Critica Sociale - XXXIII - n. 13 - 1-15 luglio 1923

I me11e,che vota,vano ugualmente in massa la guerra o la proporz,ionale, oui erano infinita– mente aviverse, tanto pe,r non spia.cere al Goveir– no o per non affrontare i rigori impertinenti di qualohe comizio. Una certa opinione p.oteva- e$– s,ere sta:nca del ;CC balocco t> e avrebbe .forse ..voluto 'C!he le fosse oambiato, ma non con 10 stesso sol- tanto di ~enere e qualità più scadente. ' . ~ . de}u~ione (!au~eintertà., la C!)Ilifusione. degli spu 1 1t1 ed 11 caos pohtiJco e morate. La crisi, an– zichè arrestarsi, si svilupperà cou intensità. ma,g– giore. Crisi di vegime, crisi di autorità.. La forza del manganello non la 111i-solrve ch per gfl-i imbe– cilli. Ciò ammette, in tfondo, il fascismo per il primo, quando, tenendo un: bastone trionfante, non se ne a·ccontenta, e - virtù o impostiura che sia - ceirca di appoggiarsi ad una legge, e per avere la legge manovrai il bastone!.... Intanto però il cc I:iaston.e » d'isintegra internamente an– che il fasoismo, mettendo di fronte la riottosità a.ntipa.c:lamentare i,rreoonci-liéllbile iL conciJ:ii-11te ossequio parlamenLairista, in cui si viene divi– d'end9. La prima è quella dei duchi e principi locali, ,c;.hepreferiscono di es'sere primi nel bo.:r– go ohe secondi in Roma. ,Costoro tengono vivo rii regime òi violenza ·ohe fa: de,i loro f,eudi un· avanzo dell,e dominazionì straniere, .antiparla– mentariste per -deflniz.ione. Nè l'ambiguo parla– menta.r-ismo dittatoriale degli altri riuscirà mai neppure a imporsi· a loro,· rappresenta:ndo, in loro conJronto, un; tralignamento procacciante. Dçwe si racco,glie:rà l' u ordine»? La Camera che si éi!preper dare le tavole pa,rlamentari dèlla nuova legge antipa.rlamentare 1 farà bene a pen– sa,r-e su questo interr01gativo. Sullle .sue spa:ue· pesa l1Illares.pon,sabilità. veramente unica e tra– gica. Lascierà che •i soffi della opinione pubbli– ca., per quanto soffocati, ami.vino fino ad es.sa? ,S1 tratta di scampa,re es54 1 al suioidio ch e le è i,nLimato,e di liberare il popolo ita[iano dalle an– gusrtie d'i una str-ada ohe non ha uscita, alllar– gando inv,ece tutt:e le vie e tutti gli s·bocchi, da cmi si· preoipil,erà d·omani la storia d'Italia. CL:\UDIO T,REVES. Scuola e libertà ( :Jfote polèmiche) Nella rivista L'Educazione nazionale uno scritto– r~. che è fra i più noti seguaci ·del Ministro Gentile, affermaµdo la necessità dell'insegnamento della re– ligione cattolica nella scuola italiana, reso obbliga. torio al maestro, cosi risponde all'obiezione che non tutti i maestri sono credenti, e che se un ma.e– stro non ha fede, neppure può insegnare effioo.ce~ mente ciò a cui non crede: « Ma non è ne cessario ·che faccia il mdestro chi quella fede non sente .... Nessuno obbliga il libero pensatore a chieder un posto allo Stato nella scuola elementare; e, d'al- . ·tronde. se lo Stato vùole così la sua scuola, chi aspira· ad insegnarvi sa quel che si richiede da Lui». • E soggiunge: « C'è nel fondo di ogni nomina o conferma di un maestro un atto di fiducia, ch'egli sia o si faccia degno della grande missione di for– matore ·di coscienze ... Che s'egli darà prova di non meritare talè ~ducia, per idee 'o costumi (si~l in aperto contrasto con la fede, potrri ben perdere il posto, come nel ca.so che faccia sfoggio di idee e cpstumi contrari ai ( JJrinci11i politici e moraLi ga. vernanti la vita nazionale ». · Idee ed espressioni consimili ho vedute, in una recente intervista con un giornale romano attri– buite allo