La Difesa delle Lavoratrici - anno IV - n. 5 - 7 marzo 1915

UTif RA D un fim~lttf IIAUAN~ .... T u mi scrivi oggi , mid ca ro fan ciullo : u :\1amma . levam i di scuola. Tanto , adesso, è i mpossibi. le ch'io studii. Cose trop po grandi si svo lgono nel mondo. Io non posso st ud iare. Cornei tener fissa la mi a attenz ione sull'ar itme. tì ca, la storia, la geogr afia, impa r are le guer – re dei greci e dei romani, ment re una guerra si agi ta nel mond o odi erno, a due passi da noi. al _cui confronto quelle erano guerr e di pi g– mei, e ne posso seg uire la viva cronaca, fac i– le, pittoresca, ~.ne<ldotìca, sui gio rnal i; impa– r are la geog rafia, che un assalto all a baionetta di oggi, e il con segue nte trattato di Lond ra o di Vienn a o di Br uxell es, di domani, può mo– dificare profonda mente: a che prò, )1amma, ogg i, tutt o ques to? E poi mamma , no. è inu – tile non me la sent o. Studia re il nervosis11w dell'ora attuale. no, non me lo Permette. . C~ro il mio figliuolo! caro U mio giovinetto ~tal.iano.l E quan do dico italiano intendo dirti, msieme, un elogio ed un poco anche un biasi– mo: riconoscerti una grande qualità ed in sie– me. un poco anche tacc ia rti di un non lieve difetto. Ca ro il mio ragazzo italiano cioè ge. neroso, e, insieme, ind iscipli na to. Ecco, io ti im ·ito a leggere lnsie me con me, a. leggere e a meditare, queste poche righe sta mpate in un giornale di oggi: Reims. dur ante il bomba rd a– me nto (il bomb ar damento micidiale delle gr an– di , forti terribili bocche da artiglieria tedesche , che hanno devastato la città, decimato o cac– ciati in esi lio la sua popolazione , rasato pres– sochè al suolo i suoi auartieri e le sue st rade più ricche e belle, disti-uit a la chie sa, una del– le più antiche, delle più ammirabili della Cri– tia nità del mondo intero '; ebbene, duran te il bombardamento stesso, anc or oggi, men tr e ti parlo , Reims , la forte città fr ancese, indom ita lionessa di Francia: Reims 1wn ha chiuso le sue scuole! Esse funz ionano ancora, hanno sempre funzionato, tutte, al completo. Soltan– to piccolo particolare ins igni ficante, da so'J)ra– err a fu rono traspo rt ate sotto terra Gli scola– ri Ve(!,gono riuniti e istruiti. oggi, nell e immen– se canti ne sotter ranee, scavate nel tufo che forma il sottostrato della Champagne, e dove n condizioni normali viene tenut o a sta gion a– re e maturare, per uno, du e o tre an ni, il vi– no _fam oso d~ q1:1elleregioni. 1Jvi furo no tras por – tati, al comp leto, gli arr edi sco las tici. Ed ivi i recano , tranquilla.me nte, maes tre ed alunn i. a s,·olge re regolarmente, normalmente, l'ora- rio e il prog ramm a re.gola.re e norm ale di stu– di i e lezioni. }l'intendi? Capisci il Yalore di que sto esem– pio, mio piccolo italiano iocoso e bollente? Io ·engo ora, tu lo sai, di Fr ancia. Ebbene la F rancia tutta inte ra , con P a1igi alla testa, ipete in mille manifestazioni quotidiane, mu l– i!orme , cont inu e, l'esempio di Reims. N on un a scuola vi è chiusa. ?\on un'offi cina, che abbia il numero sufficiente di operai vecChi, cioè non richiamati dall a mob ili tazione ,·i è arenata. Ch i è chiam ato a fare il soldato, lo fa e si bat te. Chi soldato non è, dai pic coli bambinetti delle elementa ri alle loro mamme, sorelle e maest re, ai loro non ni e fr atelli dei licei o delle SC!