Critica Sociale - XXXIII - n. 13 - 1-15 luglio 1923

CRITICA SOCIALE 197 -la somma delle spese di ·1av"'oroper mantenere eleva– to, a proprio vantaggio, il profitto netto della sua. impresa. Con 'quali conseguenze, è facile .dire: ridu– zio·ne di iertilità e di produttività rlel terreno e delle coltivazioni;· aumento della disoccupazione; nuova ra– gione di agitazioni per-· ottene re un •nuovo aumento di salari: una lunga viceti.da di àzioni e •ai reazioni, che porterebbe nocumento a tutti. Con la imposizione del carico minimo di mano d'o– ,Pera si. vuol mettere un punto fermo a tale vicenda. Poichè con essa si impedisce all'agricoltore dì ri– durre i lavori, così la.. produzione non discénderà, la disoccupazione non_ crescerà, e sarà evitata una causa di nuove agitazioni, che possono anche arri– vare a_ compromettere la consistenza delle aziende agrarie e la produzione. .Ma dall'imposizione d~l carico minimo di mano d'opera si può - é si deve - giungere a provvedi– menti anche più gravi. Vi sono agricolori appassio- · nati e diligenti i quali fanno tutto quello che la buona pratica agraria richiede, e occupano quindi nella loro azienda molta mano d'opera, senza biso– gno di ess_ervi obbligati. Ne conosciamo di quelli i quali hanno sempre richiesto, con loro vantaggio, · una quantità di mano d'opera anche superiore al mi– nimo flssàto nei pattf. Ma vi sono anche .:_ e non sono tanto rari - agricolto,ri négligenti, i quali, perchè non vogliono s_pendere o perchè ignorano i bisogni che hanno le loro terre per arrivàre ad una più alta produzione, trascurano i -lavori e mantengono le loro aziende in con dizioni di in feriorità in confronto di quelle che sono consid era.te normali in quel luogo e in quel tempo. Noi riteniamo cll,:iper questi lo Stato - in nome della collettività che _esso rappresenta e che sconta il fio della negligenza dei produttori• - abb~ il diritto e il dovere di. intervenire con opportune sanzioni, e d_eploriamo perciò. che si sia soppresso, per le terre m·al coltivate, l'istituto della occupazione temporanea senza nulla sostituirvi, all'infuori di pre· diche e dì cerimonie che a certa ~ente non arrivano · neppure a passar l'epidermide. Ma se anche non si con.divide questa nostra idea, nessuno può più so– stenere ormai che uh produttore agrario abbia un arbitrio illimitato nell'uso de.1la propria terra, fino a trascurare o ad abbandonare le comuni pratiche culturali. La produzione è una funzione sociale·: se perciò ii'. produttore non fa il suo dovere, resta da vedere se egli abbia o non abbia i mezzi necessari per farlo: se li ha, agisca. o si infliggano le sanzioni opportune'nel caso che egli non f!!,Cciaquello che de– ve fare (compresa, fra 1 altro, l'assu.nzione del mi– nimo di mano d'opera); se non li ha, se ne vada e lasci il posto ad altri che abbia o possa procurarsi i mezzi necessarii. Deboli critiche ai· principi informatorf del carico mi-I nimo di i_nano d'.opera. Delle critich~ mosse contro il carico minimo di mano d'opera, nessuna, a parer nostro, ha alcun va– lore effettivo. - ·con esso si pret_ende - fu detto da alcuni - che ·si faccia un'agricoltura « di lusso u senza preoccu- - parsi se si vada oltre il Ùmite di ~onvenienza per · l'agricoltore, al solo scopo_di trovare una qualunque occupazione a· gente disoccupata. Nient'affatto. Col carico minimo d·i ma.no d'opera si vuole chè si mantengano nelle aziende le migliori pratiche agrarie in uso sul posto, che tali pratiche siano introdotte anche là dov~ -le aziende sono arre– trate per sola negligenra o incapa·dtà degli agricol– tori. Se in qua.lche località il provvedimento è stato· male applicato, ·n principio non risulta per questo meno buono. .,....