La Difesa delle Lavoratrici - anno IV - n. 11 - 6 giugno 191

media fra lJuone e cattive condizioni del mer– cato non percepisce per la sua merce nè più nè 111eno de.l costo di prod uzione, così pure il lavoratore non percep isce in media nè più nè meno di quel tale minimo . :vla la legge econo– mica del salario \·errà applicata con tanto più vigore, quanto più la grande industria s'impa – dronirà di tutti i rami dell'i ndu st ria. Domanda . - Quali classi di lavoratori fu– rono prima della ri\·oluzione industriale? Risposta. - Secondo i diversi gradì di sd– luppo della società, le classi lavoratrici hanno \"ÌSS-Uto in dh·e rse condizioni e si sono tro,·ate in condizioni cti\·erse di fronte alle classi ab– bienti e dominanti. Nell'antichità i lavor atori erano schiad dei possidenti . come in molti paesi arr etrati e nella parte meridionale degli Stati Cniti tutt'ora (cioè ne l 18-\7). Kel medio e,·o essi forono i sen·i della gleba della nobiJ. tà fondiaria, come lo sono in Ungheria in Po• Ionia e in Russia (1847) ora ancor~ Nel rne– dio eYo e fin alla rivoluzion.e industriale nelle città, ,·i furo no inoltre garzo ni dell'a.rtigiana– to che la,·m·ayano al sen ·izio di padro ni pic– coli borghes i, e a poco per ,·oJta, collo svilup– po del sistema manifatturiero, sorse ro dei la– voratori delle manifatture, che venivano im– piegati già da capitalisti di maggiore imp or– tanza. Domanda. - In che cosa il proletario si di– stingue dallo schia vo ? Risposta. - Lo schiavo è venduto una volta per sempre. Il proleta rio deve ,·end ere ogni ora, ogni giorno <:.è stesso. Il singo lo schi avo, proprietà di un signore. ha l'esistenza assicu– rata nell 'interesse dello stesso signore, per quanto misera l'esis tenza sua possa esse re. 11 singolo prol etar io, che è per cosi dire propri e– tà di tutta la classe borghese, e che non può vendere il suo lav oro che quando gli viene comprato, quan do qualcuno ne ha bisogno, non ha un·esistenza sicura. Tal e esistenza è assicurata solo a l'i ntera classe laYoratrice. :\Ient re lo schiavo si trova al difuori della conco rr enza, il prol etario ne subisce tutte le oscillazioni. Lo schiavo viene considerato come una cosa, non già come un membr o della societ à civile; il proletariato è riconosciuto come una persona, come una par– te della società umana. Lo schiavo pu ò bensì condu rr e una dta miglio re del pro letario, ma questi appartiene ad un grado superior e dello s,iluppo della societ à e si trova esso stesso su un grado superio re a que Uo dello schiavo. Lo schiaYo i::i emanc ipa sopprime ndo, fra tutt e le istitu zioni create dalla propr ietà pri,·ata, sol. tanto queUa della schiadtù e diventa in tal moào prolet.a.rio, mentre il proletario può es– sere emancipato soltanto sopprimen do la pro– prietà prh·ata in genere. nomanda. - I'n che cosa il proletario si di– stingue dal servo della gleba? Risposta. - Il servo della gleba possiede o usu fruisce di uno strumento di produzi one, dì un pezzo di terreno, dietro la cessione di un a parte del prodotto o dietro la prestazione del proprio lavoro. Il proletario lavo ra cogli stru– menti di .produzione di altii, per conto di al• tri , percependo una pa rte del prodotto. Il ser – vo della gleba dà una parte, al proletario vie– ne data una parte. Il ~ervo della gleba ha la esistenza assicurata . il proleta rio non l'ha. Il servo della gleba è al di fuori della concorren• za, il proletario la :-ubisce. Il sen·o della gle– ba si emancipa, sia fugsrendo nella città e di– \.