La Difesa delle Lavoratrici - anno IV - n. 19 - 17 ottobre 1

Manifesto nelle donne socialiste francesi contI"o la gueI"I"a 1nrnrna1ionale mal~ra~o tutto ! Nel leggere la decisione che il nostro Con– siglio Naz ,ionale ha dato così penosamente alla luce, sem brerebbe che la politica, que– s~a odiosa politica che Figaro si lusingava d: sapere e la cui descrizione strappava al conte Alma,·iya questa esclamazione: <(.A .. h è l'intr ·igo che tu definisci!)> alla quale Fi– garo replica,·a : « Politica, intrigo volentie ri ma come le credo un poco sorelle gem1a.ne ne faccia ciò che vorrà» sembre rebbe bene che questa politica o la sua sorella « ge r– mana n avesse ancora una vo lta t>rionfaito in Francia del soci ali sm o internazionale. A ,-edere la soddisfazio ne « balor da >> e maldestra di taluni detentori di questa po– Etica. sembrerebbe che questo trionfo fosse de fin.itivo . Eppure · non è così. ~ on si trionfa del ~ocial•ismo int-ernaz,ìo– nale anche in Francia, e .la sezion e francese me no che ogni altra pu,ò dimenticarlo. Questa vittoria sarà dunque effimera com e ogni vittoria sulla verità, la ragione il buon senso e l'intell i.genza, come ogni vittoria -del passato o del present e sull'a,v\·enire, dell'i– deologia sulla scienza. Si può un giorno pe r coprire le proprie deficienze e debolezze soffoca re la \·erità sto– rica questa « altiera verità> ) che mai n on c.ada in cenere nelle onde torbide delle <( ve– rit'à ,, d,jplomatiche e di governo. Si può un giorno per non confessa re di a\·ere smarrito la testa, ingolfarsi nei ragio– namenti più semplici e p-iù pazzeschi . Si può un giorno per aver mancato di fede in se stessi e ne l proprio .partito. dar prova di una ingenua credulità verso i partiti g-0- ·,ernarivi. Si può un gio rno , per non ave re in un momento di. crisi visto nulla. nuHa osservato all'infuori dei ristretti limiti àel « mondo po– litico >, ostinarsi a tenere gli occhi serrati e l'intelligenza ermet1camente chiusa ai mo– vimenti profondi e mist erio si dell'anima in– dividuale e colletti\·a delle masse pro letarie. Si può un giorno, per non aver saputo elevarsi fino al cora ggi o socialista, per non avere avuto la vision e esatta del dove risie – desse all'epoca nostra. la grandezza rivolu– zionaria, si può ubbriacarsi dell'eroismo de– gli antenati. avyolgere la « Reggenza n col man tello del 92 e cercaire di mascherare il dio della raoina, del!' agiotaggio e dello sfruttamento·: il «vitello d'oro)) coUa ma– schera della libertà. S vuò infine durante un giorno. per darsi !'illu5ione di essere nella buona strad a giu– stificare i propri errori usando ed abusando di tutti gli artifici della rettorica , sostiituire · processi metafisici ai metodi scientific i e l'ideo1ogia nebbiosa ed affumicante borghese e nazionalista all'id-eale c"hlaro e preciso del socialismo internazionale. Poi si può ader gersi su questo mucohio di sabbia movente si, per piantar si pesante– mente pieni di prosopopea coll'aria soddi– sfaua di fronte all'Internazionale operaia. L':nfinitamente piccolo di fronte all 'infi– n:ramente g rande !.. La fragiEt à e la vanità di fronte alla so- lic!irà.. Lo sgretolante in faccia all'indist rutt ibile ! E dopo i ..... si dopo ' Dopo! L' Inte rnazionale dalle piu alte cime del– l'Cniverso che essa domina, tenen te in man o la leva dell'e man cipazio ne umana , l'In ter na– ziona le legg e ne l libro della scienza e della APPENDICE COME SI MUORE DI EM IL IO ZOLA La bara è espo ta, c:ome in fondo ad un:. ca ppell a. cir condata di ceri, coperta d i corfJm e cospar sa di fiori . Ogni person a ehe entra spr uzza sul corpo , con un asper sorio posto Il acc anto, dell 'ac qua tJenedetta. Alle undi ci il conv (Jglio s'i ncamm ina. I figli deJJa de_tunt a dietro il carro a.prono il corteo. Dopo d1 loro si vedono dei ma gistrati , qu akh e grande in– dustri aJe tutta un a bor,ahes ia !'