-,loleope raie prof essiona li; chi non fa il solda to, sen te che vi è un dovere anc he per lui o per lei, nell'o ra tragica che incombe. Dovere di or dine , di calm a, di discip lin a. Do– vere di adempiere all a pro pri a fun zione, a l prop rio dove re socia le, ne lla posizione in cui la sua età o la sua posizio ne o professione o me stiere l'ha collocato . Dovere di attività, do– ~i[~! di energia, do,·e re di lavo ro, semp re pe r ~ e vuo i un alt ro esempio, di un altr o genere? Ho nsto ,Jeg-li sc rittori, dei musicisti, che tr ovavano l'ora troppo tragica per abba ndo– narsi alle ispirazioni della musica: li ho visti tanto per occuparsi, per obbedire an cor essi a ~esta gran legge unfVersal e del lav oro, curare rn quest 'epoca la revis ione delle edizioni popo. lari di musica classica ; còmpito laborioso, non glorioso, ingrato, al qua le quei grandi maest ri non si sarebbero certo sobb arcati in tempi nor– mali , ma che oggi compi evano per occup arsi permettere a certe cas e editrici musicali di occupare i loro operai e operai e, di non awn en– tare il numero delle dti.soccupate. Ho visto una ? rand e poetessa, una vera e illustre poe– tessa, il cui nome tutta la Fr ancia onora, ma– lata di dolore e di angoscia passare le ore feb– brili, sul su o lttto, a sferr uzzarre a punt o calz a delle sciar pe di lana per i soldat i. Ed erano, in fede mi a! delle bellissime sciarpe, cald e, fitte, morbide, dalle m ag lie rego lar i e piene come gli ottona ri dei suoi poemi ; e progr edivano, si allungavano veloci e rapi-1 disEirne !-ùtto il tic-ta c de:lle sue dita use alla dettatura delle :\lu~e. Che piu•! Pe rsino la dov,e le ~cuole, ahimè, avevano pure dovuto trasforma rsi in tristi asili di dolore, F- le belle aule chiare ospitare feriti e feriti e feriti in lunghe file; persino là non cessava il ritmo regolare della vita e del la– voro scolastico. Gli allievi si rest rin gevano in aule mE:no numerose e più piccole; i banchi si infittivanr., e si st ringevanù J'unù cont ro l'altro ma il picco lo popolo non cessava per questo dal distillare amorosamente, pazientem.ent<•, il miele e la cera, (non semp re dolce , e \ ero'? sinchè si sta elaborandoli) dell'alfabeto, della gr:.1mmatica, <Jeu· aritmet ica ... JJi un po': e non crOOi che quei bambini di Fran cia, con i padri in guerra; ron i ff-riti acc anto, ~pesso divisi da loro appena. dallo spazio di una pare::te o di un C<Jrrid oio; d1e quei bambini di Heirns che vanno a scuo la. e vi torn~no con ft.ccomp:cignarnent.o di bornhe; non cred1 tu, ragazzo mio, rhe non lo i:ic-ntis– sero anch'e.,..;·~i,e un poco più forte di te, an– che, e per più forti motivi " il nervosismo del– l'or a a tuale 11? ~fa il dovere, ragazzo m.io , il Dow'.r" con la D maiu scola , il Dovere non f! soltantrJ nel!" pa– gin e delta !-toria, dove solo i grandi possono scri\•ere il loro nome; è nella vita semp lice modesta quot;diana, di ognuno di noi: e di te, anche,. 1:o!datino mi nu sco lo della piccola e grande ~1l1z1a. della scuo la , che, per ora, hai per comp ito unico preciso assorbente: studia re Questo forma oggi la grand ezza, lo spetta– colo meraviglioso e magnifico della Fr ancia di ogg i, che impone il risp etto e l'am mir az ione ad ognun o. Un paes e devastato ,con d.eci diparti– menti. Jr a i più ricchj e i più belli, iQvasi; con il nem ico. ancora, a non molte tappe dalla ca– pitale; con un e~ercito , ah imè, de cimato dal - LA DiF bòSA DFd..Ll,; 1.A. VORATR.l(lJ l'acca nimento di queste in terminaJ>ili e stermi– nate battaglie che dur ano ininterrotte per mesi e su fronti di centinaia di chi lometri; ebben e, mio piccol o italiano fremebondo, questo paese dur a a lott are e a resiste re e - spe riamo - finirà. col vincere per iforza di cal ma, di iperse– veranza, di serenità,, nella lott