·entandovi artigiano, sia dando al proprieta– rio fond iario danaro anzichè lavoro e prodotti e diventa~ ,Jo libero affittuario, oppure scac– ciando il feudatario e diventando egli stesso proprie:ario, insomma, entrando, in un modo o nell'altro, nella classe abbiente e nell'ambi• to della concorrenz~ Il proletario si emancipa sopprimendo la conco rrenza, la proprietà pri• ·,ata e tutte le differenze di classe. <Continua.. F . ENGE"I.S. Una strana situazione Varano Borghi è un ridPnte paesello ver-so La.veno. Veramente il Comune dovrebbe chia– marsi soltanto col primo nome, chè l'aggiun– ta non è ~e nrJn il borghesissimo casato degli ex proprietari del luogo, che h avevano fon– dato il proprio rF::gno... ahimè ormai vacil– lante! E ret,,rnoera stato per molt'anni quando tut– te le autorità dPi Comuni circonvicini, erano proni ai voi.eri rJPlla grande casa. mentre mi– gliaia di lavoratori drJppiamente schiavi. da– vano il loro sudore oltre, che sulle terre, in un grandioso opificio. C'era stato an zi un vero sogno di egemonia, salvo le propurzi.oni, non molto dissimile da quello del Kaiser: Persino il lago, il piccolo lago che allea i piccoli C(J(nuni d':1tt,Jrno. era stato ribatt.ezzato, mentre· il codice stf-sstJ na '.'iolato con la ~oppressi0ne del diritto ,Jell:1 pesca a piede asciutto, con grande scr.1pit1J delle massaie, che talvolta si procacciavan,J una buona vlvaud.a per la polenta. Arriviamo alla fabbrica cbe raccoglie 1500 operai, in maggioranza donne, che vengonrJ dai paesi circ~tanti. t.:na folla stazir,na da– vanti é!..lla porta d'entrat<1.: Es:-:.endo te:;ta le donne sono vestite a vivaci colori; lo sw~tta• LA DIFESA DELLE LAVO[{ATR!C l colo è bello. )folt e panche sono disposte a. co• rona. Si ha l'eff.etto di un anfitea tr o. E lo spe ttacolo difatti inco mincia: al pri– mo nostro avvicinarsi, la folla si agita e chiede chi sia mo noi. Poi rassicurata che sia, ci viene incontro. - \"eclete? olt re la guer ra al confine, ab– biamo qui un'altra guer ra. Si vuo l chiu dere la fabbri ca e noi resteremo senza pane ! Il fatto è questo: l'ex proprietario ha w1a questione coi r.ilevatari. E intim ato il seque– stro. La fabbrica dov rebbe essere tempora nea– mente chiusa. Gli operai sono stat i avve rtiti dalla Ditta nuov a, che s~ di.most reranno di non i-olere ta le mi sur a. l'autorità. interv errà in aiuto. i\la intanto si aspettano i sequest ra· ta rii e bisogna provvede.re. Così quelle pove re don ne sono in subbuglio e staz ionano dav an ti alla fabbr ica. Una vec– chietta è venuta alle cinqu e a far da gua rdi.a. - E la messa? - osserva tahma. - .\ I diaxolo anche quella! si trat ta del pa- ne che ,·ogliono toglier ci! Son qu arant 'ann i che lavoro qui dentro ! - Io per fortun a il latte e il pane ce l'hi> pei miei bambini.. esclama una più giovane e fortunata. - Ed io son vedova ed ho quatt ro figlioli che mi mungono! Bisogna impedi re che ci si affa mi - suss urr a una terza. Una automo bile si o.vanza : è un urlo g~ nera le: - Eccoli qua! .-\vanti le ragazz..e, le donn e e poi gli uom ini. For m iamo un a m uraglia! I! brigad iere si affanna : - Non fate violenze, dovrei arr estarvi ! Per fortuna le persone dell'a utomobile sono ben altri che i fun zionar i del secruestr o. Pe: dim ost rare ciò sono scesi d'i macchin a passan– do un momento non troppo tran quillo . La Camera del Lavo ro di Gallarat e ha man. dato i propri rappresentanti sul posto: que lli tuteleranno, a pa rt e la bega tra i padr oni, l'int eresse dei lavo rator i, perchè Si' ottenga che la fabbrica rimanga ape rta . Le donne accolgono la notiz ia con gioia. c'è qual cheduno che le guida, che pensa per loro! - Che brava gente! - dice ta luna. - Ah, vi acco rgete adesso? E non l'ho sem- pre dett o io che