Critica Sociale - anno XXXVI - n. 5 - 1-15 marzo 1926

CRITICA SOC1ALE· 67 Il materialismo è .infatti, purtroppo, l'ambiente na– lur~le e ?ropri9, l'hum_us più adatto, dove allignano la hran_mde e l'oppress10ne, le quali, per vivere e per reggersi, non hanno mai avuto bisogno di altro che di fare appello ai sentimenti più materialistici dell'animo! umano, che sono il calcolo _piccino,la mancanza di so– lidarietà e di entusi.asmo, e infine, peggiore di tutto. quella gelida e pavida vigliaccheria, che vuol serban· la pancia per i ficht ed alla morte, ai sacrif:c1 ed ai pericoli pr-eferisce cento volte la rassegnazione e la .servitù. FRANZ WEiss. IL CONCETTO DELLA "LIBERTÀ" NEiLA FILOSOFIA DI K. MARX I Per comprnndere in che modo Marx pone eri– solve il problema della libertà politica, giova ri– cordare, per. ragion di contrasto, come lo_stesso problema sia discusso e chiari~o dai due pensatori che hanno trattato inL,enzionalmente lo stesso pro~ blema: HumboldleJ. S. Mill (1). Questi due scrittori, nei cui modi di pensare su questo argomento si rilevano così evidenti ana– logie, partono ,entrambi dalla stessa nozione della libertà po!itica, che è quella definita nella « Di– chiarazione dei Diritti » del 1791: « La libertà consiste nel poler fare tulto quello chr .:nn nuoce agli altri ». Questa definizione si trova n:.egLo pre– cisata nell'art. 6 della Costituzione del 1793: <, La libertà è il potere, che appartiene all'uomo, di fare lutto quello che non nuoce ai diritti degli al– tri ». Partendo dalla prima definizione l'Hum– boldt, dalla prima e dalla seconda J. S. Mili, en– trambi attribuiscono ad un sistema compl,e~o ed integrale di libertà politica la virtù di ottenere i seguenti effetti: 1. accresoere l'energia individuo.le della quale dispongono i componenti di un deter– minalo aggregato so~iale; 2. rendere l'iniziativa di cui è capace questo aggregato, un massimo;' 3. per gli effetti ·cumulati della prima e seconda condizione, aumentare il benessere del medesimo aggregato; 4. e per tutte queste condizioni in– sieme, accrescere la cultura, di cui esso dispone. Gli stessi scrittori fanno la prova contraria del loro assunto, dimostrando che, là dove mancano le condizìoni della libertà, si verifica uri· abbassa– mento del benessere economico, individuale e col– lettivo, del gruppo sociale nel quaJe si stabilisce e permane un sistema coattivo di Governo. Su– perfluo notare che la Scienza Economica clas– sica è una grande illustrazione di queste tesi (2). (1) Ripeterò a questo posto l'osservazione che ho fatla in altre circostanze. f:: difficile negare che lo s·critto di Mili sulla Libertà (1839) sia stato largamente influenzato da quello di Guglielmo Humboldt sui I.imiti dell'azione dello Stato, di cui riproduce, ampliandoli, gli elementi di dimostrazione. Lo scritto dell'Humboldt, composto nel 1791, fu pubblicato in frammenti nel 1792, ed integralmente (salvo alcune pagine smarrite) nel 1850. Dal testo il lettore vedrà perchè le tesi individualiste dello Humboldt e del Mili non presentano nes– sun contrasto con quelle del comunismo critico del Marx e del– l'Engels. (2) Del resto l'Economia Politica è" la sola Scienza, nata in seguilo all' Auf klcirung, che si sia conservata e sdluppata nel secolo successivo. In sostanza, essa è l'ultimo frammento della filosofia d~l XLII secolo che sia avanzata alla restaurazione autoritaria del XIX secolo: onde l'audacia di certe sue af– fermazioni. Soltanto con la prevalenza degl'indirizzi psico– logici e analitici (Jevons, Gossen, Menger, Pareto, etc.) essa perdetle il carattere sovversivo che le avevano impresso Que– snay, Hume, Sruith