~I carico '1\fnimo di mano d'opera - fu detto da altri: (!a 'qualche organizzatore nostro - rappresen– ta un provvedimento inefficace. Sta,bilisce, cioè, un li– mite alla occÙpazione dei lavoratori, sanzionando la esclusione di quella parte di mano d'opera che su– pera il qiinimo· fissato. Più efficace provvedimento . appare la occupazione delle terre, nelle quali si può così immettere tutta" la màno d'opera che si può e si vuole. Neppur questo è vero. C'è, nelle aziende agrarie, un limite all'impiego della manci d'•opera, oltre il quale ci può essere· il fallimento, non solo dell'im– prenditore, ma anche dell'impresa, con danno di tutti. Anche se si potesse arrivare ad un'applicazio– ne in grande della occupazione delle terre (2) per fame tante imprese da ·assegnare a gruppi di lavo– ratori, questi - se non vogliono fallire e far fallire le loro iniziative - dovrebbero rispettare u~ tal L– mite. Quelle Cooperative agricole che in questi ul– timi anni si sono preoccupate unicamente di elimina– re la disoccupazione fra .i lavoratori, caricando i bi– lanci delle loro aziende di spese di mano d'Qpera, che ÌJ1 qualche caso sono arrivate a superare ii 70 per cento degli introiti lordi an_nuaJi, si sono trovate poi in condizioni, o di dover liquidare, o, per non li~ 'quidare, di dare macchina addietro nelle spese dt lavoro con tutta la energia possibile. Le leggi econo– miche delle imprese. non si possono infrangere e su– perare senzà creare ripercussioni dannose per la sta– bilità delle imprese stesse e l?er la produzione. C'è una critica - se ta1e essa può essere chiamata - la ·quale_ha un certo valore: quella· che affacciano gli affittuaH in considerazione delle loro particolari condillioni. - Vi sono - essi osservano - lavori di migliora– mento, per se stessi necessari, i quali convengono ai proprietari e non convengono a noi, che abbiamo l'uso della terra per un tempo limitato, talvolta trop– po breve. Costringerci a subire il carico minimo di mano d'opera per eseguire quei lavori di migliora– mento vuol dire caricare il nostro bilancio di una grave. S'Pesà, che andrebbe a pro.fitto del solo propr;e. tario. Ma gli' affittuari non "possono logica~ente pre_ten– dere che i lavoratori si adattino ;;i.llad1soccupaz1one e alla fame, e i consumato1i rinuncino ad ottenere possibili aumenti di produzione, solo perchè c'è di mezzo un contratto irrazionale. ·Richiedano che per i miglioramenti da essi eventualmente apportati ad un'azienda assunta in affitto. sia ammesso e reso ob– bligato:rio ·- entro determinati limiti e con dete:mi- . nate garanzie - l'indennizzo da parte del proprieta– rio. È noi saremo ,con loro. Purtroppo, invece, ,gl_i affittualf sono facili a subire dai proprietari condi– zioni ~onerose e dannose, pur di poter assumere la condÙzione di aziende agra1ie - e poi, per rifarsi, diventano feroci nel richiedere e anche nell'imporre condizioni di sacrificio a masse di lavoratori e di consumatori. Non sappiamo di altre critiche ai rrincipii infor- . matori del carico minimo di mano t.l' opera. Queste che abbiamo esaminate rivelano, con la loro debo– lezz.a, la bontà. e opportunità del provvedimento con– tro il quale esse son mosse. (2) Per essere f1»•orevoli o.ll' istituto della occupazione tem– poranea delle terre non è necessario richiederne I'applicaziono in ogni luogo e in ogni momento. Anzi! Si tratta di! ui:i-1>rO".· vedimento che va adottato con tutte le cautele, quando sia mdi· scutibile la insufficienza. o il malvolere dell'agricoltore a col– tivare la sua azienda,. e quando si abbia sul posto un ente a cui non ffia.nchi la capacità tecnica e finanziaria per far ml"glio dell'agricoltore estromesso. Il non a.ver sempre osservato queste -due fonda mentali condizioni per la occupazione delle terre ha prodotto risulta.ti e fornito dati' dù fatto cli cui si· sano ottim.d– mento valsi gli avvorsari, nella loro intere&Jata campagna contro ìJ Decréto Visocohi. ;

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