Critica Sociale - anno XXIV - n. 13 - 1-15 luglio 1924

. .. ùRl~IOA SOCIA!!.® 197 .. degli studii cari in Qui più eccelleva) e di sè e della sua giovinezza poteva dire col poeta della· V ersi_l,ia : e 'butto ciò olle fucile aJlor ,prometton ,gìl!i ahni, ii.o 'tl diedi 1per un l1lil{Peto ùaiorimoso dii af.fainni, per un ·!MJlp1eseo aereo in faoom. a J'a.:v:ve.n~r; e per questa sua passione (J;ivor.ante J gelosa, e~ ra f esule in patria)- il 'bandito ·dalla sua terra) il maledettò dai parassiti della sua terra) il profugo eterno_, sempre present.e soltanto dove l-' ora del periglio battesse la cUanaJ·que– st)uomoJ q 1 u,esta figura così staccata. e viva su lo sfondo verde e b(gio àJi questo, singol,are paesaggio poUticoJ non spa,risceJ no) non sco· lora -. ma s.i riaffaccia oggi in troppo più arnpia cornice. Il simbolo e la Nemesi Quello J che era c_osanostra J è divenuto an· ,che la cosa vostra) l'uorno di tutti) fuorno della storia. E J ingrandito così J quasi è tolto a noi, come· alla famiglia dolorante, perchè è divenuto un .simbolo. Il simbolo di un oltraggio ohe riassume ed eterna cento e cento wila altri oltr,agg,i, tut– tii gli oltraggi fatti ad un popolo; la figura che compendia tutti glri altri tnwidati e per· cossi per lo stesso fin.e, da Di 'Vagno a l'icci· nini, agli infin-iti altri oscuri; il. sirn-bolo di una stirpe che si risouote; il simbolo di un pa,gsato che si redime; d;i'un pres·ente che si riidesta, di un avvenire che si annunzia; de!la imrnortalé democrazia, della indefettiù'ile giii– stizia sociale, che si rimettono in carnm-in,o J. deW Italia cl'be,dopo una parentes,i di spa,ven· toso Me&io Evo, r1isale nella lucQ dell'età mo· àerrtaJ rientra tra le genti .civili.· Il simbolo e la Nem,.esi: la Nemesi august-aJ o ·signori) •Che è della storia. Ucrchi il Magi– strq,to le colpe e le ferocie secondaril3 e minori; incalz,i gl-i esecutori codardi e i mandanti im· mediat-i; cò,rn,pito a,nche questo altamente ri– spettabile e necessario. F 1 rughi e tent-i di sven– tare la congiura degli intrighi, di snodare il grov·igliio dei silenzi comprati o ricattati, le mendicate o'1ìl,'ertà,e il tagliaborse che si an– nida nelV(})Ssàssino. Tutta questa è la ero· naca . . La Nemesi vola più alto. ·Essa addita il grande mp,ndato; il mandato che erorripe da più a,nr11i di violenze volute, di violenze inanellate alla frode., di consenso cer– càto ed irriso;' dal sarcasmo d·i ,una pacifica· zione, proclarnata a parole e impedita. e vio– lentata ne'i·fatti; dall'incita.mento perenne al 0 la sopp·r"essione del pensiero Ubero e di ch,iun· que lo incarni, la quale è soppressione della vita, della Patria, della civiltà_. Add'bta il rnan· datfì che scese dalf istrionis'lrlA()bifronte, che adesca insieme e m4naccia, che oìf~·e -il ramo Biblioteca Gino Bianco d)olivo ·ed affila nell'ombra. i pugnali. Addita il mandato che salì dalle viltà incom;1nens11,– rabili J dalle fughe abb·iette., dagli obliqui fian· che(Jgiamenti) dai silenzi c01wplici J dalla cor– ruzione demJagogicà esercitata su, anime sern· pliciJ talvolta ,generose ed erqicheJ per.sino cU combattenti insigni od oscuri) i qual-i'in buona fede hanno creduto che 'Un reg,ime di rni-rl,{J;ccia e di prepotenza potesse essere ricostruttore i che la più immonda curée potesse germogliare , la rigenerazione del Paese) che gli errori e le colpe fugaci di una massa illusa (e non cer– çh'i<1,m.o illusa da chi J. e non domandiamoci se · veramente esistano le colpe di un popolo) dov.essero espi<ilrsi,non co.Zricli-iamo se-vero al· la ragione) ma con la catena dei delitti) con la tregenda delle sopraffazioni esero,itatò sii quel_ popolo; col -dileggio di ogni li-ma,1u1, di– gniltà; con la trµgedia del t-errore, aocoppia· ta alla cor,eografia di v.etusti trionfi ma,l re· divìv-i. , Lo crqdettero in buona fede; alcuni - sem– pre più radi -· lo credono ancora. Una leggenda dispersa JJ.fq , p er poco) ormai. L)osoena leggenda è sfa· tata.· Giacq;mo Matteotti · l'ha d'ispe1'Sa / · l'lui dispersa per sem.pr, e. L 1 odifioio dell'iniqitlilà e dell'ipocrisia crolla da o.gni parte. Ah! sì. I masnadier·i avevano bene scelto) avevano_ mj;rato giu-stoJ sopprimendo il no– ·stro migliore. Mirando al suo cuore) sapevano d,i mirare ·al nostro cuore. Ma, ignoravano la sanzione inesorabile che fu sempre nelle vi– cende del mondo. Ignoravano - fit oonfessato -- che -il delitto era sopratutto un e-rrore. Ohe la vittima sa· rebbe stata il giustiziere. Ohe la coscienZf!, di im popolo, che ha mill:ennii d,i storia e di df gloria J si assopisce J si comprime J ma non si spegne. Ohe .i- rnòrt-i non pesano soltanto? ·, ma sopravvivono. . · Giacomo ~Ma,tteotti vince morendo· e c,j ac· compagna e ci guida. Se comme-rnorazione è questa) se questo è un lugubre 1 rito, non è Fepiced-io sul suo tunvttio ignorato) non è la riconsacrazione idi una salmà che non può - riapparire e che più è presente quanto più ·è assente e celata. "Altri. sono i morti ,, · Altro è oggi il funerale. Altri sono i morti. L'edificio dell'iniqu-ità e dell)ipocrisia crolla da ogrvi parte. N evpure la -speculcizione ulti– ma e più- scaltra ed audace - qu.ella, st1,llano~ stra spe<YUlazione - ha alito e ali per reggersi. Lo sguardo vitreo_ della, vittima illumAna im panorama d'infamia che i più non sospetta– vatno ancora. Ove la sua ombra s·i leva) -ivi-si stende attorno la solennità del deserto. \

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