Critica Sociale - anno XXXVI - n. 5 - 1-15 marzo 1926

CRITICA SOCIALI! Diu~rrnn~o ~i [oltn ra ~o[ia.liita Vi è un gran bisogno e desiderio ùi coltura socia– lista. Gli avvenimenti stessi, e la situaz'.one in cui ci troviamo ridotti, invogliano a guardarci indietro, per ,i spieaare » a noi stessi il fenomeno; conforto magro agli effetti. pratici, ma necessario agli sp·rLli_più con– sapevoli e usati a cercare e a conquistarsi una « co– scienza» elci falli obiettivi e dei proprì atti stessi; del proprio vivere e delle proprie responsabilità. Potrei aggiungere che il periodo di ... vac~mze e di djsoccupa– zione a cui la situazione ci costringe, sarebbe favore– v,ole alle meditazioni e agli studi, se 'al contrario il turbamento dell'animo e J'i)1quietudine cli tempi ecce– zionali 1)011 distr~esse i pili dall'applicarsi alle analisi, e non togliesse a quasi lutti quell:l serenità o meglio « imperturbabilità » ,o equani,mità mentale, che è in– dispeusabile a studi fruttuosi. Tuttavia il bisogno di coltura, e la coscienza di que– sto bisogno - cioè il desiderio - esiste, ed è sentita. ?\e hanno bisogno i vecchi, pei quali rituffarsi nel passato e rinnovare· continuamente la propria cono– scenza, rielaborarla criticamente, « ripensarla» e rive– derla da quel magnifico osservatorio panoramico che è (checchè se ne dica di male) l'età avanzata; « aggior– narla» al lume degli studi, rimeditarla ::i,lla stregua delle esperienze, è l'unico modo efficace di ringiova• nire, o· di conserv::irsi in vivida maturità o in vegeta vecchiaia, salvandosi dalla decrepitezza. Ne h~nno bi– s,ogno gli nomini di media età, pei i1uali que~ti 10 anni di guerra e di dopoguerra hanno Tappresenlato un in– lervallo che sbalzò la loro vita di socialisti dalla gio– vinezza alla virilità, senza i fisiolog~ci trapassi e le feconde maturazioni p1·oprie dell'estate. Ne hanno bi– sogno sopratutto i giovani, ai quaU .l'agitato de– cennio ultimo aperse un ìato nell'esistenza, che forse - e non è colpa loro, e vorrei che il timor mio fosse vano - non riusciranno a colmare e a compensare mai più, del tutto, ~e è vero che certi studi e certe di– scipline del~'ìntelletto e della sua attività, certe squa– drature m~ntali, certe formazioni e certe esercitazioni dell'apparato del pensiero, o si fanrio nell'età idonea, quando la materia umana è plastica e in via di svi– luppo, suscettibile di eiasticità, ·capace di orient'ars~ e di fissarsi in forme, di sistemarsi in indirizzi, in me– todi dell'abito o arte del, pensare, (non già del pensiero come idea solidificatasi e cristaUizzatasi, -def!nivamen– te); o non si fan più. Non si inizia un corso di ginnastica dopo i 25 o 30 anni. Essa si può bensì « continuare ~. beneficamente, anche fino agli anni tardi, ma a patto che si sia cominciato in gioventù; mentre, reciproca– mente, l'avere esercitato il corpo nella ginnastica tra i 15 e i 25, serba tanto quanto una. certa robustezza e destrezza, una forza e un'agilità potenziale per tutta la vita, anche se malauguratamente non si è voluto o potuto perseverare nella famigliarità con la palestra. Da ciò avviene che qualcuno dei giovani nostri mi– gliori (definisco così quelli più disposti e capaci di guardarsi dentro e giudicarsi) avverte, e dichiara, in , privat,o, (a dirlo in pubblico occorrerebbe un vel'O eroi– smo) le conseguenze di questo iato scavalo nella loro vita dalla bufera che prese tanti adolescenti ignari ancora della realtà, li lanciò nel girone della guerra, e degli eventi che la seguir,ono, e lj ributtò sulla riva carichi di un cumulo di passioni, e anche di « espe– rienze», ma di una vila d'eccezione. Qtlesta serra ar– dente li ha fatti « vivere a vapore», in un certo sen– so maturandoli precocemente, ma an.che disscccqndone ccrli germi prima che toccassero il pieno fiorire, bru- BibliotecaGino Bianco ciando i fiori avanti che sbocciassero in frut,ti. È l'i– dentico fatto che nella