si dovev a stare con loro? Ma no, tutt e col prete, tutte con la pau ra... - )la, ma , ne l passato .. d'ora in avan ti ap rir emo bene gli occhi ! E il dia logo contin ua su qu esto tono. Ho pensato difatti ch'e tanta tenac ia messa a buon profitto, potreb be condurre a qualunque vitto ria. Oggi si afferma il diritto a non ri– manere nell'oz ·io forzato in un mom ent o cosi tragico della vita proletaria, contro il dil'itto del capitalis mo che nelle sue comp etizioni non si cura di que lle braccia che l'han no crea– to. Domani , nel l'ora oppo rtun a si affermerà quello di una maggio re rimunerazione e di un orario più umano. Sarà possibile? Con la crisi delle industrie? Dopo il fa lliff1ento dell'ex pad rone? Oh, non sono state le pag he degli operai che hanno condotto al traco llo! Con molte alt re cause che qu elle popolazion i conoscono ci sono piut– tosto gli agi cli certi direttori che hanno dato espe rienza alema nna, in cambio di molto bot– tino italiano! E sa rà possibile anche, in un gior no non lontano. unire questi lavora tori, sotto Wla guida sapie nbe, di chi non potrà e non dovr à sfruttare. ma da rà la propri a inte llìgenza, come essi la loro fatica, in un mutuo patto di \ ~olida rietà fl'a il lavoro fisico e intellett uale, libero eia padroni ga udenti, da azionisti che chiedo no lau ti dividendi e da interm ediari che miran o a d ilaniarsi a vicenda. E il sogno del collett ivismo socialista. Esso si dovrà avvera re perchè è la giustizia. E la gi ustizia è fata le. 31 Jlaggi o. g. b. AVVISO Pre ghiam o le compagne di non man– dar ci ar ticoli che sar emmo costretti , no– stro malgrado, a non pubbli care. R.iteniamo inutil e pubbli car e arti coli, che la censura non appprov erebbe, per il piacere di far uscir e il nostr o giornal e con colonn e bian. che, mentre vi sono tant e propo• te ora pra tich e ed ur genti da far e, mentre mai come ora il nostro gior nal e ha avuto il dovere di ,·iver e, e le nostr e co~pagne quello di diffond erlo . Quando le lavoratri ci àuno avuto, come ora , il diritto di essere difese e tu te– lat e! LOTTEE DIFESADELLAVORO NELLA CLASSE DELLE LEVATRICI RISVEGLIO Oggi, in cui ogni Classe di lavora tori, d'i m– piegati e di professioa.isti, proficuamente o~·- ~~~àf!t;~i s~;in~ ·~ft~~i ~ ~~~~~~-~~~ P~~f~~: unica forse ) è rim asta fino a poco fa iner-te, qua..<;i, e dimenti caia. Intendo parlare delle Le– ,·atrici. Classe benerit a quant'alt ra mai, la cui mbsione in mezw alla Società, è soprat utto fatta ,di ca ri tà, d'ab negazlone e di sacr ificio; Ciasse di profess ioniste , alle quali è imposta dalla Legge una responsabilità gravosa, che fa loro obbligo di tatto e di delicatez za sen za re– strizioni, è ·però queiUa medesima che la Legg,e ha dimenticata compl etame nte e che anco r non sente il dovere di redime .re. '.\"on perta nto. anc he le Levatr ici ita lia ne, ,·anno man mano scuotendosi dal lungo oblio– so letargo in cu i, un complesso di condizioni le ha tenute fin qui e semb rano risolute a bandire il duro giogo che, per tanto tempo, le a.veva assen-ite ad un'esistenza dolorosa cli fatica e di rassegna zione. Sono sorte inlatti nelle \·arie provinc ie Associa zion i, Sezioni, Or– di11i delle Leva tr ici che, mo della ndo il proprio programma su quello dei Medici condotti, han– no saputo raggruppa re e disciplinare , buona parte deUe professio niste, loro i-stillando la coscienza dei propri dir itti e proteggendole contro le troppe freque nti vessa zioni comu– nali. Così, per esempio, da inchieste fatte, od a me--lzo di questiona ri o di so:praluoghi, ha po– tuto la scrivente ded'llrre qu ali sieno le mi– serevoli