Critica Sociale - XXXV - n. 23 - 1-15 dicembre 1925

f CRITICA SOCIAt:1! la grande impresa esiste, e dall'altra affermazione che l'importanza della produzione industriale cresce continuament-e in confronto a quella della_ produzione agricola, il programma di Heidelberg pu~ con una lieve modifiGazione del programma di .t.rfurt, affermare. che « f mezzi di produzione economicamente decisivi sono diventati monopo– lio di un numero relativamente ristretto di capi– talisti», tralasciando l'accenno specifico.ai gran– di proprietari terrieri, oltre che per la ragione sopra accennata, fors'anche per il fatto che anche la proprietà terriera·non è più oggi una categoria economica separata, ma è diventata anch'essa og– getto di speculazione nelle. mani del capitale fi– nanzi~rio e, col passaggio •frequente da uno ad altro proprietario (individui o società), ha per:. duto gran parte delle sue veechie caratteristiche. In Heidelber8 è affatto nuovo 'l'accen~o alle forme di coalizioni economiche che -si sono, ve– nute creando e diffondendo in questi ultimi de– cenni: - « aggruppamento. di varii rami d'indu– stria, connessione dei vai:ii scal~ni successivi della produzione (il così detto sistema verticale), orga– nizzazione dell'economia in trust e cartell ». Questo fatto servè ad accres.cere la potenza 1 dell~ grandi imprese, non solo di fronte alla massa dei salariati che da essa dipendono e di fronte alle piccole imprese cui esse fanno c-0ncòrrenza, ma di fronJ:e a tutta quanta la società di cui domi– nano tutta la ·vita economica. Esse creano inoltre così poderose forze produttive e rappresentano tali somme _diinteressi) che sono necessariamen– te coridotte a voler disciplinare la vita della socie– tà e dello Stato, affinchè quegli interessi non sof– frano alcun offesa (perchè ogni urto potrebbe de– terminare gigantesche catastrofi), -e .quelle forze · da loro messe in movimento pòssano coll).piere la propria ·azione senza trovar ostacoli. Ed ecco lo sforzo, sempre più impetuoso e insistente, di pe– netrazione di queste coalizioni economiche nel meccanismo dello Stato, che esse -tendono a do-· minare in modo sempre più esclusivo; ed ecco . la loro inesorabile tendep..za ad allargare i-1 mer– cato _dirifornjmento·delle materie prime e di-ven– dita dei prodotti, trascinando la politica degli Sta– ti verso quelle forme di imperialismo, di cui ab– biamo minacce e testimonianze continue. - *** Questo mutamento nell'eqùilibrio delle forze e- conomiche e l'insieme dei pericoli che ne nascono hanno un influsso innegabile e potente nel de– terminare la· condotta politica del proletariato. Nell'articolo citato il Braunthal nega (e a ragione) che, negli anni che son passati fra Erfurt ed Heidelberg il Partit.o .. socialista tedesco sia passato dalla negazfone all' afferm~zione dello Stato (von der. « Staatsverneinung » zur ·« Sta– atsbejahung »), p~rchè infatti nel movimento so– cialista tedesco non -sono mai. prevalse idee ana– loghe a quelle del sorelismo, ·che lo Stato sia un'entità. da distruggere e da·sostituire con un'al- . tra entità politica, d'origine, di forma e di .natura affatto diversa. È vero però che il Partito_ socia– lista tedesco ~ha assunto, di fronte allo Stato, un diverso at~ggiamento, e ha respinto l'idea che esso sia un « comitato d'affari della. borghe– sia », in cui sia pertanto impossibile (o, ad ogrui modo, improduttivo di utilità) C{ualsiasisforzo di penetra ..ione: senza di che non s1concepirebbe co– me mai sia potuto avvenire il passaggio - che lo stesso Braunthal riconosce ed afferma - del Par– tito socialista tedesco « da una sistematica oppo– sizione ad una sistematiça disposizione a colla– borare e ad· assumere responsabilità politiche ». Certo a ciò ha contribuito il .mutamento della forma po.ilica dello Stato da monarchia col Can– _cellierato a repubblica democratica; ha