-'eria ed impor– tante, che si a vvia stud iando i pa~i ,. e lan : ciando occhiate di tr a" erso sui cun os1 !errrn lungo i mar cia,piedi. Accompagnano le esequi P dodi ci ca rrozz e. Tutti le contano , e le notan rJ molto nel quart iere. I conoscenti comp iangon o molto la sorte di Carlo , Giorgio P Mauriz io, che. ra m.minano dietro la ba ra col capo scoperto, 11 volto rosso di Jagrirn e. Del resto B gi ud!zio comune l:: c_he essi seppelli scono la madr e in modo ~ncom1a• bile. I1 carr o è di terza classe , P s1 calcola che ne a\·ranno per parechie m_igliaia di fran– chi di spese. Ln vecchio not.a10 osserva con un sorri ~ : - Se la sign ora Guer ard avess e dovutp pa – gar Jei, avrebbe economizzato almeno sei car– rozze. LI. DIFESA D'EL!.& LAVOIU. ':l'lUCI verità: « ~on si scrive la storia co me si può seri.vere un fatto di cronaca. << I ,fat ti sto rici sono complessi, le cause ne sono profonde lontane e varie. Non si deve quindi g iudicarle dal momento in cui si producono. <t Le cau se più prossime e più visib ili di un fatto sten ico nOJ1 hanno che un impo,r– tanza cli secondo ,ordine. « E' la conoscenza delle cause lontane e profo nde de i fatti sto rici che forma la base del sociali smo ,intern azio nale ; i suo i adept i dovrebbero pensarvi e J1on fare passare le cause seco ndarie ~n prima ,linea. « Da molt i anni i migliori ,pioni-eni del– l' Intern azionale socia lista ed oper aia si so no p reoccupati del fatto storico: la gnerra il loro stud io sviscerante il passato ed il v re– sente la facevan o loro preventire. Ed essi cercavano il modo -di scongiurare i,1-pericolo. :Ma come sapeva no che la maggioranza -della classe proletada era ancora incoscente. che la sua organizzazione internazionale era de– bo le. aveva.no previsto il caso in cui il fla– gello si scatenerebbe prima che la sola dlas-se che poteva lottare efficacemente contro <li lui fosse in forza di pote rlo fare. u Così essi a.ve vano tracciato ne'lle riso– luzioni dei Congressi Internazionali che molti hanno dimenticato 1 la condotta di se– guire in qu-esta circo.stanza. Il co,rn.pian to è unito ad esp ressioni di questa ~pecie: Carlo mang-erebhe tutto con le sue rjn– venzion i; Giorgio si farebb e spennacchiar e da qualche be,JJa ra.gazz.a; Maur izio si lance rebbe ancora in qu ald 1e pazza specula zione , che in– ghio ttirebbe i loro crupitali. Invano il notaio cerca d.i far loro concluder e un accomoda– mento a,nichevole. Si separil.Ilo minacciandosi sca nibievoli 'J')roce.-,gi. E la defunta che si sveglia in ess i, colla sua ava rizia e la pau ra di esse re rubata.. Quando il d ana ro avvelena Ja morte, da essa vien fuo– ri la collera, e ci si acca,piglia sulle bare. li I. Il signor Rouc;seau a vent 'anni avea sposa – to un'orfana, Adele Lemer cier, che ne cont ava diciotto, f' fra tut tii e due , la sera che inizia– rono la vita in romu ne, 'J)Osedevano una set– tantina di lire appena. Comincia rvno col vendere sotto un porton e cart a da lette re e cera.lacca; poi, presero in affitto un l>uco, una bottega c,oè larga come una spa nn:i, nella qua.le rimase ro dieci a nni a sviluppa r~ :i. pr><:o a poco il loro commer cio; ed oggi tengo no, in via CJic:hy, un negozio di oggetti di cance l/Pr ia, rhe "-'aie, a dir poco, una cin<ruantina d; rnill e lire. AdeJe però non gode buona salu te; ha sem– pre tos~it.o un 'PO' ; e non le giovano certo l'aria chiu<;a.della bottrga e l'immobilità, cui la costringe li banco. Un medico , consult ato, le raccomandò il riposo e le passeg giate nel giorn i <li bel tempo. ~\1a sono prescri zioni co– deste alle quali non si può atte nersi quand o •« Taluni se ne ricordano ancora: l'l11di– pe11dent-La.bour Party, d'In gh ilterra , il .par– tit o social ,ista ,di Russia, di Serbia, d' Italia e dei Paesi neu.tri. « I Lieknecht. le Clara Zetkin , le Ro sa Lm,enbourg, le Ledebour, le Mehrin g .gli Haase, i BeTnstei n i Raut sky e.