Critica Sociale - anno XXX - n.21 - 1-15 novembre 1920

Critica Socìale NIVIST .Il QUINJJJCIN.IJLE JJEL SOC/.IJLISMO Nel Regno: Anno L. 20 - Semestre L. 1.0 - All'Estero: Anno L. 22,50 DIREZIONE : Milano - Portici Galleria,23 - AMMINISTR-AZIONE: Via Omenoni, 4 - Milano Anno XXX - N. :.11 Il Numero separato Lire UNA - Il Milano 1°-15 novembre 1920 SOMMARIO Politica ed Attualità. La nostra inallttalità (CLAUDIO TREVES). Note e riliw-i sul Convegno di Reggio Emilia (Prof. GtOVANN't Zrnon01). Unità del Partito, violenza, dittatura nella mozione di Reggio (Uoo Gmoo MoNDOLFo) ... Jl problema del prez:o dt:tl pane: un progetto per it pane graluilo (Rto- CARDO DE ANGELI e la CRITICA Soc.IALE). , Studi economici e sociologici. Lt: (ert·ovie at ferroui~ri {IL VICE e S101sMowoo BAtouoo1). Filosofia, Letteratura e Fatti sociali. Contro le àe)lenerazioni dello spi>'ito socialista (R. M.). LA NOSTRA INATTUALITÀ Il Convegno della concentrazione socialista di Reg– gio non ha avuto molti commenti lusinghieri nella stampa del Partito. Nè noi li attendevamo. La stampa del Partito riflette le Sezioni e le Sezioni sono a stra– grande maggioranza massimaliste, comuniste, rivolu– zionarie. I! Convegno di Reggio aveva per scopo pre– cipuo di studiare i modi del vivere della nostra mino– ranza tra mezzo a cotanta straripante Babele del dopo guerra e di continuare il nostro dovere di propaganda e di educazione socialista. vòlto a tirare dalla materia grezza dei furori ribelli, che si addensano nel Par– tito, un 'organizzazione politica seriamente preparata ai prossimi cimenti. G. M. Serrati, che sarebbe con noi giusto un giorno la settimana se in quel giorno non cadesse il suo riposo settimanale, in certa sua lettera ,sui doveri dell'ora presente, ha un preambolo dedicato a noi, in cui mostra di non intendere nulla della nostra situazione e ci schiaccia colle sue ironie. Secondo lui noi ·siamo una frazione"'composta di molti generali e di pochissimi soldati; trecento delegati ap.. pena, compresi una quarantina di deputati, che rap– presentano meno di duecento Sezioni sulle duem:la e più che ne conta il Partito. La nostra frazione è presa oggi da una grandissima pena, la pena della sua inattualità. Essa è rimasta ferma mentre il mondo camminava. Oggi forse vorrebbe anch'essa prendere la. corsa per non restare indietro, ma ha vergogna di essere vista, temendo che le si rimproveri di non aver capito le situazioni che si sono venute maturando net grembo della guerra. A Reggio Emilia i concentratori hanno concentrato nel vuoto, ecc., ecc. Ammettendo che tutto ciò sia vero, non si capisce perchè il Serrati nella sua dichiarazione abbia sentito ii bisogno di cominciare da tutto ciò. Di solito a ]oJJe principium. Egli è che il Serrati, malgrado se stesso forse, ed a ritroso certo di tutte le sue intime incli- . nazioni, ha sentito che per ogni buon lavoro nel Par– tito d'ora innanzi bisogna rifarsi.. da Reggio. Se egli ci dà la baia perchè siamo « molti generali e pochis- ioteca Gino Bianco simi soldati » non è che egli non senta la solitudine in cotesta moltitudine che affolla le Sezioni, dove son diventati « socialismo » e « rivoluzione " tutti i dis~a– ceri del dopo guerra, tutte-le ambizioni che vanno al numero, alla voga, al successo, tutte le delusioni già perplesse tra l'arditismo bianco e l'arditismo rosso, e definitivamente intruppate nell'arditismo rosso che ci minaccia e ci vilipende quasi con le stesse ragioni e con le stesse parole dell'arditismo bianco nei giorni della prova. Ciò che lo induce, irridendo, a chiamarci cc generali " non è alcun spirito nostro di capitananza o di preminenza nel Partito, ma solo la nostra qua– lità di veterani che hanno martellata la loro coscienza. di militanti sull'incudine dellà dottrina classica del So– cialismo e della esperienza maturata nelle multiformi necessità dell'azione, onde 1ron ci riesce facile mu, tarla come un abito frusto, per vestire l'abito del– I'ultima moda, che piace ai neofiti. Credendo ferma– mente con fede che si ringagliardisce ogni giorno .nel– ~•eterno del socialismo guardiamo con spirito assai spregiudicato al flu~so ed al riflusso occasionale delle formale contingenti. Dal ceppo proletario che dà la protesta e l'organizzazione abbiamo visto partirsi un contrasto, che si rinnova sempre, nell'espressione pratica di questi due concetti; l'uno tende alla vio– lenza, l'altro alla forza; l'uno alla vendetta, I'aHro al potere; l'uno iiffetta l'anarchismo nelle sue diverse forme, l'altro il socialismo nei più diversi atteggia– menti. Abbiamo sempre negato lo spirito rivoluzio– nario che non si traducesse in opere di sostanza. Ab– biamo visto il blanquismo, il sindacalismo francese, la socialdemocrazia tedesca, il massimalismo russo a volta a volta ··prendere il sopravvento, metterci in mi– noranza, e noi sofferirlo lietamente, poichè attraverso le esagerazioni e le iattanze delle correnti nuove, le vedevamo anche compire opera savia di reazione con– tro certe degenerazioni utilitarie del Partito, come il labourismo, il socialpatriottismo, il riformismo micro– mane, il corporativismo amorfo' ed apolitico. Restando noi stessi, cioè socialisti nella pura, complessa, totale significazione del vocabolo, ienza bisogno di mutar ad ogni decennio tessera o battesimo, abbiamo la con– vinzione di avere alimentata la fiamma, a cui sono sempre tornati e torneranno i rivoluzionari che sono socialisti, niente altro che socialisti, quàìi----possanoes– sere le seduzioni delle circostanze. Noi siamo inattuali, ci grida G. M. Serrati, noi sia– mo rimasti fermi mentre il mondo camminava. Inat– tuali, in che, perchè? In ciò e perciò forse che in testa della nostra dichiarazione abbiamo a Reggio scritto : « La frazione di concentrazione, pur consapevole delle nuove esigenze determinate dal precipitoso svolgersi degli avvenimenti dopo la guerra mondiale, rivendica alteramente il nome del Partito e gli intenti e gli spi-

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