sl,esso ministro Gentile· nè mi con~ta che l'intervista sia stata smentita. É queste dichiara– zioni, per parte di ardenti propugnatori della for– mula: libertà della scuola, (Tli convincono più che mai de,lla necessità, che replic1;1.tamente ho affer– mato, in consenso con F. Turati, di contrapporre a quella formula, per 'J)arte nostra, l'altra inequivo- cabi le, di libertà uella swoln. ' Il ca.so di siffatta conversione di un'apparente af– fer mazion e teorica di libe rtà i n pratica ,di costri– zione e d'intolleranza - qua.si che lo Stato possa considerare estranei a s è e p t·ivi di diri\,ti quei cittadini (fossero pur maggioranza\ che dissentano dalle opinioni filosofico-religiose Ll~i governanti - traduce in fatto compiuto una previsione che io esprimevo nel mio recente libro Libertà dell~ scuola esam.e di stato, etc., a proposito della rivendica'– zione della liber!,à d'insegnamento, per cui batta– gliava il partito popolare. Osservavo - come già vari decenni addietro Ber-trancio Spaventa, oggi sconfessato su. questo punto dai seguaci della sua stessa .filosofia - che l'apparente rivendicazione della libertà non può essere, nei sostenitori di una d_ottrina ~og~atica, altro che un espediente pra– tico trans1tor10, per arrivare alla conquista della possibilità di negare la libertà altrui. Chi 1itiene di essere in possesso della verità assoluta, non può lasciare .che altri professi opinioni diverse: più che un diritto divenLa per lui un dovere di coscienza essere intollerante e costl-ingere i riluttanti a en– trare nelle vie della fede e salvarsi l'anima. Non lo fa se glie •ne manchi il potere: avendo questo, la sua_. fede glie lo impone, ed egli opera <li conse– guenza. Che un'azione consimile sia contradittoria in chi cc,me gli -idealisti gentiliani, nega I '.esistenza del: l'errore {non esistono c,he gradi di verità), e -dovreb– be quindi negare il diritto di combatterlo come colpa nél maestro dissenziente in materia religiosa (fors'anèhe iper.chè la ifilosooia ,gentiliana gli ha fatto superare la religione); .è un conto: ma nei cattolici i quali di fronLe alla loro verità dogmatica no~ veggono che l 'errore pericoloso e peci:amin0so del– l'eresia altr.ui, la conclusione dell'intolleranza è di una ferr ea lo gicità. · Ma al richiamo, da me fatto, della condanna della libertà d'insegnamento in una ,·r,ciclica di Leone XIII, uno scrittore c,attolico nella rivista Vita e pensiero obietta: u ma è chiara la coerenza dei cattolici. Nella società liberale i cattolici chiedono la libertà di insegnamento, perchè e~so è sottratto all'indirizzo e alla. vigilanza ,iella Chiesa; nella so– cietà, cristiana invece l'insegnam,mto non de:y'esser libero, perchè l'istruzione e l'educazione della gio– ventù cristiana dev'esser fatta 'lotto l'indirizzo e·.1a vigilanza della Chiesa "· E per ciò il rr.~-f'stro u non è libero di scostarsi dal cammino, cl:)e gli è trac– ciato della religione. L'insegnamento consiste nel comunicare agli altri la verità, e 1- er i e attolici la veril,à. sta nella Chiesa "· • Ma che altro mai avevo detto io? Quando l"avevo scritto da prima sulla Critica Sociale, il Pucci mi _ aveva accusato di essere nemico della libertà che i cattolici rivendicavano. E anche oggi ripete 'che i cattolici « chiedono libertà; chiedono di non essere violentati nella parte più delicata del loro animo "· Giustissima e sacrosanta esigenza, questa; ma' pur che sia universale: le rivendicazioni di libertà o si

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