Critica Sociale - XXV - n. 22 - 16-30 novembre 1915

338 CRITICA SOCIALE compressa susciLando la resistenza più o meno a perla della clas~, per la quale è maggiore il sacrifizio del- . l'auspicala concordia. Il fallimenlo ~el processo della concordia naziona,le a s·econda, ossia a profillo, del 11azionalis_mo già ~i scorge- in ciò, che \o ?lato,.~om:e ha fallo rn lnglult'8rra, ha clovulo hm1lare 1111d1- pcnd-e11zadelle. classi, fis_s~ndo lucri cl·~profillo e lucl'i di salano 111comp.al1b1h con lo svo,lg1mentono-r– malc del regime capitalistico. E, dove non \ia po– tuto· ctv,orc ragione del movimento prol-elarw oon lalc spcdienle di ordi_ne-ec~ezionale, ha cl-ovulotol- 1,erarc che la concordia naz10nale s1 svolgesse coo-1·– dinata ad un ritmo suffìcient.emente inLenso di Lolta di classe. Così - Lanlo per citare un esempio che colpisce per la sua apparis~nza. -. v~dian:io ~n vasto ed organico mov1menlo d1 ag1Laz10111 e dr sc io– peri nella industria tessile dell' Alla Italia s .fi,dare Lullc le diffamazioni degli avvers,arii, farneticanti di scioperi politici (e politici di politica estera, per giunta!), e riuscire ad affc_rmarsi v!ttoriosame_nLe_ co– me un, processo di sup,er1ore equità nella d1stnbu– zionc della produzione straordinaria, di occasione della guerra, in rispondenza anche delle esigenze de-l senso etico, repugnante alle improvvise scan– dalose fortune formates,i. sulla pena e sulla soffe~ rcnza dell'u:nivers·alc e con lo sfrullamento esoso della ma-no d'opera. · .. . Finché viv,e questo istinto cli classe, non ci sono armonie prestabilite, rivelate miracolosamente dall<-1 guerra, le quali valgano a dimostrare chimera la politica ripresa,, piena e cosciente, del movimento proletario socialista, col suo caratt,ere di interna– zionalità, che gli dà, più che la fisionomia, l'anima. li Briand, che del suo non tanto .anLi-coerrare ne-i più profondi gironi della vita proletaria mantiene vive nell'animo le esperienze, sal,enclo testè alla tri– buna come Presidente del Governo di Francia, ac– cortamente avvertiva, tra il fastidio dei mi-0pi, il sacrilìzio più grande ,che faoeva il Partilo socialista neWunion sacrée, onde le lodi maggiori dovevano essere pe,r e•sso, non per gli altri partiti che dalla rinunzi.a temporanea del Partito soci.al, ista guada– gnano, oltre il guadagno comune: la l ib.erazione della patri.a dal.l'invasore, il guadagno proprio: la Lregua feli-ce dall'assalto interno contro la propria posizione di. beati possidentes. Certo, nel pensiero riel B1·iand doveva essere chiara- l'utopia di una in– definita concordia interna 1mzionale per un eterno artiCiciale antagonismo esteriore degli Stati lra loro. Egli doveva presentire -che, n,ell'al di là della con– flagrazione e della· pace, le industri democrazie ri– prenderanno negli Stati la loro interrotta opera, se– condo quelle forme organiche della coscienza p,o.Ji– t.ica -che non sono arbitrari-e, che non sono nella · volontà p.art.icofare degli uomini e dei gruppi, ma rispondono a processi connaturati allo, sviluppo dei rapporti sociali in una società regolata _da un certo processo di produzione e di distribuzione della .ric– chezza. Pe-r -ciò stesso che I.a guerra non crea ma distrugge, non può neppur 1creare, per il tempo· no-rmale della pace - cioè al di là delle forme sp~ cifiche della polizia della guerra - figurazioni po– htiche nuove o diverse da quelle foggiatesi sulle trasformazioni del processo di produzione o di di– strilmzione della ricchezza. Sarebbe un pascersi di grossolana illusione as– SU!J1~'.eper_ argomento c~mtr.ario la fusion,e degli spmtI che 11co1!1une pericolo promuove in questo tempo. Anche ciò oesserà col cessare della cauoo che lo produce. Chi non ricorda l,e stesse effusioni democra,tiche uguàlitarie riformiste del tempo cleHa guerea libica? Ma le ca1te di Ouchy non erario a-sciù– gat.e ancor.a, che ,i •conserv.ato-ri· riprendevano i loro antichi diLeggi sulla capacità elettorale delle masse che attenclev:a•no l'allargamento ciel suffra,gio, e tutl,e BibliotecaGino