<l altri lo ricordano a.i loro com pa:gni tedeschi, nelle man ~festaz:ioni che è bene di a-pplaudire e di lodare ma sar ebbe infinitamente mf<gJio di imitare. Almeno sarebbe gi usto dii non condannare quelli che li imitano Oel no stro -paese. « Tutti costor ,o, d 1 In ghiltt.erra, di Ru.ssia, di Serbia , d'Italia, di Francia e dei paesi neutri conclude l'Internaziona le sono i fe– deli custodi della mia dottrina e <leilla nùa immortailità. « Proletari di tutbi i .pae si ascolta,teE ! >) Ed i proletari asco ltano, abbattono l'er esia e l'Internazionale trionfante contempla, con un'ironia mista di pietà, le misera bi~1i ma – cer,ie del deplorevole monumento del rpovero Consi gl,io Nazionale del nostro disgraziato Pa .r-tito. L. SANMONEAU si vuole, alla lesta , fonn arsi un a rendiùuccia pe,r mangiar sela in santa pace. Adeile per ciò dice che ,si r iposerà e passegigerà sol quand o e-Ila e iJ ma r·ito potranno cedere con vant ag– gio il negozio e rit irarsi in provincia. .Qu~~ al .mar ito, s'allarma non poco nei g1om1 in cui la vede paLli<la, colle guance chia.z,aLc <Li rosso; ma è talmente assorto nel commercio che non ,può sta rle costan temen te alle costole e im 1 pedirle di commett ere im'J)J'U· <lenze; allorchè però ne sente la piccola tosse secca, s 'arr abhia e la costringe a mette rsi lo sciall e e ad and are con lui a rare un giro n.i Campi Elisi. 1!1 guaio è che ella rincas a più sta nca cli pri m a, e tormen tat a 11 .-ieppiù dalla to~. Poi Je cure del.la bottega ripigJ:ano il marito, che di1nenti,ca di nuovo la ma lattia, fino alla crisi success iva. E inutile , la è così nel comm ercio : vi si muorP, senza che s' ab– bia il tem-po di cur arsi a dovere. Un gi o1110 il Ho,ussea u, preso in dispart e il medico, gli domando.. senza ambagi se la mo– glie sia in perico lo di vita , e quegli comi,ncia col dirgli che devesi contar rnolto sulla natu– ra e che vide cava rsela persone assa.i più m a– landate in salut e. Poi, stretto da alt re ins i– stenti dom nnde , confessa che la Rousseau è tisica e a.d un gr ado anc he abbasta nza asvan– zato. TI marito ne divien pallido pallido, chè egli ama. la sua Adele pel lungo sforzo fatto in comun e, prim a di gi4.ngere a nutr irsi tutti i dl di pa.1 1 bian co. Non la consider a soltanto come moglie, ma anche come un socio, di cui sa ,per 'prova e l'at tività e l'intel1igeaza ; di KUisa che, se la perde, ne verrà colpito neDa affezione non solo ma an che negli altari; con- Campana a raccolta Ogni volta che una festa gaia , unisc e pae– selli e città; ogni volta che un per icolo mi– nacc ia la borgata qu ieta oli il povolo so quartiere; ogni volta che un lontano baglio– re d'inc endio, annunc ia che vi sono dei 1nor– Li fra le fiamme , o dei moren ti ancora da salvar e, vibra la voce ilella campana. Bron – zea, grav e, vibrante, ammonitrice , giung e dal campanil e allo, isolalo. Ora la suoniamo noi, e la suoniamo per voi, compagn e e sorelle, la suoniamo a rac– colta, e lan ciamo per gli spazii la sonorità grav e ed ammon itrice del nostro bronzo. che è il giornal e nostro, ed abbandon iamo alle aur e la m edesima forza della nostra mano che ondeggia al bronzo, e che è la nostra /ed e- Non la suoni amo a f esla, p erò. La suon ianw ora, energicamente, rnentre non solo un lontano baglior e, ma un incen– ilio avvampa sulle nostr e Leste, e d ;strugg e, e menJre ci fischia auorno il gel o di una tormenta , e mentre ci si riflelle nell e 71upil– le sbarrat e, il rifl esso di una tragedia im– mane. Abbiamo fiducia, che il suono e la voce nostra, abb'iano a do71iinare