Critica Sociale - XXIII - n. 14 - 16-31 luglio 1913

CRITICA SOCIALE 217 spcrnzionc » lnsciano dietro di sè uno strascico di scoraggiamento e disgregazione, poi q11ale si è po– l11lo dire un po' cinicamente che l'avvento del socia– lismo si cffetl.ucrù malgrado i socialisti! lfnllro canto, cotesta bnse cli rivolln contro In miscrin e l'oppréssionc è anche In forza del socia– lismo; pcrchè fa appello a qucll'ist.into rii umana solidarirti1, che è il fondamento stesso dclln societù, r. pcrchè rievoca In realtà dei mnli, In loLtn contro i q11nli è l'origine e In rngion d'essere ciel sociali– smo. I;: l'odio sempre crescenl.e - in coloro che soffrono come in chi li vede soffrire - contro i ri– sult.at.i della concorrenza industriale, che ha .susci– tato il bisogno cosciente della rivoluzione socialista, In qunlc, p11r implicando ùnn trnsformazionc del sisl.emn dclln proprietà e valendosi nll'uopo della pnrtccipazionc n[ potere·, snr·ù, csscnzinlmcnlc, una rivoluzione nei fini della vita sociale, un radicale « mut.1mcnlo d'animo». Si tratta appunto - conl.in.11anoi \Vebb nel 2° ar– ticolo (Cambiamento di animo) - di sostituire nuovi motivi cl'nzionc a flUClli che ci spinsero e ci t.lclcrmi1:1aron.o [inw,~, e cl,q, si (riqssp,mcvnno ne) se/l-inler'èst pccunforro, nor c1esiàerio cli arricc11irsì, consideralo come il migliore strumento per rendere prospera l'intera società, come il miglior fonda– mento non solo della struttura industriale e polit.icn ridia soci ctù, mn c zinndio della divisione frn gli uo– mini .dei prodot.ti elci lavoro_ organizzalo. A questo principio fo ncl'amcntolc, dal 1,76 al 1880 si nggiun– scro parecchì corollari: la teoria ciel fondo salarì, il presupposto che « ognuno è il miglior giudice del proprio inLcr·csse », l'ipotesi della libet'tà cli contrnt– to, l'illusione rlclla libera concorrenza dei proclul– lori, il rlogma materialista della « armonia pres1a·– bilitn », In allegra convinzione che le spese, anche le più futili e cnpricciose, sono « uliti al com- mercio». ' . Ben vero che l'Inghilterra non uccellò mai piena– mente il principio che aveva inventalo e che pro– fessava rii credere. InLere categorie professionali - esercito, mnrina, dot.tori, sacerdot.i, giudici, ccc. - non ravvisarono mai nel self-interest la guidn della loro conrloLLa. Il principio non fu applicato in Lulla la sua rigid'itù se non nel comme•rcio ~ nella compra– vendila delln forza lavoro. I socialist.i, a parte In loro preferenza elettiva per le azioni che servono alla comunità anzichè per quelle che aumentano la ricchezza personale, pro-. clnmano il fallimento ciel self-interest pecuniario an– che come rnczzo pel migliore sfruttamento delle ri– sorse naturali, per In m:.tggior possibile prodm.ione di ricchezze ut.ili e di servizii, per mantenere salute e cap?c(tà pr?clul,\J.~a alla grar~cle.mag~_ior,anza deHa : 1'>opolaz10ne socld1sfacenclone 1 01sogm più elemcn– lnri. Gli attribuiscono, al contrario, l'universale per– durare della miseria, della degradazione e delln de– moralizzazione dei lavoratori manuali. Questo è così evidente, pei socialisti, che quei medesimi - essi affermano - che più credevano nclln virlù del self-interesl furono ovunque condotti · n prendere misure per cont.raslnrne le consegueme funeste. Ln nuova politica, che si viene con successo npplicando, è già un principio e una iniziale effet– tuazione çli socialismo. Con grande meraviglia dei cnpit.alisti, ·l'Economia politica si è convertita in ciò che, sembrava esserne l'antitesi: e oggidì, sia pure ti,l1irlamcnte, predica unn politjcn non più fondata. ·sull'interesse pccuninrio, mo piuttosto sulla tcndenzq nlle collettivizzazioni, a sostituire l'opera dei dipen– denti dalla comunità o quella dei capitalisti caccia– tori cli profitto, gli impieghi e le retribuzioni model– lati deliberatamente sui bisogni dello cittadinanza produttiva al sistema del salario determinalo