardia, è tolto quasi ogni mezzo (dalla mancanza di tempo. d'istruzione e di denaro) per educare alla ver ità ed ali 'umanità la nostra infanzia. Pure, nonostante tutte le difficoltà che si presentarono loro dinnanzi, numerose compa– gne e compagni, specialmente i giovani, si sono uniti pe.r fondare dei ricreatori laici il cui scopo è appunto quello d'educare socialisticamente i figli del pr-:,letariato attenuando. anzi distrug – gendo, per quanto è possibile. la propaganda de– leteria del! 'odio e della crudeltà, che ~roppo spesso compie la scuo la borghese. Ma la buona volontà, la solerzi a di ques ti attivi compagni, (che speriamo non si lasceranno abbattere dalle diffi– col1à, ma anz i allargheranno semp re più il loro compito) non basta: conviene che essi siano aiutat i da buone letture dedicate ali 'infanzia. Gl i scr ittori della borghesia, in buona e in mala fede empiono i libri ed i giornali di rac– conti ove l' inveros imile e l'assurdo s 'agg iun– gono al più sciocco orgoglio ed alle più s~upide fanfarona te, e non fanno che attoscare la mente dei piccoli proletari, che allettati dalle belle in– cisioni e per la mancanza di una nostra stampa , ne sono troppo assidu i lettori. La federaz ione giovan ile socia lista aveva in– terpretato il desiderio dei gen itori e dei compa– gni dirigenti i vari ricreanori e verso la fine del 19 15 era apparso il giornale : « Il Germog lio n salutato festosamente dai fogli e dai fratell ini dei nostri compagni. poi, dopo alcun i numer i. ha ce...c:sato le pubblicazioni. Perchè? si sono chie sti gl~ abbonat i e i lettori, perchè abbandonare una opera così bella. quando il rifiorire dei ricr e.a– l~P !SJ~puB"d~ onu!1uo:, un ~JB.!~ds B' BAB'p '~! !U giornalin o? A nome. dunque. ne sono cerra, dei dirigenti i ricreatori, dei genitori e dei piccoli invito la Federazione Giovanile Socialista ed i compagni tutti a ripren dere la bella ini:zai tiva per dare al– i 'infanzia un giorn ale che l'aiuti a formarsi una coscienza umanitaria e socialista e plaudo a quei periodici che hanno dedicato una parte del loro spazio ai nostri piccoli. Il prob lema del! 'in fan– zia è un problema che involge tutto l'avven ire. studiamolo in questo tempo di forzato e dolo– roso raccoglime nto. diamo le nostre cure a que– sta propaga nda ohe a torto se mbra a taluni com– p2gni meschina ed inu tile. mentre l'es empio del clero prima e dello sta to poi. che tanto han no fatto per avere il monopolio della scuola. di– mostra irref utabilmente la gran dissima impor– t'.anza dell'educazione dei fanciulli. Adulti, giovani, noi donne sopra tutto incitia– mo. aiutiamo i compagni che con slancio d 'af– fetto cerca no d' adempiere questo compito e la nostra Dif esa si costituisca a palestra in cui si discutano i vari problemi inerenti ad esso. si e mi <lires~i rn rso casa mia. ])erchè le mie ore di c.er \'izio eran o finite. u ~e ta delle sue, e noi ci andiamo di mez– zo"• mi ~nti\·o risuonar e all'orecchio. E: br e– ve ed oscuro, e tuttavia non si può dir meglio. VII. QUELLI CHE RIMA NG0:--10. Dai Livov, tenebre e tristezze. Quantunque la ferita sia ora puliti ssima. J{ousma peggiora. Una fl'bbre terribile, sin– gu lti, delirio. Mentr' io sono occupato n el ser– vizio e negli eserc izi, frat ello e sorella non lo lasciano un istante. Da qu and o mi sanno sot. V> le armi, la sorella si è fatta '[)iù mesta ed il fratello più hm~hero. - Già in un iform e! borbottò quando gli strinsi la mano nella sua ~tanza piena di fu_ mo f' sUpata. di libri. Eccovi, qui voia ltri uo– mini. - E chP uomini c;,inmo. Va<::.siliPptrovitc.c-h? - Gente che non mi ln.c:.ria ln;vorare. sem- 1,liCPmente. Ilo g-ià il tempo ristretto, e non mi ron<'ederanno di tr.rmina re gli !=itudi, per spe-<1inni ;illa guerra. Mi mancava già il mo– ,Jr, d'applif'armi. e \'Oi venitr a S<'onvolgennl di più, \'0i e Kousma. - Kousma, car,i-;co, muore; ma io, cosa vi faccio io ? Xon morirete fnrse anrfo,, voi? Se non d a.m.mazzerarmo <lh:e-ntnPW pazzo o vi ammaz– zerete; vi cr.,nosco io, nè mancano esempi .. - DPcr1iesemp,i ? ro11oscPte de-gli esempi? Ditemeli Vas,::;ili Petrovite:.ch. - Lasdamo a.oda.re , comP se tos,;~ proprio necr,s,::;.a.rio inquieta.rvi di più; tutto ciò vi a;:;con– \·r;lge: d'altra p:i.rte non ~o niente, di~i cosl pP-r dire ... ponga a contatto con gli ex redartori del Ger – moglio per sapere il perchè dell 'improvviso suo cessare, li aiuti median te le collaboratr ici che già così efficacemen te s'a dopera no nella propa – ganda femminile e che certo sarebbero capacis– sime di svolgere la loro .attività in1un giorna leno infantile , e anche mediante l'aiuto finanziario doma ndato .alle donne socia liste, ohe non saran · no avare di sacrificare il soldino