il frago re della bufera ed il sibilo dell'inc endio; abb iamo fiducia che la parola nostra, giunga a voi tull e, compagn e o sorelle, che fino a ieri pur ci avet e seguite attraver so a lott e e vit– torie, attraverso ad angoscie e gioie. Compagne, il nostro giornale ha bisogno del vostr o braccio e del vostro pen siero I !ual'è il nos tro compito , ora che vivia– mo n ell'ora tragica ed interisa di dolori; qual'è il nostro compito , ora che gli eventi ci han sbarrata la via diritta della nostra fede, ammonticchiandovi dei cadaveri? Noi lavorammo, accanite e pur mod este, fra le prol etar ie delle ciUà, e le contadine dei villaggi; noi seminammo, nella serenità certa del raccolto, le nostre speranze e la nostra fede; ma ... ora? Forze superiori, leg– gi despote, han messo il bavaglio alla nostra voce, e ci han sbarrato il passo; non ci ri– m ane più che contarci noi tutt e, e stringerci attorno al bronzo grav e ed ammonitore , per il momentaneo raccogl-imento dell e niJstre idee, per la valutazione precisa dell e ?Wstre forze, nella calma auesa di riprender e il nostro cammino. Ecco, compagne e sorelle il nostro com– pito! Qui, dove si combaUerono le prime nostre lotte; qui ove ritemprammo la ancora va– cillante anima di donn e, qui , dove sentim– mo l'orgoglio delle prime viUorie, qui, per la nostra forza, la nostra fede, ed il nostro doman i! A raccolta, oscilla grave il bronzo/ E l'on– da sonora la lanciamo a voi, madri, che avete tull e una morsa crudele nel cuore: la lontananza dei vostri cari, perdut i nell 'in– cendio immane; la lanciamo a voi , compa– gne e sorelle, che veni ste a noi, coll'entu sia– smo e colla fioritura della vostra età, 71er seguirci tra i rovi e le asprezze della via che precorr e all'ideal e 7Jiù su blim e !lì civil– tà; e la lanciamo a voi pure, compagni, che ci avete seguite con uno sguardo quas i di incredulità, ma con un pensiero di spe ranza anche. alle nos tre prime aftermaàoni! La vostra voce , la vostra energia , la vo– stra volontà , e la vos tra speranza, anch e, qui, al giornal e che rimane fermo, all'urlo della bufera, che riman e per noi , per voi, e per il com une avv enire/ Così rintocca il bronzo grave a raccolta! Torino. ODILLA BI0LETI'O. viene tutt aiv1a fall'Si corn.ggio, imr,ero cchè egli non può già chiuder bottega per p,iangere a suo IJ)iadmento. Decide perciò di non lascia.mi scorgere e di non spaventare Adele col mo– str arle gli occhi rossi di pian to. RiJpigJia. il consueto Javoro quot idiano; e in capo a.o un m&e, ogni qualvolta il pensiero gli cade su quelle cose $Ì tr isti, finisce per persuadersi ohe i medici spesso s' ingann ano. L'a s,petto deUa moglie non gli np1pare più tanto inquie– tante; e rosi gli accade di vederla mor ir len– tamente senza soffrirne tropipo, distratt-0 co– me è da lle prop r ie occupazioni, preparato bensì ad una disgrazia, ma col pensiero dif– ferendola ad un avvenire lont n,no. - Ah ! - ripet e spesso Ade.le, - quando sa.remo in campagna, vedTa i come star ò bene. A Ila fin fine non s 'ha ad aspettare che otto anni ancora , e fan pre sto a passa re. nous.seau non pensa nemmeno che potreb– bero rit il'arsi subito con un gruzzo lo un tan– iin più Iegg,er·o. E ci pen sasse anche, essa nol vorr ebbe n porchè, dice, ouando s'è stabilita una cifra, bisogna a tut ti i costi raggiun – gerla i>. Già due rvolte, per ta nto, Adele ha dovuto metters i a letto. I vicini, al veder la, dicono: u Povera donna , le riman e ben f)OCO da cam– pa re ! u E non s'ingan nan o. Proprio al mo– mento dell' in,·,enta r:o, eccola costr etta a )}Orsi a. l.etl-0 per la terza volta. Il medico viene, di matt ina-i a visitarla, le rivolge qualche do• manda, e sten de distrattam ente una ricetta. (Continu a)

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