Critica Sociale - anno XXX - n.21 - 1-15 novembre 1920

Cl\ttlCA S001AL2 cifico del regime borghese si prolungherà .nel regime comunista. Con ciò non. abbiamo negato a Reggio la · previsione dì un collasso del regime presente e la necessità di tenerci pronti per. una tale evenienza .. E neppure il ripudio della violenza come metodo siste– matico di lotta non ci ha trovato ~osì tolstoiani da in– durci a rifiutarla, là ove segni « lo sforzo ultimo cui · il proletB,fiato ricorre contro la cieca resistenza e com– pressione della classe borghese, e per spezzare un'or– ganizzazione sociale· incompatibile colla nuova econo– mia e coi nuovi metodi di produzione ». Ma consi, deriamo la prospettiva di dover assumere il potere nelle presenti circostanze di disintegrazione .tra l'eco– nomia dilapidata del dopo guerra e lo slancio politico del proletariato verso il potere, come un 'anomajia sto– rica - tanto più che la nostra responsabilità non può contare - come- ben si esprime Serrati - sull'isti– tuto del beneficio dell'inventario, che in politica n~m esiste. Però se nella concezione di Serrati « l'atto vio– lento risolutivo viene quasi fatalmente da sè-», si direbbe, fuori d~lle nostre volontà, e se. il còmpito proprio del Partito, prevedendo quell'imprevisto - ci sia perdonato il bisticcio - consiste << neU'appron– tare tutte le -forze dell'assestamento socialista», che, pratìcaJnente, importa intensificare la rete delle Se– zioni, dei Sindacati, dei Comuni, delle Cooperative socialiste (il buon lavoro quotidiano di organizzazione amministrativa, cooperativa e sindacale ... di Reggio), in che noi siamo rimasti fermi, mentre il mondo cam– minava? in che la nostra frazione vorrebbe, e non osa per timore di 'essert vista, prendere la corsa per non restare indietro? Forse perchè non .sappiamo se– parare la' ricostruzione dalla demolizione? Forse per– chè toccando cort mano .Je cause della ·distretta bor– ghese non sappiamo vedere il trionfo del Socialismo che nella esclusio1Je di quelle stesse cause dalla so– cietà che noi vogliamo edificare? Ma per argomentare còsì bisogna strapparsi alla legge di causalità, sopra– tutto della causalità economica. Ciò si può domandar.e alle legioni degli idealisti, voldntaristi, ecc. 1 che.hanno, improvvisamente, dopo la guerra, portato il nume~o degli iscritti al·Partito da 30.000 a 200.000 - secondo la relazione di 'Serrati al Congresso- della Terza In– ternazionale; non si può domandare Ili << generali ,; come beffardamente chiama Serrati i militanti... di prima, non tocchi dalla grazla divina tra -i tormenti della trincea e sognanti di rifarsi prontamente delle sofferenze patite in un miraéoloso ed improvviso eden comunista, visto il tradimento dell'eden promesso du– rante la guerra dalla borghesia ai suoi valorosi. difen– sori per il giorno delli:tvittoria. Il fatto « guerra » non si salta. Esso resta immanente su di noi come sui borgqesi, cql suo straseico di rovine, di distru~ioni, di caI'estie, · vigilate dagli inoppugnabili monopoli degli Stati plutocratici yittoriosi. Potessimo queste conse– guenze ricacciare. sulle sp!lle esclusive della borghe– sia, prossima ad essei:e espropriata, . forse _ci indur– remmo ·_ a_nche noi - a inneggiare... alla guerra rivoluzionaria! Ma ciò non possiamo, e però non pos– siamo che considerare eor. pena profonda cote~to de– stino veramente tragico del p,roletariato. pronto per una rivoJ.tizione il cui rist1ltato più _concreto è la socializ– za.zio.ne della più nera miseria. E il Calvario_ del pro– letariato che riprende e cMtinua proprjo quando esso sognava il suo riposo, la st1a rihascìta alla v,ita, al/a gioia del vivere! Tali ridicole mummie