condizioni della magg ior parte delle Levat rici Condotte della provinci a bresciana. Sia detto fra parentesi, che al riguardo, tutte le provincie si emulano, per cu i parlando delle levat rici di questa regione, è quanto dimo– stra re la situazione precisa di tutta una fa– langP di professioniste che da ogni ango lo d !talla, att.Pnde ansiosa la rivendicazio ne dei proprii diritti. Qual'P dunque lo stipendio della levatr ice condott a? Anche di ven ticinque lire oll'anno! Sicuro! Son vi si vuo l credere? Può confer. marlo l'ill. mo signor Sindaco di Camr,over de 'C1.1rnune limitrofo a Sa lò su l Garda) beneme– rito Sindaco in verità. ~1a r,rococlendo oltre cotesto ricordo della gPnr-ro~ità comunalP-, vediamo altrove: Sopra duecento levatrici che han no risposto all'ultimo ffuestionario, dira mato da.Ila Pr esi– denza. dell'Asscwiazione Br escia na, nell'anno 1!)12, ,·p ne er:rno quinrJjci il cui stipe nd io an– nuo _.; aggirava sotto alle 200 lire; 50 da!Le 200 aJle ;j()() lire; 86 da Xl() alle 400 inrluse; non più di una trentina oltrepassavano le 500 lire; sette Y.)Jtanto. rhf' ra.ggrnngevnno P sorpassa – vano le 500 Jire. E sonn rondottP dhm,.qtrose, compo.::ilf~ di varie contr:J<Je rnn c:isrinali sparsi e lorit..'lni; sono strade r,olverosP o piene di mota; r~!-pri sen– tiPri montanini rt1e il r·aldo od il disgelo rrn– rJono viPppiù fatiroS'i; e ,ovunque, di giorno o di notti"!, turbini il v~nto o da.rdPJ:rni il sole, sotto J'Mrprn r lr1 DPVP,rammina prM.~at:i dal– l'inrombente doverP. la. povHa IPva.trice, la. quale ben rfl.ramPntP ha il son no tranquillo di 1Jna notte infRra, nè la quielR serena. di una lunza giornah, p:issata in fa.miglia! Solo rara.mp.nte P b~nP-fi<'iata, da chi rirorre a l~i. d i un rozzo calesse che i proprii mezzi non le conse ntono; nè alc un Comune le riconobbe mai di.r itto ad una incLennit à di traspo rto ! Capit olato? Mo.,te levat rici non ne han no uno regolare; altre assicu rano che il loro Co– mune non vuole accorda rlo, e (ques to è il col– mo!) più di un Capitolato contie ne condizio ni illegali, contra rie ad ogn i norma di prog resso civi le! Non diritto a sta bili tà; non a pensione; non a vacan ze ann uali; non ad un min imo di stipen dio che ga rantisca alla Levatrice un'es i– stenza mode sta , ma decorosa; che ne tuteli l n digni tà cli professionista e d1 donna cosciente ed onest a! Ed ecco che da questo sommo abban dono in cui fummo tenute fino ad oggi, ne è venuto come antitesi, un risveg lio att ivo, pieno di volontà e d'impazientì manif estazio ni concre – tate in convegnj, in cui si delinearono e si det erminarono netti, precisi ed imprescindibili, i diritti che anche floi abbiamo. :\'la codesti diritti che essenz ialmente sentia– mo a noi devoluti giova sieno san zionati, ri– conosciuti anche dalla Legge. Fi no ad oggi la Legge :\1inistedale , attrav erso ai Capitolati, fa capolino solame nte per impor re al la Leva– trice obblighi e dove ri ; non a tutela rla non a redimerla. Infatti dopo av,er con decreto 10 febbraio 1876 au tor izzata l'istituz ione delle Scu ole d'O– ste trica presso le R.. Unive rsità del R,egno e pareggiate le già esistenti che vi corrispon – dessero nell e condizioni, venne data facoltà a l– le esercenti ab usive (con decreto 9 febbraio 1888) di dar e esa mi pratici per un periodo di tre an ni; riape rto questo periodo per un anno ancora nel 1988 -e di un altro anno sotto il i\fi– nis tero Giolitti. Queste dispos izioni valse ro il certificato d'o– stet ricia alle levatric i prima abusive, in quei com uni ove già pra_ticavano, od in quelli man– ca ati di Levat rici diplomate quando esse vi