vita fisica è l'« arresto di svi– luppo » per cui l'organismo si ferma a un certo pun– to e s'involve; e rimane adolescente e già si avvia a precoce vecchiezza, senza aver conosciuto la .gio– vinezza. i suoi passaggi meravigliosi, quell'ilrrompere esuberante e quell'ordinarsi spontaneo delle forze, da cui esce «l'uomo», sano, vigoroso, equilibrato, ed in– tero, I migliori tra questi giovani nostri, che sanno come il ·negare o l'ignorare i danni di quell'iato, anzi il van– tare orgogliosamente i pregi e i benefizi-di quel decen– nio cli vita ad alta tensione, e il sopravalutare quelle « esperienze » belliche così eccezionaH, trasportandole tali e quali nella ordinaria vita civile, sta proprio (lel fascismo e ne formi anzi la caratteristica spirituale, se ne guardano con vigile cura, ben conoscendo come sia fàcile ai disattenti, in epoche agitate, prendere il ) . «contagio degli opposti», il mimetismo inoonsaputo dei più conlr:ar1. Essi cercano con bella modestia di rigua– dagnare il tempo perduto, per quanto è possibile; di conoscere la essenza del Socialismo come dottrina, pri– ma di accingersi a rivederla, a correggerla, perchè non avvenga di ricalcar sentieri che sembrano nuovi da tanto sono vecchi, e di· ripresentare, come scoperte proprie, formulazioni o discussioni antiche e paciJfiche, sia pure mutato nomine; e di conoscere la realtà del socialismo come movimento ed azione, prima di cri– ticarla e condannarla in parte, o (come è oggi più consueto a certo atteggiamento _mentale) scomunicarla in blocoo. Scriveva a questo proposito il Serrati nella Unità ciel 21 febbraio u, s.: • Le raffiche reazionarie hanno sepellilo la documentazion·e della storia del movimento operaio a tal punto, che i giovani d'oggi ignorano completamente o quasi la attività dei loro padri, ed ogni generazione pare ~arsi il vanto di ~v~r~ s~o– perta essa il socialismo. e di essersi essa stessa fatta 1mz1atnce del movimènto emancipatore. Non ci è imberbe giovincello accostatosi per la prima volta a una organizzazione di .classe o a una Sezione di Partito d'avanguardia, il quale non. creda di essere il primo a porsi per sentiero cosi periglioso ed ar– dente, tanto è ignorata la storia socialista, e tanto sono vivi :e robusti i sentimenti individualistici fra la nostra gente •. Esattamente vero e. ottimamente detto. Questo po– ,vel'O Socialismo italiano, verso il quale non pochi gio– vani « sovversivi » nutrono una specie di• reverente di– spregio per-chè è un vinto - ignorando qu.anto sia tri– sto e « materialistioo » giudicar male lo sconfitto per– chè è sconfitto, e quanto sia erroneo, in singolarissime ciroostanze s.toriche, dedurre· che taluno abbia sba– glialo solo p~rchè fu battuto -, ha avut-0 una vita nè ingloriosa nè in.feconda, pur se ricca di vicende varie e di errori. Non si può ignorarla, .anche se è per -mo– strarne i falli ~ proporre migliori vie in avveniJre. Qùesta dottrina, della quale oggi è più viva e più accanita una revisione o una critica, spesso tanto più frettolosa e sommaria quanto più gli eventi sembrano dichiararne il faHimento, merita di essere conosciuta ' addentro., con indagine pacata, con occhio sereno, non lucido per febbre di nevrosi spirituale post-bellica, non intorbidat'O dalle sconsoliate deduzioni a posteriori e dalle imputazioni :retro-atti ve. Vera revisione non può fondarsi che: - sulla cono– scenza dei testi; - sulla retta interpretazione di essi (1); -:- sulla analisi dei tempi e delle ckcostanze par- (1) Non sarà mai raccomandalo abbastanza, a questo pro– posibo,· ai nostri mil;lliori critici ed esegeti del Marxislllo, di chiarirne, non dico 11 pensiero, ma la stessa nomenclatura, la interpretazione letterale della espressione. Recentissimamente ùn organo sindacale propugnando la tesi (del resto difendibi– lissima) della indipendenza del movimenl'O operaio dai par-

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