a - per forza di discip lina e di caratte re : per chè ognuno sa do– mi nare (( il nervosismo dell 'ora u e continua a lavorare e a compier e normaJmente nell'ora a. norm ale, il proprio dovere normal e e quello anormale. Quest a è la ,gra nd e lezione eh-e oggi ci dà la Fr anc ia. Ricordiamo cene per oggi e per domani; questo e il suggell o di su prema bellezza morale che reca impr esso in quest 'o• ra supre ma il volto di Parigi su blime e tra– gica, e - ma lgrado tutto - ope rosa e sorri– dente. MARGHERITA S. SARFA'm . DISCUTENDO DIGUERRA È perm esso ancora discutere nonos tante l'aria che tira da pa rte del governo e no– nostant e che i fatti precipit ino ? Non son o di quelli che ur lano per non sent ire le rag ioni avversa rie se n1.g1oni vi sono; non sono di que lli che butt ano al fuoco i giorn ali che dicono diversame nte da que l clie io penso; non sono di qu elli che credono semptìci:.=.ando le ques tioni, di ri – solverle più facilm ente. In una qu estione pond erosa qual 'è la con– flagrazione europea, io non mi sento in ve– rità di fare affe rmazioni presunt uose con– dannando tu tti in blocco coloro che non pensano come me e come il partito. Perciò fra coloro che vogl iono la guerra , mi piace far distinzione, anc he perchè m i è più facile confut are le loro idee. Gli interve ntisti sociali sti. Sono certame nte quelli più in buona fe– de. Essi sono persuasi di servir e una tesi di giustizia. Possono sbagliar e, ma non so– no semp re dei vend uti nè dei tradi tori. Io li rispetto e li stimo se nel 1)artito sono dei disci pli nati. Pensano che !i ntervento d'Italia nel con– flitto possa troncare la gue rr a: pensano che le vite dei nostri frate lli possano salvar e al– tre vile. Il loro sogno è bello, è cavallere– sco. Io li prefe risco a coloro che gridano il me ne infischio. :¼a sono essi nella realtà? Si sen to~o essi propr io la sicur ezza che la cart a possa es– sere ben giuocata ? O non è forse un giuoco d'azzardo? Si, si è Yero che i tedesc hi hanno oltr e– passato il segn o della barbar ie gueri escà · hanno org'ani=.zato ·1a bar:harie c6me 1 r;-~Su~' no ha mai fatto: le bomb e sulle città pa– cifiche, le tag lie di guerra , la distruzione di città intere.. Nè valgono gli erro ri di altr i a dif enderli. Ma ciò è una prova che ove è più forte il militarismo là è più feroce la barbarie , nonostante l'a rte, la coltu ra e il progresso scientifico. Nessu na indulgenza dunque. Ma noi so– cial isti ne dedu ciamo la necessità di com– batt ere sempre più il militarismo nel suo complesso . Vendi care il Belgio col fare un altro Bel– gio , è forse oppo rtuno? E non c'è da sche r– zare: gli stess i competent i di st rategia mi– lita re non dissimulano difficoltà e pericoli. Ma e poi, se per salvare delle vite fran– cesi o russe, noi dobbiamo spezzare oltre a que lle dei giova ni nostri , alt rettan te vite tedesche, dovremmo noi rallegrarce ne ? Per noi tutte le vite si equival gono : odia – mo non già i proleta ri tedesch i, ma i loro governi maledett i che sono i più diretti re– sposab ili della bufera di sangue . Interv ento per giustiz ia dunque? Mi par e la pena di morte per colp ire l'omicida. Ce– sa re Beccaria ha pur insegna to al mond o qua lcosa. Gli irredentisti. Si vuole approfittare del mom ento propi – zio per compir e l'unità italiana: Trento e Trieste sono le gemme che manc ano alla corona.. e furon pure il sogno di Mazzini e il cordoglio di Garibaldi. Si, noi comprendiamo i qucsili di nazio – nal ilà. Le ricostituz ioni nazionali sono sta ~ te un pri mo passo verso la internaziona le. La Internazionale stessa venne fondata nel l8(Vicome prot esta per la soffocazio ne della Polonia . .