guadagnato nel– le forn irure militari , per allietare e uman,izzare lo spirito dei propr i figli; e così speriamo di ve– der risorgere per non più morire il giornalino auspica to, che cogli altri mezzi di propagan da deve far sì che il proletar iato più tardi non si lasci ancora una volta abbattere d.all'immane bufera che si chi•ama la guerra mondiale. C. Montagnana. Tori no. Risposta a un invito di Orset ta• Ero entrata nella scuola normate con I.a solita religione superficia le del culto e delle pratiche ester iori, ma con un grande vuoto ne!l 'aniino e con un 'aspirazione infinita per qu.alcosa di mi– gliore. Nella scuola tre compagni mi avevano colpim. Erano giova ni fieri, pieni di giovanile baldanza, che sapevano ribellarsi a tutto ciò che v'er a di ingiusto e avevano nei loro compiti parole di disprezzo per una religione orma i morta che faceva dei cattolici ate i, e parlavano sempre di un nuovo grand a. idea!e di Umanità. Mi piacquero e divenimmo amici. Nelle loro lunghe conversaz..ioni tentarono strap parmi ai vecchi pregiudizi, colle loro pa– role suscitarono in me mille dubbi ed ebbi un periodo di crisi terribile in cui senti i che la vecch ia fede se ne andava. Alla scuol a mi chiamava no !a « rossa » e quando passav o gli amici mi gridavano : (e Viva il SociaLismo n. Ma cos 'e ra questo Socialismo, questia parola che le mie compagne borghesucce pronuncia– vano con terrore e quei giov,ani fieri ,gridavano con tanto entus iasmo? Un vivo desider io di sa– pere mi prese. Chiesi e sep pi. Il Socialismo era un.a nuova fede che sorgeva sopra l'altra ormai morta . ma non più la fede dei dogmi astra tti, del dio treme ndo pun itore del male e prem iatore del bene. ma la fede di una classe oppressa che doveva rivendicare i diritti calpestati e innalzars i per effettuare quell 'ugua– glianza procla mata nella Riv.o1uzione France se . La nuova fede mi parve più bella e più vera . Mi additarono un tempio : la H Camera del La– voro )). Ma non il solito temp io festoso in cui una to– naca nera grida dal pulpito cc Siete fratelli n do– ve però la signor.a ha persino una sedia per ap– poggiare i delicati piedini mentre il mendicante vecchio e debole è costretto a rannicchiarsi in un cant o, ma un povero tempio dalle pareti nu– de, dove gli operai si sentivan o verament e fra– telli. l:avoravano, lottava no, soffr ivano per il bene comune, per quelli che aveva n visto e ac– correva no per dare il loro aiuto, per i miseri res i ciech i dai pregiud izi. prep arando loro un avvenire migliore. Da quel tempio usciva l'inno della Solidar ietà Uma na che sento più gran de nel momento attuale, mentre più inutile mi ap– pare quel dio, su perbo punitore. degli uomi ni. e vedo con gioia gli sta nchi. le anime asse tate di bene e di pace accorrere a noi. per lortare con noi. Cr em.a. A nna Adelmi. L 'uomo sen:a pr incipii è anche solitame nte un uomo sen:;a cara tter e, giacc hè s'egli fosse nato con del caratt ere, avreb be sentito il biso– gno di crear si àei pri1icipii. CHAMFORT . Ho tanto insistito che m 'ha raccontato il suo esempio. - L a storia l'ho saputa da un ufficiale d'ar. li?li ~ria che fu ferito. In aprile, subito dopo d1ch1arata la guerra, era uscit o da Kichinev. PiO\'e\·a ininterollamente, le \'ie erano come somm erse. non c'era che fango, tanto fano-o che cannoni e carriagg i vi affonda\'ano fi.~o al mozzo. I ca \·alli eran o sfiniti, bisognava trascinare l'arti glieria con corde tirate d a uo– mini. Alla seco nda tappa la strada diventò orren<la. In una ventina di chi lometri, dòdici mo·ntagne disgiunte da paludi. Si entrò in quelle strette, Jna ci dovemmo .fermare. Im– per\'ersava un a -pioggia torrenz iale. Non a'Ve- 1vamo filo addosso, che non fosse fradicio e pm: spossati, affamati, schianta.ti , si dov;va tr ainare i pezzi. Voi cap ite, si tirava, si tirava fin quando gli uomini cade ,..ano sfiniti nel fango. Finalmente si giun~e in un punto dove l'a– vanzata ~embra\'a impossibile e tuttavia si !inuava a tirare a tutta. forza. E: qui che si Incastra l'episodio che mi fa fremere . Ave\'a – mo con noi un giovane medico . appena lau. reato, nervosi-.simo che scoppiò a piano-ere .- Non rposso soppo!·ta re questo $,pett:col~, ~ce\·a,. non posso, v1 precede rò, - e andò 1nna.nz1. [ !-òOldati tagliarono dei rami, costruirono una specie di ponte e si finì per passare. Ma cosa trovammo quan<lo si ebbe issa ta la bat-– t~ria su lla montagna? Il gio\'ane medi co ap. plcca~o ad un albero... f1 l' esem1lio. Quel di– sg raziato non poteva. reggere alle altrui sof– ferenze; sapremo noi sopporta rle? - :\fa non è più facile sopportare il dolore che ~uicidar:;i, come quel medico ? ' (Continua).

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