si trasferir ono. )l a, se per tal modo si venne regolarizzando somma riamente il deplore vole servi•zio oste tr ico di molti Comuni, non serv ì però la legge ad avva ntaggia re i! decoro della professio ne no5tra. Più ta rdi il Decreto Crispi, portò l'approvazione al servizio ostet rico delle f.e,at rici, facendo loro obbligo della bus ta o– stet rica, con corr edo di antisettici, rilievo ter– moroetrico, lavature, astensione dal servizio per 5 giorni dato un caso c!lintezìone puerpe– rale, cu re ai neon [t.ti , disinfezione degli istru – rnent i, ecc.; di<:1posizione queste che tutte or– inai, conosco no ; imposizioni razionalissime, necessa rie; ma non accompagnate da alt rettan– t~ disposizio ni che le pa.reggiassero nel port are alla Levatrice miglioria morale e materiale d sorta. Nè l'ultimo Regolame nto ostetrico (18 luglio 1914) val meglio, che vie,ppiù opp rime la Levatrice di esige112e tecnic he e di responsa,. hilità professionali! Maggiore appa re cosi il contl'asto s.tri<lente fra le pro fessione nostra rhe venn e rlevata a missio ne più del icata " gra\"e, e lr condizioni deplorevoli delle ese r– rrnti, sia per defìcenz a di istruzio ne prepara– toria che di ricompe nsa adeguata. Rima <;ero :t reta~gio no~tro: stent i, umiliazioni , fati chr iinprobe! Vige, è n:>ro, rohbligo (non semp re osser– vato) dei Capitoiati; ma e!-si non sono per lo più che un cumulo d'imposizioni da parte dei Cowuni alle si11gole Levatrici condotte; nes- ~t/nuiir:~\~o:/;n~eti;:~tgio~\;~~50st~b~rift, ?~i~~ dicemmo 1 non pensione, non assicurazione con– tro l'infortuni derivanti dall'esercizjo della professioue! Di piu, l'esercizio abusivo, tolle ra- to in parecc hi Comuni, è ~c_o ra una .p.iaga_che affli<Tgemolt e delle Levat r1c1 condotte, dov reb– be la Legge sa na r la, fac~ndo obb~go ai Co– muni d 'in te1-veniTe e rep runere ogni qual vol- ta se ne presenti il caso. . , E noi chiedi amo ora al Governo: Arntate 1 e– voluzione mor ale della Le,·atri ce migUoran– don e l'intellettualità; ma coordin atele. anche uno Stato giu ridi co che la tuteli; ?gg1, n:ien– tre elìa presta alle vost re spose , a1 vos~n fi. gli, le più delicate ed alfct~uose cure. Ass1sbete– !a domani, quando, affaticat a d~l lu!lgo la– voro, \·ecchia anzit empo, dovrà rillun. crare. al– l'a rte sua. Prov vedete ai suoi orfani , po1chè ella vi ha ta nte volte assicu rato dei figli. Ac– cordatele il diri tto di d\"ere senza avvi lirsi. bandendo una buona volta gli st ipendi di fame. Sa nzionate, infine, i di ritti suoi d'i pro– fessionista e di donna ! Tutt o ciò abbiamo flecenteme nte riass unto e sintetizzato in due Pro getti di Legge che a mezzo dell'on. Bussi la Consociazione It alia na ha presentato alla Came ra nell 'ul tima Sessio– ne Parlamentare ,insi eme ad una inferroga – zione sulla necessità di riforma delle Scuole Ostetriche. Si realizze ranno le più sac rosante aspi ra– zioni nostre? Lo spe riamo! Consci e ormai, pe r l'esempio alt rui, che giova l'u nione discipli• nata, ~· affolla no le I evat r ici di ogni parte d'I– ta lia atto rno a chi con criterio e bontà le ha iniziate P le g-ui<la nell'odierno movimen to di redenzione . DIR CE :vlATNEIT I Seg ret. Cons ocia :.ione lt. deUe Lev. La ispezione governativa inrisaia Nessuna deroga alle disposizioni di legge, La Federazio ne Naziona le Lavo rato ri della Terra avve rte i lavorato ri interessa ti che oltre al proprio servizio di ispezi one, funzio nerà anc he per la corr ent e stagi one di mond a l' I – spettorato Governa tivo per l'a pplicaxione del– la legge su la risaia . Il servizio si compirà a mezzo di 10 guardie forestali; distr ibu ite