contri • Biblioteca ·Gino Bianco buito anche il fatto che· un _partito il quale rap– presenta·,orm~ una terza parte della massa elet– torale non· può_rifuggire da responsabilità poli– tiche, in attesa che venga la maturità dei tempi per la rivoluzione socialista, senza- determinare · una serie ininterrotta di crisi, che sposserebbero la vita e le-energie della Nazione (e,' più diretta– mente, del pro~etariato) e accrescerebbero per il domani le difficoltà della sua· propria azione; come è avvenuto in Italia e come sta avvenen.do in Francia. Ma, oltre a questa ragione, c'è, senza dubbio, . anche il fatto che il crescere della potenza delle ooalizioni industriali e le lorò tenderize imperia– listiche cr-eano un tal pericolo per la grande massa dei cittadini e. specialmente dei pro~etar1, da. i;ender necessario e urgente che si operi ogni sforzo per impedir 1-orodi impadronirsi del mec– _canismo dello Stato e di maneggiarlo secondo il Mro esclusivo interesse. A que~to prob1èma della concentrazione capi– talistica e dei suoi effetti si riannoda anche 1a ~questione dei ceh. medi. Gli intransigenti posso~ no vantarsi. che il programma di Heidelberg ab– bia respinto, a questo riguardo, le tesi propugnate · dai ;revisionisti, ribadendo, sia pure in forma at– temiata, il concetto della progressiva sparizione o . depressione di quei ceti medi che esercitano esclu– siva ~unzione economica (piccoli industriali, pic– coli commerciaLti, piccoli· proprietarii agricoli) e affermando, in un nuovo capoverso introdotto, che anche i oeti medi impiegatizi e intellettuali sono destinati a subire una crescente soggezione alla f9rza del capitale, che toglie loro ogni possi– bilità di ascenderè a condizioni privilegiate e li ,condanna ad accostarsi sempre più al!e condi– zioni del proletariato. Ma,' anche a prescindere dal fatto che queste· affermazioni sono contesta– bili e fortemente contestate, c'è per ,ora l'altro fatto, non contestabile, che questi ceti esistono, non accennano a voler sparire per ora nè ad ade– guarsi alle condizioni del proletariato, hanno una funzione ben diversa da quella dei lavoratori ma– nuali, una ben diversa psico:ogia, ben diverse idealità di vita, di istituzioni politiche sociali. Si tratta di vederie se e c-)me il proletariato possa attrarre nell'orbita del ·proprio movimento quei ceti medi che compiono funzioni socialmente utili, la cui necessità durerà anche in regime socialista, ·e sopra tutto come poss!:l impedire che essi sian?, attratti nell'orbita di ogni opposto movimento:· 11 che potrà fors'anche avvenire, domani (se il punto di vista, diverso dal nostro, cui si- inspira questa parte della_m<?zionedi Heid~lbei:g è e~~tto ~ mercè il formarsi. d1 una sostanziale 1denhta d1 condizioni sociali e, quindi, di inter~ssi, di sta - ti-d'-animò di .idealità fra.questi ceti medi e il pro– letariato· '·ma oggi non può avvenire se non in quanto iÌ pi:oletariato mo~tri. di saper. int~ndere il valore sociale delle funz10m che quei ceti com– piono, rispettare le ge~ar~l:ie <;he da qu~l val~re derivano e hanno leg1tt1mtta,e m quanto 11partito socialista mostri di voler riconoscere e far valere, .nel futuro assetto sociale, gli interessi materiali e ideali ·di quelle classi, in ragione delle loro fun– zioni. Di questo, nella dichiarazione di principi di Heidelberg, non è .trac~ia; e quin:di m_a~ca una giustificazione teorica, sia della « dis_pos1z1one a~la collaborazione », sia del complesso ~i enuncia– ziqni contenute nel programma pratico che se– gue alla detta dichiarazione e che noi pubbliche- remo nel prossimo numero. . · Anzi là dove la mozione di Heidelberg riaff er– ma riproducendo letteralmente il passo relativo delÌa mozione di Erfurt, la necessità _per il pro– letariato di impadronirsi del potere polltico, me~•

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