\1a noi credi amo che i que siti di nazionalità sara nno risolti attraverso la de– rnc,cratiz zaz,one deg li stati. g un problema di lib er ta - come di sse l'o n. Tr eves. - E la liberla non si conquis ta soltan to con IP gue rr e. Le conquiste pacifiche di libe rtà so– no le più durature. Yla ad ogni modo che cosa hanno fatto in cinqu ant'anni questi italiani irr edenti , per menlµre il sacrificio di un a guerm che gua – dagni loro una relativa libertit? Che cosa ha fatto la borghesia 1rredenla? èfol Trentino ha lasciato le masse dei conta dini nelle ma– ni dei preti austriac anti . ,\ Trieste si è pie– gata a tulle le corti gianerie fino ad espor– re la bandiera abbrunala per la ,norte del– l'a rcidu ca Ferdinando. - C'era la forca rni si dice - pei ri- belli ! Ma la forca cera anc he qui pr ima del 59. Epp ure molti vi furono a sfidarla . E le gue rr e del risorgimento ebbero una prep araz ione rivoluz iona ria. Compr endi amo l'immenso sacrificio fatto dagli irredenti che nell'attuale guerr a sono anda ti a morire per l'Austria. :Via si può rime diare ora con una gue rra che può de 4 vastare quelle terre stesse? e si può esser certi che il governo ilftliano non li mand i poi come propri su clcl•ti a morir e, magari nell'infau sta Libia? I na.zionalisti. Sono que lli che non µal'!ano per amore di alt ri - ma sempli cement e vedono l' inte– resse della loro nazione. Fare la gue rra per corr eggere i confin i - per ottenere confini più sicu ri come que lli natu rali delle .\!pi. La tesi app ar e ragio ne– vole... ma an che qui possiamo rispon dere... Intanto : non sempre le guerr e arrivano a1lo scopo; non semp re il giuslo lr 1onfa. Anzi ! E poi ques te beneùette Alpi che dovevano essere un cosl potente ba luardo .. han no semp re concesso il passo agli inva sori. I Ma il guaio peggio re è che i nazionalist i da questa tesi, passano all'altra poco disco– sta: la di fesa del confine natural e impon e di andar e più in là ... bisogna aggr edir e per non esser e aggr editi in avvenire . Insomma , è la stessa tesi del kais er che ha tratto in ingan no buona pa rte del pro letariato tede– sco, contro la cu i dis cipl ina gridano i naz io– nali sti italiani con tutto il coro degli inter– venti sti. I In terve ntisti per disperazione. I Ci sono infine que lli che dicono : Cosi I non si può an dare ava nt i, la miseria urge il lavoro manca e perciò bisogna ri corr ere alla guerra. In verità si potre bbe trova re altra stra– da: in Germania , ad esempio , nella male– detta Germania del Kaiser, s'è socializzato il pane. Il governo ha. requi sito le fari ne e I 11pane vien e fatto e d1stribu ilo col cont rol– lo governativo . E all' in izio della gue rra co-1 là s'è messa una tassa su l capita le. Qui in– voce s'è fatto un prestito al 4 1/2 per 1()0. Così i cap ilal_isti hanno fati.o, buoni affari I an che sulle d1sgraz1e mt ernazwnalil I socialisti vedono altre vie per uscire j dalla mi seria che ci string e alla gola. Ma I bisognerebbe che si compi sse il mira colo . di un_governo borghe_seche _colpisse gli in– teressi borghes1. È ciò possibile ? Pur troppo dopo la discuss ione alla Ca– mera si trov eranno soltanto dei palliativ i ; ma la gue rra , s·acqueti no i dis perati, non port erà ricch ezza nè qui ete. Aggiu ngerà do– lore al dolore. Come invocarla dunque ? GI SELDA BREBBIA. Ba ttuta di cronaca Un compagno e una com pagna furo no trovati mo rti , in un albergo. Uno dei molt i suicidi . Un part