Critica Sociale - XXXIII - n. 13 - 1-15 luglio 1923

· 198 CRITICA SOCIALE <.. L'applicazione del carico minimo di ~ano _d'opera. Cel'tamente che il carico minimo di ,nano d'O'pera, per essere razioualmente applicato, incon~ra ~iffi– coltà tecniche non lievi e richiede una orgamzzaz10ne complessa e perfetta che finora è mancata. Non in– tendiamo muovere accuse a questa o a quella parte: la disciplina sindacale non nasce per generazione spontanea, ma si forma e si perfeziona c~n l'~serc_izi~ e con l'esperienza. Il provvedimento d1 cui qw c1 occupiamo era una novità, un ardimento che non po– teva trovare la sua organizzazione bella e formatf1. Studiamo come ne fu fatta l'applicazione, vediamone i l'isultati e gli inconvenienti, per trovare le norme che consentano di accordare quando è possibile, gli interessi dei lavoratori con u~ razionale ed economico esercizio dell'agricoltura. H carièo minimo di mano d'opera fu applicato in zone i cui limiLi erano determinati dalla giurisdi– zione delle or:ganizzazioni sindacali - dell'una e del– l'altl'a pal'te - anzichè dalle condizionj e dalle esi– ge11ze dell'agricoltura. Primo grave inconveni1mte, per il quale si arrivava a fissare un unico carico minimo di mano. d'opera per zone agrarie fra loro assai diffe1·enti, che hanno pertanto una assai di– versa esigenza di mano d'opera. Per tal modo - vo– lendosi fissare un limite che fosse da tutti accetta– hile - si doveva entrare nel pericoloso campo delle t1·ansazioni e ne usciva un minimo che era trO!p,po · basso per le zone ad agricoltura pi1ì intensiva e trop– po elevato pel' quelle zone dove, per esempio, la 111ancanza di alber•i e di viti riduceva sensibilmente . il bisogno di ma110 d'opera. Due difetti che si com– pensavano davanti al tavolo dove si discuteva il pat– to, ma si sommavano invece in campagna, creando malcontento e dissidii fra le parti in tutte le zone nelle quali il patto doveva trovare la sua applica– zione. Nella determinazione di un carico minimo di m·ano d'opera si deve tener conto - oltre (e. più) che della densità della mano d'opera agricola disponibile in un determinato territorio - della esigenza. delle sin– gole ter-re su cui esso deve essere imposto. Prima condizione, dunque, per una razionale ,applicazione del minimo è che si faccia un qiinul,o esame obbiet– tivo delie esigenze dell'agricoltura, rispetto alla ma– no d'opera, in tutto il territorio che dipende da una organizzazione. Se quelle esigenze risultassero pro– 'tondamente varie da-zona -a zona del territorio, que– sto dovrà essere suddiviso nelle diverse zone, per cia– scuna delle quali è opportuno fissare un minimo par– ticolare. Un tale esame non può forse essere eseguito dalle parti in contesa: cia..<;cuna di esse sarebbe tratta a giudicare secondo la propria convenienza. Si era detto che l'organo tecnico adatto anche per questo studio poteva essere la Camera provinciale di agri– coltura:, la cui istituzione fu proposta, se ricor-diamo bene, -in un disegno di legge, del Mi<nistero Nitt'ì, che-– però non giunse mai alla discussione parlamentare. Comunque, un organo tecnico che prepari gli ele– menti per fissare razionalmente µ carico minimo ài mano d'opera era e sarà necessario. . Qualcuno ha preteso cfie si arrivasse a stabilire un minimo per cia·scuna azienda. Quando si sia arrivati alla determinazione di zone agricole aventi una certa uniformità di condiziopi e di esigenze, e quando per ciascuna di esse si sia fissato un minimo particolare, resta pur sempre - si è osservato - un margine ,non indifferente di variazioni nelle condizioni e nelle esi– genze di ciascuna azienda compresa in ciascuna zo- . na, anche indipendentemente dalla attitudine· e dalla volontà dell'agricoltore. Ogni àzienda ammette quin-. di un proprio minimo di mano d'opera. Veramente noi non crediamo e.be ci sia, in pratica, un gran mal!! !,e jl minimo di rnano d'opera gr~verà Biblioteca. Gino s·anco ugualmente su tutte le aziende di una zona ~g~~ola: l'obbiezione è piuttosto determinata dal deS1derio d1 ciascun .agricoltore di non essere vincolato con con– tratti collettivi. Comunque, riteniamo possibile - se gli agricoltori lo vogliono - propor~ion?