unica– mente dallo brutale concorrenza. J Nel terzo articolo -- ,lpf)lirr1:inne del ml'lodn scie11ti[icoalla socielù - i \Vcbb stimano necessario confutare la trilri obhiczio11c che clir-hinra essere contrario nlln « nnturn umnna » o nll"« ordine nalu– rnle », e perciò non rsser altro che un sogno, ogni tcnl.1tivo• rii trovnrc una forza più alla di quclln de11'inleressç pcrsonnlc. I~, in fondo, quclln vaga credenza, con cui ebbe dn loll,1rc nnchc O\\·en, in un « ordine nnl.urnlè » della società, contro cui sn– rcbbc « nrtificinlc » e quindi irrnlilc e ingiusto ribcl– lnrsi. Ln vcrilù è che tulle le istituzioni sociali, antiche e moderne, sono il prodotto della inlelligenzn uma– nn, e perciò t11Llc« :utifici:tli » o « naturali )), a se– conda che escludiamo o inclurlinmo l'i11Lclligcnzn umana nel concclio che prof'essinmo, della « natura )>. Gli economisti, anche i piì1 rlcvoti all'industrialismo, e i più sospettosi rii ogni allivilù non bns.ala esclu– sivamcnlc sul desiderio di nrricchire, lulfavia non conle$lnrono mni In ncccssilù rii una deliberata or– ganizzazione rlcll'indusfria e d<'I commercio. Or se in essi fa ferie nnlica ncll'inrlivirlunlismo è, mano mnne>, scemala; se, da Stuart i\lill in poi, hnnno rinunciai.o ogni giorno più all'i'clcti rii fondare for– rline sociale sull'interesse pecunia rio personale, e ogni giorno più crebbe in essi In ficlucin nei prin– cipii che reggono le comuniw cooperative, ciò si– gnifica soltanto che essi obbediscono piìr alla verilù conslnlala che non ni prcconcclli scientifici tradizio– nnli. Fai.Lo sta che· oggimai non sono più gli econo– misti che facciano obiezioni nI progresso delibcrala– monlc prcorchnato, ossia all'npplicazione del mcl.orlo scientifico ai problemi delln sociclil industriale e politica; sono bensì, nel campo teorico, i melnfìsici e i scnLiment.ali; sul terreno politico, i vecchi pnln– clini dello status quo e i nuovi campioni della ciecn rivolta per la rivolta. Sono, in sostanza, due distinti ricorsi all'istinto dell'uomo - il « lnsciar le co~e come stanno» rlclle clnssi possidenti e il « distrug– gere senza p.cnsarc al domani» dei sindacalisti e dogli anarchici; cnlramhi incompntihili con unn in– tenzionale applicazione nlla vitn di quel senso co– mune sistematizzato, che è la scienza. Perchè il socialismo insisto tanto per J'invest.iga– zione elci fatti della vita sociale .e postula sempre il bisogno di una scienza della societil? La risposta è semplice. Il socialismo involve la sost.ituzione della cooperazione alla concorrenza. Ogni genere cli coo– perazione tra gli uomini richiede un piano coerente, àfferrabile, praticabile. E la provnln superiorità di questa deliberata c;oopcrazionc, cd è il grande svi– luppo ch'essa dà alla scienza amministrativa, che , convertirono il moderno mondo degli affari dalla più sfrenala concorrenza individuale alla coalizione più altamente coordinala. Naturalmente una coope– razione che non si limiti a voler arricchire uno o pochi individui, ma che si proponga il massimo possibile sodclisfacimrnto dei multiformi bisogni del– la comlinit.ì, esige un grado rii scicnz::i. amministra– tivn molto più alto: I socialisti sanno che I.al grado di scienza non è nncora raggiunto. Ciò che essi, affermano è che co– desta scienza è necessaria, che le cose non possono più a lungo .abbandonarsi al cieco arbitrio dell'inte– resse inclivicluale, e che quindi noi clo\Temo appli– care, .fin d'ora, tutta la scienza amministrativa onde ci è dato disporre, prr assicurare il benessere- mo– rale e materiale cli tutta la comunità e- lo sYiluppo ciel.carattere e della personalità nella razza. :\fa, pPr essi, nè il fine morale, nè un Ycro successo materiale si raggiungono senza la cosciente cooperazione elci popolo. Al socialismo appunto, come democrazia al più alto grado, è dedicato il quarto aMicolo - Parte-

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