Bianco le elezioni generali furono inquina.te di quell'acre dileggio, ed' una pronla · coalizione borghese, che abbracciava dai conservatori ài liberali, dai demo– cratici ai riformisti, si formava in Parlamento per el-ude,1'<:l -con cosotituzionali sottigliezz,e l'impegno mo– ral-e assunto -ch,ele spese della guerra libica sareb– bero sta le pagale dalle ·classi abbienti. Se una détenle. delle antiche passioni avverz:à dopo la guer– r:a, essa sarà più da gente a gente che da classe a das-se. Romain Rolland, in un suo studio Le meurtre des élites, ha raccolto vo,ci di alta umanità conse– gnate agli avanzi delle trincee spazzate dalla mitra– glia. Una cli quesrle ha detto: « Precisamente quando si deve ved·ere, come avviene a me, in, faccia la sof– ferenza, allora si alla,ccia un vin-colo che ci unisce ·con col"oro che sono laggiù, dall'altra parte.... Se io tornerò giammai, il mio dovere più caro sarà cli immergermi rnello studio ciel pensiero di quelli che sono stati nostri nemici .... Io credo che dopo que– sta guerra sarà meno difficile che dopo ogni altra essere umani .... ». Sì, la fratemità -coi nemici si può sollevare dallo stesso sforzo comune ·cli pena , e di violel).'La•, pe1rchèa ciascuno è segno dello stesso dolore presso il nemico, una volta che cessi l'urto bruLa1e e tragico dalla ,collisione .... M.a nei rapporti da classe .a, -cla-sseil vincolo cli uno stesso soffrire andrà sommerso nella ripresa dell'inoossan:te còn– trasto, animato dallo spirito cli ciascuna classe d·i tirare da quello i mezzi per riparare i danni patiti e i balsami per a<ldolcire l,e amarezze sofferte. Coloro che, sotto- il grande trauma psichico della guerra, hanno dubitato della loro fede, si rip.ren– dano: la critica marxistica non ha mai escluso l'in– cidente della guerra nello svolgimento della lotta di classe. La guerra, anzi, è sempre stata tanto pre– vista, che i più ortodossi in dottrina arrivarono a sostenere che non s olo essa non scomparirà, ma non si diraderà m.ai dal mondo, finché durerà il re– gime capistalis.tico e, però, hanno sempre sorriso degli sforzi idealistici degli .amici della- p.ace boir– ghese, e persino dei socialisti che confidano nella riforma per •J.a progressiva modificazi,one· dell'isti– tuto borghes,e e dei suoi i1e-cessariderivati, Ja.guerra -e il milita.rismo !.. . Se, dunque, la guerra è un ac– cidente complementare. della lotta d'elle classi, còme potrebbe distruggere le forme tradizionali politiche della 1-oltadeHe ck1ssi ? Ecco perché non è già per noi una fissazione poetica quella della ripresa del socialismo e del suo riallacciare vincoli di classe al di sopra dei vinco-li nazionali. Basti, ad illuminare e a dar ragione di questo pensiero, porre· queste domande : Chi pagherà le spese e i danni della guer– ra? Quale sa•rà la• sorte di cotesti ingenti, vertigi– nosi prestiti di Stato dai troppo lauti interessi, i quali, se dovessero aver vita secondo una norma giuridica -conservativa ed eterna, minaccePebbero di paralisi La rinascita di tutte le economie n;uio– nali, pure schiaociando in cuna l,e g,enerazioni pro– letari-e che hanno ancora da nascere ? Il più violento antagonis:mo di interessi tra cred1itori e debitori, dal– J'inter!l,O e dall'estero, è le.cito preved,ere sarà per scoppiare poco dopo che la guerra sarà .cessata: e, come le forme cl'el patimento, per il nexus fenera– tizio, sa.ranno uguali in tutti i paesi, in tutti i paesi saranno uguali le· forme della resistenza e della ri– volta e, nell'ugualità dei sentimenti e degli interess·i, riprenderà la cospirazione degli animi internazio– nalm-ente..... Non si fraintenda. Da cotesti ·oscuri tormenti, da cotesta nuova intessitura di rappo·rti di oro, di inte– ressi, di conversiorn libeJ'-e o- forzate, di intransi– gente esigenza dei propri crediti e di disinvolta contumacia dal pagamento dei propri debiti, che noi dobbiamo razionalmente prospettare nell'al di là di questa •crisi del millennio, noi si.amo ben lungi

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