Critica Sociale - XXXIII - n. 13 - 1-15 luglio 1923

196 CRITICA SOCIALI fanno, pel' tutti, o sono offesa, non dif~sa d~l diritto ùi non esse1·e violentati nella parte p,u delicata ·pel proprio animo. Siete voi disp~sti, ~att~lici e p_opo-· lari ad associarvi a questa r1vend1caz10ne univer– sale' che noi facciamo della libertà: che sarà _quin– di 1ibertà per voi di credere, per noi di non cre– dere? Siete voi disposti ad ·unirvi alla protesta cor_i-· tro la intollèranza che oggi sta per• entrare ed ass1- clersi padrona nella scuola ital~ana? . . Risponde fin d'ora il Pucc1: " solo chi_ pos– siede la verità, cioè la _Chiesa, può comu111càrla ad altri ». Difendere dunque la libertà del pensiero laico che è eresia, errore, peccalo, 110n possumus. Ma è qui appunto, a questa pietra di par~one, che si riconoscono i veri -e i finti (sia pure m buon~ fede) amici della libertà. I dogmatici non possono essere fra i primi, per la contrad1z10ne che nol con- sente. Constato, non giudico. . Ma quando, in una postilla all'articolo de1 Pucc1, il Rettore dell'Università cattolica del Sacro Cuore, fr. Ao-ostino Gemelli, ·-vuol convincercli. che noi so– cialisti siamo rei di partigianeria., perchè, avve~·– sallllo la libertà della scuola e propugnando la li– bertà nella scuola, dimostri.amo di aver pau1'.a. eh~ la prima. per noi « si ris~lva i~ una ~erd1ta ·d1 adepti», a me pare che egh o~en un cur10~0 rove~ sciamento · delle posizioni reciproche reali!_. Egli stesso nol,a che, mentre il cattolicismo « soggioga le attività natur'ali sotto la conèezione soprannaturale dell'universo, il socialismo favorisce lo spontan~o svolgersi delle attività naturali J>. _Se fr'.1- ~ueste c è anche la disposizione ana· fede! 11 ·soc1~hsmo n?n intende affatLo ostacolarla; ma se non ·c.è, non m~ tende im,porla. Ecco il divario. . . .· Ora quando io veggo ,di fronte alla battagl~a dei popolari peir la libertà deiia· scuola, 1~ lo 7 o _rnsur- · rezione recente contro una delle apphcaz10m pra– tiche del principio proclamato, ossia contro la fo~1- dazione di una scuola metodista a Roma - che, m sfregio alle stesse leggi. vigenti, h'.1n chiesto al ,Go: verno di impedire - m1 appare prn.namente confer– mato dai fatti quel che anche il Pucci mi dichiara:, che la libertà d'insegnamento è ,invocata fin che la Chiesa non abbia la direzione e la vigilanza ~e~la scuola; ma sarà ripudiata, 8-ppena questa cond1z10- ne sia _raggiunta. Oggi la Chiesa vede appunto av~ verarsi l'inizio di tale conquisl,a; ma se, contro 1 metodisti, - i popolari sollevano ed agitano_ lo· spet: tro della diffusione del protestantesimo, 10 potrei ripetere a padre Gemelli le sue stesse paro-le:. com: battere ciò che si teme si risolva in una perdiLa di– adepti è partigianeria. Ex or~ tuo _te·i~dico . . Ma non è questa pur legittima ntors1one ciò che a me preme. Mi preme tener desta negli spiriti li: beri la coscienza delle neces&ità che urgono oggi ·o si pr.eparano pel domani: mantener viva 1:esi,ge~– za dell::t. I iber!ù del pensiero, che è la conquista più alta alla quale· dal Rinascimento in poi, la storia ha dato fervor~ di apostoli ed eroismo di 'martiri. Alere flam,mnm oggi, per rivederla splendente do- mani. RODOLFO MONDOLFO. BRUNO BUOZZI L.ARISCOSSAPl,UTOCRATICA Al discorso, ristampato dal resoconto stenografico sono pre– messe quelle parti - relative specialmente al problema ferro· viario e postelegrafonico - che l'oratore fu costretto ad omet• tere per la -ne<l0ssità di resbringere il suo dire entro i limiti regolamentari che riguardano lo svolgimentç degli ordini del giorno. · - Anche quest'opuscolo, come quello del .Turati, costa Lire una (20 pe& cento di sconto oltre le 50. copie . importo anticipato) e deve richiedersi esolusiv-amente ali' Amministrazione de LA GIUSTIZIA . .Biblioteca Ginò Bianco· Ilcarico minimo dimano d'oper in agrlcoltu~a In un~ riunione fra pochi amici che si' interessano di problemi agricoli fu detto, tempo -fa, che sarebbe opportuno illustrare l'attività delle organizzazioni fra lavoratori della terra in questi ultimi anni, per dimostrare che essa ~ lungi dall'essere guidata. da una -J?reconcetta volontà di sabotare la produzione - subiva piuttosto l'influenza di condizioni e di esi– genze dell'ambiente e del momento, e che, ciò non ostante, essa tendeva {!