nelle zone d i Bologna , Rovigo, Verona, Mantova, :Vli lano . Pav ia.. Mortara, Nova ra, Vercelli , Casa le Monfe rrato, e sarà dh ·etto da l dott. Llari o Zann oni che ha sede a Nlilan o presso l'Ispettorato del La voro (Vla Cappe llari , N. 2). Ad esso devon o rivolgersi o di retta mente o a mezzo deg li Ispetto ri Federali , tutt i color o che notasse ro violazio ni di legge. La Federa zione mette intant o in gu ard.lia i lavorato ri contro la voce corr ent e che il Go– vern o - in considerazio ne del mome nt o ecce– zionale - av rebbe autorizzato l' impi ego in ri – sa ia dei rnfoor i di 14 anni. Consta infatti che questo imp iego è già av– ven uto in alcuniJ luoghi. Ma si tratta di un fatt o asso lu tam ente abu– sivo. Nessu na d eroga è venu ta, nè pote va ve– nir e perchè i !avoli di risaia sono eseg ui:i.t da donne delle qua li vi è ab bond anza e i fa nciul– li possono esse re uti lizzati in altri lavo ri sen– za ,·iolazione di Jegge. Coloro che hanno notizia de ll'imp iego ne lla mond a di minor i dei 14 an ni , ne diano no ti– zia all'Ispet torato Govern ativo o alla Federa– zione Naz ionale Lavo ratori della Terr a di Bo– logna. A.nche per questa stag ione risico la la Fede – razione r-.;-azionale Lavorato ri de lla Terra ha istituito il suo servizio di ispezio ne all'fot ento di impedire le viola zioni di. legge aiutan do ed int egrando il serv izio gover nativo di ispe zione. Gli Ispettori Federali sono a di sposi zione - per ogni assiste nza - delle mond ine. Il loro recapito è il segue nte : per le zone di Morta– ra e Pavia, Rag. Pietro Massoni, Segreta rio della Camera di Lavo ro di Pav ia. Per le zone di Vel'celli, Novara, Artu ro Rossi, Seg retar io dell a Camera del Lavoro di Nova ra. Per norma dI' color o ai qu ali torn ass e co– mod o conferi re persona lmente coi nostri Ispet– tori avve rtiamo che essi, oltr e mettersi a di– sposiz ione di ogni richies ta. stab ilir an no un recapito fisso nei seg uenti giorni e locali~à: Pietro Massoni: Camera del Lavoro di P avia ~ei giorn i di domen ica e mercoledì di ogni set– t1IDana dalle 9 alle 12. - A Mortar a il vener dì di ogni set timana dalle 9 alle 12 presso la Fe– derazione Proletaria Lom ellina di Morta ra. Arturo Rossi: presso la Camera del Lavoro di Nova ra la domen ica ma ttin a dal le 9 alle 12 di ogni setti man~ Nel pome riggio della do– menica a Verce lli presso la Camer a del La– voro. RITORSIONE DI TNGTURTE. Un print.ipale rivolse nei iuia '!l'HI. rlioenJ.e ote questa frase : · - Lei è una lazzarona. L'operaia di rimando: - Lei è uno stu pid o - e abband onò il la– voro. Portata la questione davanti al Collegio dei Pr obiviri questi d1ch1aravano giustificato l'ab– bandono del servi zio da parte dell'operaia che sia ~tata ingiuriata da l padrone, pe rchè se il ~rincip~le ha di ri tto al massimo rispe tto de l– I opcra10 deve però sa perlo meritare con un contegno cor retto , col non mancare per il pri– mo di rispetto al suo dip en dente. UNA DOMANDA p e r le c u citrici d is oc cup a t e. Il lavo ro di confez ione per le forniture miLi– tari viene oggi affidato a chi poss iede macc hi– ne da cuc ire. r~r _rucitrici ad dette agli stabilimenti indu– striali .. che non hanno la fortuna di avere una macdllna 1-;onoattual mente disoccupate. I _Jabor~_tori provvisti di numerose macc hin e e dt ~tn:1ru locali sono chiu si. Non pot rehbero questi rndustriali accog liere le cucitrici disoc– cnpate , c?ncedere ad esse l'uso dei locali e del– le .ma_cc-hi_ne ed a~ u.mere per conto della pro– ~r1a. maestranza il lavoro per le forniture mi– lltan?

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