-re questo minimo alle speciali condizioni di ogr,n -~ienda, sen– za pregiudicare gli interessi dei lavoratori. Fu av9:n– zata in questo senso - su La Terra della Federazio– ne Nazionale dei lavoratori della Terra - una pro– posta che ebbe l'approvazione anche del prof.. Ser– pieri. « Zona per zona - in base alla superficie_ to_– tale e alle condizioni ed esigenze della terra _coltiva- . ta èome anche in base alla ~opolazione agricola d'i. sp~nJbile - si addiviene in un P;imo tempo ll:d un:-1 cifra minima globale di mano d opera cbe gh agri– coltori insieme di tutta la- zona si impegnano di oc– cupare. In un sec,ondo t~po gli agricoltori .si di~ stribuiscono fra di loro - in base alle particolari esigenze di ciascuna azienda - il quantitativo glo– bale stabilito di mano d'opera da occupare, e conse– gnano il piano di distribuzione agli Uffici locali di collocamento., . ·Abbiamo detto: se gli agricoitori lo vogl·i~no. Oo– corre che tutti gli agricoltori di una ~ona siano_ as– sociati. o, se no, occorre un provvedimento legisla– tivo che impegni tutti gll agricoltori, quando la ma:g– gio-ranza di essi acconsenta, ad acce,ttare un carico minimo globale di mano d'opera per tu~ta una zon~ agricola. Ma qui, ora, si fa del futuri.smo: nè glt agricoltori ..::.... vincitori come sono nella lotta_ co1!t~o le nostre organizzazioni - pensano ad associarsi m massa per dare una razionale disciplina ;:i.i loro rap– porti con la classe lavoratrice; nè è lecito in ques0 momento, senza far sorridere, domandare: provvedi- menti legislativi in materia di lavoro. . '· II 'tarico minimo di mano d'opera, dove è rimasto, continua dunque: ad essere applicato in maniera em .. pirica, senza nessun desiderio da parte di agricoltori e di organizzazioni fasciste di esaminare con cura la importante questione e di darle una soluzione che soddisfi insieme i bisogni dell'agricoltore e i bisogni dei lavoratori•. Ma poichè è lecito sperare che le condi~ioni _u~ giorno cambieranno, cosi le nostre orgamzzaz10m possono utilmente studiare, in questo ·periodo di for– zata inerzia, insieme con altri problemi, anche quello del miglibr modo -di applicare un pri11cipio che ha in sè un grà.nde valore sociale e molto vantaggio può dare all'~gricoltura, _e che esse barino il merito di aver per prime indicato e fatto attuare. · - OLINDO GORNI. li [OD~ililli alloali iell'ernéomi fDH Il cc capitalismo di stato 11 Se noi cerchiamo, di renderci conto·, sulla baise dei dati ufflciaH, degli effetti che ·1a • nuova politica econo– mica », delineata nei pre'Cedenti articoli,. ha avuto in Russia sull<J.organizzazione della produzione e sull.'eco– .nomi a in generale, dobbiamo constatare, per ciò che riguarda l'induétria, che lo Stato concentra ancora nelle 'sue mani, a mezzo dei trusts e dei Sindacati, ·la dire– zione di quasi tutte le imprese dei rami fondamentali' della grande industria (1). Secondo la relazione di Ka, menev al 10• Congresso dei Sovieti, il Governo persiste nella sua politica del « capitalio smo di S tato· •• essendo state tràsferite al capitale solo le impre.se che non ,hanno Il) Sull'organizza.zione !'ttuale del-('industria; si veda,. oltre al ci ta,to studiò dell'Uflio10 Int.ernaz,onale del Lavoro, L rap– porti preeenta.ti a.I 10" Congreaeo dei Sovieti, in Queatiorni nt8se,, 2 fe bbraio 1923 : Le X Oongr~, de, SofJiet,, e un a.rtioolo sulla e Organizzazione dell'induetriai russa. • in Ru,sia,n lnf'.J,•m,•zliun 1111'4 • Re11iew del 19 ml'ggio J,923,

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