icolare pietoso, cO?nune, a molti altri stanc hi della vi ta: i suici da non avevano un soldo in tasca. La miser ia ·li ha avvinti. ft,f a i giornali parlavano di 1.m. altro piccolo partico lare: i due , pri ma di mori – re, avevano scritto una lettera all'Avanti! con una preghiera: (( .11 ettete, compa gn i de/l'Av anti! , un mazz o di garofani rossi sul nostro feretro )>. Un deside rio conimovente. Noi siamo co– sì disp erati, poveri, sperdu ti nel mondo. eh.e, mo rti, non avre1no il saluto commosso di amici di par enti . .Si salu ti, almeno, col suo simbolo fiamman te, il socialismo . Un altro suicidio . Un giovane di vent' an– ni, ricchissimo, 1nilionario, per cui la vi ta aveva tulle le seducioni della ricchezza. del lusso, del desiderio sempre appagato. E7,– pure a vent'anni era stanco della vita, co– me i due a cui la rniseria aveva detto, tor– va e spietata che la mo rte solo era la fin e d'una lott a impar i. Chissà I Se il giovan .e milionario avesse avuto meno denar o, se ogni porta non si fosse aperta così facilmente da,;anti a lui, se la vita gli si fosse presentata un po' sot– to l'aspetto rud e della lotta e del sacrificio, forse non sarebb e mo rto. E se un po' del denaro , esuberante per lui, l'av essero avuto i due mise rabili sui– cidi e lti vi ta non si fosse presentala loro soltant o sotto /'asp etto livido della mise ria e della fam e, forse non sare bbero morti. A loro un a parte rninima del den aro del compagno che ebbe lo stesso tragico desti– no; a qu esti . forse, bastava un po' della fe– de che , nell'attimo tragico che separa la vi– ta dalla morte, faceva vedere, oltre il buio, la disperacione , la fine , quella cosa che era pure un fervent e bisogno di vi ta e di fede: un bagliore di garofani fiammant i. LOTTEE DIFESADEL LAVORO GOVERNO INDUSTRIALE Lo sfruttamento delle cucitric i addette alle forni tur e milit ari . In questo triste •periodo della vita del nostro Pfl:ese, que ste lavora trici, sono, direi qu asi tr i– phc ate. In o_gni cas~ si trov ano donn e occupa te a confezion ar e grnbbe e pantaloni ; si direbbe che per le don ue non vi sia altro modo di guada– gna rsi la vita. Eppure babbo Governo è assai tìrc hio colle donDe che lavorano per vestir e i soldati del re. Ne volete una prova ? Eccola: o ~ capi Lire Lire 7Jre Giub ba tela. 0.70 1 1 h 1.05 0.30 0.75 11 Giubba lana 1.40 1,40 0.40 1.- 12 Camicia uomo. 0.20 6 1.20 o.so 0.70 12 Calzon i pann o. 0.60 3 I.SO 1 0.60 1.20 15 Calzoni tela . r 0.35 2 0.70 I 0.20 t 0.50 10 Gove!·no e indu striali si infischi arono per ò delle giuste proteste nostre, per cui da sei me – si assistiamo al triste spettac olo d i donne e fanciulli che lavorano giorno e notte, sen za Ji. mite, senza mi sura, senza riguardi, nè verso sè, nè ver so gli altri. Ora la prepa razione mate rial e alla gue rr a - quella spiritua le la consta tiam o nelle folle a!fama te d'Itali a - è finit ,a, dicono: e pertan– to dovrebbe esse re revoca to anche l'inumano decret o-legge di sospensione del <livieto del ·1a– voro notturno dei fanciu lli e delle donne . Ma vedrete che indust riali e governa nti non se ne daranno per in tesi. A fare sentir loro la voce della classe lavora– trice, ha nn o IJ)ensato la Federazi one Italiana Operai Tessili e la ·Conf ede razio ne Generale del La,·o ro, le quali hanno ieri spedito al mi– ni stro di Agricoltura, Industria e Comm ercio il segu ent e telegramma : (< Mini stro Agr ico ltura, ROMA. Orga nizz azioni sottosc ri tte fanno presente V. E. necessità di annullare decreto 30 agosto 1914 accordante deroghe osse rvanza legg i don . ne e fanciulli e ripo so. Organ izzazioni espre s– sero loro avve rso pare re acco rdate deroghe fin dalla promulgaz ione del decreto, ora però non può esser vi dubbio che è supera to il periodo che poteva spiega rle come mi su ra prudenz ia– le, se non giustificarle, confidano pertanto ch e V. E. vorrà disporre ritorno normalità Iega e anche in consider azione che verrebbe facilit~ - Panciotto panno . 