Critica Sociale - anno XXXVI - n. 5 - 1-15 marzo 1926

CHITlCA SOCIALE 63 --------------- po socialista, ,esso ha fatto più che salvar l'ani– ma; egli ha fissato la diversità tra la demo– crazia ~d il socialismo, ed ha salvato il do– mani del partito. Cioè, ha compiuto tutto l'uf– ficio suo, e, col voto della Maggioranza che respingeva l'omnibus finanziario socialista le responsabilità della Maggioranza erano p}c– cisate ... Era necessario di andare oltre, di perse– guire implacabilmente l'opposizione fino alla crisi, sacrificando sull'ara della tassa dei pa-• gamenti le sollecitudini di Locarno e le cruc– cianti preoccupazioni della dittatura? Nel re– lativismo estremo della politica al tempo no– stro può essere « rivoluzionario » evitare una crisi di Gabinetto borghese, come può essere ,, reazionario» · il favorirla. Bisogna capire. Bisogna distinguere. Due cose che, per _esem– pio il massimalismo nostrano ritiene estranee all'essere suo. In una intervista di Paul Boncour è stato alluso alla sobillazione plutocratica bancar ria che è in questo spesseggiare di crisi di go– verno in Francia. C'è una dimostrazione rea– zionaria, antiparlamentare, dittatoriale da dare; c'è-da spianare la via a Cesare sul carro di trionfo di... Mercurio. Perciò nessun go-_ verno deve reggere più di tre mesi, e il socia– lismo deve essere il· docile pernio della ma– novra. Ora, prestarsi gentilmente a questa congiura per ingenuo fossilizzamento del pro– prio m-etodo di opposizione, per un cieco im– bozzolamento nel giuoco consueto, non è ser– vire la lotta di classe .... dalla parte del pro– letariato, se anche il gesto è rituale, del rito ordinario e consacrato. La fuorviazione.non è che troppo evidente ove ci si sottragga allo spirito di routine ed alle sue suggestioni, rin– forzate da certe contingenze particolari. In Francia, infatti, alla audace sedizione nazionalista - plutocratica antiparlamentare, viene facilmente incontro un certo ingenuo rivoluzionarismo antistatale dei ceti medi, bottegai ed esercenti, che non è per lo più se non ·antifiscalismo. Il quale, in tempi di tur- · bole'nza si atteggia con facile decenza storica, ad avanguardia delle più sante rivendicazioni, drappeggiandosi in ragioni solide e sonanti, che sarebbero inespugnabili se non prescin-. dessero troppo da altre ragioni più vaste e complesse. Vogliamo riconoscere, per spie– garci chiaramente, che le accuse e la « prote– sta della saracinesca » dei bottegai oberati contro la tassa dei pagamenti sono fonda– tissime; e che -in via generale, è sacrosanto che la' proprietà agricola in Francia contri– buisce in una misura che è una rivoltante. iniquità in confronto di ciò che contribuisce la proprietà commerciale. Rurali privilegiati. Potenza anonima e grandiosa dei « contadi– ni» che piangono sempre miseria e sono per– petuamente imbronciati col fisco e coi si– gnori di città che mettono le tasse! Anche noi ricordian10 momenti analoghi in cui la proprietà agricola era (e può sempre essere) vìolentemente accusata di venire scandalosa– mente favorita nelle contribuzioni in confron– lo del commercio e dell'industria. Ci fu un periodo da noi - quando le cooperative era- Bi ~o,~éoa~n1dl~iWrtBff di Dio o appena in fasce - che l'esercenlismu era ùemucrati('o. repubblicano e magari sòcialisla (ripetiamo: le cooperative erano lontane) nelle liste elel– lorali dei <: partili popolari». Tutto ciò si in– tende facilmente ... Ma non perciò - ecco il punto - la rivolta delle saracinesche, quanto si voglia imponente, e vasta come la Francin. può essere un dato decisivo di politica socia– lista in un'ora di responsabilità storica, quan– do il nostro orizzonte si allarga a compren– dere problemi di vita proletaria universale. Per concludere: al socialismo sta innanzi un dilemma abbastanza chiaro. O - ciò che tutto esclude - il socialismo è pronto ad as– sumere violentemente e interam~nle il potere ed a tenerlo, da se1lo contro tutti; ed allora può soffiare in tutte le agitazioni e incalzare Lutte le crisi di Governo; oppure - ciò che sembra la stessa evidenza - esso non ha tale intenzione di rivoluzione imminente, ed al– lora esso, nel turbamento generale, control– lato e dominalo dai partiti di guerra e di dil– ialura, altro interesse non hà che di conlro– minare, di portare tanto più. calma quanto più gli altri soffiano nel fuoco; disarmare le ire, rinvigorire la libertà, presidiare la repubblica all'interno e secondare l'azione della pace al– l'estero, conforme agli atteggiamenti d·ella In– ternazionale Operaia socialista di fronte alla Società delle Nazioni. ' Pertanto non incalza in ritmo acceleralo le crisi di Gabinetto, e può ritenere poco gio– vevole rovesciare un Minisleno Briand (in attesa, nella migliore ipotesi. di un altro equivalente) alle ore sette cli un bel mattino di marzo - confondendosi nella Yotazione con la falange della millerandista ... Unione repubblicana - mentre Briantl fa le valige per partecipare all'Assemblea della Società delle Nazioni, forse più che mai gravida di fati, altri lucenti ed altri oscurissimi. RABANO MAURO. Le cose scrille in questo articolo prima della chiusura della crisi' del Gabinello france se non crediamo perdano del loro valore a essere lelle dopo, se - ahimè! - la ragione dei falli resta quella di prima._ Una enorme, indicibile sventura si è abbattuta su uno dei nostri più fedeli, più Yalorosi compagni: R. Rigola: la perdita dell_asua cornpagn.1, Anna Coda Comotto. Non è soltanto lo sparire di una compagna adorala. V'è assai di più, che bisogna indovinare. Quando Rigola fu colpito nella vista, e la luce fu spenta eternamente per lui, egli ritrovò nella sua Anna il lume stesso degli occhi suoi. Essa, modesta operaia. imparò con un mi– racolo d'intelligenza d'amore, a esser letterata per lui, a diventar la sua lettrice, la sua segretaria; pur rimanendo. umile e dimessa. nell'ombra. Essa. con quella virti1 semplice. che ignora sè stessa. gli prodigò tesori di affetto sapiénte e devoto. che solo gli intimi conoscevano, e gli altri intuivano appena. Essa T vede– va• per lui. Egli Yedeva » a traverso di lei, per una sorta di prodigio, a traverso il dolce tocco della mano di lei, il dolce suono della Yoce di lei, e della ado– rabile bambina bionda che era nata da quel connubi.:> di amore e di pietà. Ora egli è rid.iYenuto cieco la se– conda, l'ultima volta. Non vi sono parole di conforto. Xoi poniamo, ac– canto al- suo, il nostro recente immenso dolore. E gli diciamo questo soltanto: Ann:i vuole che tu Yi,·a; .\una vuole che io viva. Xon è possibile disubbidire al co- mando delle nostre morte... f. t.

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