Critica Sociale - XXV - n. 22 - 16-30 novembre 1915

CRITICA SOCIALE 339 dà:l credere che sia· per sbocciare il regno di Ar– cadia. Anzi, noi non escludiamo neppure che· germi di guerra nuovi si ·possano• nascondere in quel1a stessa gerarchia di Stati risp,eitivamente debitori e aeditori che sta formandosi, volta che si d•e'lermi– nassero tra essi conf litti finanziari trasformabili fa– cilmeffle in eonflit.li doganali, ,coloniali, insomma, politici. No n sarebbe uno strano ricorso storico s:e la futura lotta delle nazioni; dopo la conflagrazione mondiale, aves-se .ad assumere qualche .aspetto della lolla delle classi del mondo antico, allorché il mo– vimento della· lotta delle classi assumeva - secondo l'acuta osservazione di Carlo Marx nel Capitale - specialmente la forma di un combattimento sempre rinnovato tra creditori e debitori, e a Roma aveva termine con la disfatta e rovina del debitore plebeo che precipita nella schiavitù? ( i\,L\Rx - Il Capitale - Milano, Società Editrice «Avanti!», 1915). E tut– tavia abbiamo fiducia nella solidarietà naturale d'e~ gli interessi affini contro gli interess,i ·contrari, che è l,a dinamica normale, quotidiana de-Il.avita e. della po-litica. Per contrastare, bisogna generalizzare, (ma l'arbitrio è evidente) la dinamica eccezion.aie della guerra-. Ma abbiamo giù eletto che, se il processo della produzione capitalistica non e,limina dai suoi_ presupposti neppure la guerra, esso, però, si svi– luppa normalmente nella pace. Ora, se· la guerra - ciò che non sembra sia per verificarsi - non tra– volge 1e forme economiche del capitalismo, ma sol– ta·nto le esaspera; se la guerra· non abo,lisce nè la separazione del capitale dal lavoro, nè la dinamica ·Jel bisogno, nè la legge della domanda e della o(– ferta, nè l'istinto dell'impiego edonistico ciel pote– re, -ecc., ecc.; ben dovrà I.a pace restituire .alle forme economiche del capitalismo il loro modo di rappre– sentarsi politicamente; donde i partiti e le classi e l'affinità dei partiti, secondo l'affinità degli intereS'&i economici che li ispirano, r.aggruppabili in due ter– mini supremi: partiti del lavoro e partiti del ca– pitale. _ Tale schema - lo intendiamo· bene - è rigido più che non sia la vita vera; ta1e _schema è un'astra– zione; diventando realtà si· corregge, si modifica di tutti gli stati etici e spirituali formatisi durante il cataclisma politico. Certe «idee» .agiranno per conto proprio, superando la dinamica dell':interesse da cui sono nate e ,che, nel loro sviluppo, possono .awche riuscire a ·dimenticar-e ,e rinnega.re. Il concetto na– zione, nato da un· rapport o econom ieo che_:Chi-edev.a la sua più .pian.a espansione oollo spazio e la tro– vava secondo la linea naturale della lingua, _e d!elle tradizioni di una coltura, .agisce .ancor.a con ardente efficienza quando tale rapporto si è trasfo rmato, e v-0- luto in un rapporto più ampio -e persino. contr.ad 'dit– torio, qual'è q uello ìmperiale. Il simbolo agisce . an– cor.a quan.do non rispond,e piii al fatto e alla stessa idea simbofo ggiata. Le croci.ate hanno certamente rispo,sto ad una nece.,;sità dell'·evoluzione economico– soeiule più profonda e rrener.ale del fana·tismo, ,con · cui il cristiano e il mussulmano• si odiano e si per– seguitano reciprocamente: m.a anche questo od~o, questo fanatismo è un fattore possente de,lla storia, il quale, una volta creato, vive di vita propria e con esso bisogna fare i conti. · Ma questo fatto è di oP-r-icome_di ieri e come sarà di domani. E, se ieri, e perfino oggi, tale fatto si poteva e si può far rientrare completamente nella p,sicol-ogia e nella dinamica dei partiti, distribuiti secondo il determinismo economico, non evvi in verità ragion.e aleuna perehè non lo si possa do– mani; perchè cioè, si debba pensare ch,e domani le forme della r.e:altà politi-ca si debbano atteggiare in figure ignote alla presente scienza e coscienza politica, e ·che i partiti e le classi debbano, come si pretende dia oerte tendenze ciel nazionalismo, sicom- 1~1otecaGino Bianco parire (o_quasi) clall'in~rno di ciascuno Stato -per org.anars1 ad una semplice ed esclus1v.a lotta esterna contro. gli altri Stati. Di tali tendenze lo sforzo in– tellettual_Illlenteriù nobile fu quello tentato già dal nazwnahsta Enrt-co Corradini, allorchè, in certa sua propaganda, si propose di trasportare i termini deII.a lotta di_ ~lasse dei socialisti dalla politica interna alla poltt1ca estera, e così parlò di na.zioni proletarie e di nazioni plut_ocratiche, e volle vedere tra queste· nazioni un rapporto. di -contr3:sto e,sattam.ente equi– valente· alla proletaria lotta d1 dasse; nel quale la guerra era, per le nazioni classi proletarie, ciò ehe lo sciopero er.a per le classi pre-le,tarie propriamente dette d'ell'interno della nazione : la rottura del rap– porto di Sllld'ditama. Il Corradini spingeva tanto oltre quella che non era se non una similitudine, ma che egli reputava una equivalenza di identità, che <laya per còmpito .alle nazioni proletarie di arric– cl11re, movendo guerra .alle nazioni plutocrati.che, per strappare loro le Colonie o, non pote·ndo, di co-11- quistarne altre. L'Italia doveva passare dall'ordine di nazione proletaria a quello di nazione plutocra– tica mediante la conquista della Libia. La qua-le compiuta, -ognuno sa se l'effetto rispose alla asipet– tazione, sebbene Le ostilità al compierla, spiegatesi violentissime presso tutte le_ nazioni plutocra-tiche, s,embrassero .al Corradini possente .argomento di, con– ferma della sua dottrina, siccome quello, che dimo– strava la ·coacervata solidarietà della « classe » delle nazioni capitalistiche ,contro la proletaria lta-lia al fine di tenerla sommersa nella su.a indigenza, nella sua servitù. Il fondo pratico della teorica corradi– niana era costituito dalla segreta convinzione che !'.antagonismo italiano, es:senzialmente mediterraneo, si volgess,e•contro la Francia e l'lnghilterr.a, nazioni veramente plutocratiche, piuttosto che contro la Ger– mani.a -che, ricca quanto la Francia, si supponeva avesse tutto il suo capitalC! impegnato in stabilimenti e quindi le fosse minore di mezzo -circolante, dicia– mo pure d~l denaro, e piuttosto che contro l'Austria, I.a qu.ale, .almeno quanto !'Itali.a, per tutta la sua parte. a$ricoi'a, dovrebbe collocarsi tra le potenze pro1e-tàne. · Tutto ciò p,erò non ha importanza per la nostra climostr.azione, oppure l'ha per confermarla.· Se in– fatti il più colto dei nazionalisti, per opporre la lotta delle nazioni .alla lotta delle classi, immagina le na– zioni sless,e distribuite· politieamente come classi, bene con ciò _egli dimostra di ritenere che tale no– mendatura risponde. ad un fatto fondament,a.1e or– ganico della società, il quale ha trovato la sua espres– sione in forme incaneellabili dalla vita e dalla sto– ria, desl~nate a perpetuarsi al di là delle crisi vio– lente, che rue possono, in un periodo, scombui.àre le linee e i contorni, ma per •farli ribrillare subito d:opo ne.Jl.a-loro luce propria, diventata, p,er- il contrasto, più vivida e scintillante. Non dunque no,i possiamo imaginare estinte dalla guerra le forme tmdizionali della lotta politica delle classi,. le quali, s,e pure s-embr.ano ora sonnec-chia,re, avranno dopo I.a guerra un risveglio rub,esto e chie– deranno .ai partiti, e, per la classe proletaria, al -'.artito socialista, il massimo di .alacrità e di intran– sigenza. Perocchè se, durante tutte le guerre, !,e classi prevalenti hanno sempre promesso al popolo, che si batteva e moriv.a, il più largo riconoscimento delle .acquisite benemerenze e dei diritti, all'ora doe.J pagamento hanno sempi,e trovato, neUe imprescin– dibili necessità del loro interesse, l.a ragione di ri– vedere quelle promesse per adattarle alla .... realtà. Ora Ia realtà più sicura· del domani europeo• è la scarsità d,el capitale e la rarità della mano d'opera: due termini, d'i aspro· contrasto,. Qualcuno, sopra un giornale democratico, ha già preconizzato il sa– crifizio cieli.a1eg-islazione protettiva del lavoro ... So-

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