e Ricardo, e divenne w11 fida ancella Bibiio~'b~a~rno"tfiinco Ora sorge il quesilo: come va che ciò non ostanle, un sistema di libertà polilica ~d econo– mica è c~sì di!fi~ile a m~ntener,e, ed inveee pro– sperano _1 r~g1m1 fondati sulla coazione politica e determmat1 da un insieme di vincoli economici? È po~sibile che l'umanità non si aYvegga del prop~1? erro~,e, e p~•~ferisca indugiare in quei si– stemi, 1 qua_h_, col nrmto della libertà, contengono anche un nfrnto del benessere e della coltura di un popolo? La dottrina del Marx su I la I ibertà contiene per a~~·entura la soluzione di quesli quesiti, cd una pm esalta determinazione clPI problrrna mr<k– simo. Il Nel quaranlotlesimo capitolo del terzo libro del Capitale (§ III), Marx comtncia dal dislingucre nel processo della Yita malcrialc due mnbicnli nrl primo dei quali domina la libertà e nel sec~ndo la necessità. Quesla pagina è di una imporlanw capila le per .comprendere le tesi del nostro ,\u– lore. Dice ùunque il Marx: « In effetti il regno della libertà comincia quando si smette il lavoro, poichè questo è determinato dalla necessità e da_na_ sua esterna rispondenza allo scopo; e~so dunqu~ s1 ritrova al di là della sfera della produ– zione materiale vera: e propria. Come il sclrnggio deve lottare per soddisfare i suoi bisogni, per conserYare la sua vita e ripr-odursi; la stessa cosa deve fare il civile, e deve farlo in tutte le forme di società ed in tulle lr P_Ossibili maniere di produzione. Allargandosi i bisogni, si allargano le forze produttive, che soddisfano questi bisogni. Nell'àmbito della produzione la libertà puù soltanto consistere in questo, che l'uomo socializzalo, i prodotti associati, regolano lo scambio materiale con Ja natura in maniera razionale, assoggettandolo al loro comune controllo, invece di essere dominati da esso come da una cieca potenza; e lo compiono col minimo dispendio di energia e nelle condizioni più adeguate. Ma esso rimane sempre un regno della necessità. Al di fuori di esso lo sviluppo umano delle forze che ha il valore di uno scopo autonom-:>,il vero r~gno della libertà, il quale non può fiorire che sulla base "diquel regno della necessità. L'accorciamento della giornata di lavoro è la sua base fondamentale •. La sfera della produzione è per Marx sempre la sfera della necessità. Quando l'uomo produce,· esso non è libero di sè: deve seguire le esigen~z fisiche della produzione materiale. Ciò è vero in tutte le forme sociali: in quelle pr{mitive come nella società comunistica. Finchè l'uomo è preso in un meccanismo produttiYo. sono le esigenze di questo che regolano la sua vita morale. Nella fab– brica, capitalistica o comunistica, l'uomo obbe– disce alle esigenze della produzione tecnica e nulla più. Da queslo punto di vista, nessuna illusione è possibile. Anzi lo sviluppo della civiltà è limi– tazione ulteriore della libertà, in questo senso: che, crescendo i bisogni, cresce la neeessità di la– yorare più intensamente per poterli soddisfare, ed un lavoro più intenso è un obbligo sempre più rigoroso di attendere ad un meccanismo l~cnico sempre più pesante. La fabbrica è gerarchia e su– bordinazione. Un più energico ed intenso pro– cesso produttiYo significa un pm energico assog– geltamenlo dell'uomo ai bisogni della produ– zione (3). (3) • Nella manifattura gli operai costituiscono altrettante membra d'un meccanismo \"ÌYente. :\ella fabbrica essi sono incorporati ad un meccanismo morto, che esbte indipen– dentemente da essi... Infine, la grande industria meccanica compie la separazione fra il lavoro manuale e le potenze intel-

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