1 0.60 2 11.20 i 0.40 1 O.SO 1 11 1 ta occupazione mag gior numero ope rai. Sono que!-,tl i 1isulta ti di una inchie sta e fa~ta con s~rup olt?Sa dili genz a l'anno scor so in alli. per F'ederazione Tessile; Rigo- MLlano. Da.1 pochi .dati ~sposi.i YOi potHe giudi- la PPr Confedera::i.one Lavoro,,. care se non havv1 ragione cli <lire che il ipiù -- gran_de sfru ttatol'E:' del lavo l'o femmi nile ù il pat rio gove rno . In r~e~ia 9ueste _Iavoratric1 guactag-na1i-, ~:~1.~r~ 1~e~'/ ?l':~r ~J~è E2 tcntesi mi al giorno Col p ane a 5B c·enlesl mi al chilo c'è da sta1·e :ili egri ! Indifesanelle nonne e nei fanciulli Jl 30. agosto _1914,_ il pa_trio Governo, allo s~o~o eh poter .rlf~r.n1ìe ra pidament e g li sp rov . ~,st1 rnagazzem 1,11J1ta n, strappava la parte pi ìi importan te dell a l.r•(J(Je sul la voro dPlle donn,• e dei fanciulli, :iutor izza ndo ro n un decreto – legge la sospension r- del <1iviefo di lavoro no1 turno dei fanciulli t, dPlle clonn e. ~ent ro il pro , vét.limento gover nativo, dan - 11os~ a(la cla~~e lavo ratri ce e utile soltanto al ra p1talismo privato e stata le, che ha colto un, buon a occasio ne pe r far so:;pende1·e, non po– tendola anco ra di strug ge re, una legge cosi U· rnanitari a e soc ial e qua l'è QllCIJa sul lavoro dell e donne e dei fanc iulli, insor se pl'Ontamen – te la F'edera:.ione Ilaliana overai tessili. facen – do le sue vive protes te p,·esso chi di dovere: proteste alle quali si associava unanime il Con. vegno della Confederaiione Generale del La– voro, ten utosi in. Bologn~ il 15 ~ettembre, al)• pro 1 varndo ui: ordine del g1or1:o d1 dep lor az ione de P ovved1mento governatl\o. Il Consiglio Comunale di Milano per il contratto d' impiego. Allo scopo dt richia mare i1 Governo all'u r– genza e alla necessità di condurre a porto la legçe s_ul c:o~tl'atto _di. im,piego per gli imp ie– g~t 1 pnva.ti , ti con.s1gt1erc c_ornunale Vighi ha p1es~nt.ato un Ol'drne ciel g iorno nella sedu ta cons iglia re de l 26 FP.bbraio: ((Il Consig lio comu nale di Milano , r itenuto cJ:le da tempo_ la classe impì c,gatì e commessi d1 comm.erc10 invoca dai poteri legislativi nor– !Tie pr ec1~e. ed obbligatorie atte a disciplinar e 1 rapporti mt ercede11t.i fra locato ri e datori d'o pera .contenute in un coni.ratto d'i mpieg . · .. n~enut.o che tali norme appaiono se~p re prn. d1 asso luta necess ità e urgenza a tute la e a d1f~sa verso l~ classe padrona le; r1t.en~ 1to. poi che il .funzionamento d Comm_i!:-si~m . arbitra _li i~tituite presso alc~~: Ca.me1e di C.o~merc,o è reso quas i nul l . la man ca nzn. eh obbli ghi fra le parti O peti tostar e ali~ delibe re che esse possono pree:d:~e: . fa voti che nel più breve termi ne ·1. ' le i11 CPail·l.ament~ . na.7:ionale approv i l1/l~o~:~~1; su on. ia.tto d impiego e incarica l'on . ~~e~ <h re nder si int erpr ete 1:re,;so il Go~~~: politiciq~:~~~ ;i~t~ >:~ 1nezzo dei rappr es.entanti L~ donne impi-eg<l:te dovrebbero prendere vi– vo rn~eresse. a q uesti tentativi che i nost ri com– pagni compiono per condur re in porto una leg. ge che arr echerebbe loro un gn nde benefic io.

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