- rendere più attivi, a vantag- . gio cU tutti, i sisteuii coll1traLi. - Pér esempio - fu osse,rvato - : perchè non esa– minare quel ·nostro grande crimine, che è. la inclu– sione in ,molti patti agrari della clausola che impo– neva un carico minimo di mano d'opera.? ' Chi è profano della materia ha bisogno di una de– finizione. Per carico minimo di mano d'ope1:a (altri lo chiama, meno propriamente, imponibile di mano d'opera\ intendiamo la quantità minima di lavora• tori av'7entizi che ogni dato1:e di lavorn (1) s'impegnu di assumere in r.agione della superfìcie di terreno che egli coltiva: un.uomo ogni quattro, ?gni ci~qu~, _sei ettari, ecc., secondo la capacità media delle, aziende agrarie coltivate coi sistemi dominanti in ciascuna ~calit~ · . Tale impegno fu chiésto e assunto per ·1a prim~ volta nel Bresciano - crediamo nél 1919 - e fu poi incluso in altri patti agrarii, nelle provincie dove il bracciantato avventizio è più diiffuso e soggetto a di- soccupazione stagionale. Naturalmente esso urtò• contro interessi e sentimenti, e fu giudicato e pre– sentatò come una prova della prepotenza delle nostre_ org/l,nizzazioni, Anche uomini studiosi, e di_ soli~ sereni non seppero· intendere il valore sociale d1 questo' provvedimento, nè vedere il grande vantaggi? che poteva derivare all'agricoltura òa.).la sua ~~pll– cazione. Ma sta di fatto che, nonostante le cntiche e le ostilità, il carico minimo di 1nano d'opera è ri– masto in mol l,i patti agrarfi ,anche dopo la rovin:3- delle nostre organizzazioni e il ~onseguente cç1st1- tuirsi dei SiÌ1dacati fascisti. principi informatori del carico minimo di mano d'opera. Il carico minimo di mano d'opera mirava anzitutto ad impedire che ogni conduttore di aziend_a: agraria, ·per sottrarsi al gravame degli· elevati. salari, 7 icor– resse all'espediente di ridurre i lavon._ Esped1ehte, in agricoltura,· possibilissimo. Vi sono in ogni campagna due categO'l'ìe di lavori: quelli che devono essere eseg1titi. ·in quanto senza di essi.non si avrebbe alcun prqdotto (arature, semine, raccolte, ecc.); e quelli che possono essere rinviati, ed anche omessi per sempre, senza ·che la· produzio– ne ne risenta un immediato contraccolpo· (pulizia de: gli scoli, manutenzione. deUe strade, 'cura delle pian- . tagio:p.i légnose, ecc.). Lavori, questi ultimi, tuttavia, importantissimi che, se non danno un frutto .diretto. e immediato, mantengono e aumentano la fertilità · della terra e la produttività delle· coltivazioni. Il conduttore di un'azienda agraria - giudicando . per lui insopportabili gli ultimi sala:i, pattu~ti · (_e ·si sa che nessun aumento è sopportabile pe,r 1 agr1- •coltore e per la:_.sua ~zie;11da)- è indotto a ridurre · (1)-U~ domanda. Ma ,perchè datore di lavoro viGne chia– mato ,l'imprenditore ohe assume la mano d'opera, e non H la– voratore ohe quella amano d'opera. dà? 'Forse i.I funzionario o i'! legista che per primo interpretò così male le funzi.onj delle due partì contra,enti pensava ancora. al _pac1Jrone ohe dà da, lavo• rare, che dà da vivere al' lavot-a.t.ore: ~er .spirito di benefi,– cenm, s'intende; e con diritto alla. gratitudme.

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