noi siamo che, come non vediamo la seduzione d-el potere « per re- ibliotecaGino Bianco rprimere le iri1pazienti manifestazioni delle, folle - co– me dice ancora Serrati - per accomodare, per quanto esse sono accomodabili le condizioni del regime bor– ghese>>, così non ci sef)t(amo di giuocare allegramente con le ingenue e liete aspettative delle folle lancian– dole· ali' «- atto violento risolutivo » per erigere çlopo, contro le sicure esasperate loro delusioni, un regime di violenta dittatura che le costringa in un cerchio di ferro. · Però restiamo immoti - sì, immoti - nella clas– sica visione programmatica de1 Partito che è, prima di tutto, quella di una severa milizia; un elevamento ed un addestramento delle coscienze a scernere le cir– costanze in cui esse stesse· si sono formate, che· è i ·unico modo, non utopistico, di signoreggiare n(ll loro. determinismo le circostanze stesse. In cotale austera , isione non allign_ano pregiudiziali settarie; la praxis trova i suoi metodi di azione più proprii, per tutti i giorni e per i giorni supremi; la calma è la sua foria operante; la disçiplina e l'unità le sue c<_mdizionies– senziali di fortuna. Gran mercè a Serrati che pensa " essere assolutamente indispe·nsabile mantenere la unità del Partito con tutti_ i suoi organi di offesa e difesa, di avanguardia e di retroguardia » come quella che è « una forza indispensabile per la rivoluzione, la quale - difficilissima in tutti i Paesi, più difficile' an– cora che altrove nel nostro - deve potere vnlersi al– meno d( tutti gli el_ementi l!,ttiviper il proprio trionfo », Gran mercè di questo riconoscimento esplicito della multiformità dell'azione socialista che esige tutta la linea della collaborazione socialista, che ha fatto gran– de il nostro Partito e vincitore della guerra. Che ci importano i suoi dileggi e le sue prevenzioni? Alla conclusione, il fatto gli si impone con la sua necessità - come gli si impone il riconoscimento di quell'au– tonomia del Partito che i 21 punti di Mosca porreb– bero in forse, vagheggiando essi l'Internazionale come una piramide di Fartiti socia.listi nazi.onali al cui sommo un picciolo Comitato di dittatori impor– rebbe ad ognuno le proprie decisioni, senza conoscere gli ambienti, le cose, gli uomini. .. Sì,· sì, a· Reggio la concentrazione ha concentrato nel vuoto. Ma Serrati conclude l'epistola ai suoi Corintii con quella stessa affermazione di libertà inseparabile dall'idea del So– oialismo, che, dileggiata dai fogli massimalisti come una vuota anticaglia della ideologia borghese, trovava a Reggio la sua rivendicazione più strenua. Allora che ci importa anche l'ostracismo, se il contenuto essenziale del Socialismo trionfa - sia pure contro le nostre persone - delle morbose correnti anarchico-dittatorie in cui pare talora smarrirsi il Partito? Ecco: la tem– pesta della guerra è passata su di ,noi sbattendo e sol– levando furiosamente le acque. La navigazione è fatta per tutti estremamente difficile; che il timone passi a mani socialist~ è certo ottima cosa, ma per sè non modifica le condizioni del mare. Queste bisogna co– noscer~ per dominare la strada. Però la bussola so– cialista non muta : la_ sua attualità, è pari in mare calmo ed in mare irato. Noi ci aggrappiamo ad essa con la fiducia che non si scuote. E diciamo: Guai a coloro' che l'abbandonano per correre dietro alle luci iridescenti dell'avventura, dietro i fuochi fatui del portento; guai ai naviganti dell'utopia, che si lasciano avvincere dalle spire dei mostri fantastici che li ade– ·scano, sui flutti infuriati per trascinarli in fondo degli abissi! CLAUDIO TREVES.

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